martedì 31 dicembre 2013

2013 ODISSEA NELL'UFFICIO

Come già preannunciato la fine dell'anno la passerò in ufficio, ma poco importa anche perché la mia famiglia mi raggiungerà per festeggiare tra le mura del lavoro in compagnia dei miei colleghi. Ma si il Capodanno è una serata come un'altra, dietro il quale ci sono un sacco di preparativi per quel secondo che fa scattare l'anno. Ok si è divertente, ma passato lo scoccare della mezzanotte tutto torna esattamente come prima. Gli anni passati quanti soldi ho speso per festeggiare nei locali, a pensarci dopo un sacco di tempo mi viene da sanguinare tra i denti. Attenzione lo comprendo pienamente, dato che bisogna pagare a peso d'oro tutti coloro che sgobbano come muli mentre tutto il resto del mondo è in preda ai coma etilici. I soldi che ricevevo a Natale mi scivolavano dalle mani per pagare la nottata più costosa dell'anno, che spreco. Quindi i miei amici ed io, una volta capito che non aveva senso spendere un sacco di denaro per due robe in croce da mangiare e una musica fin troppo commerciale, optammo per le feste in casa, che sono sempre state la cosa migliore in assoluto. Entrare nei locali dopo la mezzanotte costava decisamente meno, arrivarci poi, già pieni di alcol risultava essere un buon affare. Va beh comunque sia, il veglione dell'ultimo dell'anno è stato un pretesto per dare il massimo di me, in situazioni paradossali a volte. Una volta mi ricordo di essermi svegliato sotto una macchina parcheggiata, dopo essermi addormentato su un piccolo pendio innevato, che roba! Ero talmente pieno di alcol che per fortuna non mi congelai. Avrei altri aneddoti da raccontare da far rabbrividire chiunque, ma forse faccio prima a omettere alcuni particolari che potrebbero non farmi onore. Oggi qui in ufficio non corro nessun pericolo e dall'alto della mia postazione auguro a tutti buon anno, tanto domani sarò ancora qui.

sabato 28 dicembre 2013

CHEZ Mr.D

Mangiare è una necessità quotidiana che bisogna soddisfare almeno 4 volte al dì. Per i meno bisognosi anche tre volte bastano, ma per chi ha dei figli come me, c'è da mettere in conto anche la merenda, quindi il risultato è il doppio di due. In casa mia mia chi prepara da mangiare solitamente sono io e lo faccio con piacere perché ho scoperto che mi rilassa. Non posso cucinare senza la musica in filodiffusione a darmi al carica, e dato che mia moglie per Natale mi ha regalato un nuovo impianto stereo con i contro bit, d'ora in poi verranno fuori delle pietanze da tre forchette (ammesso che siano il massimo). Il primo pasto è la colazione. Ogni membro della famiglia ha i suoi gusti che è doveroso soddisfare a pieno, per partire con la giusta quantità di energie in vista di una giornata impegnativa. Mio figlio mangerebbe di tutto a colazione, cioè merendine a profusione o biscotti possibilmente al cioccolato e succo di frutta. Non è molto lontano da quello che avviene nella realtà. Mia figlia ha solo due alimenti preferiti, cocopops palline e bucaneve. Se mangia i biscotti, allora il latte deve essere non troppo caldo con il nesquik, se invece mangia i cereali, allora va bene il latte freddo senza nulla. Mia moglie preferisce la colazione salata. Di solito le preparo dei toast con burro e sale accompagnato da caffè americano o thè, qualche volta ci scappa latte caldo con il cacao. Per quel che mi riguarda mangio biscotti con marmellata o toast alla marmellata, ovviamente con nescaffè. Tutto questa varietà di pietanze vanno preparate e consumate in un tempo massimo di 15 minuti dalla sveglia, un bel lavoro non c'è che dire. A pranzo sono sempre da solo, dato che i miei figli mangiano a scuola e mia moglie a lavoro, quindi preparo per me ciò che l'estro suggerisce. Ci sono delle volte che mi porto avanti con la cena e la preparo per tutti con largo anticipo prima di andare a lavoro. Ad essere sinceri la cena è un tasto dolente. Ogni membro della famiglia, esattamente come a colazione, vorrebbe mangiare ciò che più gli aggrada e non è detto che poi non sia così. Mi sembra più un ristorante che una cucina di una famiglia normale. Cerco sempre di venire in contro ai gusti di tutti, ma non è semplice e forse nemmeno così educativo, nel senso che bisognerebbe mangiare quel che c'è punto e basta, proprio perché non siamo un ristorante. Però molto spesso chiudo un occhio e mi metto dietro ai fornelli a spadellare come un matto. Insomma la cucina è il mio posto preferito, il mio regno. Sono sempre lì a cucinare, a lavare piatti, a riempire e svuotare la lavastoviglie tutto il giorno, sarà anche faticoso ma la cosa mi piace. Ogni tanto poi, mi vengono anche dei manicaretti niente male e per fortuna che mia moglie gradisce la stragrande maggioranza delle volte che mi cimento nell'arte culinaria,(Culi in aria? Dove?) dandomi delle grosse soddisfazioni. Un vero chef che si rispetti, si deve anche procurare tutto l'occorrente per il proprio lavoro, questo ne consegue che sono io ad occuparmi della spesa al supermarket. Ci vado in bicicletta perché ho le mie fisime, ed ho escogitato un metodo per caricarmi tutto quanto, senza adoperare l'auto, che di fatto non ho nei giorni feriali. Riesco a fare la spesa della settimana comodamente e con i miei tempi. Un sacco di volte compro cose che credo servano, però poi mi accorgo di averle già, quindi mi metto subito a cucinarle per far spazio al resto delle compere. Una volta riempita la dispensa, butto la spazzatura, differenziata fino a quasi a dividere le particelle che compongono i vari oggetti e corro con gran piacere dritto ai fornelli a preparare quello che mi viene in testa. Come si evince dalle parole qui sopra scritte, la cucina di Mr.D è sempre aperta, approfittatene.

mercoledì 25 dicembre 2013

E ALLA FINE VENNE NATALE

Scrivo dall'ufficio durante la sera del 25, sarà triste ma questa è la nuda e cruda verità. Non sono qui a lamentarmi come al solito, anche perché sono riuscito comunque a fare tutto ciò che impone la tradizione; cenone della vigilia con la famiglia di mia moglie per cui, grandi abbuffate, grandi bevute, risate buon umore e alla fine l'immancabile scarto dei regali. Alle prime luci del giorno natalizio, i miei bimbi hanno aperto i regali lasciati sotto l'albero da Babbo Natale (l'unica volta all'anno che saltano giù dal letto senza storie) e poi il pranzo di Natale con i miei genitori ed altri regali scartati. Insomma non si è intaccata in alcun modo la tradizione e per l'appunto questa implica al sottoscritto, anche la presa di servizio della sera del 25. Si crede erroneamente che a Natale le cose siano tranquille, invece come la legge di Murphy insegna, tutte le sfighe succedono esattamente nei giorni di festa. Al mio arrivo in ufficio, sono stato accolto da i colleghi colti dal delirio e in preda a mille chiamate, sempre per le solite menate che accadono anche durante il resto dell'anno, niente di nuovo in effetti. Eppure quando gestiamo le rogne del nostro lavoro, oggi le si affrontano in modo diverso, più scocciati e mal disposti, proprio perché nessuno vorrebbe stare dove sta in questa giornata, a maggior ragione se si sente poi la gente che chiama perché richiede la soluzione ad ogni problema. Va beh ognuno svolge la mansione che si è scelto con tutti i pro e i contro. Che dire di più? Buon Natale a tutti e all'ultimo dell'anno, ma anche il primo giorno dell'anno nuovo, sarà uguale sempre qui a rispondere ovviamente alle stesse persone a risolvere le solite questioni. _______TUUUUUUUUUUU_______

sabato 21 dicembre 2013

IL QUIZ TARGATO CARRA'

Nei primi anni '90 o fine '80 che fossero, mi ricordo che la domenica all'ora di pranzo la mitica Carrà faceva un giochino simpatico durante il suo programma, quello del "se fosse." Si cerva di indovinare il personaggio misterioso, dando indicazioni sul suo carattere o sulle caratteristiche fisiche, accomunandolo a qualcos'altro. Io non ci prendevo mai, anche perché non ne conoscevo uno dei personaggi che sceglievano, ma qui di sotto proporrò anch'io la stessa cosa con un personaggio a me ben noto.

Se fosse un animale: sarebbe una gatta adulta in cerca di coccole continue.
Se fosse un colore: sarebbe il bianco candido.
Se fosse un oggetto: sarebbe una coperta calda.
Se fosse un romanzo: sarebbe orgoglio e pregiudizio.
Se fosse un testo scolastico: sarebbe l'atlante larius 1992 rimasto ancora imballato fino ad oggi.
Se fosse un pasticcino: sarebbe un bignè alla crema.
Se fosse una città: sarebbe Parigi di notte.
Se fosse un sentimento: sarebbe la bontà.
Se fosse un profumo: sarebbe quello dello zucchero a velo appena preparato.
Se fosse un insetto: sarebbe una farfalla.
Se fosse un personaggio di fantasia: sarebbe la regina Clarion.
Se fosse uno strumento musicale: sarebbe un violino.
Se fosse un gesto: sarebbe una carezza.
Se fosse una condizione sociale: sarebbe la pace.
Se fosse una canzone: sarebbe raggio di sole di F. De Gregori.
Se fosse una situazione ideale: sarebbe una giornata di relax in una spa
Se fosse una ricorrenza: sarebbe Natale.
Se fosse un elemento della natura: sarebbe una nuvola.
Se fosse un dolce: sarebbe una torta molto golosa.
Se fosse un conforto: sarebbe un abbraccio.
Se fosse un centro commerciale: sarebbe l'ikea.
Se fosse una band: sarebbe Green Day.
Se fosse un esercizio pubblico: sarebbe un ristorante.
Se fosse un'idea: sarebbe quella ottima.
Se fosse un personaggio storico: sarebbe Maria Antonietta d'Asburgo.
Se fosse un gioiello: sarebbe un diamante.
Se fosse una concetto: sarebbe la perfezione
Se fosse una moglie: sarebbe la mia.

Cara Raffa nazionale questa volta sono andato a botta sicura, la risposta la sapevo eccome!

venerdì 20 dicembre 2013

L'ODIO MIGLIORE

Lo so che ogni volta che scrivo qualcosa sul mio blog, spesso si tratta di critiche rivolte a qualcuno, me ne rendo conto, sono consapevole di questo. Mi lamento sempre, disapprovo sia le scelte, che i gusti di quelli che vado appunto a criticare. Però non lo faccio apposta, mi viene naturale. Ho capito anche il motivo per cui mi suscita dentro questo sentimento di, non propriamente rabbia, direi piuttosto di fastidio. La spiegazione che mi sono dato è una sola: ODIO LA GENTE. Mi indispettisce vedere le persone che compiono atti senza senso, che si esprimono in maniera sgarbata, che si arrogano il diritto di imporsi su i più deboli, questo davvero non lo tollero. La spataffiata che ho appena scritto, a dire il vero non mi è venuta di getto, facendo dell'autoanalisi su ciò che riporto su queste pagine virtuali. Ho aspettato di venire a lavoro questa notte per potermi sfogare per bene. L'oggetto del mio odio ha una forma umana, il sesso è quello di donna. Ha un nome che francamente ignoro, ha anche un figlio che guarda caso è in classe con il mio e sfiga ha voluto che fossero pure compagni di armadietto. La mamma di questo bambino, non la sopporto, la detesto, la odio profondamente. Non così a pelle ci sono delle motivazioni, a mio avviso più che valide. Questa persona è insopportabilmente snob, classista, razzista quanto basta per essere reclutata tra le fila di forza nuova o robe similari. Prepotente, maleducata, isterica, saccente, manesca, scontrosa, antipatica, egocentrica, nevrotica ed è così piena di sé, che le rarissime volte che le ho rivolto la parola, per educazione ovviamente, mi ha risposto con una tale sufficienza da farmi pensare di essersi scomodata a ricambiare, solo per farmi un favore. All'ultima riunione di classe ha detto delle cose agghiaccianti, riguardo i compagni di classe dei nostri figli e le loro madri, non sono state risparmiate neppure le maestre in questo svisceramento d'inutilità, che mi ha fatto rabbrividire, non solo me, ma anche il resto dei genitori presenti. Com'è possibile che una persona, che all'apparenza non mi ha fatto nulla, mi dia così tanto fastidio? Io cerco in qualche modo di essere sempre cordiale e di non far trasparire il sentimento di repulsione che mi fomenta ogni giorno in cui ho la sfortuna di vederla, e ci riesco perfettamente perché sono una persona pacifica, ma il momento esatto in cui le nostre strade si dividono, ribollo di un fastidio mai provato finora. Dato che probabilmente dovrò sopportarla per tutta la carriera scolastica di mio figlio, o le conficco una mannaia in testa a mo' di zombie, oppure cosa più probabile, mi farò venire l'ulcera per trattenermi dal stringerle le mani al collo e farle saltare gli occhi dalle orbite. Forse sto un po' esagerando, come volevasi dimostrate questo è l'odio migliore.
"Lo meritava davvero è tutto ciò che so, mi torturava non mento non puoi dirmi di no." Marlene Kuntz.

sabato 14 dicembre 2013

STRISCE A X SULLE PISTE CICLABILI

Noi ciclisti urbani siamo bistrattati da tutti quelli che usufruiscono delle strade per muoversi, cioè da ogni essere vivente. Lo posso affermare con tutta la convinzione che ho in corpo. Potrei provarlo anche al più scettico personaggio che dubita di una tale verità, anche se basta fare un giro in bicicletta per accorgersi che è assolutamente vero ciò che affermo. Le strade urbane non hanno proprietà singola, nessuno può dire questa striscia di asfalto è mia quindi gira alla larga, per fortuna. Sono di tutti e fanno parte della collettività sui quali chiunque può contare e ovviamente, adoperare. Però quando si è in strada, ci si comporta come se davvero il suolo che si percorre fosse il proprio, e per questo sentirsi in diritto di poter andare nella maniera che si crede più opportuna, erroneamente ovvio. Ogni veicolo è destinato ad un percorso obbligato. Le auto private e tutti i mezzi a quattro ruote nonché le moto, viaggiano sulla strada comune. Gli autobus, i taxi, le filovie hanno le corsie preferenziali, i tram le rotaie, quando sono presenti le piste e corsie ciclabili, giustamente alle biciclette, poi i marciapiedi ai pedoni. Questa è la prassi. Quando però c'è un elemento che viene meno, come spesso accade per le pista ciclabile, noi ciclisti ci dobbiamo adattare per non rimanerci stecchiti. Quindi quando costeggiamo le strade normali, gli automobilisti, gli autisti i camionisti e i motociclisti, ci sfrecciano accanto come smacco per aver invaso la loro corsia. Allora si sale sul marciapiede cercando di arrivare sani e salvi a destinazione e lì, tutti i pedoni ci insultano perché saliamo sul posto destinato a chi cammina senza veicoli. Per assurdo diamo fastidio anche ai cani quando occupiamo i pali ai quali leghiamo le bici, non permettendo loro di espletare i liquidi bisogni. Ora arriva il bello. Non in tutte le zone ci sono le piste ciclabili, né tanto meno le corsie a bordo strada, ma quando queste esistono, per un piano regolatore lungimirante, tutti si sentono in diritto di occuparla. Chi se ne frega se a viaggiare ci sono persone chi si muovono con la fatica e con il sudore della fronte, per ovviare al problema dell'inquinamento atmosferico e acustico. Gente che non occupa spazio inutilmente lasciando grossi pezzi di metallo e gomma, parcheggiate in strada. Donne e uomini che non uccidono nessuno sulle strade, al contrario ci lasciano troppo spesso la buccia, per rendere questo mondo migliore. Allora quando qualcuno occupa la corsia o pista ciclabile cosa bisognerebbe fare? Una bella scarica di kalashnikov e si riparte suonando allegramente il campanello sul manubrio, drin drin.

mercoledì 11 dicembre 2013

F COME FLEMMA

Mi capita ogni tanto di venire a contatto con persone dalla verve di carta velina. Costoro sono individui poco incisivi, che esprimono la loro opinione con una tonalità di voce da oltretomba, con uno sguardo supplichevole tipo lacrima pronta per partire, e che spesso dicono cose decisamente noiose. Non è che dicano sempre cose prive di interesse, ma il modo in cui lo esprimono fa risultare tutto come se fosse la cosa più tediosa e soporifera mai sentita prima. La loro lentezza nell'esprimersi si riflette anche nei movimenti. Si aggirano con fare da lumache ferite con un quintale di pietre sul guscio, dei veri capolavori di calma e pacatezza. Il capostipite della categoria qui sopra menzionata, penso di averlo avvisato tempo fa. Costui faceva un lavoro per cui la velocità era un elemento basilare sul quale poggiare la sua attività, ovvero il cassiere del supermercato. Da premettere che quest'uomo aveva un'età pensionabile sorpassata da 20 anni, e che i colleghi burloni gli avessero negato di andarci per un cinico scherzetto nei suoi confronti. Essendo lui lento come la morte, ha capito solo dopo 20 anni che ci sarebbe dovuto andare. Comunque lo scenario era questo, sabato pomeriggio al supermercato pieno come un uovo e l'unica cassa aperta era di questa cariatide che impiegava almeno un quarto d'ora per battere ogni prodotto. Io avevo il carrello pieno e prima di me anche tutta la clientela del mondo. L'attesa è stata così lunga e snervante che ho dovuto prenderla sul ridere alla fine. Arrivati stremati all'ultimo prodotto ( nel frattempo ho visto le mele maturare sui bancali della frutta, gli uccelli migrare nei paesi caldi e sentito il cambio delle stagioni sulla mia pelle), mi disse l'importo della spesa con la stessa lentezza della battitura. Per prendere i soldi e metterli nella cassa uguale, forse anche peggio, dato che doveva separare le banconote dalle monete per poi riporle singolarmente nell'apposito vano contenitore, una vera tortura. Lui ha dato vita ad una categoria di persone mezze vive e mezze morte tipo zombie, che vagano sulla terra in cerca di annoiare chiunque gli capiti a tiro. Bisogna starne alla larga, anche la sola stretta di mano può attecchire la voglia di vivere, perché la noia è appiccicosa.

lunedì 9 dicembre 2013

LA DANNATA BENEDIZIONE

Si sa che sotto le feste natalizie arrivano dei personaggi come preti o sottoposti a fare quella che loro chiamano la benedizione della casa. Anni fa quando abitavo con i miei, che non erano della mia stessa idea sulla religione, facevano entrare puntualmente il prete con l'acqua santa e un altro strumento utile a spargere  il liquido miracoloso dentro le mura domestiche, per ricevere questa dannata benedizione. Una volta mi sono preso letteralmente un gavettone santificato dal prete che aveva la stessa età del crocefisso sul monte Golgota, più orbo che altro sotto il nome del suo dio. Va bhè aggiungo anche questo smacco oltre a tutto quello che hanno fatto di male in passato. Ho abbozzato in silenzio, mentre i miei davano l'offerta alla Chiesa. Da quando però sono io ad aprire la porta, rifiuto la benedizione comunicando a chi mi si para davanti, che nella mia casa non si professa alcuna religione in quanto atei convinti. L'altra sera come tradizione vuole, sono passate due donne della parrocchia per dare non so che cosa in verità, in quanto non ministri del Rota, ma per ricevere altro di ben noto e possibilmente sonante come il denaro. Ho detto:
"Mi spiace ma siamo atei."
Mi hanno guardato senza capire cosa avessi detto loro, avendola esposta poi, in tutta la mia franchezza . Gli occhi sbarrati delle donne alla parola "ATEO" mi hanno fatto intuire che non avessero ben inteso cosa volessi esprimere. Penso da come mi hanno guardato, che in vita loro non abbiano mai concepito un'altra possibile idea sull'argomento, se poi a dirla è stato un uomo bianco con figli a seguito, credo lo trovino inaccettabile. Appunto i figli, mentre ero con la porta aperta davanti alle due donne, i miei bimbi giocavano alle mie spalle allegramente, improvvisamente è partita una risata che alle orecchie delle due perpetue, deve essere risultata come un ghigno satanico. Devono avere creduto di essere davanti alla porta della famiglia ANTICRISTO. Si sono congedate in tutta fretta dicendomi:
"Comunque tanti auguri di buon natale." Porgendomi la mano entrambe.
Ho detto che sono ateo quindi gli auguri non mi interessano, però essendo una persona educata ho ringraziato, porgendo a mia volta la mano. Peccato che un attimo prima stavo preparando la cena per i miei figli e avevo per giunte dei residui di prosciutto sulle dita. Ma pensa se fosse venuto un Immam al posto delle due donne, a quest'ora sarei saltato in aria, ateo e con il prosciutto, non si fa.

sabato 7 dicembre 2013

SANGRE DINERO Y AMOR

Guardo fuori dalla finestra in cerca di lei, spero di avvistarla dall'alto di questo squallido edificio nei sobborghi di Città del Messico. Le luci al neon entrano prepotenti dentro la vetrata sudicia, colorando ad intermittenza le pareti della stanza, con quelle dannate tonalità elettriche delle insegne pubblicitarie. Nessuno ha voglia di comprare una Hawaian Sun alla ciliegia alle tre meno venti del mattino, almeno io di sicuro no. Meglio una tequila liscia che mi distrugga il fegato. Ecco le ultime due dita in fondo alla bottiglia, c'è più sangue in casa che alcol. Lo sapeva perfettamente che mi avrebbe trovato armato, è stato un pazzo, un folle un avventato idiota. Devo mettere in conto anche questo imbecille, alla lunga lista di morti ammazzati con la mia Ruger Redhawk. Da quando ho messo piede in questa città, non faccio altro che sparare per salvarmi la vita e toglierla a qualcun altro. Finora mi è andata bene, ma non so per quanto la sorte mi assisterà. Tutto questo per lei. L'ho amata, l'ho seguita e ora uccido per lei, per salvarla dalla situazione assurda in cui si è cacciata. Meglio dire dove è finita a causa mia, Mai avrei pensato di trovarmi in questa condizione di fuggiasco dall'altra parte del mondo, a dover uccidere chiunque mi si pari davanti. Costretto a dormire sempre con un occhio aperto dentro a qualche bettola da quattro soldi, troppo spesso piena di topi e scarafaggi. Ingozzarmi di schifezze piccanti e mangiarle di fretta come se fosse sempre il mio ultimo pasto. Soffro d'insonnia e di ulcera, bevo per star sveglio e per dormire, non ne posso più, questa non è vita. Prima era tutto diverso vivevo nel lusso più sfrenato, bolidi da corsa sotto il culo, appoggiato in hotel a 5 stelle e rifocillato solo in ristoranti di prima qualità era tutta un'altra storia, con lei la vita era meravigliosa. Solo rapine mirate nei punti giusti, nessun spargimento di sangue mai sparato un colpo, nemmeno un ferito. Preciso e chirurgico, tempo massimo 16 minuti, il necessario per uscire indenni e ricchi sfondati. Poi è andata male, ho cercato di fare di più e ho pestato i piedi a chi non avrei dovuto. Per punirmi hanno preso lei.
Sento dei passi, c'è qualcuno alla porta, meglio mettersi in guardia.
"Giò, sono io apri!"
Non ci credo è lei. Ma come ha fatto a trovarmi?
"Sei sola?"
"Si certo apri."
"Non ci credo, che sei qui."
"Non è stato facile, nulla è stato facile."
"Immagino. Ora però è tempo di andare, di tornare a casa."
"Sicuro. Prima però devo fare una cosa."
"Ho capito, spara pure."
"Senza rancore, è stato bello una volta."
Bang.

mercoledì 4 dicembre 2013

SANTA CLAUSola

Bisogna scendere a patti con le feste, soprattutto se si lavora in un posto aperto 24/24. E' chiaro che i datori di lavoro sotto il periodo natalizio si sentono più buoni, si fanno travolgere dall'atmosfera, hanno un occhio di riguardo per chi ha una famiglia, però non diventano dei santi. Per dare la possibilità a tutti di festeggiare con i propri cari, si alternano le feste importanti come Natale e Capodanno, giustamente aggiungerei. In un modo molto democratico come l'alternanza, alla fine tutti riescono a fare un brindisi con la propria famiglia, amici e parenti. Però non è detto che chi ne lavori una, non possa lavorare anche all'altra, come il sottoscritto appunto. Poi invece ci sono dei privilegiati alla stregua dei senatori a vita, che magicamente riescono a fare perfino la settimana di ferie. Quest'anno in verità ho anche provato timidamente a chiedere la settimana fatidica, ma mi è venuto quasi da ridere nel proporlo, già sapevo che sarebbe stata una richiesta decisamente azzardata, ho lasciato perdere. Ragion per cui, come regalo lavoro il 25, il 31 fino a mezzanotte e il 1 fino a mezzanotte, forse mi sarei dovuto esporre un pelino di più, anche se in fin dei conti, sono dei giorni come gli altri, per lo meno vengono pagati meglio. Sarebbe bello andare sulle piste da sci per una settimana bianca, come nei film di Vanzina, robe da yuppies anni 80, borghesia all'ennesima potenza. Non che vorrei essere così, però ogni tanto farebbe piacere staccare alla grande e godersi un po' la vita, ovvio servono i mezzi ma anche il tempo per farlo. Se sono sempre a lavoro e non ho il tempo di cogliere i frutti del mio operato, proprio perché sono sempre a seminare, va da sé che qualcosa stride. Come dire: "Va bene le ferie, però le decidiamo noi quando puoi farle." Allora grazie tante.
C'è anche da dire che lavorando, la processione di parenti e amici fortunatamente viene a mancare. Si riescono a saltare tutti quegli obblighi morali e impegni imposti dalla tradizione, che le feste di questo tipo comportano. Ok lavorare non è una motivazione molto divertente da dare a chi si aspetta un visita nelle festività, forse dire che si sta passando la settimana bianca con C.De Sica, sulle piste di Cortina con gli occhiali da sole a specchio della Police sugli occhi e una felpa della Americanino legata al collo, lo sarebbe decisamente di più. Però quando si firma un contratto di lavoro, si accettano sopratutto le condizioni imposte dall'azienda, le postille a fondo pagina e le sante clausole, che implicano una dedizione unilaterale a chi dà l'opportunità di lavorare. Come magra consolazione mi vedrò un bel film targato "VACANZE DI NATALE" L'ho detto sul serio? Mi sa che lavoro troppo.

COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...