venerdì 30 settembre 2016

NATO SENZA CAMICIA

Capita poche volte l'anno ma ci sono giorni in cui mi viene voglia di indossare una camicia, oggi è stato uno di quei rari momenti. La mia non è una vera presa di posizione contro il capo d'abbigliamento in questione, cioè, non lo trovo borghese, piuttosto che da fighetto o un capo che si indossa solo quando si raggiunge una certa età, niente di tutto questo, lo trovo solo incredibilmente scomodo.
Io faccio parte di quella categoria di persone che suda anche solo se pensa di correre per cinque metri, sia chiaro che riesco a correre anche per metrature molto più lunghe, ma alla fine divento uno straccio. Insomma con la camicia addosso mi inzuppo come un pan di stelle nel latte del mattino. Stamane ho voluto darmi un tono, sembrare un persona curata e più di tutto, volevo dare l'idea di essere un papà. Sì, perché portare la camicia nella mia mente, lo identifico come l'indumento preferito dai papà, anche se il mio la camicia la mette solo nelle grandi occasioni e ha forse lo stesso mio problema. Ebbene oggi, anche per apparire un po' differente agli occhi di mia moglie che mi vede vestito sempre secondo il solito stile, ho voluto dare un un pizzico di eleganza alla nostra uscita mattutina col piccolino al seguito. Credo di esserci riuscito, non tanto nell'eleganza poiché sotto la camicia avevo dei bermuda modello cargo, ma proprio nel fattore sorpresa sotto lo sguardo incuriosito di mia moglie.
Forse essere andato a fare la spesa con la camicia e aver percorso un bel pezzo di strada a piedi con dei sacchetti pesantini per di più con il carrello da sciura che pesava quanto un cadavere, non ha fatto bene alla mia camicia, nel senso che sono tornato a casa che sembravo miss maglietta bagnata.
Penso di capire colui che inventò l'espressione "ho sudato sette camicie" credo fortemente che costui avesse un problema uguale al mio; poveri noi.


mercoledì 28 settembre 2016

ALLA RIUNIONE DI CONDOMINIO

Ieri sera ero già pronto a menare le mani, a sguainare la katana e roteare la scure medievale che custodisco gelosamente accanto all'armatura da cavaliere di Camelot, gentilmente donata da mio zio Artù. Invece è stata una chiacchierata quasi piacevole, tra persone che solitamente saluto in maniera educata ogni giorno.
Ma come? E la rissa? Non c'è stata l'ambulanza fuori appostata e preparata al peggio. Nemmeno i poliziotti in assetto antisommossa con fucili spianati? Ma era davvero una riunione di condominio?
Quando abitavo nella vecchia casa, le riunioni condominiali erano proprio come quelle di Fantozzi, tipo di gente preparata per mesi al litigio con il vicino che non sopportano e allo scoccare del via si mordevano i polpacci. Oppure delle donne anziane in prima linea con i matterelli nelle borse, intente a fracassare la testa dell'amministratore non appena questo apriva bocca. Ho visto condomini cogliere la palla al balzo della parola presa, per sput^@#%£e pubblicamente il dirimpettaio, piuttosto che il portinaio. Ebbene ieri sera si è tutto concluso in maniera pacifica e sorprendentemente in modo rapido ed indolore. A dire il vero mi sono sentito un po' deluso, mi sarebbe piaciuto assistere ad una lotta senza esclusione di colpi come nelle Royal Ramble del Wrestling, per poi raccontare tutto a mia moglie e spettegolare fino a notte fonda. E' chiaro che mi sarei tirato indietro nelle dispute esattamente come accadeva in quelle passate, però come spettatore è uno di quegli show così divertenti che non si possono perdere.
Va beh, vivere in un stabile composto da persone civili è molto meglio, per carità; ma vuoi mettere il divertimento di vedere botte da orbi in situazioni come le riunioni?
Pazienza vorrà dire che ci saranno altre occasioni.



lunedì 26 settembre 2016

IL FANTASMA CUSTODE

Il retaggio culturale sui cui si basa la società occidentale di oggi, si fonda sulla cristianità alto medievale che ha spazzato con la sua forza, tutto quello che proveniva dall'antica civiltà romana. Questo intro alla Alberto Angela in una puntata di Quark, lo scrivo perché quando si pensa alla notte, molte volte colleghiamo l'oscurità alla morte ed è un fattore tipico della religione cristiana cattolica, perché quelle nordiche associano il buio con ricorrenze festaiole decisamente più allegre ed è normale, poiché avendo loro molto più buio dei paesi mediterranei, sarebbero spacciati se collegassero la morte all'oscurità. Di conseguenza, io che provengo dal paese mediterraneo per eccellenza, stando in giro di notte, mi vengono sempre dei pensieri lugubri legati ai decessi, agli omicidi e alla morte in generale.
Mentre torno a casa o vado a lavoro con il sole che è calato da parecchie ore ormai, mi nascono pensieri assurdi e in questa concezione fatale, io interpreto sempre il ruolo della vittima, sia come colpito in prima persona dalla "falce mortale" sia che subisca l'ultimo respiro di qualche mio caro. A dire il vero non è che capiti proprio sempre, però a volte viene spontaneo pensare che in una situazione silenziosa come quella notturna, possa capitare una fatalità da lasciare sgomenti chiunque.
Mi rendo conto che andando in giro in bici non è il massimo focalizzare un pensiero così triste, ma è così che tengo alta l'attenzione durante il tragitto che mi separa da casa; avendo praticamente tutto da perdere, non mi azzardo a fare cose strane o ad aggirarmi in zone considerate pericolose per i ciclisti. Eppure l'ironia del cervello a questo punto, direziona i miei pensieri verso coloro i quali io amo con tutto me stesso, il che mi rende praticamente inerme di fronte a tali possibilità. Il mio incubo peggiore è quello di tornare a casa ed assistere a scene raccapriccianti; anche solo sapere che ci possa essere una possibilità su un miliardo che questo possa capitare, mi terrorizza.
Tempo fa ne parlai con la mia psicologa e lei mi rispose che è abbastanza normale preoccuparsi per la famiglia e considerarla in condizioni di vulnerabilità quando si è lontani. Non è un aiuto, però declassarlo a fantasia, lo rende meno forte di quello che potrebbe essere.
Una volta tornato a casa poi, tutto svanisce, faccio una doccia (possibilmente fresca) e ogni pensiero brutto scorre via insieme all'acqua e al doccia schiuma.
Ieri ho avuto uno di questi pensieri, non proprio riferiti ai miei figli o a mia moglie, ma piuttosto alla mia famiglia di origine e sono sceso a patti con il fatto che prima o poi dovrò scontrarmi con tale eventualità, anzi, piuttosto direi una certezza.
E allora io cosa dovrò fare in questo caso? Disperarmi, piangere e ripensare ad un passato orami andato via per sempre? Credo che la reazione sia esattamente questa. Però se avessimo un'altra storia, ovvero, se la nostra società accettasse diversamente la morte, è molto probabile che ognuno di noi affronterebbe il decesso come una cosa più che naturale. Quindi alla fine, è tutta colpa della religione.




 

domenica 25 settembre 2016

E POI CI SONO ANCORA LE ZANZARE

La domenica è un giorno in cui si possono progettare piccole gite o pranzi con amici e parenti, se non delle uscite in città, per buttare un occhio a quei pochi eventi che vengono organizzati per le famiglie a Milano. Purtroppo oggi non è accaduto nulla di tutto questo, poiché mi hanno piazzato un bel turno 18/24 e non si è potuto progettare nulla di carino, perciò siamo rimasti a casa e non è stata un'ottima idea. 
Rimanere a casa per noi significa arrivare ad una certa ora con i nervi a fior di pelle, dato che è complicato riuscire ad intrattenere tutti i bimbi e compiere anche le faccende basilari, come: cucinare, mettere in ordine, lavarsi, fare i compiti, ecc... visto che ognuno di noi ha delle esigenze diverse e specialmente il più piccolo richiede attenzioni continuative non stop, alla fine è un miracolo se non diamo di matto come i cavalli imbizzarriti. Ma il bello delle famiglie numerose è proprio questo, anzi, ci stiamo preparando per il Big Little One, ossia, nel momento in cui arriverà il quarto pargoletto, dovremo trovarci preparati a stare in casa tutti insieme, con situazioni che possono degenerare anche peggio di una domenica domestica. 
In più c'è da dire che il tempo ancora regge, per cui stare a casa con il sole che splende e la temperatura gradevole, sembra davvero uno smacco alla vita en plain air. Nessun problema appena ho messo il naso in ufficio mi sono dovuto catapultare in una condizione di emergenza riguardanti un sacco di posti che gestisco come operatore, tradotto significa che mi arrivano un milione di chiamate da ogni dove. Oltretutto, come se non bastasse, la temperatura in ufficio arriva a toccare i 7000° farhenehit tanto che siamo ancora con i ventilatori accesi e puntati in faccia per sopperire alla calura, l'inconveniente è che a fine serata abbiamo le cornee rinsecchite e i condotti lacrimali prosciugati. Stavo quasi dimenticando le dinastie di zanzare che si sono sviluppate dentro le nostre stanze, ce ne sono così tante che sembra si rechino a lavoro anche loro, con tanto di turnistica pari alla nostra. Non ci giurerei ma credo che timbrino l'entrata e l'uscita insieme a me.
In poche parole, non è stata una gran domenica.


venerdì 23 settembre 2016

IL TEMPO E' UN MIO NEMICO

Da quando ho preso la coscienza della misurazione del tempo che questo mi è avverso. Mi sono reso conto della mia età effettiva nel momento in cui ho festeggiato i miei trent'anni e dall'ora sono ossessionato dalla vecchiaia. Sono diventato padre a ventisei anni, un'età decisamente giovane rispetto alla media dei ragazzi di oggi e fino a poco tempo fa, credevo che questa condizione si sarebbe prolungata all'infinito, cioè che sarei rimasto giovane per sempre. Però poi la mia prima figlia è cresciuta e con lei anche gli altri due maschietti, fra pochi mesi ne arriverà un quarto e nel frattempo quest'anno ho compito trentacinque anni. Il colpo l'ho accusato male perché per quanto dentro mi senta ancora un giovinastro, agli occhi dei miei figli sarò sempre un vecchio ed è vero, tutti gli aggiornamenti sociali arriveranno con un lasso temporale in ritardo rispetto alle nuove generazioni, che siano queste nuove canzoni di artisti a me sconosciuti, di programmi mai sentiti, per non parlare delle app del telefono che sono le prime avvisaglie di un tempo ormai andato, insomma, ogni anno diverrò sempre più vecchio e la cosa mi distrugge.
Non mancherà molto a quando mia figlia diventerà adolescente con tutto quello che comporta, i miei figli cresceranno e andranno incontro alla loro vita, alle loro esperienze, mentre io posso solo pensare a ciò che ho vissuto con malinconia, ma non perché vorrei fare di nuovo le stesse cose di una volta, ma solo perché mi daranno la conferma che sarò diventato ancora più vecchio di ora.
La soluzione è farsi ibernare ed è un rimedio fantastico per me dato che adoro il freddo. Nel momento in cui questo tipo di provvedimento sarà accessibile a tutti, si avranno un sacco di gente fuori dal tempo che vivono situazioni in un periodo non loro, come dire una cifra di vecchietti che si barcamenano in periodo che non gli appartiene. Ma non siamo già arrivati a questo?



domenica 18 settembre 2016

I PRIMI SEGNI DELLA SENILITA'

Ho sempre dichiarato apertamente la mia poca affinità con le persone anziane, poiché le trovo molto pesanti a volte, e spesso poco intransigenti con gli estranei, ebbene, mi sono reso conto che sto diventando esattamente come loro dannazione.
Oggi è capitato che fossi in giro con mia moglie di mattina presto e appena ho messo il naso fuori casa, è uscita l'eterna lamentela che vive dentro di me nei confronti di tutto ciò che mi circonda.
I motivi per i quali perdo la pazienza e comincio a borbottare come una pentola di fagioli sono, a mio avviso leciti, pur essendo parecchi, ossia, molte cose mi indispettiscono e mi lamento proprio come gli anziani, per esempio la spazzatura lasciata sui marciapiedi o le auto parcheggiate male, sono solo due elementi che meritano il mio disappunto continuo. Quello che davvero non tollero è quindi la maleducazione e la stupidità delle persone, tradotto significa che mi arrabbio ogni due per tre. Purtroppo però la cosa sta diventando cronica, o magari il mio sfogo sta sfociando in un vizio solo per avere l'illusione di poter scaricare il mio malcontento, tant'è che mia moglie me l'ha fatto notare in maniera piuttosto esplicita e non posso far altro che prendere atto di questo mio atteggiamento e darle ragione.
Forse una volta ero più tollerante per il semplice motivo che non mi interessavano gli avvenimenti intorno a me, volevo solo a vivere in maniera spensierata e concentrami sulle cose che ritenevo importanti; ma da quando ho l'onere di eseguire tutta una serie di obblighi nei confronti della comunità, come appunto differenziare correttamente la spazzatura e non arrecare disturbo con il parcheggio della mia auto, pretendo che anche gli altri facciano altrettanto, ma a quanto pare non è così che avviene quotidianamente.
Il quesito è presto fatto, se io mi comporto dignitosamente nei confronti di chi vive nel mio quartiere, perché non ricevo lo stesso trattamento? Magari non io in prima persona, cioè, non è un affronto nei miei riguardi, però un po' è come se lo fosse dato che il menefreghismo altrui mi disturba.
Sicuramente non troverò la situazione ideale, ovvero, non credo che la gente possa cambiare solo per farmi felice, anzi, più si andrà avanti e peggio sarà, perciò, forse dovrei sbattermene di più e non pensare a come vorrei fosse la quotidianità ideale, ma rendermi conto che la gente è brutta e cattiva e scendere a patti con questa realtà.
Oppure potrei diventare il migliore amico degli anziani e unirmi alle loro (inutili) battaglie, in questo modo potrei portarmi avanti con il processo di invecchiamento delle lamentele e una volta divenuto anziano per davvero, sfoggiare il mio dito inquisitorio allenato per decenni dai migliori maestri e portare il vessillo della mia senilità con orgoglio e con mestiere. A quel punto diventerei il super sayan dei rompipalle e guai a chi le rompe a me.




sabato 17 settembre 2016

ODIO I GIARDINETTI

Il posto ricreativo che metterei al bando, se solo ne avessi la possibilità, è il giardinetto per bambini, non tanto per il luogo fisico in sé che per i pargoli è sacrosanto, ma sono i bambini che vi giocano a non tollerare quando li frequentano. Mi spiego:
essendo io un papà di quasi quattro figli, dovrei adorare i bambini ed è così ovviamente, darei la vita per i miei bimbi e pure qualcosa di più grande se esistesse, ma non sopporto i figli delle altre persone, come tutti d'altronde.
Quando porto a giocare i miei figli al parchetto sotto casa, volente o nolente, mi trovo ad avere a che fare con altre decine di bambinetti insopportabili, così maleducati che li spedirei sulla luna lanciandoli per le orecchie, ma dato che non si può, devo mandare giù decine di bocconi amari e fare finta di niente.
I peggiori tra questi sono quelli che vengono cresciuti dai nonni poiché non gli sanno impartite un minimo di educazione, vuoi perché sono anziani e non ne hanno voglia, vuoi perché i nipotini sono delle entità superiori a chiunque, viene permesso loro tutto ciò che non si dovrebbe fare.
Al secondo posto metterei i figli unici, costoro non sanno relazionarsi con nessuno da tanto è gigante il loro ego, neppure con i genitori stessi che gli permettono di farsi trattare a pesci in faccia.
Poi ci sono quelli che giocano emulando i cartoni violenti alla TV, ebbene, chissà per quale motivo ad un certo punto spunta sempre un bastone grosso quanto loro che usano come scaccia mosche, va da sé che tira di qua e gira di là, alla fine finisce sempre in testa a qualcuno che non partecipa al gioco.
Non posso omettere da questo elenco i ragazzetti che giocano a calcio come se fossero ai mondiali. Il pallone in Italia è considerato un secondo cuore, perciò chi gioca a palla si sente in diritto di disturbare chiunque graviti intorno al campo da gioco, quindi se il pallone colpisce un pargolino, fatti suoi, la prossima volta si allena come un ninja per schivare le pallonate; ovvio.
E le bambine vestite come delle bomboniere, non ve vogliamo mettere? Ma certo!
La tipologia di questi personaggi è a dir poco aberrante. Giocano con i trucchi, si atteggiano a piccole donnine e chissà perché il gioco è fatto solo di cattiverie nei confronti dei più piccoli o di quelle non vestite come le principesse. Si impara già da piccoline a diventare delle donne acide e dato che in giro è pieno di questi personaggi, immagino come sarà in futuro.
Il parco vicino a casa è tanto grande da ospitare tutti questi bei elementi ed io quando mi ci reco abitualmente in questo luogo ameno, avverto un principio di istinto omicida da dover soffocare a tutti i costi, pena un genocidio collettivo.
Ora non voglio fare quello che innalza lo spirito dei propri figli ad uno stato santificato, ma i miei bambini quando sono al parco non litigano mai con nessuno, non sono  prepotenti e rispettano le regole, anzi a dire il vero, piuttosto che sollecitare qualcuno a scendere dall'altalena, dopo aver aspettato mezz'ora, rimangono lì fermi come statue finché non arriva il proprio turno e qualora si facessero fregare il posto da qualche furetto, non protestano mai, si rimettono in coda come prima. Forse i miei figli sono poco svegli, ma preferisco così che non vederli azzuffati per delle scemenze, anche se vorrei che ogni tanto si facessero rispettare di più dai prepotenti.
A volte mi piacerebbe tornare bambino solo per dare una lezione ai maleducati, esattamente come facevo da piccolo, ma dato che sono un adulto devo lasciare che i miei bambini in queste faccende se la sbrighino da soli.
Comunque lasciatemelo dire in questo caso "l'erba del vicino non è sempre più verde", anzi, bisognerebbe vangare di nuovo e riseminare daccapo, magari c'è speranza che le cose migliorino, forse però, sarebbe il caso di cambiare anche il "contadino che semina quest'erba matta".



venerdì 16 settembre 2016

COSCIA O PETTO ?

Quando ci sono uomini che parlano tra loro, i discorsi vertono solitamente su quattro macro categorie:

  1. Sport.
  2. Donne.
  3. Politica.
  4. Musica.
Quando si è tra colleghi lo sport, la politica e la musica solitamente vengono abbandonati e si parla solo di donne, perché è un argomento dove non ci possono essere molti pareri discordanti, ognuno può esprimere liberamente i propri gusti in fatto di donne, senza essere giudicati troppo dato che, in fondo in fondo, tutto fa brodo.
Questo non è assolutamente un discorso sessista, anzi, voglio far luce su ciò che gli uomini pensano e dicono quando il tema trattato è caro e piacevole.
Si potrebbe pensare, a primo acchito, che il discorso sia pieno di volgarità, è vero non lo nego, però è anche sorprendentemente colmo di risvolti psicologici i quali esprimono un certo tipo di personalità su chi dichiara apertamente i propri gusti. C'è sempre una massiccia dose di machismo, per non dire di maschilismo in ogni parola pronunciata, ma è vero anche che se gli interlocutori non sono degli animali da fattoria, il discorso diventa addirittura interessante.
Ho scoperto molte cose sui feticismi dei miei colleghi e anche sui miei, sono davvero tanti e variegati e molti di questi hanno dell'incredibile. Ho stilato una sorta di tracciato su chi ama e soprattutto cosa amano delle donne, in termini di parti del corpo. I più giovani sono ossessionati dal seno grosso, forse è un retaggio dettato dal complesso edipico, fatto sta che per i ventenni il seno è un capo saldo e indice di bellezza di una donna. Chi ha un minimo di esperienza, non solo sessuale, ma della vita in generale, preferisce il fondoschiena. Poi i piedi vanno per la maggiore per coloro i quali hanno superato la trentina, mentre il resto delle persone più mature, hanno altri mille feticci, come le orecchie, il collo, i capelli, le ascelle (io sono tra questi) i polpacci, le mani, i denti, l'arcata sopraccigliare e addirittura la conformazione della lingua. Questo significa che maggiore è la coscienza della donna come individuo, più si apprezzano altre parti del corpo che non siano sempre le solite. Potrebbe sembrare paradossale quest'ultima frase, nel senso, se apprezzi una donna è al di là del fisico ed è vero, però tra uomini si omette questo importante fattore, non tanto per cattiveria, ma solo perché ai maschi piace parlare e pensare in maniera semplice quando sono in gruppo.
L'estetica è un argomento sempre molto attuale e dinamico in quanto, cambia nel corso degli anni. Una volta si voleva la donna mediterranea, quindi tornita e possibilmente maggiorata, poi è venuta la volta della bellezza androgina, ovvero, magra e filiforme, come non annoverare tra i canoni di donne anche quelle rifatte, c'è stato fino a pochi anni fa il boom delle donne completamente stravolte dalla chirurgia, tanto che per un decennio la popolazione femminile si è trasformata in alieni antropomorfi. Ora credo che viga la legge acqua e sapone, ovvero, più naturali possibili ed è forse la più corretta tra i tanti canoni di bellezza,
Comunque sia, l'elemento che più apprezzo in una donna è il cervello, senza di quello, non c'è bellezza che tenga. Non lo dico per accalappiarmi un applauso facile, lo penso per davvero, tant'è che a mia moglie ho sempre detto che la cosa che più mia ha colpito di lei è il suo modo di pensare e di vedere le cose. Per fortuna però ha anche tutto ciò che cerco in una donna, ossia, un corpo da favola.
Sono fortunato? No, direi più un miracolato.



  

martedì 13 settembre 2016

IL COPIA BATTUTE

In vita mia ho conosciuto molte persone, alcune molte valide, altre un po' meno, quelle non molto valide avevano un minimo comune denominatore, ossia, quello di copiare le battute; non necessariamente le mie, ma anche quelle degli altri, il che mi indispettisce altamente. Spiego anche il motivo:
Il senso dell'umorismo è sintomo d'intelligenza, perché chi riesce a creare delle battute spiritose laddove una conversazione potrebbe non avere spunti d'ilarità, significa che ha un cervello svelto e brillante, mette di buon umore l'interlocutore e sicuramente spicca su chi non è in grado di farne; come dire: è un dono.
La scopiazzatura di battute che hanno avuto successo è una vigliaccata, poiché si cavalca il vanto di una cosa non propria, prendendosene indebitamente il merito e fa passare colui/colei che l'ha creata in secondo piano. Addirittura si potrebbe pensare che colui/colei, che ha avuto per primo/a l'intuizione spiritosa o geniale, sia egli/ella stesso/a il copione/la copiona, qualora si riproponesse la battuta per affermare la paternità o la maternità della creazione (certo che essere paritario tra i sessi fa diventare la scrittura molto complicata)
C'è una regola fondamentale che evita questo disguido: la battuta una volta usata non va ripetuta, a prescindere da chi l'abbia usata.
A proposito di ciò, ci sono invece personaggi talmente spudorati che non osservano per nulla questa regola e di continuo propinano la stessa battuta più e più volte all'interno di una conversazione dove questa è stata già enunciata. Se i primi sono meschini, i secondi sono davvero idioti e posso assicurare di averne conosciuti parecchi di questi personaggi che per lo più sono maschi, anzi, sono solo maschi. Sì perché l'umorismo femminile è molto diverso da quello maschile ed è difficile che un uomo copi la battuta di una donna e viceversa, sono due canali che non si incontrano, o meglio, non avvengono nella stessa maniera, cioè, un uomo può risultare simpatico per quello che dice, mentre una donna per come lo dice; credo che la differenza sostanziale sia questa grosso modo. A onor del gentil sesso, non ho mai sentito una donna che copiasse una battuta, né di un uomo né di un'altra donna, e comunque le battute vengono fatte anche da costoro però sempre con qualche differenza di fondo dall'uomo, magari sono più sottili, il che significa maggior intelligenza nel crearle.
Ne conosco parecchi di copioni delle battute e quando posso li sbugiardo pubblicamente rivelando la vera paternità di chi l'ha creata. Io personalmente se cito una battuta non mia, sempre e dico sempre, comunico chi l'ha creata; la mia è una questione d'onore. Non si può far ridere con le battute degli altri "Non è vero Luttazzi?"
Sembrerà un paradosso ma sulle battute non si scherza.



lunedì 12 settembre 2016

DOPO LA FINE, LO STESSO INIZIO

Devo mettermi a piangere? Devo fare come quella della pubblicità della Costa Crociere che è depressa davanti alla cassa? Qual è il modo migliore per passare indenni alla fine delle ferie?
Qualunque esso sia, non ce la posso fare.
Rieccomi qui, stesso ufficio, stesso orario penoso, stessa mansione svilente. Per poco più di due settimane avevo accantonato certi gesti divenuti ormai rituali, avevo rimosso le password per accedere ai programmi del mio lavoro, avevo liberato la mente da tutte quelle situazioni che mi hanno fatto quasi impazzire prima delle vacanze, e oggi magicamente, tutto è tornato come prima, come se non avessi fatto nemmeno un giorno di vacanza. Questa è la magia del lavoro, che tutte le cose belle fa sparire, mentre ogni cosa brutta fa apparire come d'incanto.
Mi chiedo spesso a che serve lavorare in primis, ma soprattutto a che cosa servono le ferie se poi si torna più avviliti di quando si parte?
La società funziona in questa maniera e una volta entrati, bisogna sottostare a certe regole ferree anche qualora sembrino assurde.
Ma sì dai, chi se ne frega! Quello che conta è il tempo speso con la famiglia in totale serenità e spensieratezza mentre si lascia casa per partire all'avventura, è questo lo spirito che si deve adottare, prima, durante e dopo le ferie. Io sono stato bene, la mia famiglia anche e ci porteremo il ricordo di queste vacanze per sempre nel cuore. Ciò che accade alla fine delle ferie è il pretesto per farne di nuove l'anno prossimo.
L'inizio è duro per tutti, d'altronde anche i miei figli ritorneranno a scuola fra poche ore e mia moglie avrà sulle sue spalle la gestione totale di ogni cosa che gravita alla vita quotidiana di tutti noi, insomma, è un bel daffare per tutti; però così è se vi pare.


venerdì 9 settembre 2016

ROMA E I ROMANI

La sfida l'ha vinta poi la città capitolina ed è stato un bene, perché credo non avremmo avuto un'occasione tanto favorevole per visitarla. Il soggiorno però non è stato tutto rose e fiori, anzi, posso dire di aver fatto fare un tour de force molto impegnativo e stancante alla mia famigliola. Probabilmente Roma si porta dietro, oltre ai monumenti, la cristianità e la storia che la contraddistingue, anche una marea di gente talmente numerosa da renderne impossibile la visita.
Ero perfettamente consapevole di trovare molti turisti e che la città sarebbe stata affollata, ma tra tutte le città che ho visto nella mia vita, non ne ho mai incontrata una tanto disordinata. Ho come l'impressione che Roma non sappia gestire l'affluenza gigante di persone che vi soggiornano per brevi periodi e mi chiedo come facciano a non impazzire i residenti. Per prima cosa il traffico: è qualcosa di indemoniato, tanto che il Papa dovrebbe fare qualcosa con i sui super poteri, magari con l'aiuto del suo principale, potrebbero eliminare un centinaio di auto al giorno con il solo schiocco delle dita; dubito fortemente...
Seconda cosa: i ristoranti sono presi letteralmente d'assalto e i prezzi si aggirano tra Orione e Cassiopea, (nel senso che sono alle stelle eheheheh) e forse, ma dico forse, la qualità del cibo non rispetta molto le aspettative. Magari un americano che mangia per la prima volta un cibo italiano di media qualità rimarrà sicuramente colpito, ma per un italiano che sa quello che va a mangiare; beh, in questo caso bisognerebbe alzare la qualità e non solo i prezzi.
Sul centro di Roma non ho nulla da obiettare, è stupendo esattamente come me lo ricordavo, a dire il vero ho visto anche altri monumenti e zone che non vidi la prima volta, per cui sono davvero soddisfatto della visione di queste meravigliose opere d'arte. Quello che lamento è l'organizzazione della città che penso si possa migliorare parecchio.
Ci siamo imbattuti in un sightseen bus per riuscire a vedere il maggior numero di cose senza però diventare matti, ebbene, oltre alla cifra sempre molto alta, in verità non abbiamo visto granché, cioè per riuscire a completare il giro in maniera corretta, saremmo dovuti scendere ad ogni fermata e guardare il tutto con la giusta calma. L'avremmo sicuramente fatto, ma purtroppo prendere il bus è stata un'impresa degna degli eroi romani, perciò per non perdere il posto, ci siamo seduti e rialzati solo dopo due ore.
La cosa che davvero ci ha fatto andare di traverso la nostra gita, è stata la casa che abbiamo affittato per due notti: uno schifo tremendo. Leggendo le recensioni su Booking ci siamo fidati ma vorrei proprio conoscere chi è andato in quella casa per sapere dove risiede abitualmente; no, perché era sporca da fare senso. Ora non scendo in particolari raccapriccianti ma il solo fatto di averla lasciata un giorno prima spiega molte cose. Anche l'arrivo della ragazza dell'agenzia che ci ha consegnato le chiavi è stata un'agonia, l'attesa è durata oltre un'ora e mezza di ritardo dall'orario pattuito, per non parlare delle centinaia di chiamate fatte al numero segnato sul web, che non sono state minimamente calcolate, ma tralasciamo. Comunque vedendo il traffico che congestiona la città a tutte le ore posso anche capire la lunga attesa, però dopo un viaggio di tre ore per arrivare fino lì e con tre bambini e una moglie incinta, la comprensione dopo un po', si va a far benedire pure lei. Altro fiore all'occhiello della casa, sono i 75 euro in più per le pulizie non segnalate al momento della prenotazione. Visto lo stato in cui ho trovato la casa, i 75 euro avrebbero dovuto darmeli per far disinfettare tutta la famiglia. Oltre a tutto ciò, aggiungo pure il posto infelice dove era collocata questa casa da incubo, ovvero, in una zona così colma di auto che per fare una manovra assurda, ho danneggiato il paraurti del mio Scudone; poverino!
Più che una gita spensierata alla capitale d'Italia, è stata una vera prova di forza che ci ha insegnato moltissimo, prima lezione fra tutte: non fidarsi delle recensioni sul web di case di dubbio gusto. Poi che le città poco family friendly vanno affrontate con un sacco di oggetti utili per aggirare le difficoltà che questa presentano ad ogni angolo, da questo partirà in futuro una grande idea innovativa, ma tutto a tempo debito.
In conclusione:
"Roma è una città unica, un museo a cielo aperto che offre tanto a livello storico e artistico, ma per nulla al mondo ci abiterei mai, neppure se avessi un attico con vista sul Colosseo. Mi spiace dirlo cari romani ma bisogna che vi aggiorniate un po' sulle nuove strategie della gestione della vostra città, cioè bisogna fare un passo avanti e non rimanere ancorati ai tempi di Numa Pompilio." Ipse dixit (un milanese a Roma)



lunedì 5 settembre 2016

FINE DELLE BELLE GIORNATE

Ebbene sì, è finita per noi questa serie di splendide giornate nelle quali abbiamo avuto la possibilità di andare al mare e trascorrere del tempo baciati dal sole, da oggi fino a venerdì è prevista pioggia ininterrotta; che jella! A questo punto scatta il piano B.
Ovviamente restare al mare ma non poterci andare non ha molto senso, specialmente in questa zona dove oltre all'Adriatico non offre alcun che, perciò le opzioni sono due: Città Eterna o Culla del Rinascimento?
A livello di distanze è preferibile Roma dato che dista due ore e mezza, certo poi al ritorno sarebbe lunga uguale che partire da qui, invece Firenze sarebbe lunga ad arrivarci ma poi quando dovremo tornare a Milano, la distanza sarebbe più breve.
E' una bella lotta ma io patteggio per la capitale, dato che sono passati la bellezza di 27 anni dall'unica volta che ci andai, mentre Firenze la vidi a sedici anni e se proprio vogliamo dirla tutta, potrebbe essere più semplice andare nel capoluogo toscano in giornata che non a Roma, se volessimo fare una gita con tutta la famiglia durante quest'anno.
L'ago della bilancia però penderà su quello che costa di meno, anche se dubito ci possano essere molte differenze di prezzo tra le due città, osserveremo le offerte in giro per il web e poi decideremo.
La sfida continua...



sabato 3 settembre 2016

LA SECONDA ONDATA DI RIENTRI

Oggi praticamente tutti i vacanzieri del nostro campeggio se ne ritornano a casa, mentre noi siamo ancora qui per una settimana. Probabilmente saremo gli unici, a meno che, non arrivi uno squadrone di stranieri pronti a soggiornare insieme a noi. Il rientro verso la propria normalità è inesorabile, ognuno riprende le rispettive attività e si lascia alle spalle tutti i benefici di una vacanza, tuffandosi a capofitto nella solita routine. Purtroppo non si può fare come Irene Grandi che "vive in vacanza da una vita", almeno, io non posso permettermelo questo lusso, anzi, per farmi del male ho aperto la casella di posta del mio lavoro, aggiornandomi su tutto ciò che riguardano le informazioni nuove e sulle modifiche di alcune procedure da attuare mentre la gente ci chiama. Nell'aprire la casella di posta ho avuto il mancamento di un paio di battiti cardiaci.
Quest'anno più che mai non ho assolutamente voglia di tornare in ufficio, anzi se potessi non lavorerei più lì, porterei avanti fin da subito il progetto con mia moglie e chi si è visto, si è visto. Sono sicuro che riusciremo ma ogni cosa a suo tempo.
Stamattina mi sono svegliato veramente presto, ogni volta che vado in vacanza è così, sarà che dormo talmente profondamente che mi bastano poche ore di sonno per stare bene, o forse, l'idea di dover ricominciare mi assilla anche durante la notte e così cerco di non pensarci alzandomi all'alba.
A volte penso che per non subire traumi non si dovrebbe mai andare in vacanza, in questo modo non si spezzerebbe la catena che ci lega al sistema lavorativo e non avremmo illusioni sulla qualità della vita, forse poi si schiatterebbe dopo un paio di anni, ma chi lo sa, potrebbe anche funzionare.
A pensarci bene è una follia.
Quest'anno ho desiderato davvero tanto fare una pausa dal lavoro, erano passati quindici mesi dallo scorso stop, per cui ne sentivo la necessità come qualcosa di vitale. Se lavorassi ininterrottamente per tutta la vita sicuramente mi ammalerei o peggio, mi ammazzerei.
C'è chi dice che se si ama il proprio lavoro, non si lavora un giorno nella vita, sono d'accordissimo, però chi è che ama il proprio lavoro?
Forse se facessi il musicista di professione o lo scrittore, beh, allora la questione cambierebbe notevolmente, ma ahimè sono uno dei tanti che lavora per sopravvivere in questo mondo malato.
Fra poco si sveglierà anche la mia famiglia, perciò sarà meglio far trovare tutto pronto per la colazione, dato che i miei figli non avranno più amici con i quali giocare durante questa settimana, potrebbe essere meno doloroso affrontare un addio con la Nutella sul tavolo.




venerdì 2 settembre 2016

GENTE DEL SUD

Provengo da una famiglia di meridionali, sia da parte di madre che da parte di padre. Io, mio fratello e i miei cugini, facciamo parte della prima generazione nata a Milano. Alcuni dei miei parenti hanno ancora un legame molto forte con le proprie origini, io invece, non ci trovo alcuna affinità. Mi sento un milanese fatto e finito, ho l'orologio biologico regolato sulla "Madunina de Milan" non tanto per un fattore religioso; non sia mai! Ma per un fatto di orgoglio e di appartenenza simbolica alla ma città.
Fin da piccolo ho frequentato meridionali e tutte le mie vacanze le ho passate al sud Italia, tra la Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, mi manca solo la Basilicata e ho fatto l'en plein.
Questa premessa è per dire che ho ritenuto molto poco incline al mio carattere il modo di fare tipico meridionale, specialmente quando sono nel loro territorio. Penso di essere in grado di sostenere la mia tesi dopo una lunga analisi durata anni, non solo guardando dall'esterno, ma vivendo ogni momento della mia gioventù con la gente del sud.
Credo che per capire meglio ciò che sto scrivendo dovrei sfatare alcuni miti legati ai meridionali; come:
Il calore umano che è un po' il vessillo del loro modo di fare, lo modificherei in invadenza.
La devozione ai santi, lo chiamerei bigottismo.
L'arte di arrangiarsi, è un altro modo di dire gran furboni.
La giovialità ha un confine molto sottile con la maleducazione.
Lo spirito di accoglienza è pura apparenza.
Come si evince da quanto ho scritto finora, non vado molto d'accordo con i meridionali soprattutto quando io mi trovo ad avere a che fare nella loro terra; sì perché la maggior parte di quelli che stanno a Milano sono diversi, forse non l'ammetterebbero mai ma costoro sono stati modificati dalle abitudini del nord.
Non sto dicendo che i milanesi siano migliori degli altri, assolutamente no. Sto solo dicendo che mi trovo meglio con la gente che proviene dalle mie parti.
L'esempio è presto fatto: i nostri vicini di ombrellone sono del nord, ora non saprei dire da dove arrivano perché non glie l'ho chiesto, dato che entrambi manteniamo una certa riservatezza tipica settentrionale che mi fa sentire a mio agio.
Di noi milanesi si dice che siamo freddi, può essere sicuramente vero chi lo sa, però come ho sempre sostenuto nella mia vita, il freddo è ciò che più mi fa stare bene degli elementi naturali.


giovedì 1 settembre 2016

OLTRE AL MARE IL NULLA

Ieri è stato l'unico giorno di brutto tempo da quando siamo in viaggio e per ammazzare un po' il tempo abbiamo fatto una gita nei dintorni. Il paese più vicino a Torino di Sangro è Fossacesia e fino a qualche giorno fa eravamo sicuri fosse una cittadina piccola ma vivace, specialmente il lungomare, ebbene, ieri non c'era nessuno. L'attenuante può essere il cattivo tempo, però non c'è alcuna struttura che possa far credere ci sia della vita lungo quel tratto di strada, a dire la verità, forse l'unica attrazione del posto eravamo noi, poiché siamo una piccola carovana di persone.
Non ci siamo persi d'animo, dopo neanche dieci minuti dal nostro arrivo, siamo ripartiti alla volta di Torino di Sangro, d'altronde dove siamo noi è la frazione marittima del comune, ci è sembrato doveroso visitare la parte principale della cittadina. E' da premettere che il centro del paese o meglio del "baese" come viene definito qui, si trova molto in alto e le strade tutte curve e tornanti sono un po' antipatiche da praticare, però non è di certo come andare a Saint Vincent, è molto più semplice.
Mia moglie si è documentata prima sulle attrattive del luogo ed è venuta a conoscenza di un rinomato cimitero britannico, che pare sia una delle opere più belle del mondo (leggendo i commenti di chi l'ha visitato) poi un ponte particolare di cui ora non ricordo il nome, il lungomare.
La cosa dopo aver visto Fossacesia puzzava un po' di bufala.
Fatto sta, che ci inerpichiamo fino al centro del "baese" sulla strada individuiamo il cimitero britannico, ma avendo un panfilo al posto di una semplice auto, ci è stato difficile fermarsi, per cui proseguiamo. Le strade verso il centro si fanno sempre più strette e gli automobilisti del posto comunque sia, si piazzano noncuranti del passaggio di noi forestieri, al centro della carreggiata per scambiare quattro chiacchiere. Dopo alcune prodezze ginniche con lo Scudone, finalmente si arriva a Torino di Sangro centro. Una desolazione pari solo alle città fantasma dei film western, case tutt'intorno vecchie e fatiscenti, file ad intermittenza di anziani seduti fuori ai portoncini, piuttosto che a qualche timido esercizio commerciale e poi salite a non finire. Per poter dare uno sguardo più approfondito ci siamo fermati davanti ad un altro cimitero, al che sono giunto alla conclusione che a Torino di Sangro ci sono più morti che vivi.
Siamo riusciti a fare un buco nell'acqua e uno sui monti perciò, niente di fatto, in questa zona ci sono solo desolazione e brutture architettoniche stop.
Mi chiedo ma un giovane che abita da queste parti come trascorre le sue giornate? Mia moglie ha ipotizzato che qui i giovani si fanno di eroina per tutte le carte stagnole buttate a terra e devo essere sincero, non fatico a crederlo.





COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...