sabato 28 marzo 2015

TALE PADRE... NON TALE FIGLIO.

Le differenze all'interno di una famiglia sono previste, messe in conto: necessarie. Ciò che contraddistingue un individuo dalla massa, sono proprio le sue caratteristiche, che ovviamente differiscono da persona a persona. Si potrebbe pensare che in una famiglia i gusti, i pensieri o le ideologie, siano più o meno simili in quanto influenzate dai componenti del nucleo stesso; invece non è così.
Ho sempre ritenuto corretto pensare, che crescendo i miei figli sarebbero divenuti nel tempo, la fotocopia sovrapposta, l'una sull'altra, di mia moglie e della mia, ovvero la perfetta unione dei ceppi genitoriali. Questo è avvenuto almeno in parte, perché i geni sono quelli ovvio, però in fatto di gusti le cose cambiano un po' cioè, i gusti sono influenzabili da fattori esterni come: gli amici.
Il preambolo è stato fatto per arrivare ad un punto che non credevo sarebbe mai arrivato; davvero, con tutto l'impegno messo in anni di educazione, mio figlio l'altra sera, mi ha pugnalato diritto in petto.
Fin da piccolo ho militato nell'anti-calcio, in quanto l'ho sempre ritenuto uno sport sopravvalutato, noioso ed indirizzato a menti esaltate; eppure, mio figlio ha voluto che lo portassi a provare a giocare nella squadra del suo amichetto. Certo, ce l'ho portato perché un figlio ha una priorità elevata su tutto quello in cui si crede, poiché non lo si può deludere mai, anche quando la sua volontà si scontra con il credo professato per anni. Lui era talmente esaltato dal gioco che mi sono addirittura commosso, nel vederlo alle prese con il pallone. Devo essere onesto, ho cercato di dissuaderlo mentre eravamo in panchina, facendogli notare gli atteggiamenti dell'allenatore che ritenevo fossero un po' troppo forti. Ma lui non ha colto nulla di strano, anzi sembra perfino concorde con il mister. Poi è entrato in campo, più precisamente in porta e dopo aver fatto due parate, si è sentito un fenomeno. Quando è uscito per andare al centrocampo in mezzo alla mischia e dopo aver tirato anche un rigore, allora lì si è convinto a dover assolutamente intraprendere la carriera calcistica l'anno prossimo. Io in tanto sono morto dentro.
I sogni dei bambini sono sacri, quindi, dovrò fare pace con me stesso e appoggiarlo in quella sua scelta, (a parer mio poco felice) anche a costo di dover diventare amico dei padri invasati che incitano i figli dalla tribuna. Mi toccherà partecipare alle cene con la squadra, fare pure il tifo per incoraggiare i piccoli calciatori e.. cos'altro si fa? Non lo so, ma mi viene male solo all'idea.
E io che volevo dei figli musicisti e magari un giorno suonare tutti insieme su qualche palco importante, nulla di tutto questo avverrà.
Questo è il karma che mi punisce per non aver mai tifato nessun club, non aver mai comprato nessuna maglietta con dietro il nome di un campione o per non aver mai fatto lo scambio con le figurine panini del campionato di serie A,B,C, D e tutto quello che viene dopo.
Essere genitore è un lavoro duro, come la legge del gol.


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