sabato 30 agosto 2014

LA FORZA DEL MALE

Oggi non ce la posso fare, già sono arrivato a lavoro con il morale decisamente indisposto (come tutti i sabati tra l'altro). Metto piede in ufficio e trovo a lavorare due persone stirate, ciò significa che di lavoro c'è, e ce ne sarebbe stato fin sopra i capelli. Ciliegina sulla torta: lavoro con Negativity. Avevo già scritto su di lei tempo fa, con un post denominato al personaggio, a tutt'oggi il suo super potere non è cambiato nulla, anzi la sua negatività è più forte di prima. Sono bastate numero due parole per inquinare l'ambiente, quasi allegro, che si era instaurato a fatica dentro l'ufficio dei notturni. Poi devo capire il motivo per il quale tutte le sciagure capitano sempre di sabato. E' avvilente lo giuro, appena mi avvicino alla soglia dell'ufficio, mi rendo conto dell'andazzo del lavoro e di come procederà nel corso della serata, ogni momento buono per sentire qualcuno che si lamenta per questo o quest'altro motivo. Ed chiaro che quando si lavora con Negativity, tutto diventa più pesante. Aiuto.

                                                         N E G A T I V I T Y


venerdì 29 agosto 2014

BITTER

L'altro giorno mi stavo recando a lavoro con la mia bici, era tardo pomeriggio e le strade non erano ancora piene come al solito. Al semaforo adiacente ad un grande ipermercato, mi fermo avendo la luce rossa indirizzata verso di me e vedo attraversare una ragazza con un bambino di 5/6 anni e un'altra donna più adulta, che avrà avuto forse 45 anni ma portati molto male. Li seguo con lo sguardo mentre mi passano davanti, intanto parlano tra di loro in una lingua credo balcanica. La ragazza teneva per mano il bambino ed ha avuto tutte quelle accortezze nei suoi riguardi, come solo un genitore sa fare. Ho individuato subito quei piccoli gesti tipici, compiuti da chi tiene di più alla vita affianco che non alla propria. Mi ha fatto tenerezza poiché ho rivisto in lei ciò che faccio io con i miei figli, quando ci troviamo nei pressi di una strada trafficata. Ho detto che quello fosse suo figlio, nonostante la sua giovane età. In verità non è stato nulla di così eclatante, ma a volte sono proprio le piccole cose a colpirmi, perché le ritengo appartenenti ad un istinto e su quello non ci si può sbagliare. Poi però guardo in faccia la ragazza e mi sembrava di averla vista da qualche parte, lì per lì non mi viene in mente e procedo avendo a questo punto il semaforo verde. Arrivo in una zona della strada opposta dove la notte ci sono delle prostitute ad attendere i loro clienti. Improvvisamente mi arriva tra le tempie un flash. Riconosco subito il volto della ragazza di prima e la collego tra le due prostitute che battano in quello spiazzo di strada sempre lurido. Per arrivare a lavoro, quello è per me un passo obbligato e quasi tutte le sere vedo questa ragazza, vestita e truccata come la sua mansione richiede. In quell'esatto momento mi è venuto in mente il bambino tenuto da lei per mano e quella che presumibilmente credo fosse stata la nonna. Mi è montato su un gran senso di tristezza per aver visto un frammento della vita di questa persona, che di notte si trasforma per sfamare suo figlio ipotizzo.
Lavorando di notte e facendo per anni la stessa strada, vedo in continuazione in ogni angolo della città prostitute e transessuali. E' divenuto così normale per me, ma anche per alcune di loro vedermi passare più o meno alla stessa ora quasi tutte le notti, che alla fine si arriva a salutarsi. E' logico pensare ad ognuno di loro come degli individui con dietro una vita e dei cari ad attenderli a casa, però quando la si osserva da vicino come nel caso della ragazza, bé la cosa lascia dell'amaro in bocca oltre che ad una lacrima sul viso.


mercoledì 27 agosto 2014

IL MIO IO A ME SCONOSCIUTO

Ci sono delle volte nelle quali non mi riconosco per niente, ovvero, momenti in cui il mio modo di fare non mi rispecchia a pieno; come se vedessi da fuori compiere certi azioni, e colui che osservo non sia esattamente io. Il soggetto ha le mie sembianze certo, ma dentro sembra esserci un'altra persone a gestire le emozioni e le parole. Di solito sono una persona gioviale, spiritosa e abbastanza di compagnia, eppure a volte casco in uno stato di poca enfasi, di troppa accondiscendenza, molto avaro con le parole, tanto da rasentare il mutismo. Mi succede con le persone con le quali non ho un certo feeling, nel senso che non scatta quella simpatia travolgente nell'attimo in cui si viene in contatto. Io rimango sempre su toni molto educati e cordiali, cioè non divento uno scontroso scimmione oppure un antipatico scorpione pronto a pungere ad ogni opportunità, eppure, mi chiudo come una noce di cocco e rimango più o meno come una statua di sale. Io la differenza la noto subito, mi chiedo se anche a tali persone emerge questo mio senso di inadeguatezza.
In passato, cioè quando ero più giovane, se mi accorgevo di trasformarmi in un altro che non ero io, qualora incontrassi degli individui a me non affini, sceglievo semplicemente di non frequentarli più e risolvevo il problema. Ma ultimamente, vuoi sul lavoro, vuoi nel mio tempo libero, mi trovo costretto a mantenere dei rapporti anche con persone con le quali non trovo nulla in comune. Di esempi ne avrei a bizzeffe ma tutte andrebbero a ricadere nella grande cerchia dei genitori dei compagni di classe dei miei figli. E' difficile trovare una coppia con entrambi i genitori, che siano da evitare a prescindere e soprattutto in blocco, molto spesso accade che solo uno dei due risulti, a me o a mia moglie, congeniale. Quindi inevitabilmente si instaura con la parte buona della coppia, un senso di reciproca simpatia e di conseguenza, per mantenere l'educazione nelle occasioni "mondane", il simpatico si porti dietro anche il malmostoso. Qui poi c'è da capire se il malmostoso in quella occasione, alla fine sia davvero io oppure l'altro. Si perché io divento come ho spiegato e lo riconosco, però c'è anche da dire, che potrebbe anche darsi di trovare qualcuno incapace di mettere a proprio agio colui/lei che si para davanti. Potrei fare un elenco a riguardo, lo giuro.
Per cui in conclusione, potrei dire così: tutte queste sensazioni dovute alle occasioni in cui non mi rispecchio come il solito me, sono dovute alle percezioni negative emanate dal personaggio con il quale mi rapporto in quel momento e ovviamente quelle emanate da me. Perciò se entrambe sono negative, non diventano positive come in matematica, bensì rimangono tali.


martedì 26 agosto 2014

MUSICOLOGO

Tra amici e parenti godo di una certa nomea, no, non è quella del seminatore folle, (anche se gli ultimi avvenimenti proporrebbero per il contrario), bensì del sapientone della musica. Spesso accade che i miei figli mi sentano cantare delle canzoni quando siamo in auto con la radio accesa o difronte ad un film in TV, quando passano alcuni brani della colonna sonora della pellicola in visione. Praticamente tutte di queste alle loro orecchie, appaiono totalmente sconosciute e si meravigliano che io le conosca. Mi chiedono:
"Papà ma perché tu conosci tutte le canzoni?"
Io rispondo: "Perché la musica è una della mie più grandi passioni, perciò conosco tante canzoni."
Un'altra situazione tipo è questa, ovvero, capita che i miei familiari o amici  mi chiedano informazioni riguardo band o cantanti, anche di generi molto differenti tra loro. Il più delle volte riesco ad esaudire le loro richieste e si domandano come mai io conosca anche cose molto datate oppure in voga solo tra i giovanissimi. La mia risposta non differisce da quella che do ai miei figli.
Il nocciolo della questione arriva ora.
Mi fa piacere che le persone credano che io sia un'enciclopedia vivente della musica, però di fatto non è così. In realtà sono davvero tante le cose che non conosco, come per esempio band a me ignote o brani mai sentiti, quindi mi dispiace deludere le aspettative nei miei riguardi e par far fronte a questo problema mi alleno con un applicazione del telefono davvero utilissima, la scaricatissima Shazam. E' formidabile questa app, perché bastano pochi secondi e il mega cervellone musicale riconosce titolo ed esecutore. La mia sfida consiste nel riconoscere il brano prima di lui. A volte ci riesco, altre ovviamente no. Così facendo ho finalmente dato un nome a quei brani, magari sentiti un milione di volte nelle più disparate occasioni, e nonostante ciò il titolo o l'esecutore, mi sono sempre sfuggiti.
Invece per quanto riguarda la sezione delle news su band o cantanti, mi documentavo su Rollingstone Magazine, come già scrissi tempo fa. Da diversi mesi la mia rivista preferita non esce più in edicola (non ho minimamente idea del motivo) e in tutto questo periodo ho perso le notizie più succulente del vastissimo pianeta musica. Per sopperire a tale mancanza mi tocca informarmi su internet o al limite, buttare un occhio fugace su quel canale decaduto chiamato MTV.
Devo ammettere che anch'io reputo alcuni personaggi a me vicini, davvero molto preparati nel campo della musica e mi fa piacere apprendere da questi qualcosa di nuovo. Soprattutto mi piace conoscere ciò che loro reputano come il meglio del meglio, ovvero quello che ascolterebbero ad oltranza, ed imparare a cogliere delle sfumature che io per primo non ho colto, vuoi perché non mi ci sono mai messo con attenzione ad ascoltare quello che mi propongono, oppure perché proprio l'ho mai sentito.
Edoardo De Filippo disse che gli esami non finiscono mai, ed aveva ragione. C'è sempre qualcosa da scoprire e da dimostrare. Nella musica si può dire che le nozioni passate e quelle future siano pressoché infinite, per cui avrò ancora molte cose da conoscere. Beh non ho nessun problema a riguardo, potrei dire di essere tutto orecchie.

lunedì 25 agosto 2014

INCONTRO CON VECCHIO AMICO

Mr. D.- Ehy ciao A. come stai? E' da un sacco che non ci vediamo che mi dici?
A.- Bene dai, tutto normale sempre la solita vita. Tu piuttosto che mi racconti?
Mr. D.- Il lavoro è sempre quello, ho finito le ferie da un paio di settimane e aspetto il terzo figlio.
A.- Davvero? Complimenti, non perdi un colpo.
Mr. D.- Si diciamo che ci teniamo in movimento, non ci facciamo mancare nulla. E tu?
A.- Io di figli come sai, non ne ho e mai ne avrò, però qualcun altro a sfornato per me.
Mr. D.- Ah si e chi sono i fortunati?
A.- La V. e B. hanno avuto un figlio due anni fa credo, la M. e L. quest'anno sono diventati genitori anche loro.
Mr. D.- Oh finalmente non sono l'unico.
A. - Si, la compagnia del Tipota è cresciuta, hanno come dire, messo la testa a posto, aspetta però, non proprio tutti
Mr. D.- Immagino che gli altri siano i soliti debosciati.
A.- A chi ti riferisci? Tipo G. ,T. e il resto?
Mr.D.- Si esatto.
A.- Beh io non li frequento più molto, cioè di rado capito lì, però so quello che mi dicono la D. la E. loro stanno sempre lì, mi dicono che sono rimasti più o meno gli stessi di una volta.
Mr.D.- E quelle due come se la passano?
A.- Ma guarda, lavorano ogni tanto e vanno spesso al Tipota, La E. è diventata infermiera al San Paolo, invece la D. lavoricchia, cambia spesso lavoro. Quando trova qualcosa poi lo molla e si mette alla ricerca di uno nuovo, dice che si stufa in fretta. Ma lei non ha problemi, vive in casa ancora con i suoi e viene sovvenzionata dal padre.
Mr.D.- Ah però.
A.- Stava insieme ad un tizio, un mezzo sballato che lavorava fino a qualche tempo fa in un negozio vicino casa sua, se non sbaglio un panettiere. Però si prendono e si mollano due volte al mese. Mentre la E. sta con un tipo da tre anni quasi. Mi ha detto che a luglio dell'anno prossimo si sposano.
Mr.D.- Era ora!
A.- Si alla fine è stata sverginata, l'aveva messa sotto spirito.
Mr. D. - Ma non dico in quel senso.
A.- Si, si noi abbiamo pensato tutti a quello, fidati.
Mr. D.- Ma tu sei accompagnato?
A.- Si mi frequento con un tizio che ho conosciuto in Grecia. Per ora nulla di serio, vedremo...
Mr.D - Ma si dai tempo al tempo.
A. - Dove stai andando?
Mr. D.- Al lavoro.
A.- Di notte?
Mr. D - Già.
A. - Ma mica lavoravi lì...
Mr. D - Si questo però è un lavoro che faccio per arrotondare, in realtà scrivo e suono.
A.- Davvero?
Mr.D.- Si ho pubblicato da poco un libro e sto per pubblicare il secondo.
A. - Accidenti hai capito...
Mr. D.- Nulla di che, non credere non sono diventato ricco. Per quanto riguarda la musica a fine settembre o inizio ottobre incidiamo un EP però, non sono previste vendite record. Mi arrangio per quanto possibile a dare libero sfogo alla mia creatività. Se poi questa funziona tanto meglio.
A. - Bene, mi fa piacere complimenti.
Mr. D.- Grazie.
A. - Non ti voglio trattenere, va a finire che fai tardi.
Mr. D. - Comunque sono in bici, faccio presto.
A.- Facciamo così, vediamoci una sera per bere qualcosa insieme ti va?
Mr.D.- Ok perché no.
A. - il tuo numero è sempre quello?
Mr. D.- Mai cambiato.
A. Dai allora ci sentiamo.
Mr. D. Perfetto, buona serata.
A- Grazie, e buon lavoro ciao.
Mr.D.- Ciao.

Questa è la conversazione che avrei avuto con un vecchio amico, incontrato stasera prima di venire a lavoro, se non l'avessi superato. Penso che il colloquio sarebbe stato in questi termini. Perché non mi sono fermato a parlare con lui? Forse perché me ne sono reso conto quando ormai era troppo tardi, o magari perché dopo tanto tempo che non vedo qualcuno, mi passa la voglia di chiacchierare e di spiegare in due battute la mia vita. Sembra di dover dire per forza qualcosa di interessante e spiattellare le notizie più succulente senza dare il giusto peso alle parole. Oppure di dover dimostrare che in fondo non si è dei falliti in ambito lavorativo e allora si esagera un po' alterando un tantino la realtà. Poi se non mi sono fermato questa volta, non è detto che la prossima vada allo stesso modo, tra l'altro non so spiegarmi il motivo, ma mi sentivo che l'averi incontrato prima o poi, esattamente lui dico, ero sicuro di beccarlo me lo sentivo. Comunque caro A., questo è quanto sarebbe venuto fuori se ci fossimo messi a parlare. Alla prossima.


sabato 23 agosto 2014

TUTTI INSIEME

Dopo quasi due settimane che non vedevo i miei pargoli, oggi sono tornati all'ovile finalmente. Ieri mia moglie ed io siamo andati a fare una piccola incursione al mare per riprenderci i piccoli ed è stata una grande emozione. Abbracci e baci non si sono lesinati anzi è stato tutta una coccola finché non è arrivato il momento di andare a tavola. Mi è sembrato di aver vissuto con qualche pezzo mancante, tipo con un braccio o una gamba in meno, non sono abituato a stare così a lungo senza di loro e tra l'altro non mi piace neanche un po'. Comunque oggi siamo tornati ai nostri ritmi e alle nostre abitudini, del tipo che abbiamo pranzato e poi giocato come ci viene naturale. Ora posso dichiarare di essere sereno, tranquillo e felice con la mia famiglia al completo.


mercoledì 20 agosto 2014

NON E' MICA ILLEGALE!

Ieri dopo aver lanciato la bomba della mia prossima paternità (la terza per la precisione) ho avuto come risposta un sacco di congratulazioni da parte di amici e colleghi. Sono stato ben contento del riscontro positivo, non che avessi dei dubbi, però è bello sentire che le persone con le quali condividi la maggior parte della quotidianità, siano contenti per te e si rallegrino della lieta novella.
Mi sono reso conto anche di una cosa non molto positiva in verità, non nei miei riguardi, bensì in quelli di mia moglie e come lei nei confronti di tutte le donne del pianeta.
Sul posto di lavoro desta non poche perplessità e preoccupazioni, avere una donna in gravidanza agli inizi dell'avventura materna. Forse sarebbe meglio specificare che si tratta di un vero e proprio fastidio, come se la donna incita desse un colpo basso all'azienda che le paga lo stipendio ogni mese, e lei dal canto suo, ripaga con un gesto dispettoso le magnanimità del datore di lavoro. Le donne sono viste come delle bombe ad orologeria in grado di scombussolare i delicati equilibri del lavoro in soli 9 mesi, anzi anche molto prima della nascita, appena viene reso ufficiale lo stato gravido. Per questo motivo mia moglie ha avuto delle forti remore a comunicarlo ai suoi capi. In realtà il resto della dirigenza non è del tutto al corrente in maniera ufficiale, e seppure fossero stati tutti a conoscenza della cosa, non avrebbe alleviato il senso di colpa che le viene inculcato dalla nostra società, così detta "progredita". Perché di questo poi si tratta, ovvero di sentirsi colpevoli di voler creare o allargare la famiglia, lasciando il posto di lavoro e percependo lo stipendio anche se di fatto non si sgobba come dei muli. Mi rendo conto che per un'azienda non sia facile, ma se non ci fossero le donne a sfornare dei pargoli ogni tanto, non ci sarebbe più alcuna forza lavoro nel futuro, detta in maniera prettamente economica e tralasciando tutti i sentimentalismi. Per cui avere delle donne in ufficio è una garanzia ed un investimento per il Paese. E pensare che in Norvegia sono obbligatori 3 mesi di paternità anche per l'uomo. Questa si che sarebbe una soluzione utile anche per noi! Invece di cacciare le streghe con la prole in grembo, dovremmo prendere esempio dai paesi decisamente più progrediti di noi. Certamente si prenderebbe più coscienza del ruolo genitoriale e di cosa significhi avere un figlio, evitando di confinare nell'arduo compito dell'allevamento soltanto la madre, in questo modo si valorizzerebbe il contributo maschile e si alleggerirebbe quello della donna. Ma d'altronde qui essere una donna lavoratrice e allo stesso tempo fertile è considerato un reato.


martedì 19 agosto 2014

NON C'E' DUE SENZA TRE

Alla fine è ufficiale la famiglia Mr. D. si allarga. Dopo il due inevitabilmente arriva il tre, non è che poi il quarto vien da sé, direi di essere arrivato a buon punto, tant'è che il mio contributo alla società italiana l'ho dato fin troppo, ora toccherà a qualcun altro procreare. Comunque la notizia la si può dare senza problemi, il periodo diciamo critico è stato superato brillantemente, la mia docle metà ha un fisico d'acciaio, per cui posso dare libero sfogo alla mia gioia. Mia moglie ed io siamo una premiata ditta in fatto di bambini. Sono sicuro che potremmo lanciare una nuova stirpe anche su Marte, o rendere fertile il più arido dei deserti, d'altronde è un a facoltà che va sfruttata e noi ci abbiamo dato dentro.  E' scontato affermare che i prossimi post avranno come tema proprio questa nuova notizia, quindi aspettatevi nuovi sviluppi to be continued...


lunedì 18 agosto 2014

UNA MOLLA INCANDESCENTE

Quando sono in compagnia delle mie elucubrazioni personali, spesso accade di venire travolto da un'ondata di pensieri che percuotono la mia sensibilità in maniera così impetuosa, da farmi fremere il corpo per intero. Non sono pensieri lugubri o funesti, cioè ho avuto anche quelli in passato, ma grazie alla psicologa ho imparato a gestirli. La tipologia di queste riflessioni e di tutt'altra natura, sono indirizzati in un ambito per così dire artistico, se devo dare una definizione, però comprende anche qualcos'altro che non l'arte in sé.
La mia giornata tipica ha inizio con l'ascolto, quasi ininterrotto, di ogni genere di musica e finisce poi, con la lettura del romanzo di turno. Mentre sono all'ascolto delle note musicali o leggo le pagine dei libri, la mia attenzione si immerge così profondamente da perdere quasi la cognizione di ciò che mi sta attorno. Vengo rapito dalle emozioni per fondermi con esse, ma la lega che mi unisce a loro, porta dietro delle conseguenze piuttosto nette. A dire il vero non sempre sono piacevoli, anzi mi disarmano, mi lasciano un enorme sensazione d'impotenza, nel senso che avrei bisogno di esprime ciò che ho provato, ma in qualche modo mi venisse negato. Come se venissi bruciato dalle emozioni, ma non avessi nulla tra le mani da ardere a mia volta, per dividere o far almeno diminuire la forza di quel fuoco che sento avvampare dentro di me. E' strano certo, eppure capita più spesso di quanto vorrei.
All'inizio della lettura o dell'ascolto è chiaro che vengo deliziato da ciò che mi colpisce e mi fa piacere perdermi in questo magma lavico dal quale non vengo scottato, bensì vengo crogiolato da un amabile tepore. Poi però qualcosa cambia, si tramuta in un animale rinchiuso come un leone in gabbia, che avrebbe le capacità per manifestare la sua forza ma le sbarre gli negano i movimenti. Quello che accade a me è più o meno in questo modo, mi sento pervaso da una forza misteriosa che però non trova un via di fuga per consumarsi. Mi sento trattenuto, legato, incatenato ad un macigno in fondo al mare con la faccia a pelo d'acqua e i piedi bloccati, pronto ad annegare se cerco di liberarmi. Per quanto queste immagini allegoriche siano abbastanza forti, non è l'angoscia la risposta conseguente perché non è di morte che si parla in fin dei conti, ma di una necessità di espressione. Potrei chiamarla frustrazione. Credo sia il termine che più si avvicini a quello che sento. La mia voglia vitale di espressione è frustrata da un'incapacità oggettiva di manifestarla nel modo corretto. Vorrei fare, creare, comporre, scrivere esattamente come chi ha catturato la mia attenzione con la sua opera. Non è invidia è solo ammirazione, pura e semplice. Credo che se avessi qualcuno che mi dirigesse, mi accompagnasse, mi sostenesse in questa ricerca, avrei meno problemi nel sentirmi pervaso da una forza senza controllo dentro il quale non trovo pace. Potrebbe darsi che non uscirebbe nulla di buono, però ho bisogno di un mentore che mi fornisse le regole per capire da solo le potenzialità di una mia opera, musicale o letteraria che sia. Mi sento invaso da una luce creativa che risplende solo quando davanti a me ho una pagina bianca e le bacchette in mano, ma mi sento inadeguato perché ho delle lacune tecniche enormi. Se per qualche fortuita coincidenza astrale, dovesse mai emergere qualcosa creato da me, credo che mi struggerei all'infinito pensando di non essere meritevole dell'eventuale "successo". Sono destinato a restare confinato o meglio, rinchiuso tra i miei sogni che sono troppo piccoli per emergere dall'anonimato e allo stesso tempo, troppo grandi perché si realizzino davvero.


sabato 16 agosto 2014

QUANDO LA SFIGA SI AGGIRA SU DUE RUOTE -11

Chi pensava che la mi sfiga si fosse placata si sbagliava di grosso, oggi è tornata più forte di prima. L'accaduto si è svolto così:
Stamattina mi sono recato in palestra come se nulla fosse, ho legato la bici alla rastrelliera e sono entrato nell'edificio per pomparmi a dovere dopo la lunga inattività di ieri. Finito di scolpire il mio corpo d'acciaio, esco fuori per riprendere il mio mezzo e inaspettatamente lo trovo a terra accasciato su un lato come un cavallo ferito. La cosa mi è puzzata fin da subito. Ho escluso che fossi io ad emanare l'olezzo in quanto ero ben ripulito da una doccia rinfrescante, quindi il problema non ero io. Mi avvicino quatto quatto e mi rendo conto subito della ruota anteriore sgonfia, anzi ero perfettamente conscio del fatto che fosse bucata, perché è sempre così. Poco male mi sono detto, ora che ho imparato a sostituire la camera d'aria non mi preoccupo più di tanto.
Torno a casa, svuoto la borsa della palestra, do da mangiare alla Nala e mi precipito all'Ipercoop per comprare la camera d'aria. Arrivo lì ed il buon senso mi suggerisce di comprarne due, visto la riapertura della stagione sfighifera. Una volta conclusi gli acquisti, sono già sotto casa a smontare la ruota e armeggio con la nuova striscia di gomma necessaria per la rimessa a nuovo. Per ottenere il corretto gonfiaggio mi serve la pompa ovviamente, ed è proprio ciò che stanzia all'interno della mia cassetta degli attrezzi, a mo' di Manny Tuttofare. Tutte le mie forze si concentrano sulla valvola ostinata a non fare entrare l'aria che serve a renderla dell'atmosfera a me utile. Ci provo per mezz'ora e niente da fare, non si gonfia neanche a morire. Non demordo, prendo l'altra che ho comprato insieme a questa disgraziata, sperando di avere più successo ma il risultato non cambia affatto. Ho capito il problema sta nella pompa è l'unica spiegazione, quindi scendo in cantina per prendere un'altro tipo di pompa che ho da diverso tempo ma non ho mai avuto l'occasione di adoperarla in quanto, quando la comprai, non fu della misura corretta per il tipo di valvola alla francese. Sapendo che l'attrezzo serve a gonfiare solo quelle italiane l'afferro sperando di riuscire a gonfiare la ruota. Incredibilmente quella sottospecie di cilindro di cauciù non si gonfia, la cosa mi rende particolarmente nervoso e per di più il tempo stringe in visione delle ore imminenti, prossime al turno di lavoro. La situazione e questa: ho due camere d'aria e due pompe e nessuno di esse ha svolto il proprio compito. Non potendo cambiare le serpi di gomma né tanto meno quelle fetecchie di pompe, decido di comprare un altro strumento atto al gonfiaggio. Quindi torno in strada, e volo in tutta fretta al magazzino cinese, nel frattempo si fanno le 15.00 passate. Mi si parano davanti una quantità piuttosto esigua di gonfiatori, per non comprare l'ennesima cianfrusaglia scelgo il meno caro, sapendo perfettamente che me ne pentirò presto. Con la nuova pompa in mano tutto sembra ancora più difficile di quanto avrei preventivato. L'attrezzo è pieno di ninnoli di plastica, che dalle istruzioni scritte in dialetto basco, deduco che servano per gonfiare anche palloni, tricicli e camion, camion?? Con una roba di trenta centimetri come si fa a gonfiare una ruota di un tir? La risposta mi sfugge. Mi cimento nel gonfiaggio e tra tutti gli accessori inclusi, non ce n'è uno adatto per la mia camera d'aria. Averei dovuto bucare le ruote di un autotreno, forse sarei stato più fortunato dannazione!
Perdo le speranze eppur si muove, come disse Galilei, qualcosa all'interno della suddetta cocciuta cintura nera di gomma. Colgo l'occasione per spingere al suo interno quanta più aria possibile, e da sgonfia diventa leggerissimamente gonfia, ne approfitto e infilo la camera nel copertone. Deduco che la valvola di sicurezza deve essersi mossa, quindi prendo la pompa professionale e vado giù pesante a suon di colpi d'aria. Ok finalmente è gonfia.
Sono intanto le 16.30 ho ancora tempo per rimettere a posto la casa, preparare da mangiare alla Nala prima di uscire e prepararlo anche per me. Porto in cantina le pompe che non mi servono, butto anche la spazzatura dato che ci sono e inseguo le mosche che fuoriescono dal sacchetto. Brutta situazione.
Finisco tutto, sono le 17.00. Sono davanti alla bici priva della ruota anteriore, montarla è un gioco da ragazzi, infatti in men che non si dica la ruota è avvitata e gonfia come quelle di un tir (grazie alla pompa da 3 euro, come no!) Salgo in casa per chiudere tutto e rimettere le chiavi inglesi al loro posto, mi carico lo zaino con la cena, saluto la Nala che nel mentre si è sbaffata il pesce che le ho cucinato e salto con un balzo al portone per inforcare la bici. Tolto il bloster pesante come il marmo, e sento squillare il telefono. E' mia moglie. Credendo fossi già a lavoro, tenta di parlare un po' con me. In due parole le spiego il deliro del pomeriggio e la saluto. Faccio numero due pedalate e con il terrore negli occhi vedo che la ruota è di nuovo bucata. Nooooooooo!!!!!
Mi accorgo che dal copertone esce un filo di ferro infingardo che mi ha forato ancora la camera d'aria. Ho buttato un pomeriggio per la riparazione della ruota e dopo neanche dieci secondi si è bucata ancora. Non mi faccio abbattere dallo sconforto, salgo in casa per acchiappare le chiavi dell'auto, metto in cantina la bici e fuggo a lavoro sono le 17.28, oggi devo iniziare alle 18.00.
Nel tragitto in auto ho riflettuto a lungo e sono giunto alla conclusione che si è riaperta la vecchia sfida con la sfiga. Mi aspetta un anno difficile. Ti aspetto sfiga, vedremo chi vincerà fra noi due.


venerdì 15 agosto 2014

HOME ALONE

A differenza di Macaulay Culkin la mia permanenza a casa da solo non è così divertente, anzi è esattamente il contrario. Ieri sono tornato a Milano ma con me non è venuta anche la mia famiglia, in quanto loro stanno ultimando i restanti giorni di vacanze al mare. Durante il corso degli anni e delle vacanze estive, mi è capitato spesso di stare senza la mia famiglia per compiere i miei importanti doveri lavorativi, d'altronde il mondo conta solo su di me e non posso esimermi. Ogni volta però è la stessa storia, mi annoio da morire a non far nulla. Sono abituato a correre avanti e indietro, a sentire ridere e giocare intorno a me, a parlare con i miei figli e con mia moglie, insomma a trascorrere una vita normale fondata sulla quotidianità degli eventi, sia quelli importanti, che quelli frivoli. Ma quando non ci sono loro automaticamente mi annullo, mi passa la voglia di fare qualunque cosa, la prima fra tutte è cucinare per me. Rapidamente il "riposo" si tramuta in ozio, che a sua volta diventa noia, per poi divenire solitudine. In questi casi riempio il vuoto del tempo leggendo, ascoltando musica, scrivendo e deprimendomi davanti la TV. Guardare la televisione è una cosa che mi capita di rado perché non c'è mai nulla d'interessante che catturi la mia attenzione, eppure la noia mi fa accendere quell'aggeggio infernale per scoprire che non c'è limite al peggio e da qui scatta la mia depressione. Uscire con gli amici non se ne parla nemmeno, in quanto sembra che a Milano ci sia solo io in questo periodo, e poi comunque non mi divertirei più come un tempo, addirittura mi monta un senso di colpa ad uscire sapendo che a casa non c'è nessuno e poter dare libero sfogo all'eventuale euforia. Quindi aspetto chiuso in casa che arrivi il momento di andare a lavoro per poi tornare a casa appena finito il turno. Menomale che stamattina sono andato in palestra a rimettermi un po' in forma, anzi a farmi partire il senso del dovere di eseguire delle azioni che sennò sarebbero consumate sul divano. Ho anche tirato fuori dalla cantina la mia bicicletta e così facendo, non sono caduto in tentazione di usare l'auto per muovermi, sapendo che potrei farlo senza problemi di parcheggio e di traffico.
Però la vera novità di quest'anno è che insieme a me c'è la piccola Nala a tenermi compagnia. Sarà strano concepirlo come vero, però quell'esserino a quattro zampe anche se non dice nulla, a parte quando miagola per ottenere del cibo, riesce ad dare prova della sua esistenza restando immobile accanto a me, riempiendo quel senso di vuoto che si divulgherebbe ogni qual volta appoggio gli occhi su una sedia libera o su un letto non disfatto. Sapere che in casa c'è una vita ulteriore oltre la mia, un corpo che respira e che richiede del cibo, riesce ad attivarmi e far dimenticare per un momento la noia che mi assale quando il sole risplende nel cielo. Gli anni scorsi approfittavo della piena disponibilità del mio tempo, armeggiando con dei prodotti provenienti da qualche piantagione sconosciuta, cosa che mi nego volutamente quando la mia famiglia è con me, però non ne trovavo alcun giovamento, a dire il vero venivo stuzzicato impunemente dai fantasmi dei miei pensieri più catastrofici, rimanendo angosciato e amareggiato finché l'effetto di stordimento pian piano abbandonava la mia mente. Questa volta non corro nessun rischio dato che non ho niente.
Certo che se la mia vecchiaia dovesse mai diventare così, credo che non sopravviverei a lungo e se penso che molti anziani vivono proprio in questa maniera, rabbrividisco, cioè posso capire il loro stato d'animo e li compatisco, poveri loro.
Da che mi ricordo non sono mai stato capace di gestire il mio tempo, anche quando vivevo con i miei genitori avevo l'abitudine di sperperarlo senza ritegno. D'estate se capitava di restare a casa da solo mentre loro erano in vacanza, mi riducevo allo stesso modo di adesso ovvero di ozio sfrenato, in più però usavo tanto le stesse sostanze di rimbambimento sopra menzionate, ma senza sensi di colpa. All'epoca però c'erano gli amici e bastava una chiamata per tramutare una giornata noiosa in un deliro assoluto. Eh si ero giovane all'ora! In quel periodo restare a casa da solo non significava solitudine, bensì libero accesso ad ogni eccesso e così fu. C'è da dire che una volta di tempo per me ne avevo parecchio, perciò non sentivo il contraccolpo come adesso, di avere tutto un programma serrato e all'improvviso non avere più nulla da fare. Le mie giornate erano sviluppate su 24 ore, anzi su settimane, non avevo scadenze, obblighi né doveri di nessun tipo. Invece durante l'anno ho come la sensazione che il tempo non mi basti mai. La parentesi estiva a casa da solo è una cosa a parte, addirittura mi sembra ce ne sia fin troppo e per questo non sia abituato più a distribuirlo in modo da non avere ansie particolari.
Oggi è ferragosto ed è una festività della quale non ho mai compreso il senso. So soltanto che se si prenota una vacanza la prime due settimane di agosto tutto costa di più poi dopo il 15 i prezzi calano. E poi ci sono gli immancabili gavettoni, che sulla spiaggia proprio non hanno alcuno scopo di essere fatti, cioè se si ha il mare di fianco che motivo c'è di lanciare secchiate per bagnare qualcuno?
Quando torno a casa dopo aver fatto la notte, mi sveglierò e festeggerò con la Nala simulando la spiaggia sulla sua sabbietta e ci faremo dei gavettoni a vicenda. Io le schizzerò dell'acqua dopo essermi lavato le mani e lei di tutta risposta, mi lancerà qualche granello di sabbia intriso delle sue urine e forse pure di qualcos'altro di più sostanzioso. E' forse questo il senso del ferragosto passato da soli?
La mia più solida certezza sta nel considerare la lontananza dalla mia famiglia come una vera e propria tortura.

mercoledì 13 agosto 2014

A VOLTE RITORNANO

Come sempre dopo un viaggio arriva inevitabilmente il momento di tornare al punto di partenza, il mio è sempre lo stesso: l'ufficio. Sono state due settimane di relax completo, all'insegna del riposo, dello spasso e del cibo (annaffiato da ettolitri di birra austriaca ma anche nostrana). Innsbruck è un posto davvero accogliente, piccolo per dimensioni e quindi comodo da girare con la prole al seguito, molto suggestivo e caratterizzato dalla tipica architettura tirolese che la si incontra molto volentieri in ogni angolo, ovviamente il suo meglio viene dato dalle villette al di fuori della città. Oltre a soggiornare in un hotel splendido, dove ci hanno coccolati per una settimana con prelibatezze locali, servizi di prim'ordine e una piscina in cui i miei figli hanno dato prova delle loro capacità natatorie, abbiamo fatto anche delle gite divertenti ed istruttive come: una spedizione al parco degli orsi e all'Alpenzoo, una visita guidata al castello Tratzberg, per poi spingerci nelle viscere della Terra all'interno della miniera d'argento di Schwaz. Mi sono lanciato a tutta velocità con uno slittino a monorotaia su un percorso di ben 8 km, in cui lo stomaco mi è arrivato in gola, però il divertimento ne ha giovato. Come si evince da queste parole, in Austria ci siamo divertiti parecchio, così tanto, che mia moglie ed io abbiamo progettato di andarci anche per Natale, certo dovremo fare un po' di economia in questi mesi perché il benessere costa e pure troppo, ma chi lo sa che magari Babbo Natale ci faccia un regalino pure a noi?
Comunque una capatina al mare l'abbiamo fatta lo stesso, nonostante ci avessero messo i bastoni fra le ruote non dandoci la casa che avevamo chiesto in affitto. Siamo finiti nella nostra solita dimora e così facendo, abbiamo aggirato il problema. Perciò in barba alle previsioni negative, i miei figli si sono diverti nel Tirreno a suon di bagni e castelli di sabbia e sole a profusione. L'unico problema in tutto questo bel periodo di ferie è il ritorno a lavoro, infatti appena ho messo piede in ufficio, tutto il benessere che ho accumulato in 16 giorni è svanito all'istante.

COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...