martedì 29 ottobre 2013

LA VOGLIA DI CRESCERE

Pochi giorni fa, ho visto la foto di un mio cugino che da tempo non vedo di persona. Credo abbia una dozzina di anni in meno di me. Da quella foto ho potuto riconoscere le famose acconciature da barba, che ogni ragazzo alle prime armi con la peluria del viso, mostra con fierezza. I maschi si cimentano per quello che possono con baffi, pizzetti, barbe incolte, basettoni e via discorrendo. Mi fa sorridere la cosa, perché più o meno tutti, non vedono l'ora di mostrare quanto è diventato adulto. La maggior parte delle volte sono dei peli molto radi, baffetti appena percettibili (tipo baffo da filippino) quasi delle ombre che sovrastano le labbra. Ma per chi li possiede, sembrano delle foreste vergini cresciute senza controllo, che si accaparrano della levigatezza del volto di fanciullo, come edere in salita verso l'età adulta. Per domare la flora del volto è necessario ogni strumento per estirparla, modellarla e renderla volutamente invisibile, quindi si acquistano le migliori attrezzature per la rasatura. Schiuma da barba in gel, che la renda morbida e facile al taglio, rasoi di ultima generazione, che tagliano come delle scimitarre ma solo il pelo senza intaccare anche la pelle, serie di lame in acciaio semplici da pulire e belle persino a vederle. Poi per finire con l'after shave (che sa di pioggia e la 24 ore...) dalla fragranza più alla moda ma delicato al tempo stesso. Si perché oggigiorno il dopo barba è più un eau de toilette, raffinato, trandy, giovane e molto altro ancora. Ma quando vedevo ed emulavo mio padre dopo la rasatura, quello che mi mettevo in faccia era una specie di acido solforico da corrodere le guance, il collo e ancora prima le mani. Una vecchia pubblicità recitava DENIM PER L'UOMO CHE NON DEVE CHIEDERE MAI. Ci credo, ormai con la pelle sciolta è inutile chiedere, al massimo una faccia nuova. La voglia di mostrarsi grandi viene anche alle ragazze, mica solo ai maschietti. Certo perché quando queste ottengono il permesso di truccarsi, si vedono delle vere opere pittoriche degne di Pollok, Basquiat, Lichtenstein e tutti i grandi del colore. Vero è, che sulla tela l'estro della cromia fa un effetto, sulle facce delle giovani donzelle ne fa decisamente un altro. Quando poi si vedono un ragazzo con i disegni fatti con la barba e la ragazza con quintali di trucco colorato sul viso, è uno spasso vederli insieme. Già vanno d'accordo a prescindere, poiché guardare un disegno colorato è sempre piacevole, mette proprio allegria.

sabato 26 ottobre 2013

AUSPICARE AD UNA VITA MIGLIORE

Da quando lavoro nel posto dove spendo ore e ore della mia giornata (meglio dire nottata) e sputo ettolitri di sangue dalle vene, mi rendo conto che a lungo andare, questa maniera di eseguire il dovere lavorativo, apporta poca soddisfazione alla mia vita da impiegato. Nel senso che, per quanto mi sbatta in orari non consoni alla gente comune, che perda la metà della mia salute dietro a richieste di emergenza effettuate nel cuore della notte e per questo venire anche retribuito il minimo sindacale, all'orgoglio e al portafogli tutto ciò incide, sulla soddisfazione personale. Comprendo che la situazione lavorativa in Italia sia disastrosa, che le aziende muoiano come mosche insieme ai loro proprietari, che bisogna ringraziare di avere già quel poco che basta a sopravvivere ecc..ecc...ecc ok ne sono consapevole. Ma confido nell'ottimismo e sono speranzoso che la situazione prima o poi cambi. Nel frattempo io cosa posso fare? Aspettare magari dieci anni e vedere la mia vita consumarsi nell'azienda attuale? No, per carità. Quindi, sto pensando di ritornare all'università. Una volta molto orgogliosamente frequentavo mediazione linguistica e culturale alla statale di Milano. Essere definito come studente ligio allo studio è un po' eccessivo, oppure fannullone è forse troppo discriminante, però non mi sono distrutto dietro ai libri. Diciamo che ho colto il bello di essere uno studente universitario. L'elasticità, la pianificazione personale degli studi e le feste dedicate ai frequentatori dell'ateneo, mi hanno distratto dal piano iniziale. Qualche esame l'ho sostenuto, nemmeno pochi ad essere onesti, ma non la giusta quantità per permettermi di laurearmi nei tempi giusti. Ora che ho dieci anni di più, una famiglia ed un lavoro, la mancanza dell'agognata laurea mi pesa.
1 per un fattore di orgoglio personale.
2 per una situazione lavorativa migliore e ben retribuita.
Sono andato nei giorni scorsi nelle varie segreterie dell'università e per farla breve, hanno distrutto il mio intento di riprendere in mano i libri. Primo fra tutti per un fattore economico. Se volessi ricominciare da dove ho lasciato, questa lunga pausa mi costerebbe qualcosa come 2.000 euro! Poi c'è da aggiungere la frequenza obbligatoria, il piano di studi completamente stravolto e la difficoltà di superare gli esami nei tempi giusti. Conclusione? Abbandono quello che ho fatto in passato e ne ricomincio uno nuovo, ovvero lettere e filosofia. Chi lo sa, magari sarà la scelta migliore. Sono consapevole che al mondo un filosofo o un letterato in più non serva a molto, ma vuoi mettere che bella soddisfazione mi posso prendere. Mi auguro che tutto avvenga per il meglio. Staremo a vedere Mr D., staremo a vedere.

domenica 20 ottobre 2013

NEI SECOLI DEI SECOLI DELL'ERA DIGITALE, GAME OVER.

L'anno scorso, se non erro, una mia collega venne da me per mettermi al corrente della dipartita di un suo zio. Ovviamente le diedi le mie più sentite condoglianze. Lei mi rispose che tutto sommato se lo aspettava dato che era decisamente vecchio. Poi aggiunse anche una cosa piuttosto inquietante a mio avviso, nonostante questo zio fosse molto anziano, era riuscito a crearsi da solo un profilo su facebook e proprio per questo nessuno era riuscito a cancellarlo perché non si conoscevano le password per accedervi. Quindi paradossalmente per il web egli, restava in vita seppure in una memoria digitale. Personalmente il fatto in questione mi angoscia non poco. Noi esseri umani oggigiorno non moriamo definitivamente se per un caso o per un altro finiamo per essere collocati in uno spazio virtuale. Cioè da un lato potrebbe anche risultare utile avere sempre a portata di mano delle informazioni riguardanti una tal persona, anche se questo non è più tra gli esseri viventi. Però dall'altro ritengo che la scomparsa di un individuo debba essere definitiva tanto quanto la vita sulla Terra. Non essere in grado di cancellare il proprio account lo trovo triste e senza senso. Forse però poi ci sono dei metodi per eliminarlo, che ne so come la prolungata in attività porti alla cancellazione, anche se dubito. Questo blog ne è l'esempio, visto che per quasi due anni non scritto nulla, ma nel momento in cui ho ripreso a farlo, tutto è stato come se nulla fosse, quindi... Potrebbe anche darsi che un giorno si creino delle nuove religioni che diano la possibilità di commemorare il caro estinto attraverso il web, inviando delle preghiere con delle mail. Sarebbero inutili tanto quanto quelle compiute dalle mani congiunte, ma chissà, non mi stupirei se questo un giorno fosse la realtà. Il web a quel punto diverrebbe una sorta di cimitero virtuale nel quale viene elaborato un altarino per i morti. Mi sembra ridicolo però non è detta l'ultima chat.

sabato 19 ottobre 2013

ALLA FESTA DELLA SCUOLA

Oggi per la nostra prima volta, abbiamo partecipato alla prima festa dell'anno della scuola elementare di mia figlia. L'evento è stato gradevole, abbastanza canonico, tipico direi. All'inizio come benvenuto ci hanno accolto cantando l'inno della scuola i ragazzini di quinta. Le bancarelle dei libri e giocattoli di seconda mano hanno incorniciato la festa, poi ad ingolosire tutti i familiari si sono palesate lunghe tavolate di ogni tipo di opera mangereccia con salamelle, pizzoccheri, caldarroste e altro, tutto molto buono. L'avvenimento oltre ad essere stata un occasione di auto finanziamento dell'istituto e un momento ludico trascorso con i bambini, come obiettivo principale aveva quello di incontrare le famiglie in un'assemblea con gli insegnati, per fare il punto della situazione nel primo mese trascorso sui banchi. Da qui inizia la battaglia. Da quando si sono radunate le mamme dei primini, molte di loro erano pronte a far valere, con i coltelli tra i denti e le pistole nella fondina, le illuminati teorie su come insegnare e gestire i figli dell'era 2.0. Alcune a detta loro, facenti parte del settore psicologico e pedagogico, erano infervorate sulla modalità d'insegnamento arcaico e decisamente superato delle maestre di ruolo. Cercavano di ottenere man forte e appoggio da parte delle altre genitrici, sulla protesta da attuare presentandosi a muso duro nell'aula preposta all'assemblea. Mia moglie mi ha riportato la scienza innovativa che professavano queste dottoresse, e secondo noi e per fortuna anche di altri genitori, sembravano solo delle paranoie per non dire delle "pippe mentali" che chissà perché certe donne (ma anche uomini) partoriscono nella mente tanto istruita. Quello che costoro non mandano giù, è la poca motricità durante le ore di studio, ma anche il volume esagerato di regole e la grande quantità di compiti a casa. Ricordiamo che l'ambiente è la scuola elementare, un contesto diverso dalla materna, in tal caso non ci sarebbe nulla di sbagliato. Poi io mi chiedo almeno, avessero dei figli che davvero incarnano questo tipo di filosofie in maniera ineccepibile potrei anche pensare di adottarle e sponsorizzarle nella classe di mia figlia. Ma uno di questi è sociopatico, l'altro è un mammone dalla lacrima facile, cioè per dire che, la nuova frontiera dell'approccio con il fanciullo non funziona poi molto. Eppure ogni qual volta c'è da fare delle critiche sull'andamento scolastico, le maestre sono sempre messe in croce. Come mia moglie sostiene e appoggio anch'io pienamente, se mia figlia tornasse a casa traumatizzata dalle insegnati, stanca per il troppo studio, con le gambe molli data l'impossibilità di movimento, allora si che andrei a protestare. Invece lei ci va volentieri, è entusiasta, oggi addirittura non ha fatto altro che abbracciare le maestre. Insomma credo fermamente che se si guardasse di meno le teorie e si osservassero di più i figli, forse non sarebbe poi una brutta idea.

venerdì 18 ottobre 2013

L'ABUSO DEL NUMERO VERDE

Lavorando in un call center ricevo chiamate ogni minuto della sera e della notte per ogni tipo di problema. Dove lavoro io, ci sono diversi servizi a cui rispondiamo cioè che fanno capo al nostro centralino. Si compone un numero dedicato al servizio richiesto e da lì parte il mio lavoro. Ovvio le persone che chiamano nelle zone più disparate d'Italia, sono convinte di parlare con un loro concittadino, ma questo è irrilevante ai fini dell'esito positivo della chiamata. Non m'interessa se una sera ricevo una cascata infinita di chiamate, sono pagato per farlo e non protesto. Però ci sono persone che telefonano al numero verde per ogni cosa, per qualsiasi motivo, per ogni sciocchezza e questo non lo tollero. Io personalmente credo di non aver mai chiamato questo tipo di numeri, perché le faccende mi piace sbrigarmele da solo. Tralasciando i numeri dei gestori telefonici e quelle del gas e luce, che sono inevitabili da dover chiamare se si vuole andare nella vita, tutti gli altri non hanno mai sentito la mia voce. Caso vuole che quelli a cui rispondo io, mi debba chiamare gente completamente priva di qualsiasi iniziativa e senso pratico. Si sentono in diritto di chiamare per farsi risolvere un problema, che il più delle volte non esiste, o ancora chiamano per ricevere delle informazioni a ore impensabili, senza una reale necessità di risoluzione. Secondo me il ragionamento di questi personaggi è il seguente: Dunque sono le tre del mattino, voglio sapere se l'acqua torbida che esce dal rubinetto è potabile o no, chiamo il numero verde, tanto l'idiota che risponde è pagato per darmi l'informazione, non mi costa nulla quindi, compongo il numero e rompo le palle al povero cristo, annunciando dicendo " Mi scusi l'ora, però vorrei sapere..." Sapere cosa? Che sei un maledetto sonnambulo, prepotente e dispettoso, questo lo sapevo già. Ok ora che ti ho dato l'informazione puoi andare a dormire tranquillo? Perfetto, strozzati con l'acqua torbida. Ah no. Per la tua incolumità ti ho pure detto di non berla.

lunedì 14 ottobre 2013

UNA FINE INGLORIOSA

Mi sono addentrato in una zona davvero pericolosa, questa volta dannazione! Da qui non riesco ad aggrapparmi né tanto meno a volare via, ho le ali bagnate. Non ci voleva, proprio no. Ci sono finito dentro, solo perché sono attratto fortemente dall'acqua, dalla trasparenza e dall'ignoto. E' l'istinto che me lo impone, non sono io a prendere queste decisioni. Eppure a volte dovrei essere più forte di lui e ragionare con la testa lucida, senza distrazioni. Il mio compito principale è quello di procurarmi il cibo e non di sollazzarmi in piccole pozze d'acqua. Che diavolo mi è venuto in mente? Non c'è nemmeno nessuno dei miei compagni per tirarmi fuori da qui. Andare a caccia da soli a volte può essere contro producente. Ok si magari trovo per primo del sangue fresco, però il prezzo è alto da pagare. Da qui vedo anche una luce fortissima, bianca, accecante, rovente. Quanto mi piacerebbe avvicinarmi e scaldarmi per bene contro il vetro della lampada. Invece sono qui, a pensare come poter uscire, che nervi. Ah bene ci mancava anche lei. Che intenzioni ha? Perfetto si è seduta, così non posso guardare neanche quella bella luce sopra di me. Com'è possibile? Mi sta arrivando addosso una cascata di altra acqua con un getto fortissimo. Aiuto le acque sono impazzite. Quanto dura? Allora hai finito? Bene sembra che ora la situazione si sia calmata. Rivedo anche la luce. Ma perché mi ha lanciato addosso anche questa roba? Sono completamente coperto e faccio anche fatica a restare a galla, maledizione! Che diavolo è? Sono paralizzato. Sento un rumore che non permette niente di buono. L'acqua che sta arrivando è anche più potente di quella che mi ha lanciato la donna. Ci sono onde altissime, tutto si muove. La coperta mi sta trascinando giù, sempre di più. Aiuto sto affogando. La corrente mi attira dentro il tubo, annego!

mercoledì 9 ottobre 2013

MEA CULPA

Essere genitori non è una cosa semplice. Me lo sono sentito dire da una vita e lo sto provando sulla mia pelle anche ora che il genitore sono io. Questo però non autorizza a compiere degli errori in nome dell'educazione, facendo subire ai figli ciò che si ritiene giusto, vuoi per consuetudine, o perché così è stato fatto per prima a noi, o proprio perché al momento sembra la cosa più giusta da fare. La punizione in quanto tale non paga, che sia essa corporale, verbale o psicologica. Posso dire anche il motivo del mio dissenso a tali pratiche con una certa cognizione di causa, ovvero perché ci si sente male nel darle, anzi ci si sente degli idioti. I bambini sono delle spugne apprendono da noi ogni cosa, a maggior ragione se diamo loro dei castighi. Io aborro ogni forma di violenza, tremo all'idea di procurare del dolore ai miei figli, eppure anch'io sono caduto nell'infamia della punizione. E' chiaro che non ho toccato nemmeno con un dito mio figlio, la mia è stata una punizione di carattere psicologico, ma non per questo meno grave, mi sento uno schifo esattamente come se l'avessi percosso. Non ho idea di come io abbia fatto a partorire dalla testa una cosa del genere, ma al momento non ho pensato che mio figlio ne potesse risentire, magari con dei traumi. Avrei dovuto pensarci non una, ma un milione di volte. Meglio ancora se non l'avessi fatto punto e basta. Non starò a descrivere in che cosa consista l'oggetto del mio disdegno, in primis perché me ne vergogno, in secundis perché qualcuno potrebbe pensare che in realtà non sia stata una cosa così grave, e si sbaglierebbero. Il risultato della mia genialata è stato il pianto di mio figlio, che io abbia fatto o meno qualcosa di grosso, dunque a conti fatti, non cambia nulla. Dato che mi sono sentito uno straccio dopo, ho persino chiesto a mio figlio se aveva capito il senso del mio provvedimento, ovviamente mi ha detto di si. Gli ho chiesto scusa e lui mi ha perdonato. In realtà mi aveva perdonato già quando la punizione era finita e io mi sono sentito anche peggio. Sono un idiota, un mostro e anche di più, mi sto chiedendo da 24 ore come abbia potuto. Si dice che errare sia umano e perseverare sia diabolico, per me non è così. Si parte ad essere diabolici già dall'errore. Si può imparare con gli sbagli certo, ma a spese dei più piccoli. Ovviamente non rifarò mai più una cosa del genere, ciò non toglie che però mio figlio sia stato segnato. Mi dispiace enormemente.

sabato 5 ottobre 2013

I MORTI DI FAME DEL GADGETS

In questo periodo di crisi economica le aziende farebbero qualsiasi cosa per poter accattivare un potenziale cliente. Quale metodo migliore se non distribuire gratis dei giocattolini, piuttosto che gadgets, affarini di poco conto nelle scuole elementari. Sarà anche efficace a livello di marketing, ma a livello etico è molto discutibile. E' chiaro che se vengono regalati dei giochi ai bambini, questi si tuffano a pesce come se vedessero la cosa più bella del mondo passargli davanti agli occhi. Ovviamente fanno a gara per recuperane il maggior numero possibile, per poi andare in classe tutti felici con il gioco nuovo di zecca. Direi che è un'operazione alquanto matematica gioco + gratis = bambino felice. La ressa che ne consegue è capibile tra i bambini, bisognerebbe comunque che gli adulti dirigessero le fila dei piccoli indemoniati, proprio per evitare che qualcuno si possa fare male. Però se sono per primi loro, ovvero i genitori, a gettarsi nella mischia scaraventando di qua e di là chiunque gli si pari davanti per arrivare per primo, questo non lo posso accettare. Nemmeno stessero dando del pane a degli affamati, cioè sarebbe ugualmente umiliante, ma giustificato dalle penuria di cibo. In questo caso regalano delle cose talmente prive di valore che anche mettersi a fare delle discussioni per averlo è senza senso. Quello che scrivo è ovviamente passato sulla mia pelle, anzi su quella dei miei figli e lo dico con la rabbia che mi tuona in petto. L'altra mattina la scena è stata pietosa. Mia figlia è riuscita ad avere il gadget in maniera piuttosto tranquilla, si è presentata lì educatamente ed ha aspettato il suo turno. L'altro mio figlio in quanto più piccolo, non è riuscito nemmeno ad avvicinarsi proprio perché è stato letteralmente travolto da questi pazzi avventori dei regali. Ma che tristezza davvero non potevo credere ai miei occhi. Io credo fermamente che se un giorno dovessero regalare lo sterco di vacca, la gente farebbe a pugni per averla. Comunque è finita che mia figlia molto gentilmente, ha dato al fratellino la sorpresina. Ora non per vantarmi, ma se la gente avesse la metà del cuore che hanno i miei figli saremmo tutti più felici.

mercoledì 2 ottobre 2013

AL GIARDINETTO

Quando si è bambini la cosa che per prima si pensa, dopo aver assolto ai propri doveri scolastici, è quella di andare a divertirsi al parchetto sotto casa. Dove abito io devo ammettere che c'è davvero un'oasi felice per quello che riguarda i giardinetti per i bimbi. Bello, ben tenuto, ben frequentato, sono presenti dei giochi adatti per quasi tutte le età, non ci possiamo lamentare. I miei figli si divertono parecchio e sono contento per loro, metteranno le basi per formare la compagnia che li seguirà da più grandi, insomma è difficile trovare un posto così nella mia zona. Dove abitavo prima era, ed è ancora, uno scempio a cielo aperto. Giochi ricavati all'interno di strade super trafficate piene di smog e di schifezze di ogni genere. Per non parlare poi, della gentaglia che orbita intorno a questi spazi tristemente abbandonati a se stessi, meglio stendere un velo pietoso. Detto questo, quando li porto a giocare personalmente mi annoio da morire, perché giustamente il parchetto è fatto per i bambini e non per gli adulti. Comunque quando sono lì aspettando che i miei figli si scatenino per bene, osservo con occhio un po' troppo critico, i genitori degli altri frequentatori di giovane età. Capita a volte che durante questa analisi io mi faccia delle grasse e sane risate. Per prima cosa, sento chiamare queste giovani creature con dei nomi agghiaccianti. Spaziano da quelli più antiquati e sofisticati, come per mettere bene in chiaro il loro status sociale, altolocato, borghese, snob e sopratutto facente parte delle più pura cattolicità (buuu!) Fino ad arrivare a quelli stranieri, ma provenienti da famiglie italiane, che forse sono pure peggio. Il nome è importante per un individuo, è il biglietto da visita, la prima informazione che arriva ad uno sconosciuto, è ciò che rimane indelebile nella storia del proprio vissuto, non lo si può dare così a cuor leggero appunto perché rimane per tutta la vita. A volte mi domando, ma quando i genitori sono chiamati a dare il nome ai loro nascituri che cosa gli passa per la testa?
Ci sono anche dei genitori che con la scusa di portare a giocare i figli, diventano anche loro dei bambinoni senza controllo per tutta la durata della permanenza al parchetto. Ci sta che un genitore giochi con il figlio, è bello, crea un legame utile per entrambi, però questo non vuol dire che si è autorizzati a fare tutti i giochi insieme, come scendere dallo scivolo, andare sull'altalena, correre come un pazzo forsennato e girare vorticosamente sulla giostra come se stessi partecipando a giochi senza frontiere, è ridicolo. Giusto ieri ho visto una mamma, che già di per sé era un personaggio da baraccone, giocare come se avesse sei anni insieme al proprio figlio come due amici di scuola. A dire la verità il bimbo non se la filava per niente, magari era perfino imbarazzato da questo personaggio buffo, scoordinato e opulento della mamma in balia dell'euforia infantile con un ritardo generazionale vistoso. Ho riso a crepa pelle. Sarò cinico, ma è stato uno spasso. C'è da dire che va bene così, anzi ben vengano le scene un po' ridicole piuttosto che avvenimenti tristi e pesanti che lasciano l'amaro in bocca. Finché si gioca e ci si diverte è sempre la cosa migliore, ovvero andare al parco distende i nervi anche a noi adulti, quindi se c'è la possibilità è meglio non negarsela, e ovviamente, non negarla ai bambini. Il tempo della spensieratezza è talmente fugace che è meglio goderne a fondo ogni giorno di più.

martedì 1 ottobre 2013

UNGUENTO

Sono molto soggetto ai buoni profumi, mi inebriano, mi rapiscono, mi coinvolgono. Quando sento una dolce fragranza, che provenga da un frutto, da un fiore, da una pietanza o da un profumo artificiale, il mio cervello si chiude a tutto il resto e sfreccia seguendo la scia di ciò che genera l'odore. Potrei annusare all'infinito qualcosa che mi aggrada difficilmente mi stanca, anzi quando l'olfatto si abitua all'odore cerco di distogliere l'attenzione per poi tornarvi come se lo sentissi per la prima volta, godendone esattamente come se non l'avessi ancora fatto prima. Ci sono alcuni profumi che mi ricordano dei momenti ben precisi della mia vita, come quello del pane caldo appena sfornato. Quando andavo a scuola, precisamente alle elementari, non capitava spesso di fermarmi dal panettiere per fare colazione. Ma ogni tanto mi facevo rapire dal profumo della focaccia calda, morbida e saporita. Era una cosa che adoravo. Il cielo era ancora buio, il freddo era pungente ma nell'aria si librava l'avvolgente effluvio proveniente dal panettiere aperto già dalla notte, che operoso produceva quelle piccole pagnotte profumate. Tutto il quartiere era riempito dalla fragranza magnifica delle focaccine, mi metteva una gran pace. L'atmosfera magica era incorniciata in uno strato odoroso e soffice. Se ci penso lo sento anche ora che sto scrivendo. A volte camminando per strada mi imbatto in profumi (quelli delle profumerie) così coinvolgenti da perdermi. Non bado molto a chi lo porta. Potrebbe anche avercelo l'orco più brutto del mondo, ma se sprigionasse un buon profumo me ne infischierei dell'aspetto orribile. Certo che se avviene l'accoppiata, buon odore unito al bell'aspetto, allora si che vado davvero in visibilio. Questo capita quando annuso lo squisito effluivo di mia moglie. Prima di addormentarmi, ormai è diventato un vizio, passo almeno mezz'ora ad assaporare con l'olfatto la pelle, i capelli e tutto ciò che sprigiona il suo impareggiabile profumo. E' l'odore dell'amore. Giuro e spergiuro che la pelle di mia moglie profuma al di là di qualsiasi cosmetico, è come una rosa nata per liberare il suo aroma in modo spontaneo e naturale. Potrei riconoscerla ancor prima del tatto, con l'olfatto. Quando ho la fortuna di abbandonarmi tra le sue braccia, ad accogliermi per prima è la sua squisita emanazione di bontà. Mi verrebbe voglia di mangiarla. Adoro poi quando il suo odore mi rimane addosso, così posso annusare quando voglio ciò che in natura è impossibile trovare, una donna profumata come lei.
Diciamo anche che ho un naso che mi facilita non poco nel captare i buoni sentori, li percepisco ancor prima che arrivi la giusta attenzione della vista. Di questo me ne vanto anche un po'. Però avendo questo senso così sviluppato, mi viene facile sentire i cattivi odori ed è una cosa che mi repelle. Tanto mi faccio rapire dal buon profumo, allo stesso tempo ripudio gli olezzi sgradevoli. Mi strapperei il naso quando una roba del genere mi colpisce. Non dovrebbero esistere in natura cose del genere, per meglio dire le persone che puzzano. Inorridisco al solo pensiero. Meglio non pensarci. Anzi voglio tornare ai buoni profumi, quello è il mondo fatto apposta per me.

COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...