sabato 27 dicembre 2014

SIAMO NATI PER SOFFRIRE

Noi esseri umani, appartenenti alla categoria, classico-normali, siamo soggetti all'ingiuria del dopo festività. Nella routine settimanale composta da tutta una serie di giorni lavorativi lunghi e faticosi, nel momento in cui si ha la possibilità di riposarsi un po', magari festeggiando senza pensare a nulla, ecco che arriva l'influenza a bloccarci a letto. Oggi mia figlia si è svegliata di buon mattino, vomitando come Regan de L'esorcista. Dopo un paio d'ore ho sentito un mio amico, che ha avuto lo stesso problema, non solo con sua figlia, ma anche con tutto il resto della famiglia, e dov'è capitato tutto ciò? Ma in montagna è chiaro.
Sono dell'idea che la nostra classe lavoratrice, non abbia diritto ad un po' di relax, perché, qualora ci dovessimo abbandonare all'ozio, il nostro karma ci richiama all'ordine, con tutta una serie di sfighe inviate nei giorni di festa. Invece se adempiamo ai nostri doveri, con la fatica ed il sudore, stranamente, godiamo di ottima salute.
Sono anche convinto del contrario, cioè: se un individuo che fa parte della classe elitaria, dovesse mettersi a lavorare seriamente, avrebbe le peggio sciagure fisiche. Certo perché, dopo una vita spesa a non fare niente. è ovvio che se il fisico e la mente vengono sollecitati per lavorare, questi si ribellano. Penso sia una questione (no di feeling alla Cocciante) ma bensì di collocazione sulla lunga scala sociale. Sì perché nessuno può avere un posto, laddove questo non gli spetta. Se si nasce Fantozzi, si resta fantozziani a vita; se si nasce Rockeffelr, alla fine si diventa un pupazzo.


Attenzione, sono ufficialmente in ferie da un'ora, ho appena messo piede in casa e... sto male anch'io.
Non c'è n'è, questa è la dura legge del ragionier Ugo.


venerdì 26 dicembre 2014

TUTTO SI RIDUCE AD UNO STRAPPP

La festività più attesa dell'anno si è conclusa oggi, proprio quando questa ha preso inizio. Si perché, per quanto sia il giorno di festa con la F maiuscola, in verità perde tutto il suo significato, nell'esatto momento in cui, vengono scartati i regali. Io essendo un ateo convinto, non ci aggiungo alcun tipo di significato in più del dovuto, ma da quanto mi è parso di vedere nel corso degli anni, nemmeno i più "ferventi cattolici" attribuiscono al Natale, il suo vero valore. Tutto si riduce ad un aspetto molto materialista, se non, consumista della festività (per il bene del commercio), poiché, in pochi si ricordano che quel giorno duemila e passa anni fa, nacque un bimbo in una grotta con il bue e l'asinello di fianco. E se anche lo ricordassero, in quel momento avrebbero un bel pacco fra le mani, pronto per essere scartato. Non si può vincere contro il potere del soldo.
Poi però è stato inventato Babbo Natale, che in una sola notte, riesce a consegnare i doni a tutti i bambini del mondo intero, altro che Amazon, con i suoi corrieri scadenti e sottopagati. 
I piccoli solo in quella notte, si addormentano senza fare storie, grazie a lui, per poi svegliarsi gioiosi di primo mattino a caccia dei loro regali. 
Sicuramente tra le due ricorrenze che si contendono la notte del 25/12, vince il signore paffuto con la barba, mentre il piccolo palestinese, perde inesorabilmente il suo titolo.


SANTA vs JESUS
  
10 - 0
                                                                      
Dopo la sfida in notturna tra i due colossi natalizi, si passa al pantagruelico pranzo con la famiglia. 
Questi momenti vengono ben rappresentanti dai telefilm che per quest'occasione, sfoggiano delle puntate a tema, molto azzeccate. Si passa dalla comicità dei preparativi, alla drammaticità del ritrovo familiare. I due che mi vengono in mente sono Friends, per il primo; e Dawson's Creek per il secondo. Perché ho detto questo? Forse perché il Natale, mi fa venire in mente, quello che era una volta un passatempo ozioso. Cioè, dopo che per me questa festività ha perso la sua magia, ricordo l'attesa del pranzo in famiglia, davanti alla TV. (Grandi attimi da tenere sempre a mente)
Oggi il mio pranzo è stato consumato con il giusto ritmo e delle quantità di cibo, inferiori alla media delle tavolate italiane; per fortuna! Prima di sederci a tavola a gustare quanto il frigo ci offriva, la mia vicina detta anche Bocca di Fuoco, è venuta a farci gli auguri con il marito, che carina; peccato che in quell'istante, stavo cercando di riposare, dopo la levataccia per lo scarto dei regali, ancor prima, l'incartamento dei pacchi, dopo il lavoro. Pazienza, a Natale siamo tutti più buoni; e con il chilo di Nutella regalatoci dalla vicina, pure più grassi! 
Siamo arrivati alla fine del Natale, ora dovranno arrivare altre due feste, ma per quelle, terrò aggiornati gli sviluppi, su queste pagine...

TSU TSU KU.





mercoledì 24 dicembre 2014

VIGILIA IN UFFICIO

Oggi 24 dicembre si festeggia in ufficio come i Sararymen giapponesi, seduti nelle proprie postazioni a lavorare come dei muli, mentre si smangiucchia alla bell'e meglio, quattro tartine al salmone e due bicchieri di vino. Si fa anche questo come, ogni anno d'altronde. Ma noi degli H24 siamo una specie di eroi. Quando tutti stanno gozzovigliando introno ad un tavolo ben imbastito di ogni leccornia, noi siamo pronti ad attivarci in aiuto di chi chiede soccorso, arrivando nei punti più remoti d'Italia e del mondo. Certo che mangiare senza senso culinario, fa male, allo stomaco in primis, poi all'animo, soprattutto perché, se si pensa che in tutto il resto del mondo si stanno mangiando l'ira di dio, mi rode un po' il fegato. Ehy, è solo un modo di dire, non vorrei che qualcuno pensasse di trovare da queste parti, un fegato alla brace, magari con due cipollotti ed un chianti vicino.
Ora che smonto il turno, mi aspetta uno spuntino di mezzanotte in attesa di Babbo Natale, con i biscotti fatte con le loro manine ed un bel bicchiere di latte. Queste si che sono soddisfazioni.



martedì 23 dicembre 2014

FOCACCIA VERSIONE AUTUNNO/INVERNO





Per quest'anno non cambiare,
stessa sbatta stesso Natale.
Voglio ancora rivedere 
la cassiera, il postino, il fai da te.
E' come l'anno scorso
in fila col carrello,
per preparare questo e quello,
nessuno mi fermerà vedrai, vedrai.

Non c'è niente da fare, le feste comportano una serie di sbattimenti che rendono insopportabili i giorni dedicati alle festività. Il Natale, il capodanno e l'epifania, hanno quella magia che solo i bambini sanno cogliere, per tutti gli altri è solo un momento di fatica in più. Negativo io?
Ma no, dai. Quando vedo gli occhi dei miei figli pieni di gioia, quando aprono i regali lasciati sotto l'albero, o quando si emozionano di fronte alle luminarie del centro, tutta la rabbia per le code fatte nei negozi, oppure, i solleciti via mail per le consegne in ritardo, le corse per le strade in cerca del regalo perfetto, svaniscono magicamente. E' bello essere bambini.



lunedì 22 dicembre 2014

L'ITALIA E' UN PAESE DI VECCHI

A differenza di quanto ha scritto McCarthy, l'onere del paese per vecchi se l'è aggiudicato l'Italia.
Io vivo a Milano e ho due figli piccoli, con uno in arrivo. Cosa c'entra questo?
In teoria, dovrei essere circondato da persone della mia età, non pretendo siano così di meno, ma almeno poco di più; invece mi guardo attorno e vedo solo anziani.
Sono appena tornato dal saggio di ginnastica artistica di mia figlia, (ieri c'è stato quello di mio figlio) ovviamente gli invitati erano i genitori, ma poi costoro, si sono sentiti obbligati ad invitare: gli zii, i prozii, i nonni, i bisnonni, i trisavoli, le mummie, i reperti archeologici ed infine gli spiriti.
Faccio davvero fatica a sopportare gli anziani, perché sono indisponenti, arroganti, pedanti e furbi come delle faine. Non vorrei essere troppo aggressivo con le parole, però credo, che in certe situazioni siano addirittura inutili. Negli eventi sportivi, o rappresentazioni teatrali, in cui i protagonisti sono dei bambini, l'anziano che guarda con occhi languidi il proprio nipote, mi fa venire rabbia. Spiego anche il motivo:
se un luogo non ha la possibilità di contenere un migliaio di persone e nemmeno, è attrezzata per ospitare uomini e donne che deambulano a fatica, non bisognerebbe costringerli a presenziare per forza a queste manifestazioni, poiché il diritto spetterebbe solo ai genitori. Anche perché per far posto alle cariatidi di questo peso, chi si dovrebbe gustare la visione dello spettacolo, non può farlo in maniera adeguata, dato che deve avere un occhio di riguardo, facciamo pure due, per queste persone.
Capisco che a loro faccia piacere e che non avranno il tempo di veder crescere i nipotini, però non per questo, io non possa guardar bene i miei figli, proprio perché costoro ostacolano l'avvenimento con la loro vecchiaia e debolezza. In queste occasioni, il sottoscritto non chiama nessuno dei suoi familiari dato che non c'è n'è bisogno, allora per quale motivo gli altri non possono fare lo stesso?
Si potrebbe pensare che non sia ossequioso nei confronti degli anziani, non è del tutto vero, cioè un certo grado di deferenza ce l'ho, ma la maggior parte di questi, non li sopporto. Forse sarò ingiusto e con il dente avvelenato, ma ho visto poche persone anziane, tenere e dolci, come si vedono nei cartoni, nei film, o che vengono romanzate nei libri, come delle persone sagge e squisite. In vita mia ho conosciuto e vedo ogni giorno, anziani che se la prendono con chiunque, si arrogano ogni diritto a causa della loro vetusta età e non portano rispetto a nessuno, al contrario, lo pretendono a senso unico. No, non l'accetto.
Qualche tempo fa leggevo su Rollingstone, di un anziano scozzese, lavorativamente attivo nel suo pub, che si iniettava ogni giorno una dose di eroina, grazie all'aiuto della sua infermiera personale.
Ne parlava come se fosse la cosa più sensata da fare arrivati ad una certa età. Secondo me non aveva tutti i torti, perché se uno ci ragiona su, comprende anche la ragione.
Il sig...ora non ricordo il nome, sosteneva di essere pienamente lucido nelle sue azioni e soprattutto, di non aver mai fatto uso di droghe in gioventù. Drogarsi da giovani è una cosa stupida; diceva, ma alla mia età si arriva ed essere rimbecilliti anche quando si è stati ligi nella preservazione del corpo e delle mente, per tutta una vita. Quindi, togliersi il piacere dello sballo per la paura di morire, quando l'appuntamento con la morte ormai è prossimo, non ha senso. Arrivati a quest'età si dovrebbe pesare il meno possibile sulle spalle della società, ma ancor di più, sul groppone dei figli, che a loro volta, si devono sbrigare le loro faccende familiari. Sante parole! Per questo faccio quel che voglio e mi faccio di quel che voglio, asseriva con gran piacere.
Ora, credo che questa sia una decisione estrema, ma molto meno disdicevole di tante altre, anzi, la ritengo una scelta consapevole e rispettosa dell'ultima volontà.
Dopo aver espletato tutti i doveri di una vita, ci si può concedere dello sballo "innocuo" (per la società intendo) ragionando bene in che modo scegliere di arrivare alla fine della corsa. Sicuramente non è la cosa più salutare, ma poi, per quanto si potrà mai allungare il traguardo finale?
Secondo me è una scelta coraggiosa, e se poi tutti gli anziani milanesi si pungessero come il nostro amico scozzese, non è detto che risulterebbero ai miei occhi un po' più simpatici.


venerdì 19 dicembre 2014

BENVENUTI IN THE TRUMAN SHOW

Durante la giornata si seguono dei percorsi piuttosto definiti, nel loro tracciato, e dettagliati nel tempo. Sono i tragitti che portano a lavoro, oppure a scuola, ma anche al supermercato, o chissà dove. E' abbastanza naturale trovare persone che seguono lo stesso tratto di strada, magari alla stessa ora in cui viene da noi calpestato, sotto la furia delle lancette, ovviamente. Ebbene, tali personaggi, a lungo andare, diventano familiari come i luoghi che si superano giorno dopo giorno. A volte ci accostiamo alla loro andatura, incrociamo lo sguardo, capita anche ci si sorrida a vicenda, e perché no, anche a scambiarci qualche parola. Quante volte mi è capitato di incontrare le stesse persone ogni giorno che prendevano i mezzi insieme a me la mattina, quando andavo a scuola; con alcune di queste ci ho fatto anche amicizia. Ma una volta ero giovane e propenso al colloquio, ora invece, sono così preso dalle faccende, che a stento mi accorgo della strada. Però, nonostante sia tediato dalla scansione degli impegni, i volti di chi mi si parano davanti, me li ricordo abbastanza chiaramente. Costoro molte volte li riconosco poiché, attraversano i miei stessi itinerari, ma al di fuori di quelli, se incrociati altrove, stonano, come un crocifisso in un sexy shop.
Mi capita spesso di incontrare delle persone a me sconosciute, in diversi punti della città e a ore diverse del giorno. Per esempio, tempo fa vedevo un tizio sul 15, ovvero la linea che portava a Rozzano, ogni qualvolta salivo sul tram, come se avessi un appuntamento non stabilito, eppure sempre adempiuto. Poteva anche capitare di prendere il mezzo ad un orario qualsiasi, e questo immancabilmente, lo trovavo lì. La cosa pazzesca di questo aneddoto arriva ora. Ero in zona San Lorenzo con una mia vecchia amica. Scendiamo dal tram ed incontriamo questo tizio, che ho scoperto poi chiamarsi Luca. Dico alla mia amica la storia delle coincidenze, che si porta dietro quel volto e dal quel momento, anche lei poi, l'ho incontrò ovunque, così mi disse. Incredibile.
Un'altra persona che negli ultimi tempi incrocio ovunque, è una donna dall'età indecifrabile e dall'aspetto un po' inquietante. La prima volta che l'ho vista, ero ancora nei pressi della vecchia casa, vicino agli asili dei miei figli. Non frequentando loro la stessa scuola, facevo delle strade differenti per andarli a prendere. C'erano giorni che andavo a prendere l'una piuttosto che l'altro. La scelta di chi recuperare per primo, variava di giorno in giorno, nel senso che non stabilivo un ordine preciso, eppure costei, la vedevo sempre. L'ho incontrata per 3 anni su per giù. Pensavo che abitasse nei paraggi, quindi era normale vederla ogni giorno, alla stessa ora mi sono detto. Dopo il cambio di casa, in una zona non così vicina la precedente, chi sarà mai la prima persona che incrocio, se non proprio lei? Assurdo questa donna mi segue ovunque. Esattamente come capitava nei pressi della casa vecchia, ora la becco ogni volta che metto il becco fuori dalla porta, ad ogni ora del giorno! Questa cosa mi po' mi fa rabbrividire, perché la donna in questione ha qualcosa di anomalo. Poi magari è la persona più buona del mondo, anche se a prima vista mi sembra un spettro, fatto sta, che la trovo in tutti gli angoli che bazzico di giorno. Credo che a questo punto anche lei, si sia resa conto delle coincidenze che portano ad incrociarci dappertutto, sembrerebbe strano il contrario. Ieri l'altro, mentre stavo portando i miei bimbi a scuola, ho raccontato loro tutta la stranezza di questa storia. A farmela venire in mente, è stata lei mentre la superavamo. I miei figli si sono messi a ridere e anch'io, anzi, mi sono rincuorato del fatto, che non fossi solo io a vederla. Comunque per quante volte incroci questa donna non ho ancora scoperto dove abita. Magari c'è qualcuno che l'avvisa nel momento in cui sto per uscire, solo per farmi andare di matto. Non è detto che non ci sia riuscito.


martedì 16 dicembre 2014

LA TECNOLOGIA E' CONTRO DI ME

Ci provo, mi ci metto, azzardo a compiere qualche evoluzione tecnologica, eppure, ogni cosa da me ideata, non trova nessun esito positivo. Nel post "CORRI NELLA NEBBIA DANZANDO", avrei voluto condividere un brano da me composto, con l'ausilio dell'immancabile garage band, ma ahimè, è ancora lì che sta tentando di caricare chissà che cosa; non ho mica provato ad inserire la "Nona Sinfonia" del maestro B., in tal caso l'avrei compreso, ma è una canzone che dura poco più di due minuti...che pizza. (ho eliminato il post, l'attesa mi aveva snervato)
Altro progetto in cantiere:
Mi sono offerto di fotografare la recita di mio figlio, per poi creare un filmato montato con iMovie, aggiungendovi anche le riprese fatte da una mamma della scuola. La "regista" mi ha dato ieri il cd con il film ed io pieno di speranze, mi sono messo al computer per provare a dare vita alle mie idee.
Il primo ostacolo che ho trovato, sta proprio nel supporto sul quale il film è registrato. Certo, perché, pur avendo pagato il MacBook Air una fucilata, questo bell'oggetto di design, non ha al suo interno il lettore cd. Per arginare al problema, ho provato ad inserire il dvd, dentro l'altro mio portatile. Risultato? Questo dannato pezzo di antiquariato, non lo legge.
Allora ho pensato, di copiarlo sull'hard disk, e poi trasferirlo sulla chiavetta usb. Se non che, la chiavetta non viene riconosciuta sul pc, perché ho dovuto cambiare i parametri di lettura, per permettere al Mac di leggerla e di conservare i dati in memoria. Ora che riprovo a fare la stessa cosa sul vecchio portatile, questo procedimento non è possibile, poiché mi chiede di formattare il disco esterno, ovvero la chiavetta. Ok ci ho provato, ma il computer si è impallato per più di un'ora?
Cosa posso fare di più?
Sono decisamente avvilito.
Quante volte sento dire in giro:
"Ah se avessi i mezzi, potrei fare di tutto!"
Quante volte l'ho sostenuto anch'io!
Ora che i mezzi sono (quasi) accessibili a tutte le tasche, non è possibile fare niente, se non si hanno le giuste competenze.
Questo discorso è adattabile ad ogni mia attività, quali: musicale, letteraria, fotografica, illustrativa, culinaria ecc.., per dirla in breve; tante belle idee, ma pochi risultati.



QUESTA VOLTA L'HAI SCAMPATA...

Detta in questa maniera, sembra che non veda l'ora di sbarazzarmi della piccola sacco di pulci chiamata Nala. Ma non è così, in fondo mi ci sono affezionato. Le ho soltanto tolto la responsabilità del mio malessere, ovvero la causa non è lei, bensì il mio acerrimo nemico: l'acaro.
Settimana scorsa sono andato, dopo milioni di solleciti da parte mia moglie, a fare questo importantissimo test per le allergie. L'ultima volta che mi hanno punzecchiato ed iniettato la sostanza reattiva, risale a quando ero decisamente giovincello, credo di aver avuto ancora la voce in falsetto tipo Prince. il procedimento è esattamente uguale a quello di tanti anni fa, non è cambiato nulla. Tra tutte gli estratti degli allergeni, mi hanno messo anche quello relativo al pelo del gatto, ovviamente. Sorpresa delle sorprese, non è quello che mi fa star male. Cioè sì, sono ancora intollerante, ma in maniera inferiore rispetto a quattro lustri fa. Ciò che ancora non demorde è l'infingardo e maledetto acaro. Mi è venuta una bolla enorme sul braccio, come se mi avesse punto una zanzara di 14 chili, quando è entrato in circolo, la goccia surrogata delle loro schifezze acherose. L'infermiera che mi ha fatto il test si è meravigliata, tanto da dover scrivere sul foglio un bel 4+, un risultato di tutto rispetto, modestamente...
Parlando poi con il medico, mi ha dato delle medicine super efficaci e consigliato di fare alcuni esami di notevole valore allergologico. Va beh quello poi lo farò con calma. L'importante ora é di aver smesso di starnutire come un matto, e cosa non da poco, di avere ancora la Nala qui con noi.

GATTINA IMPERTINENTE...

sabato 13 dicembre 2014

SE CI PENSO NON CI CREDO

Nonostante siano state apportate in casa diversi tipi di modifiche; i discorsi che facciamo ai nostri figli per preparali all'avvenimento; i momenti in cui mia moglie mi fa "sentire" il suo pancione, per non parlare delle visite in cui l'abbiamo visto e sentito, ebbene, mi sembra così strano diventare padre per la terza volta. Nel senso, idealmente con il cuore me lo vedo già in casa, a sonnecchiare tutto il giorno, tra una poppata e l'altra. Ma se mi fermo a riflettere davvero, su cosa significhi essere padre, di un batuffolo che sa di latte, tremo dall'emozione. Non sono spaventato dalla figura che andrò a ricoprire, in quanto ho già due bimbi che mi ricordano il mio ruolo ogni giorno. E nemmeno le notti insonni, o il cambio dei pannolini, piuttosto che i pianti ininterrotti durante il giorno, non sono cose che mi terrorizzano. E' proprio sapere di avere un'alta vita in casa, che crescerà insieme ai suoi fratelli, che vedremo diventare grande pian piano, e poi tutto ad un tratto, lo vedremo già un ometto. Farà i primi passi per casa e sarà tutta una scoperta per lui, per noi. Dovremmo ritornare agli inizi della nostra carriera genitoriale, ma un po' più esperti. Anche i miei figli saranno chiamati a fare da fratelli maggiori, assumendosi pure delle piccole responsabilità. Sarà differente dalle nascite precedenti, ma non per questo meno meraviglioso.
I miei due bambini sono cresciuti uno affianco all'altra, i loro ricordi sono gli stessi, cioè si sono visti insieme già da subito e posso azzardare a dire di avere avuto quasi due "gemelli". Divideranno il tempo in base alla nascita del terzo piccolo di casa. Fa un po' strano a pensarci, anche se è più che naturale.
Per quanto mi riguarda, ho superato alcune paure, o ansie che nutrivo dentro, quando essere un papà per me era una cosa nuova. Adesso ho la capacità di interpretarle e comprendere, non mi faccio più fagocitare da tutto ciò che un tempo mi serrava la gola come una sciarpa. Ho imparato a gestire le preoccupazioni e le emozioni, però sono sempre in tempo a crearne delle altre.
Con il piccolo in arrivo, mi piacerebbe mostrarmi a lui e agli altri componenti della famiglia, come un padre sicuro e un uomo impeccabile. Ma resto sempre un essere umano, per cui, pronto a commettere tanti errori, sperando che mio figlio mi amerà anche questo avverrà.
In sostanza ora sono differente rispetto a quasi otto anni fa, ma il mio cuore si è ingigantito ogni giorno di più. Sono pronto ad elargire tutto il mio sapere, appreso in questi anni di genitore, nonché il mio amore inesauribile
Ti stiamo aspettando.


mercoledì 10 dicembre 2014

ON A MISSION FROM SANTA

In vista del Natale alle porte, urge correre all'acquisto dei regalini per i miei figli. Correre è proprio il verbo adatto per la giornata di oggi, trascorsa per metà sulla bici. Per quanto mi sia affaticato, il successo è stato parziale, nel senso che, ho trovato soltanto l'occorrente richiesto da mia figlia.
Dopo aver accompagnato i pargoli a scuola, ero indeciso se andare a forgiare l'acciaio a suon di pesi in palestra, oppure, cominciare a quagliare qualcosa di concreto in termini di doni natalizi. Data l'urgenza, ho preferito la seconda opzione.
Alle 10.00 inforco la bici e parto per il centro alla ricerca della chitarra, il primo dei tre desideri della mia bimba. La distanza non è molta da casa mia, ma si sa, che le mattine milanesi sono abbastanza congestionate, quindi spostarsi anche con la bici, diventa faticoso. Arrivato in piazza Duomo, spremo le meningi per ricordare il luogo in cui vendono ciò che mi serve. Giro e rigiro, alla fine trovo la Feltrinelli, prima però, sono andato in Mondadori perché fra quattro giorni chiudono definitivamente, ragion per cui, mi è sembrato doveroso buttare un occhio alle offerte. Nulla da fare, mi è sembrato di entrare nel deserto dei Tartari. Tempo perso.
Passo in libreria Feltrinelli, dal quale si arriva poi, anche alla Ricordi, sperando di trovare aperta la parte dedicata agli strumenti. La fortuna mi ha assiste e trovo la chitarra 3/4 color acero rosso, davvero stupenda. La mia piccola musicista ne sarà felice.
Il ritorno a casa, con la chitarra in una mano e il manubrio nell'altra, non è stato molto simpatico, ma essendo io un esperto di situazioni ciclistiche estreme, ce l'ho fatta perfettamente.
Tutto questo ha richiesto un'ora e mezza dalla mia partenza.
Faccio un'altra spedizione in un negozio di giocattoli in viale Monza, sperando di trovare anche qualcosa per mio figlio, ma ciò che lui ha richiesto, è troppo da intenditori, quindi in quel negozio non trovo niente per lui. Il mio sguardo cade su uno skateboard che fa al caso mio, dato che è il secondo regalo di mia figlia. Lo prendo, lo carico e parto per nasconderlo in casa, o meglio in cantina.
Per arrivare al completamento della lista di mia figlia, mancava solo un regalo. Mi sono detto, che avrei potuto farcela. Sono partito per il negozio di scarpe in Buenos Aires, (in viale) e non potevo credere di averle trovate così in fretta. Troppo bello per essere vero, la fortuna si è esaurita pedalando. C'era il modello ed il colore, ma guarda caso, non c'era il numero. Al che, mi hanno suggerito di andare in via Torino, dato che è il più fornito della Lombardia e bla bla bla, lì avrei avuto successo, mi assicura il comesso. Prima di partire a razzo, chiamo il negozio. Mi dicono che il modello c'è ma il numero è il 34, mentre a me serviva il 33. Va beh, dato che ero in moto, mi dirigo in via Torino. Mi presento alla cassa, e la commessa mi dice che il numero è in magazzino, ma il colore è diverso da quello che cerco. Taglio corto e non le prendo.
Mi è venuto in mente poi, che avrei dovuto comprare le protezioni per lo skate. Sfreccio alla decathlon di Cairoli e mi lancio nel reparto corretto. Dopo un po' di fila, torno a casa sfinito e con il ginocchio che urla pietà. Le ore a quel punto erano le 15.30.
Se fossi andato in palestra mi sarei stancato di meno. Però la missione posso ritenerla quasi compiuta.
Caro Babbo Natale, certo che di sbattimenti in nome tuo se ne fanno parecchi.
Certo tu hai le renne super veloci e i folletti che costruiscono i balocchi, mentre io ho una bici che sta in piedi per miracolo e la sfiga che mi perseguita in ogni negozio. Non è esattamente la stessa cosa, comunque menomale che il Natale viene una volta sola.


lunedì 8 dicembre 2014

CANTANDO SOTTO LA LANA

In passato ho sentito spesso nominare Lana Del Rey, e francamente non sapevo chi fosse. Ho cercato su internet alcune informazioni sul suo conto ed ho trovato, prima di tutto, un milione di foto che la ritraevano in tutto il suo splendore. Da lì ho compreso che fosse una modella. Però poi, ho saputo anche del suo primo album e l'ho volutamente snobbato, credendo fosse l'ennesima top model, che ad un certo punto della sua carriera, si è messa a fare musica, poiché annoiata dal mondo del fashion. Erroneamente pensavo cantasse canzoni pop, stile Rihanna, Taylor Swift, Iggy Azalea e tutte le altre. Ok, mi sbagliavo e parecchio! Una notte, in ufficio, in preda alla scrittura, ho sentito la necessità di qualcosa di nuovo da ascoltare. Ho azzardato Ultraviolence della bella Lana e mi sono ricreduto immediatamente. E' un album intenso, melodico, quasi psichedelico da divenire ipnotico. Mi è piaciuto nonostante non sia, ciò che di solito ascolto. L'ho trovato sorprendente ed era proprio quello che mi serviva quella notte.
Il suo stile richiama molto le atmosfere dei primi anni '70 e devo dire che le sta a pennello. La vedrei bene anche in sequel di Austin Powers, come la bella malmostosa ma al tempo stesso molto pericolosa. La sua musica è così, accattivante, sensuale eppure, decisamente nociva, come un LSD preso all'improvviso.
Adesso, in questo momento, sono nella medesima situazione sopra descritta, e per assecondare le mie voglie da ascoltatore notturno, ho bisogno di qualcosa di profondo, ed intimo, per questo motivo sto ascoltando lei.
Sono sempre stato allergico alla lana, ma questa ha su di me, un altro tipo di reazione.


sabato 6 dicembre 2014

EGREGIO DOTTOR BALLISTA

Per tirarsi fuori d'impiccio, spesso si ricorre a dei piccoli stratagemmi dal retrogusto di scuse. Non sono delle vere e proprie bugie, sono delle verità alterate, magari distorte, forse esagerate, per evitare di dover spiegare troppo, oppure, sbrigarsi in una situazione di diniego. Una tipologia di situazioni come queste, sono abbastanza frequenti, non dico all'ordine del giorno, ma capitano più spesso di quanto realmente se ne tiene conto.
Invece la cosa più rara da trovare, sono degli esponenti, anzi degli artisti della balla, ovvero, quegli individui che raccontano le cose più assurde, senza un motivo apparente.
Nella mia vita, non ne ho conosciute molte in verità, però, ho forse avuto l'onore di incontrare il più gran conta balle della storia. Non era un mio amico, l'ho conosciuto perché amico di amici e dal primo in contro avuto, ho capito subito di che pasta fosse fatta.
Mi ricordo alcuni avvenimenti, che più di tutti mi colpirono.
1_ Al parchetto con gli amici.
Costui, mi si avvicina e mi porge gli auricolari dicendomi:
"Ascolta un po' il mio gruppo... Questo è solo il demo, poi uscirà il disco."
Io ascoltai e rimasi stupefatto, dalla bravura di questa band. Lui forse ignorava che avessi già sentito gli Slipknot in un media store a Londra, qualche mese prima e che da lì a poco l'avrei comprato. Eppure lui sosteneva fosse il loro "demo."
Io abbozzai dicendo:
"Stai male, complimenti." (era il gergo della fine del '900)
2_ Per strada prima del capodanno del 2000.
Io gli chiedo:
"Bella! Oh. alla fine che fai a capodanno?" (un tempo si parlava così, ripeto)
Mi risponde con sufficienza:
"Ho un volo per Los Angeles, parto fra pochi giorni."
"Fico...Los Angeles... fa brutto" Dico io. (non potevo non comunicare così)
Passata la mezzanotte del nuovo millennio, trascorso all'Alcatraz di Milano, mi vedo uscire dal bagno, proprio lui e gli domando:
"Oh. ma Los Angeles? Mica dovevi festeggiare lì?
"Lascia perdere, mille casini... Ero con una tipa ci siamo fatti di brutto: bevuto, fumato, sc°#*§o tutta la notte. Mi sveglio a mezzogiorno e mi dico, -Zero! Abbiamo perso il volo!-  Sbatti con la tipa e se ne va, anche se il biglietto glie l'ho comprato io. Ero troppo messo per andare all'aeroporto per farmi ridare i soldi e quindi ora sono qui,"
Taglio corto dicendo:
"Eh che sfiga, eh beh. buon anno."
3_ Sull'autobus.
Io ero in compagnia di una ragazza, notiamo che in fondo al bus c'era un capannello di tamarri esagerati, pronti a fare rissa con chiunque. Lo sguardo mi cade sul conta balle, anche lui era piuttosto preoccupato dai ragazzi accanto a lui. Per non farsi vedere impaurito e per farsi bello davanti agli occhi di chi mi stava vicino, mi fa:
"Oh, guarda un pò le mie mani."
Mi mostra un accumulo di croste e tagli.
Sapendo bene quale fosse la causa, faccio finta di niente e chiedo:
"Cos'hai fatto?"
"Ieri ho fatto a pugni con degli zarri peggio di quelli. Li ho stesi tutti."
Credo che solo nei suoi sogni, la mani screpolate dal freddo, significassero aver avuto una scazzottata. Sicuramente è stato malmenato, ma dal clima rigido di Gennaio.
Arrivato alla mia fermata, scendo con la ragazza e lascio lui in balia di qui brutti ceffi.
Mentre dalla strada lo saluto, lui dal finestrino si nasconde alle parole, che nel frattempo i tammarri l'avevano già preso di mira.
Penso che fondamentalmente, questo tipo di atteggiamento, sia una vera e propria patologia di persone estremamente insicure. Raccontano avvenimenti fantastici, per non mostrarsi deboli o poco interessanti agli occhi delle altre persone. Poveri loro, mi fanno quasi pena.
Io questo tizio, non l'ho mai più visto. Suppongo che ora stia facendo a gara con un ghepardo, dopo aver rubato la luna dalle mani di un extraterrestre, che l'ha rimpicciolita, per tenerla nella sua teca invisibile, custodita sul pianeta Fluor-900/bis. O magari è in una villa con Hugh Hefner, pronto a selezionare le nuove conigliette da fotografare, mentre si abbevera di champagne con scaglie d'oro, alla facciazza di Papa Francesco, che sta lì a rosicare. Oppure sia in missione dentro un sottomarino russo, pronto a bombardare di soppiatto l'America, comandato, nientemeno da Antonella Clerici, che per invidia ai programmi americani, vuole sabotarli tutti. Cose di questo tipo insomma...


venerdì 5 dicembre 2014

K.O. TECNICO

Non credevo di poter tornare ad uno stato di malessere fisico, come quello avuto in passato al mare. In quel periodo la mia allergia ha dato il meglio di sé, cioè, sono stati due anni di starnuti continui ed emicranie folli, occhi arrossati e cattivo umore, perenni. Il motivo per questo inatteso ritorno, devo purtroppo attribuirlo al pelo della piccola Nala; penso sia la motivazione più ovvia dato che, fin da piccolo sono stato soggetto al pelo felino. Mi spiace povera gattina, attribuire a lei il mio malessere, eppure, i fatti parlano chiari.
Ho sempre sostenuto l'idea che ad uccidermi sarebbe stato uno starnuto, l'ultimo, il più grosso, quello fatale, come direbbero gli anglosassoni: The big one. Sono quasi certo che prima o poi mi farà visita, al che, io risponderò con un lenzuolo, pronto ad afferrare il cervello uscitomi dal naso. Spero arrivi il più tardi possibile, ma prima o poi sarò chiamato a scontrarmici.
Quello che mi fa più rabbia, è che per sentirmi leggermente meglio, devo scappare di casa, luogo in cui, al contrario, dovrei sentirmi al sicuro da tutto, quel posto dove dovrei vivere felice con la mia dolce famiglia e lasciarmi tutto al di fuori della porta. Invece stare in quelle mura, diventa per me una tortura no-stop. Sono sbattuto dentro un'immane concentrazione di tutto ciò che mi fa stare male e continuamente, vengo bombardato da questi esseri minuscoli che altro non sono, se non gli acari. Dannati loro!
Spesso, molto spesso, ricorro a dei palliativi per risultare meno fastidioso in casa, anche per avere un minimo di tregua. Basta inghiottire due antistaminici e il gioco è fatto.
Fatto è la parola corretta, nel senso che, dopo aver assunto queste pillole, mi sento narcotizzato come un cavallo prima di una corsa importante, sabotata dalla mafia. Una specie di zombie, sfuggito alla pistola di Rick Grimes, ma anche semplicemente, un fattone di Stazione Centrale di Milano. Non è fattibile, appunto, condurre una vita così.
Le possibilità sono due:
1- Bye bye Nala, è stato un piacere conoscerti...
Ma a quel punto i miei figli mi odierebbero per tutta la vita.
2- Devo vaccinarmi ancora.
Ho passato i primi anni della mia vita (12 se non erro) ad assumere ogni giorno, 30 gocce di tre flaconi farmaceutici diversi, prodotti dalla Bracco. Il risultato è che dopo 20 anni ne ho bisogno come allora. Pazienza, ma almeno continuo ad essere amato dai miei figli.
Questa mattina, mia moglie esasperata dal mio continuo starnutire, ha chiamato una clinica che mi visiti a dovere e mi prescriva qualcosa di abbastanza definitivo. Il costo per una cosa del genere viene la bellezza di 190 euro.
("Bimbi, siamo sicuri di volere ancora la Nala in casa?"
"Sei un cattivone papà!!")
Poi però abbiamo prenotato un'altra visita al Niguarda, viene anche 70 euro di meno, direi che è abbordabile, insomma. Credo che mia moglie si sia messa alla ricerca di qualcosa di più economico, dopo aver notato il mio sguardo indemoniato, rivolto alla gatta, per non parlare di quel grosso coltello da cucina che ho sempre a portata di mano.
("Bimbi! Che dite, oggi mangiamo coniglio?
"Ma noi non ce l'abbiamo il coniglio."
"Dov'è la Nala?"
"Sei un cattivone papà!!")
Martedì ho la visita, nel frattempo resto steso sul ring.



mercoledì 3 dicembre 2014

IL PESO ESTREMO DELLA VITA

Il frigo è pieno, la casa è in ordine, l'auto è parcheggiata con il serbatoio colmo di diesel e fuori mi attende una nottata stupenda. Lascio tutto così, senza arrecare alcun problema, senza essere di peso a nessuno, anche perché il vero peso sono io.
Quando sono arrivato a 195 kg mi sono preoccupato, arrivato a 228 kg mi sono spaventato, raggiunti i 266 kg mi sono detto che non sarei mai più tornato indietro, infatti indietro non ci torno. La vita è dura per un pachiderma come me, tutto sembra una sfida, ogni passo è una fatica, fare le scale è un'impresa eroica, lavarsi è impossibile e mangiare diventa pericoloso, una vera lotta tra la vita e la morte. Riesco ad ingurgitare quasi 15 kg di cibo al giorno e bere, 7 litri di bibite gassate di ogni marca e colore. Anche quando mangio rischio di morire ad ogni boccone, dato che il grasso intorno al collo non permette al cibo di scendere in modo corretto. Sono sempre ad inghiottire qualcosa, quindi, nutrirmi è diventata come una roulette russa. A volte penso che sarebbe meglio venire soffocato da un pezzo di hamburger che ho in bocca e piantarla di soffrire. Però poi penso, che sarebbe impossibile raccogliermi di peso e mettermi sopra una barella, e conseguentemente dentro ad una bara. Ci vorrebbe una gru per fare una cosa del genere. Mi vergognerei anche da morto, come se dovessero portare via da un appartamento, un enorme ippopotamo; non c'è dignità a finire i propri giorni in questo modo. Non è giusto nemmeno per i miei genitori, vedere lo scempio in atto sul loro figlio, che per quanto gigante sia, rimane sempre un individuo al quale hanno dato tutto il loro amore.
La gente pensa, che se sono arrivato a questo punto, è solo per colpa mia, che me la sono cercata, morso dopo morso e piatto dopo piatto. Loro non sanno cosa significa rifugiarsi nel cibo quando tutto è contro di te. Fin da piccolo sono stato emarginato, escluso e deriso dai miei compagni, e per una persona sensibile come me, è stata una pugnalata in petto. Tutti giorni della mia vita, sono stato oggetto di derisione e più mi aggredivano verbalmente per le mie dimensioni, e queste, in automatico aumentavano. Vedevo nel cibo, quella soddisfazione che non trovavo e non ho mai trovato da nessuna altra parte. E' stata la mia consolazione, la mia gioia, il mio divertimento. Poi però si è trasformata in una droga, condannandomi a diventare un pallone, anzi una mongolfiera, un fenomeno da baraccone. Quelle poche volte che esco di casa, mi sento gli occhi addosso, ed essendo praticamente immenso, riesco ad avere su di me lo sguardo dell'intera città. E' deprimente. Ora le mie uscite si sono ridotte al minino poiché il cuore non regge lo sforzo e le gambe urlano di dolore nel sopportare una massa mastodontica come la mia.
Oggi mi sono pesato e non ci credevo quando ho visto, sulla mia bilancia speciale, le tre cifre così scritte: 283, mi manca poco per raggiungere i 300 kg. Non ci arriverò, morirò prima, nel senso. prima che mi tirino su con la gru o mi facciano rotolare dalla scale, come un bastimento di patate marce.
Le ho pensate tutte, ho valutato le modalità migliori e quelle a me fattibili, per suicidarmi. L'unica cosa che riesco a fare con la mia mole è quella di lasciarmi affogare nell'oceano che dista pochi chilometri dalla mia finestra. Il piano è questo:
Alle 23.42 chiamerò un taxi, quelli speciali tipo furgoncino.
Prima di mezzanotte mi faccio lasciare vicino al molo di White Beach e lì aspetto.
Il Dolphin salpa alle 00.21 in quell'istante sarò sul bordo della banchina.
Quando si sarà staccato dal molo ma ancora non del tutto, mi lascio cadere in mare.
Nell'acqua le turbine saranno in azione a tutto spiano, il tonfo verrà coperto dal rumore e l'acqua frastagliata, si confonderà con la schiuma delle pale della nave. Se poi aggiungo anche che non so nuotare, la cosa dovrebbe essere piuttosto semplice.
E' giunto il momento.
"Buonasera, sono Matthew O' Brian, avrei bisogno di un furgoncino taxi..."




lunedì 1 dicembre 2014

GLI ALBUM FONDAMENTALI DELLA MIA DISCOGRAFIA

Qualche tempo fa, avevo una nutrita scorta di cd, ma con i vari spostamenti di casa, nonché nei diversi ripiani della casa attuale, ne ho persi un sacco. Tuttavia, ho ben in mente quali sono i miei album, non solo preferiti, ma anche che hanno segnato un certo periodo della mia vita.
Il primo in assoluto: è Pump degli Aerosmith del 1989, lo ascoltai appena uscì, a casa del mio amico e socio dei futuri, anche se trapassati, Low Boys. Diede il via alla mia voglia di musica rock. Posso dire di essere stato stregato al secondo ascolto, mentre al terzo, venni totalmente rapito. Quest'album non ce l'ho più.
Il secondo: è Nevermind dei Nirvana anno 1991. Con questo disco ho capito cosa significasse per me suonare la batteria, quanto desiderassi essere in grado di riprodurre quelle tracce. Ancora presente nella mia discografia.
Il terzo: è l'unico dei Sex Pisotls Never Mind the Bollocks 1977, in quel periodo necessitavo di un po' di storia. Questo album l'ho perso
Il quarto: è Cowboys from Hell dei Pantera datato 1990. Ne sentivo parlare spesso di questa band, quando poi giunsero alle mie orecchie, mi diedero quella forza esplosiva che sentivo di dover apprendere. Album disperso, non so che fine abbia fatto.
Il quinto: Adrenaline dei Deftones 1995, comprato a Nizza e tra tutti quelli che giravano nel periodo crossover, quest'album ha gettato le basi di un'adorazione senza limiti per questo gruppo. Presente in casa mia, credo.
Il sesto: About Time dei Pennywise 1995, è stato l'apripista del periodo punk-hardcore, per il quale ho sempre sognato di suonare, ma ahimé, nessun gruppo nel quale ho militato, si è poi evoluto in quella direzione. Questo album lo trovai in cassetta, lo persi e lo ricomprai ad un loro concerto all'Acquatica di Milano. E' ancora presente e spesso lo riascolto.
Il settimo: Follow the Leader Korn 1998, quest'album è stata la colonna sonora dell'autogestione del mio istituto scolastico, nonché album in ascolto quasi ogni giorno a casa mia. Ancora presente.
L'ottavo: Donde Jugaran las Ninas 1997 dei Moltov. Comprai il disco a Barcellona e me ne innamorai. Quando ascoltavo questo disco stavo con una ragazza di origine latinoamericana che mi aiutò a comprendere meglio il significato di ciò che cantavo a squarcia gola. Ce l'ho ancora (spero)
Nono: Significant Other 1999 Limp Bizkit. è il loro disco migliore e credo di averlo consumato. Ancora in casa, ascoltato l'ultima volta tre giorni fa.
Decimo: Planeta Eskoria 2000 Ska-P, cavalcando l'onda spagnola, ballavo e cantavo a ritmo di ska. E' in casa.
Undicesimo: It Means Everything 1997 Save Ferris, ascoltato e riascoltato fino allo sfinimento, conosco a menadito la sequenza del cd. Ora è diventato l'album preferito di mia figlia. In auto da non so quanto tempo.
Dodicesimo: Franz Ferdinand con l'album omonimo datato 2004. Mi ricordo di averli ascoltati la prima volta, ad un live trasmesso da MTV, mentre ero in una stanza d'albergo a Faenza, durante il Meeting delle Etichetta Indipendenti. Appena tornai a Milano corsi ad acquistarlo. Ancora presente e ascoltato da poco, con  molto piacere.
Tredicesimo: Rage Against The Machine, album anch'esso omonimo 1992. Pura potenza sovversiva. Ero in piena attività socio-politica e questo disco mi dava la carica giusta per combattere. In casa sommerso da un milione di dischi.
Quattordicesimo: Post Orgasmic Chill 1999 Skunk Anansie, Mi accompagnò durante il mio primo viaggio a Londra. Non lo trovo più, ma forse lo cerco bene lo scovo da qualche parte.
Quindicesimo. To Lose My Self 2009 dei White Lies, quest'album lo ascoltavo quando vivevo al mare e lì nacque il mio secondo bimbo. Scaricato sull' iPod
Sedicesimo Bleed American 2001 dei Jimmy Eat World, questo è un gran bel disco e l'associo agli inizi con mia moglie. Messo in ascolto pochi giorni fa, proprio da lei.
Diciassettesimo: Absolution 2003 Muse. Andai al concerto di questo disco, fu fenomenale. Disco perso, ma poi scaricato sull'iPod
Diciannovesimo: Toxicity 2001 System Of A Down, fu una vera rivelazione questo disco. Tutti i miei amici lo ascoltavano e io non ero da meno. Presente sulla pila dei miei cd.
Ventesimo: Pennybridge Pioneers 2000 dei Millencollin, mi ha tenuto ben saldo alle radici punk-hardocre quando vivevo al mare. Ho solo la custodia, il cd vero e proprio devo averlo perso ultimamente.
Alcuni di questi dischi sono stati ascoltati in date diverse dalla loro pubblicazione ufficiale, ma non per questo, meno importanti per la mia educazione musicale. L'ordine eseguito non è sempre corrispondente alla preferenza, è stato scritto secondo una cronologia di ricordi. Ce ne sarebbero altri da scrivere, ma i prossimi li scriverò più avanti.


sabato 29 novembre 2014

L'AMORE, QUESTO FOLLE SENTIMENTO

E' bello innamorarsi quando non si ha nulla da fare, quando si è predisposti ad accogliere nella propria sfera emozionale, di tutto un po'. Cercare l'anima gemella, ma prima di questa, selezionare un gran numero di persone e per ognuna di queste, credere che sia quella giusta. Mi riferisco agli adolescenti, ai giovani, che non sono oberati dal lavoro, dalle dinamiche quotidiane, da tutte quelle faccende che nascondono, sotto uno spesso strato di stanchezza, il sentimento sorto per chi è affianco a noi, a condividere una vita normale. Già perché, nel momento in cui scocca quella scintilla tutto sembra possibile. La passione travolgente dei primi momenti, si trasforma in amore e grazie a quello, si prendono poi tutte quelle decisioni che stabiliscono il corso dell'esistenza futura. Ed esattamente in questo frangente che si riconosce l'amore vero, cioè quello che va al di là della semplice passione, quello da cui partono altre piccole vite, il collante che fa restare uniti nei momenti peggiori, quando la presenza della persona amata diventa una certezza ancor più vera, della verità stessa.
Qualche tempo fa, ero per strada con mia moglie, ed un ragazzo in lacrime, ci passa davanti mentre si sfoga al telefono, presumibilmente con qualcuno molto vicino alla sua ex ragazza. Il suo discorso si conclude dicendo:
"..E dille che non troverà mai nessuno che l'amerà, quanto l'ho amata io..."
In effetti è vero, credo che tutti abbiano pensato ad una cosa del genere, ed è vero anche, che nessuno amerà mai allo stesso modo, chi ha amato nella precedente relazione.
Mia moglie poi, ha detto a me, quello che non avrebbe potuto dire a quel ragazzo disperato, per non arrecargli un ulteriore dolore, questa verità lapidaria:
"Si certo, ne troverà uno che l'amerà di più e ci farà pure dei figli."
Oltre ha quanto ho scritto, c'è un altro elemento da analizzare: quello dei separati.
In vita mia, ne ho conosciute di coppie separate o divorziate e tra tutti questi, ho trovato un solo elemento comune, ovvero, quello di volersi rifare una vita. Per carità, è plausibile, comprensibile, effettivamente è umano, ma che voglia però... Rimettersi in gioco per chi ha avuto un'esperienza negativa con il proprio partner, senza che da questa relazione sia sorto qualcosa di più di un paio di anni di matrimonio, è giustificato. Invece chi ha convolato a nozze, con figli a carico, un muto sulle spalle e tutto il resto, arriva ad un certo punto a doversi separare per incompatibilità, piuttosto che per adulterio, o semplicemente per la fine dell'amore; in questa tipologia di caso, mi chiedo, che motivo c'è di dovere riproporre lo stesso scenario con una nuova persona accanto? Non dico, che bisogna restare da soli per il resto dei giorni, ma se un tentativo è andato male, non c'è bisogno di rifare gli stessi sbagli d'accapo. Gli errori servono a far capire di non commetterne altri, sennò è solo tempo perso. C'è n'è di gente che arriva a sposarsi anche tre volte, e lo dico poiché conosco figli di un terzo matrimonio; a me sembra follia. Forse si arriva ad un punto del genere quando non si è abbastanza maturi per dedicarsi anima e corpo in una relazione, allora appare più semplice lasciare tutto e ricominciare con un'altra donna o uomo che sia. Alla fine però, penso, si arrivi più o meno, alla stessa situazione precedente, ovvero, la vita porta a creare delle dinamiche abbastanza simili l'una con l'altra. Magari si ha affianco una persona capace di comprendere meglio chi gli/le sta accanto, ma è poi davvero così? Forse le persone di questa pasta, sono avvezzi all'innamoramento facile e si lasciano andare troppo spesso alle passioni, ragion per cui, ciò che è stato creato si sfalda come un castello di carta, oppure, non so cosa possa scattare nella mente di chi compie gesta di col tal nefandezze. Quello che mi domando è, ma quanta voglia hanno? Se dovesse andare male con mia moglie, cosa che mi auguro di no ovviamente, dubito che mi dedicherei ad un'altra relazione nella stessa maniera in cui mi sono dedicato a lei. Certo non lo posso sapere con certezza, però mi conosco abbastanza bene da sostenere di essere talmente, diffidente, pigro e probabilmente deluso, da non rimettere la mia vita in mano a nessun'altra. L'amore sarà anche un sentimento folle, ma se si vuole lo si può controllare, basta avere il giusto livello di cinismo e un pizzico di sale in zucca. Forse sarò presuntuoso, però non molto lontano dal vero.


venerdì 28 novembre 2014

BIANCONIGLIO

In Alice nel paese delle meraviglie di Luis Carroll, c'è la figura del Bianconiglio che è forse quella più simile a me, anche se fisicamente potrei sembrare Humpty Dumpty. E' l'allegoria del modo di vivere degli umani, quando incrocia il mondo terrestre, ovvero, sempre di fretta, sempre di corsa. Nel paese delle meraviglie il tempo perde la sua misurazione classica, anche se il Bianconiglio corre lo stesso, forse è l'ancora che tiene salda la stessa Alice, in quei due mondi così diversi tra loro.
Come ho appena affermato, io sono il Bianconiglio e come me, anche tutto il resto del mondo moderno, potrebbe ricadere in quella sua caratteristica. I bambini però no, loro non hanno il senso del tempo, ed è una cosa meravigliosa.
Vivere seguendo la luce solare, come accadeva in passato è ciò che ci lega ai ritmi della natura, quello che ci rammenta di essere i diretti discendenti delle scimmie, è quello che abbiamo abbandonato. Oggigiorno siamo schiavizzati dalle lancette dell'orologio, viviamo stravolgendo qualsiasi regola, capovolgiamo la notte con il giorno, mangiamo senza assaporare il gusto del cibo; dormiamo in stanze adibite a tale scopo, senza apprezzare il riposo e chi accusa il colpo per prima è la mente, seguito dal fisico. Personalmente, mi sento infilzato dallo scoccare dei secondi, quando mi fermo per riprendere fiato. Come se su di me, pendesse una spada che mi obbliga a correre, per non essere trafitto dalla velocità degli avvenimenti in corso, eppure, conscio di quanto sia deleterio per me affannarmi nelle cose che faccio, non posso farne a meno. Avere "l'agenda piena" di cose da fare, in qualche maniera distorta, mi dà una certa sicurezza, mi colloca all'interno della società, mi stimola a fare sempre di più. E' una specie di obbligo morale, un compito autoimposto a cui sono tenuto a portare a termine, è il contributo della mia esistenza che devo pagare, per avere diritto al mio angolo di mondo; è il senso che mi porta a vivere.
Da quando ho esaurito la mia spensieratezza di bambino, mi si è presentato davanti alla porta un enorme orologio, il quale, ha scandito tutti i miei giorni a seguire, battito dopo battito. Ho preso atto e consapevolezza, di far parte di un sistema, oliato in ogni suo punto, per ottenere il massimo della precisione. L'ingranaggio di questo immenso orologio sono io, siamo noi tutti, che a seconda di quanto ci affatichiamo, contribuiamo a muovere il tempo. Sarebbe meglio dire, a quantificarlo in termini monetari. Si perché una delle poche cose che il denaro non può acquistare è appunto il tempo, ma proprio per questo esso, ha un valore inestimabile, per chi lo concede, per chi lo consuma, per chi lo detiene.
E' una lotta impari, in quanto non lo posso arrestare, e per quanto sarebbe bello, lui continua il suo corso che io sia d'accordo oppure no. Detesto essere schiavizzato dalla scansione dei miei impegni, ma non posso farne a meno. Qualora guadagnassi del tempo per fare delle cose utili, comunque andrei a sprecarne da un'altra parte. Non si vince mai.
La cosa che più mi destabilizza quando ci penso, è che per quanto arranchi dietro alla scansione dettagliata della mia giornata, questo porta a poco, quasi a nulla, perché se si corre seguendo gli impegni, dietro alle scadenze e ai compiti, si perde quello più prezioso da dedicare alle persone che si amano, si perde di vista il senso delle cose importanti per davvero. Il segreto di una vita felice è prendere tutto con la giusta dose di lentezza.

mercoledì 26 novembre 2014

AMORE PER LA PIZZA

Se c'è un alimento per il quale vado matto, è senza ombra di dubbio la pizza. Ho appena finito di mangiarla e sono pienamente soddisfatto da ciò che ho gustato ad ogni morso. Venendo da generazioni di partenopei, sono più che convinto di avere nel dna i cromosomi a forma di pizza, per questo motivo ne mangerei a quintali, cosa che forse in un anno raggiungo facilmente. Eppure a dispetto delle mie origini, quella che mi piace di meno, è proprio quella napoletana. So che mi tirerò dietro le maledizioni dei miei avi, che si rivolteranno nella tomba, come l'impasto di Gennarino o' pizzaiuol' che tira la pasta, ma io preferisco la pizza egiziana.

"Nooooo!!! Sacrilagioooo, comm' osi tu stolto, la pizza chiù bbon è sul chell e Napule!"
"E' troppo molle non mi piace!"
"A ricetta originaria è cchest' o saj o no?. La regina Margherita acccusì s'a mangiò."
"Chi se ne frega, a me rimane sullo stomaco. Poi quando la taglio si sfalda tutta, non si riesce a tenere in mano una fetta che sia una perché sembra gomma sciolta, anzi una bigbabol salata!"
"Eresia!! San Gennà o sient a chist, cos sta ricend cos ta vocc, 'ngrata! Nuje simm chi a inventat a riscett sacra, nu poj dire sti fetenzie!"
"A me piace la pizza croccante, quella che fa Ebram il pizzettaro in motorino!"
"Arrrrg. jett' o' sang! Cos' aggia sentì"
"E ti è andata bene che ho detto quella egiziana, e non quella americana."
"Nun si degn e mangià o' piatt perfett, tu si rannat a vitaaaaaa!"
"Ti sbagli pizzaiuolo, la forza della Sfinge mi proteggerà"
"Nooooooo....."

Dopo questo breve siparietto, degno della migliore sceneggiata napoletana, sono giunto a questa conclusione: la pizza più buona di tutte, è quella che rispecchia i propri gusti. Ho scoperto l'acqua calda ok, però anche Snoop Dog, in occasione degli EMA, snobbò la pizza italiana, rimpiangendo quella piena di schifezze made in U.S.A. quindi a ognuno il suo.



martedì 25 novembre 2014

LE CATTIVE NOTIZIE TI RAGGIUNGO OVUNQUE

Da un po' di tempo a questa parte sento lo brutte notizie, riguardanti persone che conosco, o che colpiscono trasversalmente i miei conoscenti. Nel mio luogo di lavoro si parla oramai di decessi di persone care, come se si discutesse della preparazione della cena per la sera, tra massaie annoiate.
Su questo argomento non so mai come comportarmi, nel senso che, ho sempre il timore di non dimostrare abbastanza trasporto nel manifestare il dolore, piuttosto che l'interesse per l'accaduto, o cose varie. Io sono uno che rimane abbastanza freddo lì per lì, ma poi ci penso e ci ripenso a posteriori, facendomi fagocitare dalle angosce. Come se nel ricevere questa notizia mi si poggiasse la metà del nefasto carico, sulle spalle. In fondo è per questo che si parla con  qualcuno delle brutte notizie, perché si vuole alleggerire il peso che la brutta notizia comporta. E' inevitabile però, che la condivisione di una comunicazione del genere, suscita in chi la subisce, un certo smarrimento, sicuramente dell'amarezza, più il senso d'impotenza nell'apporre un aiuto concreto, a chi è nella situazione di dire, ciò che necessita di far sapere. Insomma una brutta faccenda su ogni punto di vista. Poi c'è anche chi si tiene tutto dentro e non spiccica parola con nessuno, di ciò che capita tra le mura domestiche, o poco più ampie. In questa tipologia di persone, mi ci ritrovo abbastanza, ma non perché non voglio caricare l'interlocutore dei dispiaceri che mi affliggono, ma per il semplice motivo, di non far sapere i fatti miei a chiunque. Mi apro solo con poche persone, a fatica tra l'altro, e non è sicuro che spieghi la motivazione completa del mio stato d'animo, qualora fosse grigio. E' un sistema poco efficace, non porta a niente, ne sono consapevole. Comunque sia, sono poco abituato a parlare di cose che mi colpiscono da vicino con conoscenti, amici e parenti, perché in fin dei conti mi rendo conto che una parola, può consolare in quel momento, ma non risolve niente.
Mi stranisce quando questo tipo di rivelazioni intime, vengono fatte a me. Mi sento in imbarazzo, quando vengo a sapere di cose strettamente personali, come lutti, malattie, o sciagure di vario genere. Mi sento in dovere di avere anche io qualcosa di brutto, per controbilanciare la sfiga comune, ma ne faccio bellamente a meno, grazie. Ci tengo alla mia privacy e al mio eventuale dolore. Qualora dovesse capitarmi qualcosa di brutto (speriamo di no, corna in terra) la mia unica valvola di sfogo è sempre questo blog.


lunedì 24 novembre 2014

LAVORI IN CORSO

In attesa del nostro terzo pargolo, stiamo preparando la casa nel migliore dei modi, per renderla accogliente anche per lui. Di lavoretti da fare ce ne sono, il più grosso di tutti è la tinteggiatura della stanza dal letto, in programma mercoledì. Oggi invece, ho pitturato la finestra del bagno e quella della camera da letto, in più ho messo una parvenza di basi preparatorie in vista dell'intervento cromatico della camera matrimoniale. Tra un'azione e l'altra, mia moglie, nonostante abbia un pancione abnorme, ha rivoluzionato gli armadi dei miei bimbi, setacciato il loro guardaroba e fatto una cernita di tutto il superfluo. Il risultato è stato eccezionale, gli armadi ora sono ordinati come un archivio bancario, nonché gli indumenti sono quelli adatti alla stagione in corso, un vero cambiamento. Certo, attuare il turbine del riassestamento della casa di domenica è un po' eccessivo, forse sarebbe stato meglio dedicarsi all'ozio e al riposo, come l'ultimo giorno della settimana richiede, però abbiamo una certa fretta nel compiere tutti questi miglioramenti, quindi oggi il relax ce lo siamo scordati. La cosa positiva è che mia moglie ed io, in questo genere di cose siamo una premiata ditta. In quasi otto anni che stiamo insieme, abbiamo cambiato casa cinque volte, escludendo quella mia di partenza e in ogni occasione, abbiamo ristrutturato, cambiato e dipinto, gli appartamenti che ci hanno ospitato, come un manipolo di agguerriti magùt. Forse la nostra forza sta proprio in questo genere di affari, tanto, da poter creare addirittura una piccola impresa. Mia moglie sarebbe felicissima di lavorare in questo settore, io forse un po' meno, ma con lei che mi dirige nell'organizzazione, tutto risulta più semplice. Personalmente sono un gran pasticcione, potrei iniziare a fare centinaia di cose in contemporanea e non terminarne nemmeno mezza, per questo lascio a lei il compito della direzione dei lavori. Io sono la forza fisica, il braccio violento del ristrutturazione, come Pastamatic lo era in cucina. Su quello non ho problemi, mica vado alla Virgin per tenere i miei muscoli a riposo, li faccio fruttare e lavorare sodo. Se però devo mettere giù un piano di lavoro, potrei impiegarci due mesi e mezzo, il tempo giusto per l'arrivo del mio terzogenito. Il suo primo giorno in casa lo passerebbe dentro uno scatolone con affianco una latta di vernice, ahi ahi ahi, amico no-buono.
Sono a lavoro e mi si chiudono gli occhi dalla stanchezza, però sono soddisfatto di aver fatto un grosso passo in avanti nei lavori di casa, ora manca poco, ci vuole solo un pochino di costanza e pazienza e ogni cosa arriverà al termine come tutte le volte che abbiamo messo le mani sui pennelli, piuttosto che ciarpame vario. Una volta poi, aver messo tutto in ordine cosa faremo?
Cambieremo casa e su ricomincia! (spero proprio di no)


sabato 22 novembre 2014

AVVENTURA LOW

Fin da piccolo, ho avuto quel senso artistico insito nel mio animo sensibile, ma che non sapevo come far emergere. Ho poi incontrato sul mio cammino, qualcuno che aveva dentro di sé lo stesso bisogno di esprimere, quanto ci veniva inviato dall'animo, appunto. Nella fattispecie si trattava di un mio compagno di classe e con lui, ho messo su un piccolo gruppo, o meglio, un duo. (anche all'epoca? Ma allora è un vizio?!). Questa collaborazione prese piede in 3^ elementare e durò fino alle medie. Si è evoluta diverse volte prima di arrivare al punto più alto della nostra carriera, cioè fino a formare i Low Boys. Il mio socio, mi disse che il nome significava I Ragazzi Sporchi, nel senso di volgari, ma quello che arrivava a chi sapeva l'inglese come noi, lo interpretava come I Ragazzi Bassi. Il che la diceva lunga, pur essendo il contrario espresso nel nome del duo, ehehe.
Tutto partì con un'esibizione fatta in classe durante la ricreazione, in cui ogni bambino cantava ciò che più gli piaceva. Ci siamo trovati in fatto di gusti artistici e da lì, pensammo di unire nel nostre capacità e la voglia di emergere, scrivendo canzoni. I testi degli esordi erano decisamente punk, senza sapere cosa fosse il genere londinese '77, ma quello che buttavamo giù, avrebbe fatto gola persino a Johnny Rotten, in quanto a uso improprio di oscenità, omettendo da questi però, l'elemento turpiloquio, poiché eravamo dei bambini.
La nostra prima canzone si intitolava "Vivere Senza Te" l'idea del titolo, nonché del ritornello, ci venne suggerito nientemeno che dal sig. Vasco Rossi in persona, mentre cantava a Deejay Television. Chi ebbe la fortuna di ascoltare questo brano, eseguito senza l'ausilio di nessuno strumento, alla fine veniva raggiunto da un brivido lungo la schiena, nonché dalla contorsione dello stomaco. Negli anni poi, ci specializzammo con l'inglese, molto basico in realtà, e lavorammo anche sull'esecuzione dei testi, mettendo per la prima volta una base, prodotta con il Canta Tu del mio socio, sotto le parole. La hit di quell'anno si intitolava Black Rain e fu davvero un successo. La fama ci venne riconosciuta solo dai nostri amici, ma questo è solo un dettaglio. Crescendo, la nostra collaborazione arrivò ad un punto d'arresto, per divergenze artistiche. Le strade si separarono per proseguire da soli, come ogni buon gruppo insegna, divenimmo due solisti e le nostre carriere presero una diramazione molto differente tra loro. Io in quel frangente seguivo gli albori del Rap, per cui i miei testi, si sviluppavano in rima. Due delle mie canzoni che più di tutte hanno riscosso il successo che si meritavano erano: Relitto e 144, quest'ultima era anche una sorta di denuncia per l'abuso dei numeri erotici/chat friendly dei primi anni '90. Si è anche dibattuto molto sulle royalties della canzone, in quanto venne scritta ed interpretata dai Low Boys, prima del loro scioglimento. A ben dire credo di essere l'autore principale per aver scritto più della metà del testo, e qui di sotto scrivo per inchiodare questa certezza dimostrando a tutti la paternità del testo.

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144 AMORE E SENTIMENTI FORSE NONE' QUELLO CHE TU PENSI,
TI MONTI LA TESTA E LORO TI FANNO LA FESTA
CON LE BOLLETTE DA PAGARE E NON SAI PIU' COSA FARE.
HAI 30 MILIONI SULLE SPALLE E DICI MI HANNO ROTTO LE
SIP-
HAI TELEFONATO E BIAGIO AGNES T'HA FREGATO
POTEVI ANCHE NON TELEFONARE
COSI' NON AVEVI LE BOLLETTE DA PAGARE
MA LA STUPIDA CURIOSITA' TI HA PORTATO ALLA ROVINA
E DICEVI AH, SE LO SAPEVO PRIMA,
QUELL'144 TI HA PROPRIO ROVINATO
E IN MEZZO A UNA STRADA SEI CAPITATO.
     




venerdì 21 novembre 2014

20 EUROS FOR LOVE SESSIONE IN STUDIO

In vista di un prossimo concerto, sito al Baraonda di Segrate il 20 dicembre, posso anticipare i brani che saranno eseguiti al Mobfest, (sempre che si riesca ovviamente) tramite dei filmati girati in studio in data. La tecnica di caricamento dei filmati è un po' macchinosa, ma ora il mio iPhone mi ha comunicato che è riuscito a caricare, ciò che vorrei proporre qui di seguito.
A quanto pare la trasmissione dei dati risulta essere più lunga di quanto credevo, sto caricando i cloud, ma sul cloud, non c'è niente. Sarà che proprio oggi il cielo sia terso e senza nubi? Non ci posso credere.
Sembra di dover entrare dentro la banca dati della Nasa, ma è possibile che non si riesca ad entrare nel proprio profilo? E poi, dove finiscono i filmati che carico, se non ci sono sul mio stramaledetto cloud? Ora ci riprovo.
Che rabbia, ma come diavolo si fa?
Mi dice: "Il filmato è stato caricato" d'accordo, ma dove? Dannazione!
Sto esportando praticamente la discografia completa dei Beatles, eppure sul mio bel profile non si sente neanche in lontananza il rumore di una bacchetta caduta in terra, che pizza.
Devo trovare un'alternativa, iCloud è inespugnabile.
Attenzione! Mi dice il mio caro bel telefono, che ho l'archivio quasi pieno. Ma dove me li ha messi questi introvabili videoooooo!
Ho forse trovato una soluzione....
Niente non ha avuto successo. Sono sempre stato una frana col computer, che amarezza.

Missione compiuta!!!!!!!!! 
20 EUROS FOR LOVE 
ENJOY

martedì 18 novembre 2014

E MILANO DIVENNE VENEZIA

Da quando è iniziata la stagione delle piogge, tipo zona sub tropicale, la mia città ha assunto un aspetto più umido, molto acquatico, decisamente marittimo. L'inesorabile caduta piovana, ha creato un bel po' di disagi alla circolazione urbana, per non parlare delle case in prossimità del famigerato Seveso, ovvero il fiume invisibile. Questo corso d'acqua è infingardo, perché non lo si vede scorrere ad occhio nudo come il naviglio o il Lambro, ma c'è gente che giura di averlo visto. Alcune teorie sostengono che proprio il Seveso, sia l'affluente sotterraneo del lago di Lochnes (lo so che i laghi non hanno affluenti, ma questo è diverso) per cui il mostro che dimora nel lago scozzese, sia la causa effettiva della sua esondazione, e non la pioggia. Ho rivelato un informazione strettamente riservata, ma volevo mettere al corrente i miei concittadini, di ciò che circola sotto il manto stradale. Al di là della vera causa, Milano ha reagito molto male alla fuoriuscita dell'acqua fluviale, tanto che le strade si sono inondate a tal punto, che si poteva circolare con il gommone, con le pinne, fucile ed occhiali. Le zone flagellate sono state quelle di Zara/Maciachini, Isola, Niguarda e la Maggiolina, in queste parti di Milano si è cominciato a parlare con un lontano accento veneto, proprio perché dai balconi si intravvedeva la suggestiva Piazza San Marco. Quasi tutti i cittadini hanno preso molto male questo cambio di parlata dialettale, visto che un cambio così repentino, bisognava quanto meno annunciarlo o fare dei corsi preventivi. Comunque a gridare aiuto e maledire il governo, perché si sa che quando piove è sempre colpa sua, molti, non sono riusciti a dirlo in veneziano. Penso che si avrà occasione di riprovare, tanto c'è sempre tempo, anzi maltempo. Coloro che davvero si sono immedesimati nella parte, sono stati i piccioni. Quelli si sono davvero mascherati bene in uccelli veneti, credo che chiunque li abbia scambiati per quelli che svolazzano tra campi e campielli di Venezia. Io personalmente non sono riuscito a distinguerli.
Una volta rientrata l'emergenza esondazione, è rimasto il fango, molto fango. Il nostro sindacato ha creato una join-venture con l'azienda di Guam, che produce i noti fanghi, per mettere sul mercato un nuovo prodotto a chilometro zero, per noi meneghini. Questo fango miracoloso sarà supportato dal celeberrimo brand e prenderà il nome di Fanghi d'asfalto Milan, una delizia per il corpo, che sa di copertone. Nel clù ,(preciso che ho detto clù) del momento acquifero, c'ero anch'io con la mia immancabile bicicletta, che da city bike si è tramutata in river bike, cioè in una moto d'acqua. Meno male che porto sempre al piede delle scarpe permeabili, non potevo certo andarmene a casa, senza avere a portata di scarpa dell'acqua meneghina-veneziana, mista scozzese, sarebbe stato un affronto alla mia volontà di andare in bici sotto ogni intemperia. Posso dire apertamente che nell'esondazione del Seveso c'ero anch'io, purtroppo non so dirlo in venesian, ciò!


lunedì 17 novembre 2014

NEL GIORNO DEL NOSTRO SI

Nel corso della mia vita, ho vissuto ventisette volte il 15 novembre senza attribuirgli alcun valore, senza che a questo giorno seguisse una ricorrenza, o che si celebrasse ogni anno un momento da ricordare. Poi è avvenuto nel 2008 che questo giorno ottenesse un significato esclusivo solo per noi due, ed è stato il momento in cui ci siamo impegnati a mantener fede alla nostra parola data, davanti ad un pubblico ufficiale. Forse non ha avuto lo stesso peso scenografico, di quelle promesse fatte difronte ad una folla, in un luogo suggestivo, ritualizzato da un personaggio investito da poteri che né io né tu, riconosciamo. E' stato meno sfarzoso e decisamente più breve, ma non per questo, sia da considerare meno prezioso rispetto a quelli classici. Io ho scritto nero su bianco la mia volontà di essere tuo marito e questa firma durerà nel tempo, tutto quello che ci concederà l'eternità dandoci ragione per ogni momento vissuto insieme.
Il 15 novembre 2008 era un sabato ed era una giornata splendida, non solo per il clima mite ed il sole luminoso in quel cielo terso toscano, ma soprattutto perché ho dato in mano la mia esistenza futura, a colei che l'avrebbe resa migliore sotto ogni punto di vista, che mi avrebbe aiutato a crescere come individuo, e che mi avrebbe sorretto nei momenti di sconforto. Abbiamo sottoscritto un contratto nel quale ci siamo impegnati a prenderci cura l'uno dell'altra, nel corso ignoto della vita, con tutte le avversità a cui saremo chiamati a rispondere, e non potevo scegliere donna migliore. Eri all'ora, come adesso, lo scrigno prezioso nel cui interno custodiva un'altra vita. Ho pensato vedendoti risplendente di maternità, che avevo visto giusto nel condividere con te, il ruolo di genitore. Mi sono sentito privilegiato ad avere accanto una donna, capace di essere una madre ineccepibile ed una compagna ineguagliabile. I mie figli sono in mano ad una mamma, diligente, attenta, intelligente ed estremamente amorevole.
Il giorno in cui ho detto Si è stato l'inizio di un'era, di un'avventura, di un sogno divenuto realtà, ma anche della realtà tramutata in un sogno. Questo accadeva nel 2008 e accade tutt'ora.
Ieri nel giorno del nostro anniversario, ho trascorso con te un momento speciale. Forse il tempo atmosferico avverso, ha guastato un po' i piani iniziali, ma l'importante è aver avuto l'occasione di passare del tempo insieme, che capita così di rado. Siamo sempre presi dalla frenesia dei doveri, dalla gestione di una famiglia, presto numerosa, dei compiti da svolgere quotidianamente, che a volte capita di trascurare ciò che ci unisce. Sappiamo entrambi di poterci fidare reciprocamente, siamo consapevoli della forza che ci sorregge a vicenda e di quanto amore ci scambiamo con semplici gesti, a volte solo uno sguardo basta, per capirsi. L'intesa che ci lega è sorta in maniera spontanea, fin dal primo momento in cui le nostre parole si sono incontrate, per parlare di un discorso senza fine, sempre così pieno di emozioni e di vivo interesse. A fronte di tutto questo però, è comunque bello potersi crogiolare in quelli che sono i nostri piccoli vizi, nei nostri piaceri. Trascorrere il tempo senza preoccupazioni, allentando per un giorno e per una notte, le redini dei nostri compiti, dedicandosi alla volontà di esprimere quello che sentiamo in modo libero e se vuoi, tornare un po' alla spensieratezza dei nostri primi incontri.
Dopo aver assaporato per qualche ora, di una ritrovata "libertà", ciò che rendere felici sia me che te, in modo assoluto, è di ritornare nella nostra dimensione di famiglia e vivere ogni attimo insieme.
Non potrei chiedere di più, di quanto già desideri e nonostante questo, stiamo per affrontare un altro cammino insieme, questa volta ad affrontarlo però non saremo solo noi due, bensì in quattro, più la piccola novità. Al prossimo anniversario avrò qualcos'altro per gioire, anche se ogni giorno gioisco di tutto ciò che mi hai dato. Ti amo.



mercoledì 12 novembre 2014

DACCI UN TAGLIO

Era da qualche giorno che sentivo un lontano richiamo, provenire sopra la mia testa. Ieri si è fatto decisamente più persistente rispetto ai giorni precedenti, al che, ho capito cos'era quel suono, poiché l'ho riconosciuto. Si trattava di un miagolio, ma non era quello della Nala. Mi sono messo davanti allo specchio ed ho incontrato Otello, poggiato beatamente placido sulla mia testa a farmi da capigliatura. Mi stava dicendo che era ora di tagliarmi i capelli.
Ho volutamente rimandato la tosatura della mia testa per un semplice motivo, la macchinetta è un'arma non convenzionale. L'ho acquistata quest'estate al mare, poiché Otello si era presentato puntuale anche durante le mie vacanze, quindi mi sono visto costretto a correre ai riapri pure lì. Il negoziante mi ha venduto la macchinetta, dicendomi preventivamente:
"La informo che questo è l'unico articolo per il quale non è prevista la sostituzione."
"Beh, si lo capisco, però credo non ce ne sia bisogno." Risposi baldanzoso.
Quanto mi sbagliavo.
L'attrezzo ha scritto sulla scatola:
" CUTS TWICE AS FAST"
"Wow, un tagliacapelli due volte più veloce." Ho pensato quando l'ho vista in vetrina. "Deve essere mia!". Ora mi maledico.
La macchinetta ha dalla sua, che non si può terminare di usarla, prima di aver completato la rasatura. Ameno che non si è Keith Flint (il cantante dei Prodigy,) per cui lasciare una specie di pista d'atterraggio in mezzo alla testa, non risulti un problema, bisogna fare tutto come da manuale.
Nella fattispecie avere due velocità significa questo: le lame prendono il capello, lo afferrano di violenza, lo picchiano duramente, lo riducono in polvere e poi quando non hanno più nulla da tagliare, quelle maledette si accaniscono sulla testa, arandola come un campo di grano.
Se fossi uno di quegli uomini, che scende a delle bassezze linguistiche come i turpiloqui, riempirei questa pagina di parolacce per ogni momento che ho sentito dolore nell'acconciarmi i capelli, ma dato che sono un signore non lo faccio. Posso assicurare però, che non c'è arnese più doloroso di quello che ho acquistato, credendo di aver fatto l'affare della vita.
Per fortuna il supplizio dura poco, dato che l'unica cosa lasciatami in eredità da mio nonno, è stata un incipiente calvizie, quindi stringo forte i denti ed inizio la rasatura malgrado tutto.
Se fossi stato presente nel momento in cui Stephen King scrisse "Carry lo sguardo di Satana", mi sarei appropriato il diritto di essere stato il suo ispiratore, nel mostrarmi al mondo con la testa grondante di sangue. E' proprio quello che accade alla fine della sessione "parrucchieristica" fatta nel bagno di casa mia.
Ho fatto delle ricerche, ed ho scoperto che questo modello della Philips, è un prototipo di macchinetta progettata del C.A.P.S., ovvero una congrega segreta, mascherata da Comitato Anti Parrucchieri in Self, cioè questi assassini, hanno ideato la macchinetta infernale (altro che Christine) per punire tutti coloro che non si recano più dal parrucchiere, poiché adoperano un rasatore elettrico a scapito dei loro guadagni. Maledetti non mi avrete mai!
Ho parlato di questo strumento di tortura a mio padre, anche lui noto capellone come me, e mi ha rivelato che lui ha fatto una svolta decisiva, nell'ambito del fai da te del capello. Mi ha detto di aver comprato un tosa cani per rasarsi la testa, ed è la cosa più azzeccata fatta negli ultimi tempi. E' rapida, leggera, pratica da pulire, maneggevole e soprattuto, non causa nessun dolore. La cosa mi ha lasciato qualche perplessità, ma stai a vedere che la ragione ce l'ho davvero a portata di zampa, ehm di mano. A questo punto forse dovrei prendere una tosatrice per pecore, magari poi spedisco la mole di capelli al sig. Benetton e con il ricavato, riesce pure a confezionarmi un maglioncino per un peluche dei miei figli; così anche le pecore della Nuova Zelanda potrebbero prendersi un giorno di riposo. Mi sento già meglio.
Comunque quando sono dolorante, sanguinolento e alla fine anche glabro, l'unico rimedio per il male, è infilare la testa sotto il getto freddo della doccia, per stemperare il rossore. Una volta poi, che i vapori dalla testa si sono dissolti, si può verificare che dopo tutto, la rasatura si è compiuta perfettamente. Certo perché la macchinetta è andata così a fondo nella radere, che la testa si mostra di un candore quasi brillante. Solo allora si capisce che ciò che noto non è più la testa, bensì la calotta cranica.
"PHILIPS HAIR CLIPPER SERIES 3000, UNA VALIDA ALTERNATIVA ALLA RASATURA FELICE "


lunedì 10 novembre 2014

NASCONDERSI DIETRO UN MOUSE

Il web è libero, è democratico, è forse l'unico mezzo di comunicazione non ancora strumentalizzato dai potenti. Grillo sosteneva, prima della sua carriera politica, di documentarsi sempre sul web poiché si ha una visione imparziale dei fatti, o meglio, si ha l'opportunità di verificare tutte le varie fonti delle notizie e poi crearne di nuove e sempre meno contaminate dagli interessi. Per quanto riguarda le più grandi testate giornalistiche, credo che sui loro siti, esprimano esattamente quanto riportano sulla carta o sulle reti televisive. Quindi ci sia la stessa dose di inquinamento ovunque questa, abbia la possibilità di essere adoperata. Però sul web, c'è chi esprime le sue idee, riscuotendo magari anche un certo seguito; cosa che sarebbe difficile da attuare in altri termini, per così dire più tradizionali, per chi non ha i mezzi per arrivarci.
Proprio per il motivo di essere così alla portata di chiunque, la maggior parte di chi lascia la propria opinione, riguardo un argomento qualsiasi, solitamente viene espressa con un'eccessiva dose di supponenza, e l'anonimato che il web assicura, fornisce quell'arroganza gratuita che tramuta un commento, in una vera e propria offesa o dichiarazione di guerra. Nascondersi dietro un nickname è molto facile, soprattutto quando si deve criticare un artista che per primo ci mette la faccia, oltre all'impegno e alla fatica. Basta fare un giro su You Tube per rendersi conto di quanta poca clemenza ci sia nei commenti lasciati dagli utenti. Non ne comprendo il motivo di un tale comportamento, forse viene fatto solo per il gusto di offendere a rischio zero. D'altronde quante persone vorrebbero dire ad un cantante, ad un attore o ad un politico, quanto sia grande il sentimento d'odio che nasce ogni volta che vede la sua faccia. Posso anche comprenderlo, per carità, ma dirlo tramite il web è un po' da codardi. Ora, non è che bisogna fare degli appostamenti sotto casa di chi non si sopporta, e andare a dirgli
"Ehy tu! Lo sai che mi fai schifo?"
Si può vivere benissimo anche senza manifestazioni di questo genere. E' vero che viviamo in un paese dove vige la libertà di parola, ma a ben ragione, non bisogna nemmeno sprecare un ottimo momento per stare zitti.


sabato 8 novembre 2014

AVERE UN ANZIANO PER AMICO

Avere figli da giovani è una cosa meravigliosa, per tutta una serie di motivi, quali: si hanno maggiori energie per stare dietro ai pargoli durante la fase di crescita, quella in cui sono dei terremoti, per intenderci. Non si hanno delle idee, o ideologie superate da un milione di anni. Si è ancora in un momento di affermazione lavorativa, per ciò più grintosa, rispetto a chi ha già fatto tutto il suo percorso e si sente "arrivato".Penso che questo atteggiamento lo si trasmetta anche ai figli per le loro attività. Si ha quella voglia di creare giochi più creativi, a parer mio, invece del "FACCIAMO-LA-SOLITA-TORTA-INSIEME", che oltre a far diventare dei bidoni, sia genitori che figli, sviluppa solo delle capacità individuali, tralasciando il senso di aggregazione che si attua con lo stare fuori a giocare. Spesso i genitori vetusti evitano di andare all'aperto, perché il clima, potrebbe causare loro dei fastidi reumatici, quindi stanno alla larga dei luoghi come parchetti, piscine e affini.
Mia moglie ed io facciamo parte della categoria dei genitori giovani e siamo davvero in pochi ad essere catalogati come tali, tra i tanti di quelli che frequentiamo dico. I genitori degli amici dei miei figli, hanno un'età che si aggira tra i quaranta e i cinquanta e molto spesso ci sentiamo dei pesci fuor d'acqua. Avendo una così grande differenza di età, viene difficile instaurare dei discorsi che non siano quelli superficiali, poiché non abbiamo altri punti in comune, se non i figli. Sia chiaro che siamo ben contenti che i nostri figli siano circondati da tanti bambini e facciano nuove amicizie, però se costoro avessero dei genitori nostri coetanei, sarebbe un pochino meglio. E' difficile essere sempre cordiali e disponibili al colloquio con tutti, specialmente quando gli argomenti che si trattano, hanno dei tempi generazionali diversi. Come sostiene mia moglie, la difficoltà che troviamo nel rapportaci con queste persone, sta nel fatto di non avere un vissuto comune, cioè di non aver fatto delle esperienze uguali alle nostre. Alcuni argomenti, sono dei veri e propri tabù, o se vengono tirati in ballo, si ha la sensazione che siano tremendamente nostalgici.
Credo che la generazione anni '80 sia quella più dedita agli eccessi, nel senso che avendo vissuto in un periodo di gran benessere sociale, abbiamo depredato le aspettative dei nostri genitori, riducendoci come degli stracci quando eravamo liberi da ogni impegno. Molti di noi hanno seguito l'università, ma non l'hanno poi conclusa, ci siamo bevuto e fumato quei facili soldi che riuscivamo a guadagnare. Siamo stati esclusi dal mondo lavorativo ben remunerato per colpa della crisi, siamo cresciuti tardi, rispetto ai coetanei di dieci anni prima. Tutto questo bagaglio o fardello, si sente molto se si parla con qualcuno che potrebbe avere persino l'età dei miei zii, per non dire dei miei genitori.
Quando mia figlia andava all'asilo, mia moglie ed io, eravamo visti un po' come dei ragazzini che avevano messo su famiglia troppo presto, rispetto alla normalità. Non eravamo certo snobbati dagli altri papà e mamme, però mi sentivo (e forse anche mia moglie) come messi sotto esame da persone più grandi di noi. C'è da aggiungere, che pochi dei nostri amici hanno seguito le nostre orme nel formare un nucleo familiare, specialmente i miei, quindi anche quando venivamo in contatto con loro, a separarci non era più l'età anagrafica come con i signorotti e signorotte di prima, bensì, una dimensione genitoriale che non gli apparteneva ancora. Siamo stati gli unici da un lato e i primi dall'altro. Ho solo un amico di vecchia data che ha figliato dopo di me e con il quale mi vedo spesso, ma per il resto della compagnia, non frequento quasi più nessuno. Ragion per cui, mi vedo costretto, ad instaurare nuovi rapporti con persone sempre più grandi di me.
Andrà a finire che per i miei quarant'anni, (cioè fra sette anni) farò una festa galattica alla Residenza Anni Azzurri, dato che coloro che frequento adesso, saranno in dirittura d'arrivo presso la hall della residenza. Non vogliatemene per quanto ho scritto, però in fondo è così, e non è neppure detto che alla fine non ci si diverta, alla residenza, in fondo è un un bel posto per una festa.


COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...