lunedì 2 marzo 2015

DOPO IL LETARGO, SI INIZIA A SOGNARE

Mancano venti giorni al cambio della stagione; la primavera è quindi alle porte. Si sa che dopo l'inverno tutto ricomincia daccapo, il ciclo delle cose riprende il suo corso naturale e si vive secondo nuove speranze. Forse la carica ci viene data dalla luce solare e, proprio come le piante, ci sentiamo rigenerati, carichi, pieni di forze; almeno a me capita così. Finché non comincia il caldo torrido e la fioritura delle piante, questo è il momento migliore per porsi nuovi obiettivi, per lanciare nuove sfide, per correre dietro a nuove avventure.
Anche qui in ufficio si risente del cambio di stagione. Molte delle cose che davamo per assodate, non sono più così. I pochi punti di riferimento sono stati modificati, per lasciare spazio alle novità. Purtroppo i cambiamenti non sono sempre visti di buon occhio e nel mio ufficio, la questione non è differente dalla consuetudine. Nonostante questo, le novità vanno accettate, soprattutto in un luogo di lavoro; poiché non è ammesso il contrario.
Ci sono anche persone che in questo periodo, hanno compiuto passi importanti nella loro vita, me compreso; il che ha dato un piano di vita diverso da quello preso in esame finora.
Sento colleghi che progettano imminenti cambiamenti lavorativi, dandosi da fare nel trovare altre sistemazioni, abbandonando il comodo giaciglio, costruito faticosamente dentro le mura dell'ufficio per anni, pur essendo questo, fatto soltanto di paglia.
La volontà di cambiare, credo, sia data proprio dall'essersi resi conto, che le conquiste ottenute qui, in verità, sono solo delle sconfitte ben truccate. Per questo poi si è costretti a fuggire dalla solidità, o meglio, dalla mancanza di intraprendenza, per trovare qualcos'altro magari più stimolante e meglio retribuito. Io, a tal proposito, ho ripreso a pensarci sovente e, come è capitato le tutte le volte precedenti, mi devo scontrare contro i miei sogni e la dura realtà.
Fantastico di abbandonare il mio attuale lavoro, per fare ciò che davvero mi piacerebbe svolgere nella vita. Le cose poi, sono sempre le stesse in verità. Sarò diventato più vecchio negli anni, ma conservo dentro di me, quei sogni pari solo a qualche bambino con una fervida immaginazione. Non ho idea del motivo per il quale, sia portato a credere in cose che so benissimo siano impossibili da realizzare. Una delle ipotesi, potrebbe essere che il lavoro canonico, quello normale, non mi piace, né mi interessa; è più forte di me. Io sono per quelle mansioni che, come linea di fondo, siano prima di tutto creative, ideate cioè, dalla mia sola fantasia. Mi avvilisce pensare di dovere cambiare lavoro, prendendone un altro, che abbia le stesse caratteristiche di quello abbandonato. I lavori impiegatizi sono tutti uguali, come anche quelli al contatto con il pubblico. Potranno essere diversi i capi, i colleghi, il luogo fisico dove recarsi, ma in fin dei conti le differenze stanno solo in superficie, il resto è la medesima solfa. Lo so perché di lavori ne ho cambiati talmente tanti, da poter asserire con sicurezza, che non me n'è mai piaciuto uno. Certo, ho svolto e, svolgo tutt'ora, ogni lavoro al meglio delle mie possibilità, però, questo non significa che sia quello che desidero veramente.
Mi fa rabbia tale atteggiamento da parte mia, perché ciclicamente questo pensiero torna a farsi sentire e nel frattempo, non ho fatto nulla per realizzare quanto sento.
La primavera fa rinascere la natura dopo la sua morte apparente invernale, verissimo; ma non è in grado di risanare delle vecchie ferite con l'auspicio o l'ausilio di qualche nuova possibilità. Sono
perfettamente consapevole che la stagione non centra nulla, tutto dipende da me.  L'inverno forse me lo porto dentro tutto l'anno.


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