lunedì 30 giugno 2014

DOVE STA ZAZZA'

In occasione del mio postumo compleanno, oggi mia moglie mi ha portato a mangiare in un posto italo-nipponico chiamato ZAZZA' RAMEN. Il posto è carino, molto di design forse pure troppo per essere una ramen-ria (si potrà dire così?) nel senso che è alla moda come molti ristoranti della Milano chic. I locali che vendono ramen in Giappone sono molto, ma molto più grezzi. Per prima cosa sono dei buchi con i clienti stipati uno affianco all'altro che rumorosamente succhiano questi spaghetti roventi, grondando di sudore. In seconda battuta, anche le pareti trasudano unto, perciò il locale di oggi poteva sembrare una boutique del bon ton che per intrattenere la sua clientela, offriva loro dei piatti ricercati. Ed è stata proprio questa la caratteristica del ristorante, cioè il ramen rivisitato da uno chef affermatissimo nel mondo, che ha dato una nuova interpretazione della pasta in brodo giapponese. Il sapore di ciò che abbiamo degustato con gran piacere mia moglie ed io, ci ha sorpresi e allo stesso tempo deliziati. Anche se i ramen tipici del Sol Levante si differenziano tanto quanto i locali come prima descritti, comunque è stata un'alternativa valida e sorprendente. Il gestore è un simpatico ragazzone toscano che ci ha intrattenuti a suon di battute e risate, davvero simpatico, ed è sorprendente perché la maggior parte delle volte non sono così i ristoratori, anzi, a volte sembra che facciano un favore a fare entrare qualcuno nel locale. Il prezzo non è stato esorbitante, pur avendo fatto un bis di gyoza, (una vera leccornia), anche se con 60 euro non ci siamo strafogati. Ma in un locale alla moda, avremmo potuto pagare molto di più, ci è andata bene. Voto complessivo 7 e mezzo, credo che ci torneremo.


sabato 28 giugno 2014

PIOVE ANCHE OGGI

La pioggia è uno di quegli elementi della natura che più evoca pensieri riflessivi e romantici. Chissà quanti scrittori si sono ispirati guardando fuori dalla finestra mentre pioveva o anche i cantanti. Ne avrei giusto qualcuno da citare, come Guano Apes Rain, Billie Myers Kiss The Rain e il nostrano Jovanotti con Piove. Nel mio piccolo anch'io tempo fa venni ispirato dalla pioggia, tant'è che scrissi una poesia che regalai ad una ragazza di cui però, non ricordo assolutamente nulla del testo se non il titolo che era appunto: Pioggia.
A me personalmente il brutto tempo con la relativa acqua a catinelle non mi dispiace affatto, ok a volte è fastidiosa soprattutto quando si deve uscire per forza, tipo quando si deve andare a lavoro, ma in linea di massima la pioggia non la disdegno. Sarà che quando inforco la bici, si mette in moto tutta la mia rinomata sfiga e allora in qualche maniera devo pagare lo scotto di un mezzo di locomozione alternativo, prendendo ogni goccia appena uscito di casa, oppure sono così fiducioso della mia velocità da non preoccuparmi se mi bagno, fatto sta che la pioggia mi accompagna tutte le volte che le nuvole minacciano acqua. La beffa però non finisce nel bagnarmi e basta, spesso accade che smette proprio quando arrivo a destinazione, per poi riprendere quando esco di nuovo. Tra l'altro ho tutto l'equipaggiamento adatto per andare in bicicletta sotto lo scroscio della pioggia, ma con questo caldo mi riduco alla stregua di una doccia coi vestiti, una volta che mi tolgo la tuta impermeabile, quindi, evito sia di perdere tempo nel mettermela, che arrivare fradicio di sudore, che differisce dall'arrivare bagnato dall'acqua piovana sia chiaro.
Quest'anno di pioggia n'è venuta giù parecchia e la cosa non cessa a diminuire affatto. Ieri per esempio, siamo riusciti a festeggiare la festa di compleanno di mia figlia (in anticipo sul suo reale giorno di nascita) appena in tempo, sul finire della festa poi è venuto giù il diluvio e il giorno prima uguale, quello precedente idem, ormai piove sempre. La tecnologia meteo in questo caso ci aiuta, ovvero si riesce a prevedere anche l'ora in cui si metterà a piovere e quando cesserà. La cosa ancora più utile sarebbe buttare un occhio alle previsioni, forse forse, sapere in anticipo a quello che si va incontro risolverebbe non pochi problemi. Il bello però sta anche nello sfidare la natura e magari scoprirsi vincitori, peccato che a me capita di rado.


venerdì 27 giugno 2014

IL TEMPO PASSA PURTROPPO

Oggi è il mio compleanno, per la cronaca il 26 giugno e di anni ne compio ben 33. L'età di quest'anno riporta alla mente il più famoso, quanto sciagurato trentatreenne della storia, (anche se per me non è esistito) però a livello scaramantico, spero mi porti meno sfiga di lui. I primi ad avermi fatti gli auguri sono stati i miei genitori su whatsapp allo scoccare della mezzanotte, che carini. Il risveglio è avvenuto con la torta al limone fatta da mia moglie, squisita tra l'altro, le candeline sopra con la scritta auguri e due disegni fatti dai miei figli. La giornata è iniziata bene. Dopo aver sbrigato tutte le faccende mattutine, mi arrivano i messaggi di auguri da parte del mio migliore amico, che ringrazio ovviamente e persino lo sportello del bancomat mi augura un buon compleanno, quando mi trovo a dover prelevare. Anche l'ottica dalla quale comprai tre anni fa un paio di occhiali, mi manda gli auguri sul telefono e ora mi sfugge se qualche altro esercizio me li ha mandati. Questo però lo trovo un po' triste a dir la verità, va beh soprassediamo il consumismo e accettiamo gli auguri. Il giorno della celebrazione della mia nascita l'ho passato a leggere, dopo aver ultimato alcuni compiti casalinghi. Poi la cena super sostanziosa e ora sono qui a lavoro, con addosso il profumo che mi ha regalato mia moglie. E' davvero buonissimo, la fragranza che emana lo collego all'amore che ci lega e mi crogiolo pensando a lei e ai miei bimbi. L'ora locale segna 00.45 quindi sono entrato ufficialmente nel mio trentaquattresimo anno. Cristo, come passa il tempo...


mercoledì 25 giugno 2014

LE SCARPE DI CHEN

Quand'ero piccolo avevo due grandi idoli che seguivo con grande passione, uno era Schwarzenegger, che per quanto si è dimostrato negli anni a seguire, un tipo tutt'altro che meritevole di rispetto (mi riferisco al suo ruolo di governatore della California) ha fatto dei film divenuti alcuni dei quali, dei veri e propri cult movie. L'altro era Bruce Lee ed era il mio preferito in assoluto. I suoi film erano abbastanza trash, nel senso che avevano delle trame piuttosto povere di contenuti, il fulcro della pellicola era posto nei combattimenti e su quello non veniva lesinato nulla. E quando il grande Chen menava le mani e i piedi con la velocità e la furia di un gatto, io mi esaltavo come un bambino quale ero, e cercavo di riprodurre tutte le mosse davanti alla TV, quanto un suo possibile allievo. La carica che mi dava guardare i suoi film, mi rimanevano addosso per diversi giorni, tanto che supplicavo mia madre di andare al mercato rionale per comprarmi le scarpe di Chen. Ora, visto che i film erano ambientati spesso in una Cina povera, le calzature indossate dai veri personaggi, non potevano che essere scarpe a bassa finitura. Ciò che si avvicinava maggiormente a quelle portate dal mio idolo erano le Espadrillas. Le scarpe di per sé erano davvero scadenti, ma appena le indossavo mi libravo in aria con prodezze, capriole ed evoluzioni degne dei migliori maestri di kung-fu. Non facevo altro che correre come un matto tutto il giorno per il cortile sotto casa e davvero credevo di essere un seguace del mitico Bruece Lee. L''usura delle scarpe non me le facevano durare più di un paio di giorni e quando vedevo che perdevo i pezzi dalla suola fatta di paglia, in qualche modo lo sentivo come una sconfitta. Ma bastava un altro film ed un nuovo paio di scarpe, per ritornare un maestro autodidatta del kung-fu.


martedì 24 giugno 2014

CIAO CIAO ITALIA

A me interessa poco, molto poco, ma si sa l'Italia ai mondiali va seguita. Ora non è che bisogna farne una questione di Stato se non è passata agli incontri successivi della manifestazione sportiva, però dai, gli azzurri hanno perso in malo modo. Non posso sputare sentenze da esperto o da giocatore, perché non sono nessuno di questi, ma non mi sembra ci siano stati dei favoritismi per gli italiani, forse forse qualcosina è stata concessa ai sudamericani, un esempio: il morso non punito del personaggio qui sotto ai danni di uno dei nostri. Con la dentatura che si ritrova capisco che gli possano friggere come patatine roventi in bocca, ma si sta comunque giocando una partita di calcio, mica è una gara di azzanna chi ti marca. E questo famelico calciatore, non è la prima volta che si difende con i denti, no no, a quanto ho visto sul web a lui piace proprio mordicchiare gli avversari. Il morso è una di quelle mosse di difesa, mi verrebbe da dire da s°°*@#o ma mi limito a definirlo, deplorevole. L'immaginario collettivo, quando si pensa al morso, ricorda subito l'incontro tra Tyson vs Holyfield, perché è forse quello più celebre ed è stato meschino all'inverosimile. Una volta capitò anche a me di ricevere un morso all'orecchio come il caro Evander e posso assicurare che non è una cosa piacevole. Certo chi me lo diede, arrivò a prendere una scarica di miei pugni che se non fossi stato fermato, probabilmente non avrebbe più alcun dente in bocca, esattamente come Chiellini avrebbe voluto fare al famelico Suarez, però è un'altra storia...
Si può sostenere che l'Italia non abbia vinto per un morso? No assolutamente, non è stata così forte. Avrebbe perso comunque nel successivo incontro, perché il 2006 non si può replicare (vedi post Mundilnho) e in quell'occasione ci fu pure una testata. Però il mondiale 2014 riserva comunque una grossa sorpresa alla famiglia Mr.D,  in cui sono previsti un milione di baci e ovviamente, nemmeno un morso.









lunedì 23 giugno 2014

NON CHIEDERSI MAI NIENTE

Nel mio lavoro bisogna seguire delle procedure molto severe per riuscire a venire a capo di certe situazioni o meglio, tutte le situazioni perché ognuna di queste porta dietro di sé un sacco di beghe. Se non si seguono i metodi dettati dai nostri clienti nella gestione del lavoro, non si capisce più nulla. Ogni cliente ha un proprio portale sul quale operare, che implica una gestione dedicata specifica e non condivisibile. Purtroppo per noi i portali dei clienti, convergono tutti su un pc che immancabilmente si blocca nell'esatto momento in cui si va a lavorare per loro. Quando capitano robe del genere, se ne viene fuori solo con la fantasia e l'improvvisazione, che però non deve scontrarsi con la procedura. Noi poveri cristi, sappiamo solo 1/4 delle cose che diciamo ma l'enorme malloppone retrostante, riusciamo solo ad immaginarlo. Davvero esistono procedimenti che fanno dubitare del proprio intelletto, quando siamo costretti ad esporlo a chi ci interpella. Eppure per mantenere l'ossatura ben salda e non cadere nella tentazione di dire una parola di troppo, non ci è permesso sapere di più del dovuto. A volte mi domando che diavolo dico agli utenti dei servizi che usufruiscono, cioè per quale motivo devo ripetere delle frasi come un pappagallo, senza sapere per intero cosa sto dicendo. Sarà strano ma certe volte ci viene chiesto di mentire spudoratamente, chiaro, non dobbiamo far intere a chi ci sente, che stiamo mentendo o che millantiamo conoscenze che non si abbiamo, ma siamo obbligati a dare l'idea di sapere tutto e anche ciò che l'utente sta per chiedere, di prevedere. Nel domande nel mio lavoro le fanno solo gli utenti e se nel caso volessimo farle anche a noi a chi ci istruisce sulle procedure, fanno orecchie da mercante, occultano, nascondono, fanno finta di niente. Quindi meglio non sapere, perché chi conosce, chi sa, è al primo passo verso la rivoluzione.


sabato 21 giugno 2014

LETTURA SOTTO ESAME

Da un paio di settimane ho per le mani il secondo libro di Joel Dicker, intitolato: La verità sul caso Harry Quebert. E' stato un caso letterario questo libro, ha venduto un marea di copie in tutto il mondo e presto diverrà un film diretto nientemeno che da Ron Howard; si può ben dire che il giovane scrittore abbia fatto davvero il botto, complimenti. Già dal titolo si deduce si tratti di un giallo ed è effettivamente così, forse pure troppo. Nel senso che, a mio parere, non ha una trama innovativa, la trovo abbastanza semplice, un po' scontata oserei dire. A differenza di altri libri dello stesso genere, non ho trovato molti elementi stupefacenti o sbalorditivi, l'autore ha giocato delle carte molto usate nella storia del giallo. Si è parato dietro una formula vincente, certo, ma un po' superata. A mio parere non ha introdotto delle innovazioni stilistiche alla Natsuo Kirino o personaggi brillanti alla Jo Nesbo, non ci sono nemmeno giochi psicologici intriganti ed ingarbugliati da far perdere la testa, penso si sia soffermato su degli autentici cliché. I personaggi non hanno delle vere caratteristiche, sono più che altro delle caricature esasperate, non ho trovato in questi, qualcosa che non abbia già letto. C'è da dire che si legge abbastanza in fretta essendo molto scorrevole, poi non ha una scrittura impegnativa quindi si arriverà velocemente alla fine. Io non ci sono ancora arrivato, ma da quello che posso intuire, ho già intravisto l'assassino. Quello che ho riscontrato in questo libro è un inquadratura storica molto definita, uno spaccato di società tipica degli anni '60, però stride con l'ambientazione che gli ha dato l'autore, visto che l'intera vicenda risale al 1975. A metà degli anni '70 non credo che avrei trovato una società come quella descritta, ma va beh queste sono sottigliezze. In effetti non è un capolavoro, pur essendo stato osannato come tale, a dirla tutta non ho capito che cosa abbia di così irresistibile, non oso dire che i miei libri siano meglio nooo... Però vedendo quali sono i risultati editoriali in voga, potrei pure pensarci davvero, ad essere pubblicato seriamente e magari anche apprezzato, chissà. Forse dovrei andare a Ginevra e proporre un mio romanzo lì, se ce l'ha fatta Joel, buona camicia a tutti.


mercoledì 18 giugno 2014

QUANDO MENO TE LO ASPETTI, COME UNA BOMBA

Per quanto si possa fare l'abitudine a certe notizie, comunque sia, l'impatto che lascia è sempre sconvolgente quando viene alle orecchie. Non è una questione di numero, poiché il callo per queste cose non si genera. Anche i Duggers per quanto esperti in materia, ogni volta che è giunto loro l'esito di un responso, penso fosse come la prima volta e per me non fa differenza alcuna. La tecnologia in questi casi aiuta, però fa molto anche il sesto senso, non mio ma di mia moglie, infatti quello femminile è infallibile e poi diciamolo gli uomini centrano poco in fatto di sensazioni. I cavalieri dello zodiaco millantavano un settimo senso, ma chi la volevano dare a bere?!. Certo se fossero state le cavaliere dello zodiaco, avrei anche potuto crederci, perciò mi limitavo ad assistere ai combattimenti senza pensare all'ultimo stadio dei sensi. Venendo a noi, oggi sono rimasto piacevolmente colpito di aver scoperto quello che ho scoperto, d'altronde quando uno cerca alla fine poi trova, eppure questa notizia l'ho assaporata da solo, ritornando dalla palestra con Nala che mi guardava mentre studiavo l'aggeggio. Come era giusto che fosse ho brindato con un' Asahi super dry seduto al tavolo con la musica in uscita dal mio Ipod. Ci sarebbe stata bene in questo caso il singolo più famoso degli OTR e per l'occasione posterò qui sopra.

martedì 17 giugno 2014

A QUANTO PARE UCCIDERE NON E' COSI' DIFFICILE

Leggendo le notizie di cronaca degli ultimi giorni mi sono accorto, anche se lo sapevo già, che la gente uccide come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non riesco a capacitarmi dell'efferata violenza che imperversa le strade delle città, tanto quanto le mura domestiche. Per quanto riguarda il primo fattore ovvero le strade cittadine, beh in qualche maniera si tenta la fortuna andando in giro, è preoccupante ma in quel caso siamo tutti possibili vittime e bisogna affidarsi alla buona sorte, sperando che nessun malintenzionato calpesti la stessa nostra via, nell'identico momento in cui si cammina spensierati. Quello che davvero rifiuto categoricamente di sentire sono gli uxoricidi di uomini violenti con le loro mogli e ancor di meno, quando il genitore uccide i propri figli. In questa tipologia di casi non esiste nessuna sottospecie di perdono; paradossalmente nemmeno la pena di morte, come la maggior parte delle persone invoca idealmente, funzionerebbe come castigo supremo, perché sarebbe solo una scorciatoia per il condannato, cioè si alleggerirebbe solo la pena stessa senza ricavarne nulla se non un altro cadavere. Invece dovrebbe scontare per tutta la vita, gli interminabili giorni di detenzione a pensare su ciò che ha compiuto con la mani sporche del sangue dei suoi familiari.
Non so cosa possa scattare nella testa di chi è pronto ad ammazzare una persona. Al di là del pensiero comune che vuole l'assassino come un mezzo squilibrato, guardando attentamente moti casi, si evince che chi si trasforma in assassino sia in principio una persona (quasi) normale. L'omicidio è presente fin dagli albori dell'umanità e forse proprio questo istinto, sovrasta in determinati momenti il raziocinio, per cui tutti sarebbero capaci di farlo. E' l'unica spiegazione che riesco a darmi. Non credo nell'animo malvagio a prescindere, cioè di persone nate cattive e basta. Credo però che ci siano persone senza scrupoli a cui manca l'empatia e la pietà, in cui se messe alle strette, compiano atti orrendi. Poi magari espletata la furia omicida, siano capaci di tornare alla normalità come se nulla fosse successo. Questa dualità fa parte dell'animo umano, come lo yin e yang insegna, sta a noi capire il limite dell'eccesso, eppure molti non riescono a calcolare questo passo. Poveri noi.

lunedì 16 giugno 2014

E' QUASI MAGIA

L'arte illusoria dei giochi di prestigio mi ha sempre affascinato fin da piccolo. Le volte che ho assistito a delle performance di maghi e prestigiatori, sono rimasto letteralmente sbalordito dall'abilità di questi, tanto che ho cercato in qualche modo di replicare quanto visto, ma purtroppo senza uno studio adeguato non si arriva da nessuna parte. Tempo fa, conobbi un mago di quasi professione, cioè lui il mago lo sapeva fare per davvero, però purtroppo ancora non riusciva a campare di soli trucchi di magia. Quando incontravo tale personaggio che si faceva chiamare Mago Jule, lo assillavo per farmi vedere qualche gioco e ovviamente lui acconsentiva, con mia somma gioia. Ora che sto ripensando a quel periodo, mi ricordo di averlo incontrato sempre fuori da qualche pub, in uno stato il mio, non proprio lucido. Sarà per questo che forse ne rimanevo sbalordito di più degli altri. Però era bravo, lo devo ammettere nel senso che mi ha fatto vedere dei giochi in cui ero sobrio e la sorpresa restava sempre sbalorditiva.
Quando ero piccolo, sugli schermi televisivi si vedeva molto spesso Silvan, formidabile con le carte da poker e molto apprezzato per i trucchi più classici, sebbene l'unico trucco che non è mai riuscito a nascondere, era il parrucchino che portava in testa. Come non menzionare l'incredibile David Copperfield, quello si che mi ha fatto sognare, secondo me era davvero una forza. Tutti si ricordano di lui quando fece sparire la statua della libertà, davvero epico. Da poco tempo a questa parte è apparso, è proprio il caso di dirlo, un mago di nuova generazione che fa delle cose assolutamente mai viste prima, dei trucchi spettacolari e super complessi. La magia è solo illusione ed abilità, ma nel vedere i giochi di Dynamo, così si chiama il prodigio, uno potrebbe ricredersi dicendo che in effetti per lui le cose sarebbero diverse, cioè sarebbe un mago come quelli dei film, assolutamente fantastico. Me l'ha fatto conoscere il nipote di mia moglie, prima non ne avevo mai sentito parlare e quando ho visto i suoi video su you tube sono rimasto senza parole. Provare per credere.



sabato 14 giugno 2014

UNA VOLTA ERA L'AUTOSCATTO

Non se ne può più di vedere la gente, da quella famosa, ai perfetti sconosciuti, mettersi davanti al telefono e spara-flasharsi un bel selfie da postare su i social network. Sulle testate giornalistiche on line non si parla d'altro e non si fa altro pubblicare che questo genere di foto, come se a qualcuno interessasse qualcosa. Il più delle volte sono ridicole, perché queste immagini non esprimono nulla, sono delle facce che non comunicano, non hanno senso. Tecnicamente sono fatte in modo grossolano, troppo spesso uguali a se stesse, magari prese dalla solita angolatura, quella ritenuta migliore, così da far risaltare il profilo più bello del soggetto in questione. Non comunica nulla una foto di questo tipo, se non quella di mettersi in mostra con l'acconciatura all'ultimo grido, con i vestiti più alla moda o addirittura, con il fisico più tonico. L'immagine per avere senso deve trasmette un messaggio, per essere considerata un buona foto deve avere dietro una tecnica ed uno studio. Unendo questi due elementi è inevitabile che facciano sorgere un'emozione, possa essere bella o brutta è indifferente, ma per lo meno, crea un senso critico in chi guarda. Quelle che si ostinano a pubblicare con molta insistenza, sperando di postare il selfie più bello dell'anno, sono solo esibizioni visive di persone, forse troppo prese dalla loro voglia di mantenersi a galla nel mare della notorietà, che pur di essere visionati sui social, si mostrerebbero nelle condizioni peggiori. (e lo fanno) Tutte le altre persone che si fotografano da sole ma non celebri, aspirano a diventare i nuovi vip della mediocrità, banalizzando l'autoscatto, che prende le radici dal ancor più complesso autoritratto. Lo so sono stato troppo critico nel mio giudizio e per sdrammatizzare un po', metterò come immagine un selfie di un personaggio di tutto rispetto, l'unico autoscatto che abbia davvero un senso e che forse sposa pienamente la mia tesi. Enjoy it.


venerdì 13 giugno 2014

MUNDIALINHO

Oggi è iniziato ufficialmente il campionato del mondo di quel simpatico sport detto " il calcio" o "del pallone", "soccer" all'inglese o "football" all'americana e via discorrendo. Io sono particolarmente affezionato a questo evento, poichè tutta la mia vita attuale ha avuto inizio con il campionato del mondo del 2006 vinto dall'Italia. Mi ricordo come se fosse ieri quella magica notte. All'epoca lavoravo ancora al pub sui navigli ma quel giorno ero di riposo. Fortuna ha voluto che un mio collega, inetenzionato a chidermi un cambio turno, sapendo che a me il calcio non è mai piaciuto, non mi chiese nulla è preferì vedere la finale dalla birreria. Io guardai la partita a casa di un mio amico, sofferndo ai rigori come da copione, tutti insieme alcolizzati e ben fumacchiati, fino all'ultimo gol. Quando uscimmo di casa per andare a festeggiare e fare in strada il famigerato carosello, le strade erano già congestionate. La nostra meta non fu piazza Duomo come tutti i milanesi, bensì la festa di Rifo in zona fiera. Forse quella fu una delle ultime organizzate dal partito di Rifondazione, dove tra l'altro militavo con i miei amici, fatto sta che in preda alla gioia nazionale, continuammo a festeggiare fino a notte fonda. In quell'occasione incontrai quella che poi divenne mia moglie, ma ancora non sapevo nulla del mio futuro. Io salì in macchina con altra gente che scroccò dei passaggi qua e là, per arrivare in posti assurdi in preda al delirio della festa e tra questa c'era anche lei. Alla fine in qualche maniera non meglio definita, ci siamo ritrovati solo noi due nella sua macchina, imbottigliati in mezzo ad un milione di auto ferme sui bastioni di porta venezia, tra urla, clacson, sbandieramenti e trombe spianate. Parlammo così tanto da non accorgerci che le auto intorno a noi magicamente sparirono, completamente dico, come se fossero state tolte una ad una, da una mano gigante senza creare il benché minimo rumore. Ricevetti tutti segnali per affermare con sicurezza che quella si trattava di una notte magica, dalla quale nacque una vita futura ancor più splendida. Per racchiudere con una sola frase quello che capitò la notte del 9 luglio, ero solito dire così: "l'Italia ha vinto il mondiale, ma io ho fatto veramente gol."


mercoledì 11 giugno 2014

SPETTATORE DA VIDEO GAMES

In gioventù non sono mai stato un grande appassionato dei video giochi, né tanto meno di computer o di console. Sono uno che ha sempre preferito giocare con i personaggi perché in quel modo riuscivo ad esprimere tutta la mia fervida immaginazione, ma anche perché sono stato piuttosto scarso con i giochi a video. Tuttavia qualche volta è capitato anche a me di cimentarmi in combattimenti aerei con Top Gun, in lotte furibonde a Street Fighter, in incontri nel ring del Wrestling WWF e quelli più epici di Mortal Kombat. Le sale giochi ai miei tempi e nella mia cittadina, erano dei luoghi da evitare in quanto mal frequentate, perciò ripiegavo su qualche isolata macchinetta anche nei negozi meno dedicati, alla stregua delle macchine da slot dei giorni nostri. Il mio negozio preferito era il "Baffo" una pizzeria al trancio situata in una zona centrale di Rozzano. Raramente lì ci compravo delle pizze, il più delle volte entravo solo per giocare ai video games, a dire la verità molto spesso guardavo chi era molto meglio di me, progredire in livelli che mai avrei raggiunto, quindi mi divertito come se giocassi io stesso. Quando mi prese questa fugace passione, mio fratello mi faceva notare il dispendio inutile di denaro, per un passatempo in cui certamente la bravura non era annoverata tre le mie doti. Allora preso dai sensi di colpa per lo spreco di 500 lire alla volta, mi sono dato alla sola osservazione come gli anziani nei cantieri. Non ero certo il solo a fare lo spettatore però, anzi forse c'erano più bambinetti e ragazzini che guardavano chi giocava, che non abili giocatori. Credo che in realtà, chi giocasse ai video giochi, lo facesse anche per il supporto dei piccoli fans alle proprie spalle. Quando qualcuno raggiungeva un nuovo record, il campione vantava per settimane il traguardo raggiunto, ma gli spettatori dietro di lui ne tessevano le lodi condendo con fatti e accadimenti da piratesca fantasia per giorni ancora più lunghi. Quando poi sono diventato più grande un paio di console mi arrivarono e la prima fu la mitica Atari 2600 con la quale ci giocai per diverso tempo con mio padre e mio fratello. La sfortuna volle che per l'uso continuativo del quasi computer, la TV andò a farsi friggere. La seconda fu la playstation, che per lo stesso motivo dell'altra, andò proprio questa a farsi friggere mentre la TV stranamente resistette. Comunque dopo questa piccola parentesi nerd, tornai ben volentieri tra i miei giochi fatti plastica, che per quanto ci giocassi nessuno di loro andò a farsi friggere, a meno che non decidessi di farlo per davvero.


martedì 10 giugno 2014

MILANO (EX FIRENZE) BLUES

Oggi non rispondo, non c'è più ritorno....qui a Milano siamo rovinati. Stasera non riesco a scrivere nulla per la mole di lavoro che sta continuando ad arrivare da quando ho preso servizio. Giusto un paio di righe, qualche saluto, magari una foto per rendere meglio il concetto.


                                    TUTTO E DI TUTTO, TROPPO E ANCORA DI PIU'

lunedì 9 giugno 2014

IDROSQUALO

Oggi è il primo giorno di caldo torrido a Milano e per essere il 9 di giugno, si potrebbe azzardare nell'affermare che sia arrivato pure un po' in ritardo, ma meglio così. Per festeggiare questa splendida quanto rovente giornata, siamo andati all'Idroscalo, che per chi non lo conoscesse è una specie di surrogato di spiaggia e di mare incastonata nella zona di Linate. I milanesi ripiegano spesso a questo tipo di intrattenimento alternativo, in quanto più vicino rispetto al mare e poi è comunque un bel posto pulito e organizzato per i bambini. Il risultato del solleone di oggi ce l'ho in mostra sulle braccia, che mi ha reso simile ad evidenziatore stabilo boss, piuttosto che non ad un uomo in maniche corte. La carica di melanina ustionata ha reso possibile mandare segnali rossi ad intermittenza, da far atterrare gli aerei affianco a me. Guarda caso Linate è l'aeroporto di Milano. Il calore estremo non si è placato con il calar del sole, anzi appena entrato in ufficio per lavorare in una lunga notte pre-estiva, il clima che mi si è parso davanti come un muro, è stato quasi sahariano, senza la visione suggestiva del deserto oltretutto. Ora sono qua che scrivo di fronte ad un piccolo ventilatore puntato in faccia, avente l'ingrato compito di girare vorticosamente per mantenermi in vita. Odio il caldo


sabato 7 giugno 2014

SPAZZATURANDO

Oggi dopo mesi di rimando dall'eseguire l'arduo compito di svuotare la cantina, mia moglie ed io ci siamo messi di buona volontà ed abbiamo iniziato il repulisti del piccolo bugigattolo. Per quanto questo sia di dimensioni piuttosto esigue, siamo riusciti ad incastrare ogni tipo di materiale in ogni anfratto, dalle porte d'interno, fino ai peluche dei nostri figli e non contenti, ogni qualvolta si intravvedeva uno spazietto l'abbiamo riempito a dovere. La cantina è un locale infingardo perché l'unico obbiettivo per il quale lo si desidera possedere è per metterci le biciclette e cosa non da meno, giusto un paio cosette. Poi però seguendo questa linea di pensiero, siamo arrivati a considerarlo come un deposito di roba che dispiace buttare e alla fine le bici non ci stanno, per cui siamo stati costretti a tenerli sul balcone. In vista della bella e troppo calda stagione, avere il balcone inutilizzabile è un totale spreco, i miei figli non riescono a goderselo giocandoci allegramente come l'anno passato e tutto questo rende mia moglie molto irascibile. Ragion per cui, oggi ho caricato la mia auto di tutta quelle cose inutili che abbiamo ammucchiato nel tempo e sono andato in ricicleria per disfarmi del superfluo. E' chiaro che il superfluo si traduce in spreco inutile di denaro, di tempo per andare a buttarle e di risorse nel produrle, ma ahimé quando uno compra quel che sembra servire lo compra pensando che sia esattamente quel che serve in casa. Quando vado in ricicleria, al di là dello sbattimento che comporta arrivarci, dopo aver terminato lo svuotamento dell'auto mi sento molto più sollevato. A maggior ragione questa volta che sono andato con l'intento di sbarazzarmi di alcuni vecchi giochi tra cui una bici dei miei figli. Il caso ha voluto che un tizio li prendesse perché erano in ottimo stato, quindi sono felice di aver fatto felice un bambino oltre che mia moglie.


venerdì 6 giugno 2014

I PEPERONCINI ROSSI PICCANTI AL CHILI

Nel mio fantastico Ipod, oltre ai Pink Floyd come già scritto in passato e i Litfiba, tanto detestati da mia moglie, spesso e volentieri trasmette la discografia completa dei RHCP. Detto chiaramente non sono un fan sfegatato di questa band, cioè conosco tutto il loro vecchio repertorio e ho anche tre album originali, però non ne faccio una malattia. Nell'ultimo periodo li ho ascoltati in maniera massiccia e ho notato con piacere una cosa, per quanto abbiano avuto cambi repentini della formazione, hanno mantenuto lo stesso sound senza mai scadere nel così detto "commerciale". Ho anche visto delle performance di Chad Smith, il batterista e mi sono dovuto ricredere sulle sue doti, in quanto ha quel tocco funky nel suonare rock, che lo contraddistingue da molti altri (e che anch'io nel mio piccolo prendo spunto all'occorrenza). Il vero cruccio dei Red Hot sono stati i chitarristi, prima Hilel Slovak deceduto, dopo arrivò John Frusciante (che era uscito dal gruppo), sostituito da Dave Navarro, poi è rientrato ed è uscito di nuovo e al suo posto ora  c'è Josh Kinghoffer. Flea è il mio preferito perché è un pazzo scatenato ma anche un bassista con i contro slap, nonché un eclettico musicista. Per quanto riguarda Anthony Kiedis forse è quello che mi sta meno simpatico, non saprei dire il motivo è una questione di pelle, nel senso che mi sta sulle pelle, povero, non è proprio così, forse lo trovo un po' menoso e non credo abbia una voce fantastica, però è valido senza dubbio. Detto tra noi lo vedo molto somigliante a quello che fece Mary per sempre detto King Kong e una mia cugina. Comunque sia i RHCP tra la moltitudine di band presenti nel mondo è quella che dura da una vita, mantenendo sempre una certa coerenza nello stile degli album, per questo vi apprezzo.


mercoledì 4 giugno 2014

IPOTESI UTOPICA

Tra le varie teorie utopistiche formulate dalle menti più eccelse nel corso della storia, sia politico-economiche che religiose, ne mancherebbe una che azzarderei a proporre io stesso, fresca fresca di pensata e mai usata. Non mi ritengo una mente geniale come i grandi nomi del passato, ma non è detto che questa mia teoria, non la si possa almeno spiegare su un canale privilegiato come il mio blog. La innovativa teoria consiste in questo: silenzio in sala...rullo di tamburi...and the grammy goes to...ok ok lo dico, eliminare il denaro. Detta così potrebbe sembrare una castroneria megagalattica e per questo cercherò di spiegarla nella maniera più tecnica possibile.
La grande disparità tra gli stati e tra gli individui è data dal denaro, ovviamente, chi più ne ha e meglio vive, purtroppo.
Tutto quello che viene prodotto comporta dei costi e per ammortizzarli bisogna produrre sempre di più, ma per comprare ci vogliono i soldi.
Chi non ha soldi, non fa girare l'economia e se questa non funziona lo Stato crolla e si indebita.
Per farla breve ogni operazione fatta dalle aziende, dalle persone e dagli Stati, implica una movimentazione di denaro e tutto il male che ne consegue. Se non ci fosse la necessità di pagare per ogni cosa che si consuma o che si acquista, non ci sarebbero i tassi d'interesse, i costi, gli stipendi. Se non che, la volontà di arricchirsi in maniera continuata surclassando chi non ha i mezzi per farlo, il giro d'affari della criminalità che mira ad arraffare sempre più soldi. E poi le tangenti, le mazzette gli imbrogli che si fanno per mascherare le malefatte delle multi nazionali ecc... I soldi solo il male del nostro tempo, anzi da quando venne coniata la prima moneta che tutto ebbe inizio. La mia teoria mirerebbe a questo: Per ottenere ciò di cui si ha bisogno, si potrebbe pagarlo con il lavoro in sé, cioè visto che nella nostra società tutto è collegato e ogni mansione necessita di un'altra per progredire, basterebbe solo questo legame a far si che, si possa pagare la prestazione piuttosto che il bene di consumo. L'attestazione di un impiego darebbe il diritto di avere ciò che spetta, senza eccessi. In questo modo non ci sarebbe più la disoccupazione in virtù del fatto che le aziende non si troverebbero in rosso con gli stipendi da pagare e quindi il lavoro sarebbe garantito, conseguentemente anche i beni di consumo.
Mi rendo conto che questa sarebbe più di una teoria utopistica, forse addirittura fantascienza, però se qualcuno un giorno dovesse metterla in atto, sappiate che Mr.D lo disse per primo.


martedì 3 giugno 2014

ALLA FINE ARRIVO' NALA

In tutta la mia vita mai avrei pensato di avere in casa un gatto. Eppure ieri una bella micetta è arrivata nella portantina tenuta da entrambi le mani di mia figlia. La piccolina è davvero molto piccina misura poco più della mia mano ed ha giusto un paio di mesi. L'inizio è stata molto pacata, timida, fin troppo spaesata. Chiaramente l'abbiamo portata da dove stava prima con i suoi fratellini, a casa nostra, che di felini a parte lei non ce ne sono mai stati. Ognuno di noi a turno, abbiamo cercato di fare amicizia con la nuova arrivata, con le dovute cautele, nel senso da non traumatizzarla troppo. Anch'io ho stretto subito amicizia e lei con me, tanto che, stanotte l'ho trovata a dormire sulla mia pancia (quale posto migliore se non un bel cuscinetto tutto naturale). Mia moglie ha letteralmente perso la testa per lei. Le prepara da mangiare, la coccola di continuo, si preoccupa dei pericoli, quasi come se fosse una figlia. La mia bambina ci gioca allegramente per tutto il giorno e credo fortemente che sia ciò che la rende davvero felice ed allegra. Per quanto riguarda mio figlio invece, le piace molto la gattina, ne è rimasto affascinato però con le dovute distanze, nel senso che quando salta e si muove di scatto un po' si spaventa. Comunque siamo tutti contenti del nuovo arrivo, forse questo era proprio ciò che serviva alla nostra famiglia. Ora dobbiamo tenere presente la cucciola nelle nostre scelte familiari, prima fra tutte la meta delle vacanze. Due giorni fa la destinazione era la Grecia, ma dato che il viaggio è lungo per portarla con noi e tra l'altro non abbiamo nessuno di fiducia a cui lasciarla, ci vediamo costretti a rinunciare alle spiagge elleniche, per optare per il solito mare. Pazienza, però non ce la sentiamo di lasciarla povera cucciola. Approfitto del mio blog, per dare ufficialmente il benvenuto alla micetta. Mr. D & fmilily dicono: BENARRIVATA PICCOLA NALA


lunedì 2 giugno 2014

RICORDI DAL FUTURO

E' da tanto che non ripenso a lei e a quel periodo folle della mia vita. Avevo sedici anni nel 2145 e proprio in quell'anno successe di tutto. Venne distrutta la seconda colonia su Marte appartenuti agli Stati Galattici, un unione di stati capeggiati dall'antica Cina e dalla Nuova Russia. Il continente americano, dopo essere stato occupato interamente dagli Emirati Arabi, venne ceduto al popolo di E-0B9 chiamati così da noi umani, per il trattato di pace stipulato secondo queste coordinate. La cedettero dopo il primo anno di guerra, per evitare che invadessero il territorio più futuristico del mondo ed il più ricco, ovviamente. Ci arrendemmo dopo due anni di lotte senza senso. Le perdite in fatto di vite umane furono così alte che, per non venire sterminati totalmente, l'America venne ceduta come segno di resa e con lei, tutti gli abitanti. Conobbi Blanca in carcere, quando tutti e due combattemmo come resistenti; lei era una tenete delle forze terrestri, io un semplice volontario. Prima di essere catturati militavo nel suo battaglione, in quello stato una volta chiamato Argentina, poi divenuto Xlion 7, ma ancor prima Secunda Espana dopo che la Spagna fallì come stato, portandosi dietro tutta l'Europa. Con l'occupazione degli Emirati Arabi prese il nome Hassud City. Quella volta in cui i maledetti alieni ci misero sotto torchio, nella loro astronave civetta, la trovai lì sospesa in aria in un campo antigravitazionale che fluttuava di continuo, senza riuscire a muovere nemmeno le palpebre. Lo stesso poi, fecero con me. Dopo diverse ore di questo assurdo trattamento, ci tennero in una stanza per qualche settimana, dove ci spogliarono, ci prelevarono campioni di pelle, di sangue e di capelli, per poi finire sotto una macchina che ci fotografava ogni secondo. Lei appena vide che ero giovane, mi chiese se fossi un combattente volontario, oppure un semplice terreste. Confermai di essere un volontario arruolato proprio nel suo battaglione. Sentendo le mie parole lei si ammutolì come una statua per quattro giorni. Tra tutti quegli esami subiti, arrivarono anche a prelevarmi il seme ogni sei ore per sette giorni, mi distrussero completamente, mentre al tenente Blanca le iniettarono tutto quello che presero da me per renderla gravida, e così fu. La tennero dentro ad un'incubatrice per accelerare il processo della maternità, posizionata esattamente davanti ai miei occhi, tanto che vedevo il suo ventre gonfiarsi ogni giorno di più. Arrivata quasi alla maturazione dello stato materno, mi disse queste parole.
"Stanno studiando il nostro processo riproduttivo. Quello che verrà fuori da me, verrà osservato, esaminato e probabilmente ucciso. Forse nella migliore delle ipotesi, lo renderanno schiavo, o carne da macello in qualche truppa d'assalto. Basterà poco per renderlo quasi adulto, giusto il tempo per schiaffarlo sotto questa luce verde ed il gioco è fatto."
"Sarebbe a dire che mio figlio in pochi mesi potrebbe raggiungere la mia stessa età?"
"Si, certo e tu devi impedirglielo."
"Ma come faccio? Sono bloccato come lei tenente."
"Morditi a sangue la lingua."
"Come?"
 Quando loro verranno a prendere il bambino, tu morditi la lingua fino a fartela sanguinare, io farò lo stesso."
"Perché?"
"Se pensano che dopo il parto entrambi, diciamo genitori muoiono, sfalseremo tutti i loro calcoli nei nostri confronti."
"E' sicura tenente?"
"E' l'unica arma a nostra disposizione."
Arrivò il giorno del parto e da lì anche le doglie, seguite dalle urla disperate di Blanca.
Assistettero attorno a lei un nutrito gruppo di essere repellenti. Quando vidi la sua bocca dal quale sgorgava fiotti di sangue, mi armai di coraggio e feci lo stesso. Urlammo e sputammo sangue. Nel momento in cui si accorsero delle mie condizioni, caddi a terra privato dal campo magnetico con il quale fluttuavo e così anche lei ma solo dopo averle estratto la bimba dalla pancia. Come fortunatamente ipotizzò lei, il gruppo di alieni si allontanò lasciandole entrambe per terra piangenti e sanguinanti. Nonostante fossi dolorante, ebbi la prontezza di riflessi di uscire dalla stanza, abbattere la guardia piantonata davanti la porta e con il suo fucile feci una carneficina. Riuscimmo a salvarci tutti, almeno così credetti, ma proprio quando atterrai con la navicella e mettemmo piede fuori, Blanca si paralizzò. L'unica cosa che riuscì a dirmi fu, di prendere la bambina e scappare lontano. Appena finito di parlare lei esplose come una bolla d'aria.
La bimba crebbe con me e visse una vita felice dopotutto, cioè dalla fine della guerra in poi. Nel periodo del conflitto fu difficile per entrambi restare in vita, però ce la facemmo. Per onorare la sua memoria chiamai quella che a tutti gli effetti fu nostra figlia, come lei Blanca. A mia figlia raccontai spesso questa storia, poi quando l'assimilò come un fatto certo, smisi. Sono passati 69 anni dall'ultima volta che raccontai questa vicenda. Forse grazie alle nuove tecnologie, vivrò per altri cent'anni, eppure mi sono sempre chiesto come sarebbe stato vivere insieme tutti e tre. Non lo saprò mai.









COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...