domenica 29 marzo 2015

SONNO MA SON DESTO

I giorni della settimana corrono veloci, soprattutto le mattine viaggiano alla velocità della luce (ovviamente) Eppure, per quanto dovrebbe essere rapida la messa a punto della famiglia alle primi luci dell'alba, la risposta dei mie figli, non sempre corrisponde alla tempistica strettamente tirannica che le lancette ci impongono. I loro risveglio è pacato, la colazione è lenta, l'abbigliamento più il lavaggio corporeo è flemmatico, il tragitto per l'arrivo a scuola è di conseguenza frenetico, ma nonostante questo, a loro non importa nulla. Preferiscono fare le cose con i loro tempi, magari nel mentre giocare tra di loro o con i giochi, piuttosto che arrivare in tempo e senza correre davanti al portone della scuola. La sveglia suona alle 07.00 e passa una buona mezz'ora prima che arrivino i miei pargoli a caricarsi a dovere, in previsione dei loro oneri quotidiani. Non so quante volte li chiamo per tirarli giù dal letto, insomma, da lunedì a venerdì, la sfida si fa sempre più ardua. Poi però arriva il weekend e la musica cambia. Il sabato e la domenica sono giorni in cui non sentiamo l'obbligo di correre da nessuna parte, e anche se capita di avere qualche programma, nulla inizia prima delle 09.30. Allora mi chiedo: per quale strano motivo, i miei figli nel fine settimana, si svegliano all'alba? Non c'è ragione che spieghi una contraddizione di queste dimensioni. Se per loro il risveglio è un tasto dolente nei cinque giorni precedenti al sabato e alla domenica, non dovrebbe fare differenza negli ultimi due giorni della settimana, invece no. Perché?
Io ho provato a dare una spiegazione a questo fenomeno, anche perché da piccolo facevo la stessa cosa. Potrebbe essere che:

  1. Non sentano la tensione del risveglio e quindi, non siano costretti a dovere custodire fino all'ultimo secondo, il magico torpore del sonno.
  2. Alla sera del venerdì siano talmente esausti, che il riposo notturno sia così profondo e ristoratore, da essere necessarie solo quelle otto ore spese bene a dormire, così da poterli rimettere in carica presto la mattina seguente. (questo potrebbe valere anche per la notte del sabato)
  3. Sia una vendetta nei confronti dei genitori, che li costringono a delle levatacce durante la settimana. Per ripagare con la stessa moneta, si svegliano a delle ore estremamente mattutine, attuando così una piccola rivincita. 
Oggi il risveglio è stato da record.
Sono tornato a casa dopo il lavoro e tra una cosa ed un'altra sono arrivato a letto all'una e qualcosa. Ho fatto due chiacchiere con mia moglie mentre allattava il piccolino, che tra un mugugno, un cambio pannolino ed un pianto finale, si è addormentato alle due passate. Mi sono alzato alle 03.42 in preda ad un dolore inaspettato e molto acuto, per giunta. Sta di fatto che sono andato a dormire sul divano. Alle 07.14 mi sveglia mia figlia, con una mano in faccia, dicendomi di avere molta fame. Quando ho realizzato che l'orario fosse ancor prima delle domeniche passate, volevo sprofondare nel cuscino e riaprire gli occhi dopo almeno due ore. La mia battaglia per continuare a dormire è durata quasi un minuto, al che, mi sono alzato e ho preparato i pancakes. Certo che le sette e un quarto di domenica, è davvero una sveglia da marines U.S.A., ho pensato tra me. Terminata la lunga colazione domenicale, mia moglie butta un occhio all'orologio e mi chiede:
"Ma hai già mandato l'ora in avanti?"
Subito mi è venuto in mente che stanotte c'era stata l'ora legale, perciò i miei figli si sono alzati alle 08.15 e non alle 07.15. Va beh, per questa volta passa, ma il prossimo weekend il traguardo sarà tirare fino alle 08.25, forse sto già sognando.


sabato 28 marzo 2015

TALE PADRE... NON TALE FIGLIO.

Le differenze all'interno di una famiglia sono previste, messe in conto: necessarie. Ciò che contraddistingue un individuo dalla massa, sono proprio le sue caratteristiche, che ovviamente differiscono da persona a persona. Si potrebbe pensare che in una famiglia i gusti, i pensieri o le ideologie, siano più o meno simili in quanto influenzate dai componenti del nucleo stesso; invece non è così.
Ho sempre ritenuto corretto pensare, che crescendo i miei figli sarebbero divenuti nel tempo, la fotocopia sovrapposta, l'una sull'altra, di mia moglie e della mia, ovvero la perfetta unione dei ceppi genitoriali. Questo è avvenuto almeno in parte, perché i geni sono quelli ovvio, però in fatto di gusti le cose cambiano un po' cioè, i gusti sono influenzabili da fattori esterni come: gli amici.
Il preambolo è stato fatto per arrivare ad un punto che non credevo sarebbe mai arrivato; davvero, con tutto l'impegno messo in anni di educazione, mio figlio l'altra sera, mi ha pugnalato diritto in petto.
Fin da piccolo ho militato nell'anti-calcio, in quanto l'ho sempre ritenuto uno sport sopravvalutato, noioso ed indirizzato a menti esaltate; eppure, mio figlio ha voluto che lo portassi a provare a giocare nella squadra del suo amichetto. Certo, ce l'ho portato perché un figlio ha una priorità elevata su tutto quello in cui si crede, poiché non lo si può deludere mai, anche quando la sua volontà si scontra con il credo professato per anni. Lui era talmente esaltato dal gioco che mi sono addirittura commosso, nel vederlo alle prese con il pallone. Devo essere onesto, ho cercato di dissuaderlo mentre eravamo in panchina, facendogli notare gli atteggiamenti dell'allenatore che ritenevo fossero un po' troppo forti. Ma lui non ha colto nulla di strano, anzi sembra perfino concorde con il mister. Poi è entrato in campo, più precisamente in porta e dopo aver fatto due parate, si è sentito un fenomeno. Quando è uscito per andare al centrocampo in mezzo alla mischia e dopo aver tirato anche un rigore, allora lì si è convinto a dover assolutamente intraprendere la carriera calcistica l'anno prossimo. Io in tanto sono morto dentro.
I sogni dei bambini sono sacri, quindi, dovrò fare pace con me stesso e appoggiarlo in quella sua scelta, (a parer mio poco felice) anche a costo di dover diventare amico dei padri invasati che incitano i figli dalla tribuna. Mi toccherà partecipare alle cene con la squadra, fare pure il tifo per incoraggiare i piccoli calciatori e.. cos'altro si fa? Non lo so, ma mi viene male solo all'idea.
E io che volevo dei figli musicisti e magari un giorno suonare tutti insieme su qualche palco importante, nulla di tutto questo avverrà.
Questo è il karma che mi punisce per non aver mai tifato nessun club, non aver mai comprato nessuna maglietta con dietro il nome di un campione o per non aver mai fatto lo scambio con le figurine panini del campionato di serie A,B,C, D e tutto quello che viene dopo.
Essere genitore è un lavoro duro, come la legge del gol.


venerdì 27 marzo 2015

A SUON DI BOOTY

Il panorama della musica pop è a tutto tondo, molto tondo direi; nel senso che; la base sul quale si ergono tutti gli introiti di questo genere musicale (e non solo), sta esattamente in una zona considerata fondamentale per chi segue certe pop star, ovvero: il fondoschiena. Basta fare un giro su YouTube, per rendersi conto di quante cantanti hanno messo in mostra le naticone per incrementare le visualizzazioni sul loro canale. Alcune di queste sono famose più per il loro lato B che non per le hit pubblicate, oppure, soltanto per certe scene altamente hot nei loro video e basta. La strategia è proprio questa: girare dei video clip molto espliciti, per inculcare (ho detto inculcare...) il motivetto del singolo in promozione ed arrivare ad ottenere poi, milioni di click sul "tubo" e quindi soldi a palate. L'elegantissima Nicki Minaj ha girato dei video a tal riguardo, così concentrati sul suo di dietro, da poter dettare delle regole nuove nello show biz del pop-ò. Anche alcune veterane come la cara "Jenny form the block", ha tirato delle sculettate saffiche in un video di una banalità imbarazzante, per non parlare della canzone: un motivetto neppure tanto orecchiabile e alquanto scontato. Questo capolavoro della J-Lo è stato eseguito con un'altra collega, che in fatto di deretano ne sa parecchio ed è la "pura e casta": Iggy Azalea. In questo elenco che si preannuncia corposo, non si può non introdurre la sempre presente Rihanna e del celebre duetto fatto con Shakira. La canzone di per sé non è neppure malaccio, ma per aumentare l'interesse delle scene, le due bellezze, vengono riprese mentre si toccacciano, si palpeggiano, si sculacciano, per la gioia di tutti quei nerd brufolosi, che sognano un giochino a tre con le due cantanti. Cosa ci sarà mai in primo piano, se non una doppia coppia di chiappe? Poco altro.
Che dire di Beyonce, che con la sua Bootylicius, ha fatto una vera e propria dichiarazione d'intenti? Non c'è da aggiungere nulla, penso che il concetto sia più che comprensibile, anzi oserei dire, spiattellato in faccia.
Stavo per dimenticarmi dell'ex bambina Disney, ora diventata indemoniata per il volere del dollaro, ma anche per tutto ciò che la moneta americana porta dietro di sé, sto parlando di Miley Cirus. Il suo twerkling, così ampiamente replicato in tutte le occasioni mondane, l'ha consacrata come la più cattiva ragazza dinseyana. Le è stato riconosciuto la maternità dello shakeramento del lato B, quando giù nel ghetto avevano iniziato a muoverlo almeno una quindicina di anni prima. Lei, per la cronaca, non ha inventato nulla, ha reso solo più visibile, una danza di origine tribale, esattamente come tutto ciò che ha a che fare con le pop-star. Il suo merito, se di merito si parla, è che non ha mai messo a sedere il suo sedere.
L'elenco potrebbe andare avanti fino a traguardi inaspettati, ma meglio fermarsi, anche perché sarebbe come infilarsi in un cul-de-sac, dal quale sarebbe difficoltoso uscirne puliti.
Molte di queste pop star, rivendicano l'esibizione del lato B, come un'affermazione della propria femminilità e del diritto poterlo esporre nella maniera che ritengono sia quella più opportuna, quando invece la realtà è ben diversa. Se agitano ai quattro venti la parte più sporgente del basso ventre, delineato da un tanga o anche con qualcosa di meno, è per soddisfare un desiderio tutto al maschile, il quale non ha nessuna valenza femminista, anzi è tutto l'opposto. Noi uomini dietro a delle natiche ci perderemmo anche la vista e saremmo disposti a spendere ingenti somme di denaro, pur di "sognarci" sopra, perché siamo decisamente squallidi e per nulla sensibili; questo è un dato di fatto. Le cantanti, ma più in generale le donne, che per sentirsi tali svendono la loro dignità, non è una cosa da propagandare e neppure da imitare. Nemmeno trovare delle scuse, quali, il diritto all'esibizione come emancipazione del genere femminile, serve a rendere questo concetto meno gretto.
Magari sono io ad interpretare male la cosa, forse ho l'occhio inquisitore e sono diventato un moralista. Non credo, però, non è mai detta l'ultima parola. Forse il messaggio che le pop star di oggi vogliono darci è: per diventare delle celebrità, ci vuole molto, ma molto culo.


lunedì 23 marzo 2015

BREAKFAST AT MR. D.

La domenica è il giorno delle viste in casa di amici o perenti; un must, un classico, una specie di rito. Nell'ultimo giorno della settimana, la via in cui abito, si popola di persone che vanno a mangiare da altre persone e la vietta diventa un parco macchine. Spesso mi capita di vedere dal balcone, gente ben vestita che si reca nei portoni vicini con i pasticcini in mano, impacchettati in belle confezioni legati da nastri dorati. Oggi, avere gli ospiti a casa è toccato a me. L'umile dimora ha avuto l'onere di contenere ben tre famiglie e la mia cucina Ikea, ha preparato tutto l'occorrente per sfamare ognuno di noi. Ci siamo alzati presto per preparare quanto poi è stato consumato con gran piacere, così presto, che neppure il supermercato vicino era aperto, quando mi sono recato per acquistare gli ultimi prodotti, dimenticati il giorno prima. Dal momento in cui ci siamo alzati, sapevamo di avere i minuti contati e nonostante ciò, tutto è arrivato in tavola in orario e con la giusta cottura.
Il nostro è stato un brunch, disposto sulla tavola a buffet, a metà tra un frustuck e un almuerzo, insomma una colazione mista a pranzo. L'entrata l'hanno fatta i pancake allo sciroppo d'acero, seguiti da un polpettone in crosta, due rotoli di pasta briseè al prosciutto e wurstel. Non dimentico affatto il plumcake allo yogurt di lampone, spalmato di marmellata alle fregole (una bomba deliziosa fatta dalle manine di mia moglie) e poi, salatini di pasticceria, la colomba, taralli, olive, salumi, uova sode, nachos, succhi di frutta, birre e quant'altro. La tavola era piena di ogni leccornia ed è rimasto ben poco alla fine.
Avendo impostato il brunch in maniera friendly, l'atmosfera è stata decisamente più rilassata, rispetto ad un pranzo domenicale classico, in cui si sta fermi a tavola fino alla fine. Abbiamo virato su una tipologia piuttosto british dato che la nostra casetta era piena di gente, per cui, sarebbe stato impensabile tenere tutti inchiodati a tavola ad ingozzarli come tacchini. Come si può intuire, da tutte queste informazioni alla "Cotto&Mangiato" l'idea è stata di mia moglie e per fortuna che si è ispirata al brunch, sennò a quest'ora, eravamo ancora dietro al riordino della cucina a finire di lavare i piatti.
Perché ho raccontato tutto questo?
Perché mi è venuto un certo languorino, e non è bastato mangiare a più non posso fino alle 14.00; il mio stomaco necessita di qualcos'altro, dato che sono le 02.00 del mattino. Mi sento ispirato questa notte, per ideare una nuova tipologia di pasto, tipo: lo spuntinzione, ovvero a metà tra uno spuntino di mezzanotte e la colazione. Chissà se potrà mai prendere piede tra noi nottambuli...


sabato 21 marzo 2015

TENERI LEGAMI CRESCONO

Quando si hanno dei figli si crede erroneamente, che questi, restino piccoli per sempre, forse è più un desiderio che non una convinzione, eppure, ogni tanto si incappa in questo pensiero. Non credo di essere l'unico genitore a pensarla così, cioè, che il tempo si fermi per il volere di un nostro capriccio, e assecondi il nostro egoismo, bloccando la crescita dei bambini, lasciandoli per sempre nell'età dell'innocenza. E' ovviamente impossibile che una cosa del genere accada per davvero, e credo fortemente, che se veramente avessi la possibilità di esaudire un desiderio di questo tipo, alla fine non vorrei mai lasciarli per sempre bambini. D'altronde crescere è una cosa bellissima ed è giusto che anche loro facciano le giuste esperienze al passo con la propria età. Ma è innegabile però, che è più facile trattare con i bambini e non con i ragazzini o gli adolescenti o i futuri adulti. Qualcuno una volta mi disse:
"Bambini piccoli, problemi piccoli. Ragazzi grandi, problemi grandi."
Come dargli torto?
Oggi ho avuto un moto di gelosia nei riguardi della mia piccola principessa. Lei è l'unica mia figlia e in quanto femminuccia, come padre, provo quel senso di protezione che differisce dagli altri miei maschietti, soprattutto se tra noi due, si inserisce un terzo elemento.
Stamattina è venuto a mangiare un amichetto di mia figlia, hanno giocato insieme, mangiato, si sono seduti a guardare un film, sempre restando molto vicini. Prima di farli venire tutti a tavola, sono andato nella stanza dei miei figli e ho trovato sotto le coperte: il piccolo ospite e mia figlia.
Sono rimasto un po' interdetto. Lo so perfettamente che si stavano raccontando i segreti, oppure, erano in preda a qualche gioco del quale ero allo oscuro, mica chissà che cosa. Però la scena l'ho proiettata dieci anni più in là, e mi si è infiammato l'animo.
In che maniera reagirò quando mi presenterà il suo boyfriend dicendomi:
"Papà questo è..."
Non ce la potrò fare, ne sono certo.
Nel frattempo affilerò i miei coltelli e mi allenerò a guardare con lo sguardo da psicopatico, tutti coloro che busseranno alla mia porta. Devo provare prima di tutti con la vicina.
Sono quiiii!

venerdì 20 marzo 2015

NUOVA TRACK E NUOVA FORMAZIONE 20 EUROS FOR LOVE

Ci serviva un nuovo elemento, un nuovo strumento, un nuovo amico e l'abbiamo trovato. Il fantastico  duo si è tramutato in un power trio surfeggiante, che ha una sua identità sonora, ha un senso concreto e qualcosa che va al di là di un incontro fatto di giovedì sera solo per passare il tempo diversamente. Non è detto che d'ora in poi si spalancheranno le porte delle case discografiche, oppure, i cancelli dei festival estivi di tutto il mondo, rimarremo comunque nella nostra saletta, però c'è una nuova energia che ci lega. Qui sotto si può sentire quanto abbiamo da "dire".




lunedì 16 marzo 2015

NEMICO PER L'ADIPE

E' un periodo in cui non riesco a tenere a freno la mia voglia sconsiderata di dolci: è un problema non indifferente. Credo dipenda da un fattore prettamente nervoso, o almeno, è ciò che dico a me stesso, per giustificarmi. Non posso privarmi di quella sensazione di benessere che i dolci, ma specialmente il cioccolato mi lascia, dopo averlo gustato in ogni sua variante, sia esso fondente o al latte, bianco o alle nocciole; ogni tavoletta ha la sua particolarità e merita tutta la mia attenzione. Sono completamente dipendente dall'inebriante sapore e dalla scioglievolezza che arriva dritto al cuore (come recitava un famoso spot) è qualcosa di irrefrenabile. Mia moglie comincia a presentare sul suo volto, qualche segno di preoccupazione a riguardo, soprattutto quando torno dal supermercato con la spesa della settimana, e vede che nei sacchetti ci sono più tavolette di cioccolato che cibo per la famiglia.
In passato ho già avuto di queste "crisi" e francamente non ricordo come ne sono uscito. Si dice che il cioccolato sia una droga e non faccio fatica a crederlo, anche perché, vista la mia attitudine per quel che riguarda le dipendenze, sono concorde nel definirla una sorta di oppiaceo, ma molto meno caro e dannoso. Un momento; la mia linea ne risente eccome! Questo mio nuovo attaccamento per il prodotto derivante dalle fave di cacao, mi sta facendo lievitare come una brioche, nonostante mi renda conto di dovere smettere per la mia salute, la mia testa mi ordina di continuare, infischiandomene della linea e delle trigliceridi. Come posso dare un taglio a questo vizio?
Al lavoro oltretutto non mi facilitano all'astinenza, avendo la macchinetta piena, appunto, di ogni prodotto al cioccolato e derivati. Mi sembra di essere in una specie di prigione con le sbarre fondenti, le pareti fatte di Nutella ed il pavimento su cui poggio, è un'enorme tavoletta con nocciole intere. E' una dolce e squisita schiavitù, dolorosa e allo stesso tempo golosa da morire; vorrei smettere immediatamente di pasticciare in continuazione, ma senza fermarmi di deliziarmi della gioia dei dolci.
Si dice anche, che abusa di dolci e di cioccolato in particolare, abbia qualche carenza a livello affettivo. Dubito, dato che la mia famiglia si è appena allargata, quindi di affetto ce n'è da vendere. Comunque sia, non so dove cercare la ragione che scatena dentro di me questa voglia di cioccolato e di dolci in generale; prima o poi la troverò. spero.
Però ammettere di avere un problema, significa averlo risolto per metà, la parte restante dovrebbe risolverla la psicologa da cui andavo un paio di anni fa. Sarebbe meglio andarla a trovare e parlare con lei di questa mia nuova mania. Certo però, non sarebbe educato andare nel suo studio a mani vuote, credo di doverle portare almeno una scatola di cioccolatini.




sabato 14 marzo 2015

LE VOSTRE EROICHE CANZONI

Oggi mentre eravamo a tavola per pranzare, i miei figli hanno chiesto a mia moglie e poi a me, quale fosse la canzone che più li rappresentava, o per lo meno, quella ci facevano ricordare della loro nascita. Nel periodo in cui avevamo solo la prima figlia, mi ricordo che in auto si ascoltava spesso i Green Day, ed è stato anche il suo primo gruppo preferito. Direi che "Weak Me Up When September Ends" sia la canzone a cui io l'associo e credo anche mia moglie, anche se lei ha una sua playlist differente. Per quanto riguarda mio figlio, i toni si fanno più indie. Lui è nato al mare, nel nostro periodo "blu" alla Van Gogh. Per lavoro ero sempre in giro per tutto il litorale tirrenico e durante i miei spostamenti ero sintonizzato su Virgin Radio e Radio 105. Nel 2009, anno della sua nascita, usciva il primo disco dei White Lies e passava di continuo il singolo To Loose My Life. Ecco, forse il titolo non è dei più allegri, però potrei adattarlo alla situazione dicendo che: perdo la mia vita in relazione alla sua, cioè, la mia personale esistenza, ha preso un'altra concezione con il suo arrivo tra le mie braccia. Per il terzo invece, si va sul classico, sia sul fronte mio, che quello di mia moglie. Lei ha una sua personale canzone che ha dedicato al piccolo di casa ed è Father and Son di Cat Stevens. Purtroppo il mitico Cat non ha scritto Mother and Son, sarebbe stato più coerente con il ruolo di mia moglie, però dato che una canzone molto ascoltata in gravidanza, l'ha tenuta per sé e per il nostro bebè. Io ho avuto la mia canzone da dedicare a lui, grazie alla radio trasmessa in sala parto. Nei secondi dopo la sua venuta al mondo, ho sentito perfettamente le note di Heroes, di David Bowie e devo dire che non poteva capitare canzone più azzeccata.
Questa è per te, mio piccolo eroe!




venerdì 13 marzo 2015

DIS-INTEGRAZIONE

Settimana scorsa i miei figli, sono stati invitati ad una festa di compleanno di un compagno di classe del mio secondo figlio. Alla festa c'erano quasi tutti i suoi compagni di classe; un momento: solo quelli "italian"; sarebbe meglio dire, con una famiglia autoctona italiana alle spalle.
L'interculturalità oggigiorno, è un fenomeno diffusissimo nelle grandi città, anzi, forse è così radicato e comune, che non è più considerato un fenomeno, è la normalità. Gli asili e le scuole hanno una grande partecipazione di bambini provenienti da famiglie straniere e nonostante tutto, l'integrazione non è una prassi adottata in maniera così scontata nelle strutture pubbliche, forse non è neppure contemplata fino in fondo. Questo tipo di problematica l'ho riscontrata per lo più nell'asilo di mio figlio, invece, quando mia figlia frequentava la scuola d'infanzia, non ci sono stati grossi problemi a riguardo; tant'è che le migliori amiche di mia figlia sono state: una bambina filippina, una per metà kenyota e un'altra per metà svedese. L'integrazione in quell'asilo era così naturale da non accorgersi neppure delle differenze culturali tra i bambini, al meno quelle...Certo le famiglie in questo modus operandi, non erano inglobate, ovvero, non erano coinvolte in un progetto che andasse al di fuori della struttura scolastica, nel tentativo di unire le diverse etnie però, l'importante era farlo fare prima ai bambini questo passo, poi di conseguenza, i genitori si sarebbero accodati all'amicizia tra i propri figli. Intendo dire: laddove non arrivano le strutture ci pensano i bambini a colmare le lacune delle autorità.
Nell'asilo di mio figlio, invece, la tematica "integrazione" tra i bambini di differenti paesi, sembra non essere la cosa primaria all'interno della classe, nel senso che, c'è una bella distinzione tra gli italiani e quelli che hanno famiglie straniere. Non sono trattati meglio, per carità, le maestre sono comunque due persone intelligenti, però non incitano allo scambio culturale, non mischiano le amicizie tra bambini e perfino gli armadietti, sono divisi, in maniera abbastanza univoca. Per questo motivo gli amici di mio figlio sono soltanto quelli di famiglie italiane (faccio un distinguo in quanto, per me e la mia famiglia, i bambini sono italiani se sono nati in Italia, anche se il colore della pelle non è quello tipico italico). Mi rendo conto che per una famiglia sia più semplice avere a che fare, con persone che parlino la stessa lingua, però così facendo, non si crea nessuna tipo di aggregazione che vada al di là, della comodità linguistica e soprattutto non si abbatteranno mai quelle barriere che dividono i paesi del mondo, e poi, non si arriverà mai a comprendere davvero un popolo. Questo riguarda anche gli stranieri nei nostri confronti. Dubito che capiscano appieno le nostre abitudini, se qualcuno non spiega loro com'è strutturata la nostra società. Si sentiranno sempre degli emarginati e i figli di costoro, non avranno mai identificata un'identità precisa, sapranno solo di essere ciò che non sono. La convivenza è complicata, non lo metto in dubbio; però, se non viene sviluppato un discorso di integrazione neppure tra bambini della stessa età, che non hanno ancora maturato dei pregiudizi nei confronti dei loro coetanei, allora il compito sarà sempre più arduo in futuro.
Capire chi si ha difronte significa comprendere la sua visione delle cose e grazie a questo, è possibile una convivenza in armonia. Se tale elemento viene a mancare, l'avvenire non prevede nulla di buono.



lunedì 9 marzo 2015

STANCHI MA FELICI

Quando abbiamo pianificato di avere il nostro terzo figlio, non eravamo affatto preoccupati per il nuovo riassetto gestionale della famiglia dovuto all'arrivo di un nuovo membro. Eravamo molto sicuri di poter applicare la stessa linea guida, tenuta fino ad adesso, includendo anche il piccolino e procedere senza problemi, verso l'infinito e oltre. Poi però la realtà si è scontrata contro il nostro naso e allora, quelle grandi sicurezze tanto decantate, hanno cominciato a vacillare da un lato, piuttosto che da un altro.
A grandi linee non sono mutati gli assetti dell'andamento familiare, però è innegabile che qualcosa sia cambiato in casa; e lo si tocca con mano. Principalmente l'attenzione è rivolta al nutrimento del pupo, in quanto, l'allattamento al seno è una cosa giusta e doverosa; importante sia per il bimbo che per la mamma, però è schiavizzante, nel senso che non dà molta libertà di movimento alla madre. Su questo non ci piove.
In una condizione come quella di un primo figlio, l'allattamento sarebbe vissuto come un legame idilliaco, pur restando sempre molto faticoso. Avendo già due figli che richiedono anch'essi la loro parte di attenzioni, la faccenda diventa molto più complessa.
I nostri figli più grandi sono in età scolare e prescolare, perciò in questo periodo stanno avendo i primi contatti con il mondo esterno. Per poter affrontare tale momento con la dovuta delicatezza, si richiede una certa presenza che fatica ad essere continua, quando attaccato ai capezzoli vi è un batuffolo, di quasi cinque chili, che richiede continuamente il latte. Mia moglie ce la fa perché è un osso duro, però vedo che è stremata dalla stanchezza. Penso che da quando è nato il nostro bimbetto, non abbia fatto una dormita che superi le due ore filate. Tutto il giorno e soprattutto la notte, "AppicciCarlo" è lì che mangia dal seno, come se non avesse un freno. In più, soffre di reflusso e questo causa continui rigurgiti e riposini brevi e poco rigeneranti. Il risultato è che piange parecchio, poiché, povero cucciolo, non trova la pace che serve a farlo stare tranquillo. Ragione per il quale mia moglie è 24 ore non stop, dietro a sui pianti e ai piccoli vomitini, per non parlare dei pannolini e dei cambi frequenti di tutine e body. Sembra una catena di montaggio, un moto perpetuo, un circolo senza fine. Per quanto riesco, cerco di dare il mio contributo, non tanto al piccolo dato che la natura non mi ha fornito di ciò che è fondamentale per lui, però mi occupo degli altri due che nel frattempo non mollano un secondo con le loro richieste.
Oggi per esempio è stata una giornata impegnativa. Le sveglia è suonata presto, pur essendo domenica. Abbiamo iniziato con la preparazione delle colazione e con il riassetto della cucina dopo aver terminato. Alle 10.30 mia figlia è andata al cinema e poi a pranzo con un suo compagno di classe e la sua famiglia. Cinque minuti dopo l'uscita mondana della maggiore, è arrivata a farci visita una collega di mia moglie, con la sua famiglia al seguito. Prima di preparare il pranzo, è stato necessario un riordino della stanza di mio figlio, dato che sembrava ci fosse passato l'uragano Katrina. E' stata la volta poi del pranzo e del lavaggio delle stoviglie. Intorno alle 15.00 mia figlia ha fatto ritorno a casa e per dare la stessa possibilità di svago anche agli atri due pargoli, siamo andati tutti al parco. Mio figlio si è cimentato nell'uso della bici senza rotelle, il che ha richiesto un mio supporto fisico non indifferente. La giornata non si poteva dire proficua senza un incursione al supermercato per fare la spesa, perciò il mio secondo bimbo mi ha accompagnato nelle compere. Di ritorno a casa, mia moglie era alle prese con i compiti di mia figlia, mentre allattava, cambiava, intratteneva, consolava ed accudiva il terzo. La fase compiti si è prolungata fino all'ora di cena, che ho preparato con gli acquisti dell'unes, intanto mia moglie, si è prodigata al lavaggio dei capelli della femminuccia. Abbiamo cenato con il pianto del terzo come sottofondo, per cui poi mia moglie ha mangiato con lui attaccato; sfinita dalla stanchezza, sono andati entrambi a letto. Chiaramente al termine, della cena. ho pulito la cucina e i piatti e asciugato i capelli a mia figlia e quindi li ho messi a letto con la storia della notte annessa. Mi sono dato una sistemata, ho preso la bici e mi sono recato a lavoro da dove sto scrivendo, nel frattempo tutta Italia mi sta dando il tormento. Il bello è che fino alle 07.00 non mi schioderò da questo ufficio. Una volta uscito da qui, andrò di volata a casa per accompagnare i bimbi a scuola. Nel pomeriggio ci tocca anche la piscina, ma questo ci penserò fra molte ore per fortuna.
Le giornate sono faticose non lo nego, ma non potrei vivere in maniera diversa. Questo è senza dubbio il sale della vita, ciò che mi rende felice ed è quello che adoro fare. L'unica cosa che mi rammarica è vedere mia moglie sfinita e non poterle dare un aiuto concreto, in grado di farla riposare quanto serve per ricaricare le batterie. L'allattamento con il passare dei mesi sarà meno continuativo allora magari riuscirò ad essere più utile, nel frattempo, tenti di dormire in ufficio, anche se l'Italia è piena di nottambuli rompiscatole!


sabato 7 marzo 2015

IO ST(av)O CON GLI SCASSATI

Le mie amicizie giovanili comprendevano delle tipologie di persone un po' borderline, tra i fattoni disadattati e i figli di papà viziati, ma comunque fattoni. Quello che accomunava ognuno di noi, stava, nel grande interesse delle erbe aromatiche e dei loro benefici.
Posso affermare che la compagnia di cui facevo parte fosse, una tra le più popolose della zona sud di Milano. Credo di aver visto raggiungere un numero elevatissimo di ragazzi e ragazze, che sfioravano il centinaio, radunarsi ogni sera in Gianbologna, con l'intento fare baldoria; e ci riuscivamo perfettamente!
Lo scenario era questo: auto con sportelli aperti e la musica a tutto volume, palloni volanti e partite di calcio nel campetto di basket, urla, grida e... fumo, tanto, tanto fumo. Per un certo periodo siamo stati l'incubo degli abitanti della zona, che esasperati dal caos notturno, scendevano con le spranghe in mano, ci facevano le foto dalle finestre e chiamavano spesso e malvolentieri, le volanti. A distanza di qualche anno, do loro tutte le ragioni del mondo.
In fin dei conti eravamo solo ragazzi, non abbiamo mai fatto del male a nessuno, però, non posso negare che in mezzo a noi, ci fossero alcune teste calde, anzi, toglierei "calde" per sostituirlo con un'altra parola con la stessa iniziale "C". Poteva succedere che ci fossero delle risse, ma non sono mai partite dal mio gruppo, in quanto, non siamo mai stati avvezzi al gioco con le mani, dato che ci servivano per suonare. Ci reputavamo dei frikkettoni con tanta voglia di divertirsi, magari in maniera poco sana, però pochi sono finiti davvero nei guai; clinicamente parlando, intendo.
In questa moltitudine di persone, accomunate da un unico interesse, alla fine pochi, anzi pochissimi si sono rivelati degli amici veri, anche semplicemente degli amici normali. Forse, pur avendo a che fare tutti i giorni con delle piante, non abbiamo mai seminato nulla di diverso da quello che "fioriva". Eppure mi sono sempre sentito a mio agio con questa tipologia di individui, sarà perché ho scoperto di avere il pollice verde. Anche se poi non le mie amicizie non hanno avuto un grande seguito, quel trascorrere le ore del giorno e della notte con questa gente, mi ha divertito.
Ho scritto di questo piccolo trascorso della mia vita, perché da quando frequento scuole ed asili, mi ritrovo a stendere relazioni colloquiali con gente molto diversa, sia da me, che da quella della "Giamba," E meno male! Non avrei mai potuto portare i miei figli in quella zona, con quella gente; non sarebbe stato salutare per nessuno. Sono un papà attento quindi, non farei correre alcun rischio ai miei bambini e lì, il primo rischio sarebbe stato di perderli, per sempre.


venerdì 6 marzo 2015

FISCHI PER FIASCHI

Quando ascoltiamo delle canzoni che ci piacciono e per queste, proviamo un certo coinvolgimento emotivo, sentiamo il bisogno di cantarle; qualsiasi siano le parole pronunciate. Dal cantarle, al comprenderle fino in fondo, però, spesso si presenta un piccolo spazio buio, denominato: NON-CAPISCO-COSA-DICE-IL-TESTO-MA-CANTO-LO-STESSO, che è assolutamente spassoso sentire. A tal proposito, l'altro giorno mia figlia, cantava una canzone del film Frozen, piena d'impegno e con una discreta tecnica canora. Ad un certo punto sento una parola, all'interno di quella frase che poco mi quadrava. Ma ora, dannazione mi sfugge. La cosa non è certo terminata lì, ha tirato fuori un altro paio di frasi che non erano corrette, ma per lei sì, dato che non aveva compreso il significato; per cui ogni parola, a parer suo, calzava con il resto. La prima di queste, è una battuta detta da un personaggio di Frozen che recita così: " Yu-u! Grandi saldi svendita!" Invece mia figlia diceva: "Yu-u! Grandisarisvendiras"Eh???? Ovviamente le ho scandito bene ciò che il personaggio voleva dire.
La seconda appartiene ad un altro film Disney, nella fattispecie si tratta di Rapunzel. C'è una scena in cui il personaggio maschile è legato alla sedia, dopo essere stato catturato dalla super capellona e per estorcergli delle informazioni importanti, lo minaccia con una padella in mano. Lui, per difendersi, cerca di sedurla con una postura facciale molto buffa, anche se per lui dovrebbe essere parecchio affascinante. In questa scena, lui dice: "Sguardo che conquista..."  e mia figlia capiva: "Sguardo che sconfissa..." Questo ha causato non poche risate.
La problematica delle parole non recepite correttamente colpisce davvero chiunque. Personalmente mi sono portato dietro per anni, delle cose che non ho mai capito, finché non ho letto il testo della canzone. Trattavano per lo più sigle di cartoni animati, come per esempio: Holly & Benji. Il pezzo in cui dice: "Sembran partite gli allenamenti, tant'è la classe dei due contendenti" Io la cantavo dicendo un mucchio di T e di I, in mezzo a queste due lettere, ho bofonchiato per anni cose senza senso.
Anche la sigla di Devilman, ha raggiunto degli alti picchi di incomprensibilità per le mie orecchie, tali, da inventarmi cose a caso. L'inizio "Là sull'Himalaya" non l'ho mai capito. Oggi lo so, ma prima era...??? Non mi ricordo.
Settimana scorsa, parlavo di questo argomento con un mio collega e mi ha svelato ciò che lui non capiva delle sigle. Una è davvero esilarante, come quella dell'Uomo Tigre; il pezzo in cui dice: "Misteriosa la sue identità" lui capiva: "Mister Josef la sua identità" il che, lo mandava in confusione con i personaggi del cartone. Anche i Cavalieri dello Zodiaco aveva una frase oscura per lui. come: "Votati anima e corpo a Lady Isabel" veniva così interpretata: "Votati anima e corpo con le divise belle": questo è stile, gente!
In tempi più recenti, cantavo una canzone dei Korn intitolata A.D.I.D.A.S. Il ritornello dice:  All Day I Dream About Sex, che è appunto anagrammato in A.D.I.D.A.S. Però io ero convinto dicesse esattamente ADIDAS, va beh, se non si conosce la canzone è un po' difficile capire. Comunque dicendolo in questa maniera, ho scatenato le risa dei miei compagni di scuola; extreme metallari.
Per quanto riguarda le canzoni in inglese, non scrivo nulla, poiché, quando sento qualcuno che si azzarda a cantare, senza la base, un testo in inglese, esce davvero la qualunque. Per questa ragione bisognerebbe cantare sempre con un testo in mano, sennò si incappa in una libera interpretazione della canzone, scatenando l'ira degli autori, che in questo modo, non percepiscono le royalties delle canzoni scritte; non si fa, no no!


lunedì 2 marzo 2015

DOPO IL LETARGO, SI INIZIA A SOGNARE

Mancano venti giorni al cambio della stagione; la primavera è quindi alle porte. Si sa che dopo l'inverno tutto ricomincia daccapo, il ciclo delle cose riprende il suo corso naturale e si vive secondo nuove speranze. Forse la carica ci viene data dalla luce solare e, proprio come le piante, ci sentiamo rigenerati, carichi, pieni di forze; almeno a me capita così. Finché non comincia il caldo torrido e la fioritura delle piante, questo è il momento migliore per porsi nuovi obiettivi, per lanciare nuove sfide, per correre dietro a nuove avventure.
Anche qui in ufficio si risente del cambio di stagione. Molte delle cose che davamo per assodate, non sono più così. I pochi punti di riferimento sono stati modificati, per lasciare spazio alle novità. Purtroppo i cambiamenti non sono sempre visti di buon occhio e nel mio ufficio, la questione non è differente dalla consuetudine. Nonostante questo, le novità vanno accettate, soprattutto in un luogo di lavoro; poiché non è ammesso il contrario.
Ci sono anche persone che in questo periodo, hanno compiuto passi importanti nella loro vita, me compreso; il che ha dato un piano di vita diverso da quello preso in esame finora.
Sento colleghi che progettano imminenti cambiamenti lavorativi, dandosi da fare nel trovare altre sistemazioni, abbandonando il comodo giaciglio, costruito faticosamente dentro le mura dell'ufficio per anni, pur essendo questo, fatto soltanto di paglia.
La volontà di cambiare, credo, sia data proprio dall'essersi resi conto, che le conquiste ottenute qui, in verità, sono solo delle sconfitte ben truccate. Per questo poi si è costretti a fuggire dalla solidità, o meglio, dalla mancanza di intraprendenza, per trovare qualcos'altro magari più stimolante e meglio retribuito. Io, a tal proposito, ho ripreso a pensarci sovente e, come è capitato le tutte le volte precedenti, mi devo scontrare contro i miei sogni e la dura realtà.
Fantastico di abbandonare il mio attuale lavoro, per fare ciò che davvero mi piacerebbe svolgere nella vita. Le cose poi, sono sempre le stesse in verità. Sarò diventato più vecchio negli anni, ma conservo dentro di me, quei sogni pari solo a qualche bambino con una fervida immaginazione. Non ho idea del motivo per il quale, sia portato a credere in cose che so benissimo siano impossibili da realizzare. Una delle ipotesi, potrebbe essere che il lavoro canonico, quello normale, non mi piace, né mi interessa; è più forte di me. Io sono per quelle mansioni che, come linea di fondo, siano prima di tutto creative, ideate cioè, dalla mia sola fantasia. Mi avvilisce pensare di dovere cambiare lavoro, prendendone un altro, che abbia le stesse caratteristiche di quello abbandonato. I lavori impiegatizi sono tutti uguali, come anche quelli al contatto con il pubblico. Potranno essere diversi i capi, i colleghi, il luogo fisico dove recarsi, ma in fin dei conti le differenze stanno solo in superficie, il resto è la medesima solfa. Lo so perché di lavori ne ho cambiati talmente tanti, da poter asserire con sicurezza, che non me n'è mai piaciuto uno. Certo, ho svolto e, svolgo tutt'ora, ogni lavoro al meglio delle mie possibilità, però, questo non significa che sia quello che desidero veramente.
Mi fa rabbia tale atteggiamento da parte mia, perché ciclicamente questo pensiero torna a farsi sentire e nel frattempo, non ho fatto nulla per realizzare quanto sento.
La primavera fa rinascere la natura dopo la sua morte apparente invernale, verissimo; ma non è in grado di risanare delle vecchie ferite con l'auspicio o l'ausilio di qualche nuova possibilità. Sono
perfettamente consapevole che la stagione non centra nulla, tutto dipende da me.  L'inverno forse me lo porto dentro tutto l'anno.


COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...