lunedì 30 gennaio 2017

CUORE VS PASSIONE

Non è facile avere ben distinti due elementi differenti tra loro come:il dovere ed il piacere, l'obbligo e lo svago, il compito e la ricreazione; oddio, per quest'ultimo hanno inventato la campanella, ma il mio senso ero un altro.
Chi porta avanti una passione con una certa regolarità e con una massiccia dose di impegno, arriva ad un momento in cui deve fare i conti con la realtà delle cose, come per esempio la famiglia.
Il mio discorso verte su una questione spinosa, ossia il tempo che dedico alla musica per tralsciare qualcos'altro e per l'appunto la famiglia, Detta così sembra che io mi assenti da casa per 10 mesi all'anno perché sono in tour con la mia band su i palchi di mezzo mondo; assolutemente no, io sono in sala prove per due ore a settimana e quando va di lusso, per un concerto ogni due mesi.
Eppure quseta mia assenza settimanale pesa non poco sulla gestione familiare, poiché anche quando avrei la possibilità di stare a casa per dare una mano a mia moglie, prendendomi anche cura dei miei figli, mi precipito in sala prove con la mia band.
Un momento, i miei figli e mia moglie vengono prima di tutto e di tutti ed è per questo che cerco di incastrare la sala prove in quegli spazi di tempo che solitamente stanno prima di fare il turno di notte o la sera che l'ho appena finita, così da avere il giorno libero che mi spetta dal lavoro, davvero libero senza impegni. Almeno è questa la via ipotetica che seguo, però non sempre avviene in questa maniera, a volte capita che tutti gli incastri a me più comodi non siano compatibili con il resto della band, per cui si debbano fare per forza di cose delle modifiche.
E' dura riuscire a far conicidere gli impegni di ognuno di noi, per questo motivo si sceglie un giorno alla settimana che vada bene a tutto il gruppo e cambiarlo il meno possibile. Ovvio, quando ci sono degli impegni improrogabili la sala prove salta, anche se a malincuore, però non è possibile fare ogni cosa.
Anche la scrittura può diventare pesante se ci si dedica anima e copro, in che modo? Beh togliendo delle ore utili al sonno per perdersi nella fantasia notturna, di conseguenza all'indomani della produzione "editoriale" ci si presenta sotto forma di zombie quando la giornata devere avviarsi con tutti belli reattivi e pimpanti. Io per questo mio modo di seguire le passioni ciondolo sempre dal sonno, per cui appena mi appoggio sul divano perdo i sensi, oppure, quando mi metto a giocare con mio figlio, arriva quel sonno maledetto che di notte invece se ne va per lasciarmi fare quello che mi piace e che mi diverte, come suonare e scrivere.
Ora che si è aggiunto anche il secondo lavoro mi sento come quei globuli rossi di "Siamo Fatti Così" pieni di anidride carbonica da scaricare e che si sentono appesantiti dal carico.
In effetti se facessi una vita più regolare non avrei di questi problemi, però dentro di me brucia il fuoco dell'artista e si sa che con il fuoco ci si brucia.


sabato 28 gennaio 2017

FUGGI FUGGI,CORRI CORRI

Un mio ex collega una volta mi disse che per riuscire a far funzionare un evento, bisogna far salire lo stress ai massimi livelli. Se le cose stanno così, la presentazione del corso Washoku Kentei del 4 febbraio in via Conservatorio 22 sarà un successo planetario.
La mia passione per l'estremo oriente e più nello specifico per il Giappone è orami cosa nota, per questo motivo ho sempre desiderato poter lavorare in un ambito prettamente nipponico, ma lavorare con un team di persone giapponesi significa lavorare di brutto, ed è una cosa alla quale sono poco abituato. Detta così così sembra che io in vita mia non abbia mai mosso un dito, al contrario, mi sono sempre dato un sacco da fare, però quel che sto facendo da tre mesi a questa parte, esula un po' dal mio vissuto di lavoratore indefesso, cioè l'organizzazione è un argomento controverso per quel che mi riguarda, eppure mi sto impegnando parecchio e qualcosa sto anche imparando; chi l'avrebbe mai detto.
Come ho già scritto in un post percedente, sono sempre in giro e questo vuol dire usicre di casa di mattina e tornare a notte fonda, per poi continuare ancora a lavorare una volta sdraiato nel letto.
Questo mio esodo continuo incinde non poco sulla gestione familiare, che tradotto significa: si occuppa di tutto mia moglie.
Poverina, mi dispiace molto delegare a lei tutto ciò che concerne la gestione della nostra famiglia, che ha inizio con l'accudimento dei bambini e finendo con il cucinare per tutti, in mezzo poi c'è tutta una giornata che ha mille incognite. Ci credo che alla sera le si rizzano i capelli in testa, a maggior ragione se il marito è sempre in giro per Milano a cercare di fare... ma alla fine cosa faccio? Tutto e niente, la cosa però su cui non posso avere dubbi, è la mancanza di sonno, dovuta anche al mio correre di qua e di là sempre con la bicicletta.
A proposito di questo, avrei un bell'aneddoto a riguardo, ma lo riserverei alla mia sfiga con la bici, prossimamente lo scriverò.
Ora sono all'altro lavoro, sempre oberato di lavoro e dai turni che sono peggiorati notevolmente per la mole di roba che ci viene scaraventata ad ogni chiamta.
Lo posso dire? Cioè lo dico? Ebbene mi sento un tantino stressato.




venerdì 27 gennaio 2017

E' ARRIVATO IL SITO WASHOKU

Finalmente è disponibile il sito del Washoku Culture, ossia, il mio secondo lavoro. Abbiamo sudato sette camicie per arrivare a pubblicarlo ed eccolo qua:

http://www.washokuculture.com/





giovedì 26 gennaio 2017

TUTTO FUMO E NIENTE ARROSTO

In questi ultimi giorni di cose da fare ne ho così tante che non mi rendo conto nemmeno di quante sono realmente, eppure, per quanto io mi sbatta per far quadrare ogni cosa, mi sembra di non conculdere mai nulla.
Sono dietro al progetto del corso di cultura alimentare giapponese da tre mesi e mi sta succhiando ogni briciolo di energia; sono contento per carità, ma se aggiunto al lavoro mio quotidiano più alla famiglia numerosa, arrivo di notte nel letto che ho ancora qualcosa da sbrigare perché non ho tempo materiale per poter finire quello che ho da fare.
C'è la musica con la mia band, ormai ferma da un mese e mezzo, ma da domani si ricomincia in vista del prossimo concerto al Boccaccio il 18/02; poi il blog e ultimo ma non  meno importante, il mio quarto romanzo.
Come si fa ad ottenere più tempo? A me ventiquattro ore non bastano.
E' per questo che ora sto bevendo una RedBull per poter stare sveglio e dover fare il mio lavoro e pure l'altro, con i due computer affiancati l'uno accanto all'altro.
Ma non posso femrarmi devo produrre, scrivere, correggere, spedire, rispondere, creare, modificare, arrabbiarmi, riprendere il controllo e continuare a rifare tutto daccapo.
Chi si ferma è perduto.


domenica 22 gennaio 2017

L'ALLEGRA BRIGATA

Quando si  pensa ad una famiglia numerosa la prima cosa che viene in mente è il macello; come dare torto a questa credenza. In effetti la tranquillità non è un elemento che si possa tenere molto conto, o meglio, non è una cosa sulla quale si possa fare troppo affidamento. Se si dovesse avere una telecamera puntata in casa a mo' di Grande Fratello, si vedrebbe un continuo movimento, perfino durante la notte non c'è tregua, perché avendo quattro bambini in casa, si fa presto a ricevere qualcuno nel lettone per un risveglio improvviso. Sia chiaro, i più grandi non fanno sovente delle capatine notturne, però ogni tanto capita anche a loro. Invece i piccolini sono sempre nel letto con me e mia moglie; il piccolissimo per ovvie ragioni di nutrimento, il piccolo per i suoi risvegli notturni che sono diventati un appuntamento fisso a metà notte.
Il sonno è ciò che viene sacrificaro con più facilità, visto che si deve tenere conto di quattro personcine che hanno, ognuno di loro, delle esigenze differenti e spesso capita che se qualcuno si risveglia, poi anche un altro faccia la stessa cosa, poi se uno si addormenta un altro si seglia e così via finché non si arriva al momento in cui tutti quanti sia alzano dal letto per iniziare la giornata.
C'è anche un'altra dinamica che avviene più frequentemente di quanto si possa credeere, ossia: il pianto. Anche qui, il piccolissimo piange ogni cinque minuti, essendo piccolissimo non può fare altro, mentre il piccolo piange almeno 6 volte al giorno; i più grandi, solo se litigano.
Eh sì, c'è proprio un bel daffare.



giovedì 19 gennaio 2017

MEYTAL COHEN

Su YouTube ci sono milioni di filmati più o meno interessanti, direi però che la stragrande maggioranza di video è robaccia. Eppure ogni tanto qualcosa d'interessante si trova, come i video di una certa Meytal Cohen.
Come si può evincere dal nome costei è una metallara e dal cognome si percepisce sia di origine ebrea (il nasone conferma questa ipotesi).
Dunque, questa ragazzina è una delle migliori batteriste che abbia mai sentito, è di una precisione incredibile e suona pezzi metal e affini, molto complicati con una semplicità disarmante.
Capita che ogni tanto vada a visionare qualche suo filmato e ci rimango per almeno un'oretta buona, poiché mi dà la possibilità di capire in che modo si suona un certo pezzo.
Lei è una tosta, esegue ogni passaggio alla perfezione e la cosa che secondo me le fornisce quella marcia in più è che sorride sempre.
Quando ho voglia di vedere cosa ne pensa la gente, leggo i commenti sotto ad ogni video e oltre agli scontati "sei bellissima" che non ne vedo il motivo di un commento del genere; "sei bravissima" questo è vero, ci sono personaggi che la criticano per il suo modo leggero di suonare, tipico di una donna, si legge.
Non posso smentire, in effetti il suo tocco non è da pestatore folle, ma è proprio questa delicatezza che rende piacevole la visone di un suo video, perché grazie alla semplicità dei movimenti tutto risulta essere più chiaro, specialmente se si vuole capire bene un passaggio, piuttosto che una rullata.
Mi sono accorto che la cara signorina ha i piatti e le pelli dei tamburi brandizzati con il suo logo, ma d'altronde si poteva anche intuire che di questi video ne avrebbe fatto la sua professione un giorno, e poi è brava per cui, le aziende del settore l'avranno ricoperta di denaro e gli sponsor non faticano a pioverle dal cielo. Lo trovo giusto.
Meytal, se posso darti un consiglio, sarebbe ora di postare qualche video più recente dato oramai quelli sul tuo canale li ho visti tutti.
Ok, ho capito. Puoi vedere i miei e prendere spunto.
Seeee, magari!




lunedì 16 gennaio 2017

COME UNA STRANA PARENTELA

L'uomo qui sotto è Dick Van Patten, meglio conosciuto come il sig. Tom Bradford, morto poco tempo fa aihmè.
Quando ero piccolo ho seguito con piacere molte puntate della famiglia Bradford, ritendo che il suo personaggio fosse buono e smpatico; un bravo papà per intenderci.
Ora, la faccia di quest'uomo mi viene sempre in mente quando rivedo le foto dei miei figli da neonati, per di più, avviene tutt'ora dato che ho un piccolino di tre settimane in casa.
Non saprei in che modo avviene quest'associazione d'idee, però è inevitabile. Probabilmente il volto di quest'uomo non è cambiata dalla sua nascita è ha riportato fino all'ultimo giorno i tratti tipici di un neonato quali: la faccia paffuta e rossa, gli occhi azzurri e quattro peli biondicci in testa.
Non credo abbia nemeno alla lontana qualche grado di parentela con costui, però mi fa sorridere pensare che io abbia avuto, e abbia tutt'ora, un piccolo sosia di Dick Van Patten a farci compagnia in casa. Quando esprimo a mia moglie la mia idea riguardo alla somiglianza dei nostri figli con l'attore, lei si mette a ridere come una matta e anch'io, perchè quest'uomo aveva proprio una faccia buffa, come... come... quella di un neonato appunto.



domenica 15 gennaio 2017

LA NOTTE NON E' PER TUTTI

Ogni tanto capita che lasci a casa la bici e mi sposti con i mezzi, succede di rado, ma ogni tanto mi fa quasi piacere prendere l'autobus per andare a lavoro. In effetti, ho il capolinea del mezzo che mi serve per andare a lavorare proprio sotto casa e potrei perfino fare a meno di prendere l'altro tram per arrivare al cancello del mio ufficio, dato che lo uso solo per quattro fermate; in realtà il tram non arriva mai e me la faccio sempre a piedi; pazienza.
Quando torno a casa la notte con i mezzi mi imbarco in visioni molto mondane di locali pieni di ragazzi che non vedono l'ora di divertirsi, con tutti gli eccessi che ne comporta; di gente sfatta dall'alcol che si aggira per strada con fare più o meno minaccioso; comitive di persone che vivono la città in maniera viva e tante altre tipologie di situazioni. Ogni volta che osservo dal finestrino quello che la notte ha da offrire, penso sempre che fra qualche anno ci saranno pure i miei figli là fuori e la cosa non mi fa stare molto tranquillo.
Finché ho vissuto la notte sulla mia pelle non mi sono mai preoccupato di niente, anzi padroneggiavo con una certa destrezza l'oscurità e le persone che approfittavano del buio per diventare completamente sceme. Le cose ora sono cambiate, se proietto i miei figli in queste dinamiche mi viene la pelle d'oca già adesso, figuramici quando poi accadrà davvero; io non vivo più.
Aspettare che tornino a casa con tutti i pericoli che ci sono, dopo tutte quelle cose che si sentono; oddio, sto parlando come una vecchia comare. Però è vero, cavoli!
Se continuerò fino all'età pensionabile il mio lavoro notturno, posso a fine turno andare a recuperarli direttamente dall'ufficio, se invece di sera sarò a casa con mia moglie, saremo in due con l'ansia ad aspettare che si ritirino uno per uno, e ne ho quattro da aspettare. Mi sa che l'ansia mi ucciderà prima, ma come si fa a non agitarsi quando i figli diventano grandi?
Anche i miei genitori si saranno preoccupati per me, e l'avranno fatto per un sacco di tempo, eppure, non ho mai dato modo di dovermi recuperare chissà dove e in condizioni pietose. Non che non lo facessi, ma sono sempre stato molto furbo e attento, perciò devo credere che anche i miei figli lo saranno, perché insegnerò loro a non cacciarsi nei guai e a evitare che si creino delle dinamiche per cui alla fine si arrivi a qualcosa di non gradito. Se dovesse succedere è ovvio che mi precipiterei ovunque si trovino a cavarli fuori dai guai e... ho capito, mi toccherà uscire con loro, anche se non mi vorranno mai. Peccato, io sono uno di compagnia a cui piace divertirsi. Beh non sanno quel che si perdono.


sabato 14 gennaio 2017

IN QUESTO STOP FORZATO, NON SONO RIMASTO FERMO

L'influenza che mi ha colpito, mi è servita per fare un grosso passo in avanti nell'addormentamento del mio terzo pargoletto. In effetti non mi ci ero mai messo con grande costanza affianco a lui per farlo precipitare tra le braccia di Morfeo, dato che è sempre stata mia moglie ad alzarsi di notte e cercare di tranquillizzarlo finché non si addormentasse di nuovo, o più semplicemente portarlo nel nostro lettone. Essendo ammalati in maniera continua, per evitare ulteriori contagi, in questi giorni ho caricato il pupo nel mio letto e piano piano, abbiamo trovato un modo per dormire insieme; non proprio degni di chissà quale scuola di pensiero della pedagogia, però si è addormentato lo stesso, pur non essendo io Tata Lucia.
Le cose in casa stanno tornando in qualche maniera alla normalità, ma siamo comunque "infetti" e chi non lo è stato, bisogna che si preservi l'incolumità della salute sana, per cui:
la mamma e il piccolissimo sono nella stanza matrimoniale insieme (dove prima stavo con il 3° pargoletto); i tre bimbi sono nella loro stanza; io in soggiorno (dove prima stava mia moglie con il piccolissimo).
Mosso a pietà delle condizioni di mia moglie, stasera abbiamo fatto lo switch di camere però chi si dovrà alzare per andare a consolare il 3° sarò io e voglio proprio vedere se questi giorni di legame padre/figlio (alla Cat Stevens) sono serviti a non farlo urlare di notte implorando la mamma.
Per la cornaca ci sono già andato una volta e sembra che il mio metodo per ora abbiamo segnato un punto.
Oltre alle mie dinamiche familiari, i tre giorni di malattia sono serviti anche per arrivare ad un traguardo di tutto rispetto con l'altro lavoro e finalmente posso dire di aver piantato la prima bandierina della soddisfazione personale. C'è da dire che pur essendo febbricitante ho continuano a lavorare, a scrivere, a modificare documenti e a telefonare di qua e di là, ed era inevitabile che alla fine arrivassi ad un punto soddisfacente, però quando si ha la febbre per lo meno si cerca di stare tranquilli; non è il mio caso.
Ah, dimenticavo ho portato avanti il mio blog e pure il mio quarto libro, nonché ho terminato di leggere il romanzo ricevuto per regalo.
Quindi: famiglia, lavoro, hobbies inglobati in uno stesso luogo e in condizioni di salute molto precarie cosa significa?
Che come sempre ho dormito molto poco; però sono fiero di me!




giovedì 12 gennaio 2017

NUOVO CONCERTO IN VISTA PER I TWENTY EURO FOR LOVE

Mi è appena giunta notizia che i Twenty Euro For Love saranno ospiti il prossimo 18 febbraio presso il FOA BOCCACCIO di Monza!
Per l'esattezza è dove ci siamo esibiti quest'estate e dove abbiamo anche riscosso un notevole successo.
Sono contento pur avendo poco tempo per provare mi sento comunque galvanizzato all'idea di poter suonare ancora dal vivo; certo, oggi avrei avuto le prove ma ahimè la febbre mi ha fermato per questa settimana, spero nella prossima e per quelle a venire di non ricevere altri bruschi intoppi di tale genere.
Finalmente le acque si sono un po' smosse per quel che riguarda la band, ora possiamo dire di aver messo piede in qualche situazione.
Nonostante siano decenni che suono, e pure i miei soci sono della mia stessa era, non è così semplice mettere su un gruppo e poi suonare dal vivo, o almeno, non è così scontato che gli "ingaggi" arrivino solo perché è da tanto tempo che singolarmente ognuno di noi suona.  Quella che per prima cosa è cambiata, rispetto agli inizi, è la scena live. I locali non sono più molto disposti ad avere band che inizino la serata con un concerto, perché richiede un impegno da parte del gestore sia logistico sia monetario per gli eventuali cachet. Ora con un solo dj ed una console si possono fare ore di musica a costi molto inferiori, poiché non ci sono strumenti da affittare e poi da mettere in spazi ristretti; la serata è più variegata dato che il genere può variare ad ogni canzone; la gente si diverte di più a ballare che non ad ascoltare una band e perché forse il gruppo fa un po' démodé.
Se si è un band affermata allora tutto cambia, ma come ci si può affermare se non si suona del vivo? Semplice, partecipando ai talent show.
La verità è questa gente, la musica è sempre stato un business ma ora invece che ricevere introiti dagli spettatori, si ricevono soldoni dai telespettatori. Il pubblico è cambiato e anche l'offerta si è adeguata.
Comunque per quel che riguarda la mia band, si andrà avanti alla maniera di una volta dato che noi siamo dei veterani della vecchia scuola.


mercoledì 11 gennaio 2017

FERMO PER MALATTIA

Non credevo che l'inizio del 2017 potesse essere così infausto per me e per i mei bambini. Il primo giorno di scuola del secondo figlio è stato saltato a causa di un malessere forte ma rapido. Il terzo, sono ormai tre giorni che si porta dietro una brutta febbre, con tanto di capatina al pronto soccorso, nel momento in cui si è presentata. Poi ci sono io, che da ieri sera a lavoro, mi sento uno straccio vecchio e poco utile poiché mi sono beccato anch'io la febbre.
Il malaugurato evento non si spiega poi molto, dato che da quando è arrivato a casa il quarto piccolino nessuno ha messo il naso fuori di casa, a parte i più grandi che il 6 gennaio sono andati a teatro a vedere Peter Pan con dei loro amici. Sicuramente è stata questa uscita che a spezzato l'equilibrio d'isolamento e per cui ne stiamo pagando le conseguenze.
Non tutti però, fortunatamente le due donnine di casa ed il piccino, per ora non hanno ancora contratto nulla. Ciò significa che il sesso forte è di sicuro la donna e che al piccolino, servono quintali di scongiuri perché la febbre non lo colpisca.
La situazione non è semplice, in quanto, per riuscire ad evitare il contagio, la prima sera della febbre del terzo, mia moglie ed io abbiamo fatto spola da una stanza all'altra per restare con i piccoli, ma dato che il penultimo non sa stare molto tempo senza la mamma, io sono andato curare anche il quarto, dopo essere stato a contatto con l'untore di casa. Va da sé che esistono grosse probabilità che arrivi anche a lui.
In effetti il mancato riposo notturno è una costante quando a casa ci sono dei pargoli piccoli piccoli, e credo che anche l'intero palazzo sia d'accordo con me, visti i continui pianti e urli dei miei figli. Gli strepiti ed i pianti, aggiungono una dose di isterismo a noi genitori che non siamo liberi di poterci muovere liberamente, soprattuto mia moglie che ha il quarto attaccato al seno ed il terzo appiccicato alle gambe, lamentandosi di continuo. Proprio una situazione idilliaca.
Ora che sono stato confinato in quarantena, mia moglie ha su di lei tutto il peso della famiglia e la cosa mi dispiace moltissimo dato che oltre a non fare niente per aiutarla, sono pure febbricitante.
Il mio riposo forzato mi lascia a casa da lavoro ancora una volta e perdo anche le prove con la band.
Ma che razza di inizio anno, altro che nuovi stimoli per cominciare, qui ogni giorno ne capita una; che pizza.


lunedì 9 gennaio 2017

IL PADRE CHE CREDEVO DI ESSERE

Ho quattro figli e questo è un dato di fatto. Posso dire che la notizia sia stata ben assorbita da tutti coloro che mi conoscono, per cui vado oltre, non sto ancora a comunicare di essere un pluripapà; lo sono, mi piace, è ciò che più amo fare.
La mia idea di padre è quella di un uomo che afferra le redini della crescita dei figli insieme alla mamma; essere complementare alla figura materna e fare esattamente la metà del lavoro genitoriale con la mamma; come dire: l'altra parte dell'emisfero. Non ci sono distinzioni tra padre e madre, insieme si collabora nella crescita avendo lo stesso potere, non c'è chi supera l'altro perché non è una gara, bensì un dovere da dividere e condividere.
Io ho sempre agito in questa maniera, credendo di essere in grado di fare esattamente ciò che mia moglie esegue con grande pazienza e capacità; ma non è così vero.
Mi sono accorto che le mie capacità vengono meno quando i figli sono (o sono stati neonati). Non ho il dono di infondere la tranquillità ai miei bambini in questa fase, sono completamente in balia dei loro pianti e crollo come un castello di carte.
Pur sapendo bene come si gestisce un lattante, cioè, come si cambia un pannolino o come lo si veste con il body e tutina, sono impacciato quando si tratta di doverlo cullare se piange disperato. Certo, la mamma ha un asso nella manica, anzi in questo caso nel seno, perché basta attaccarlo e il pianto si placa magicamente, però, non ci riuscivo nemmeno quando i miei primi due figli ricevevano il latte artificiale. E' come una specie di negazione a prescindere, nel senso che non è un compito che spetta a me, di conseguenza non posso permettermi di fare.
Un momento; il compito spetterebbe anche a me, perché potrei allattarlo in modo differente (anche con il latte estratto dalla mamma, non solo con quello artificiale) però in questa maniera entrano delle dinamiche che minano un pò l'allattamento naturale, per cui è un diritto che solo alla mamma spetta; ecco, forse così è più definito il senso delle mie parole.
Ma la mia incapacità si riflette anche nella gestione degli altri figli, perché a volte capita di giocare con loro senza freni e da qui ne scaturisce un degenero globale da mettere sotto sopra la casa.
Accade anche che mi intrometta nei litigi dei più grandi per stabilire un ordine comprensibile solo a me, senza dar loro modo di confrontarsi anche con le dispute. Oppure, ci sono momenti in cui li rimprovero senza creare qualcosa di costruttivo, cioè è lo stress che sbraita per me facendomi perdere le staffe.
Non è facile rimanere in disparte ed essere super partes, perché tendo a proteggere chi ha subito in qualche maniera un torto, quindi se vedo uno dei miei figli piangere o sento delle urla, cerco di capire e ridimensionare l'accaduto facendo sempre da pacere, ma non è così che si diventa grandi. I pedagogisti suggeriscono di lasciare che gli equilibri si stabiliscano tra fratelli, dando la possibilità che essi trovino il modo di comunicare senza l'aiuto di un genitore.
Potrei anche non svelare quanto sia negato nel riordino della casa, oppure, quanto mi faccia prendere dall'ansia nella preparazione dei figli prima di uscire di casa; ma non me ne importa, lo faccio lo stesso.
Quando mia moglie è rimasta in ospedale dopo il parto, ovviamente, tutto quanto è stato gestito dal sottoscritto, ma orca l'oca, quanto è stato difficile!
Vedendomi da fuori, davo l'idea di essere uno di quei papà che si vedono nei film quando vengono lasciati da soli con i figli. Confesso dicendo che ci sono stati attimi di anarchia pura o di ozio totale, nelle quale i tempi venivano dilatati senza un limite. In mio soccorso sono arrivate le zie e i cugini dei miei figli, che tenendosi a casa loro i più grandi, mi hanno dato la possibilità di essere concentrato solo sul più piccolo, ma le cose non erano molto differenti.
Il mio nemico numero uno è il tempo, per cui, non essendo un tipo organizzato, ho fatto ogni cosa con un ritardo mostruoso sulla solita routine.
In ogni attimo passato in queste condizioni, il rispetto nei confronti di mia moglie è aumentato in maniera esponenziale e gliel'ho detto spesso e lo sottoscrivo, ma l'idea che avevo di me e le capacità che credevo di possedere sono scivolate come un panetto di burro su una teglia rovente.
Ammetto che da quando mia moglie è casa io mi sono seduto sugli allori, perdendo quello smalto di cui andavo molto fiero e che mi faceva essere un papà differente da tanti altri. Ora sono diventato come loro, un incapace che delega alla moglie le questioni familiari, che esegue solo il lavoro in ufficio e che gioca a fare la rock star con la band. Questo non mi differenzia da quegli uomini che vanno a giocare a calcetto il mercoledì sera e poi vanno a mangiare con la squadra.
Ma che razza di uomo sono diventato?




sabato 7 gennaio 2017

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA

Una famiglia numerosa la si riconosce dalle abitudini a tavola. Per prima cosa:
non c'è un secondo di quiete.
Nel consentire a tutti i membri della famiglia di poter sedersi comodamente intorno al tavolo, questo è necessariamente grosso, ne consegue una lontananza sostanziale tra i due poli opposti, occupati molto spesso dai genitori. In questo modo si ha la situazione sotto controllo, avendo a portata di mano  due figli ciascuno, però c'è di contro che gli oggetti posti sul tavolo spesso risultino all'occorrenza distanti, per cui o si chiede al vicino di passare quel che serve, o ci si alza e morta lì.
Alla mia tavola i ritmi sono molto serrati in quanto mangiamo con una certa rapidità, specialmente quanto il pasto servito è di proprio gradimento.
Di solito chi mangia alla velocità della luce è la mia figlia maggiore; sarebbe capace (in verità è capace) di fare il tris di pasta, quando questa le piace, quindi vuol dire che mi alzo per tre volte a riempirle il piatto quando io ho appena iniziato.
Il secondo figlio non è così veloce nel mangiare, anzi, solitamente fa di tutto fuorché finire ciò che il piatto presenta. Usa sempre le mani e il posto intorno a lui sembra un campo di battaglia.
Il terzo figlio è piccolo, ma la sua voracità è pari alla sorella maggiore, per cui anche in questo caso, il rabbocco del piatto è sovente e continuo.
Il quarto pargolo è ancora piccino e non mangia ciò che mangiamo noi, ma questo non significa che non ci si debba alzare anche per lui. Dato il trambusto che avviene al tavolo, il pisolino del piccolo viene disturbato nemmeno stesse riposando al mercato, e per forza di cose si mette a piangere e per ciò, bisogna che la mamma lo calmi allattandolo.
La mamma cerca di redarguire i figli mentre si pasteggia, ma avendo sempre il piccolo tra le braccia, le risulta difficile mangiare e allo stesso tempo educare i commensali mattacchioni.
Io, quando sono a casa cucino e servo i piatti, verso da bere, affetto il pane, mi alzo per prendere i tovaglioli qualora li dimenticassi, prendo le posate adatte per il secondo, cambio i piatti, mi siedo per mangiare ma poi mi alzo perché serve sempre qualcosa, ripropongo il bis a chi me lo chiede, lavo e affetto la frutta, asciugo l'acqua dal tavolo perché immancabilmente qualcuno la rovescia, sbraito contro i bimbi che fanno macello, finisco di mangiare e poi ritiro i piatti, li carico nelle lavastoviglie e spazzo a terra. Tutto questo capita solo quando sono a casa, poiché nei giorni restanti ogni cosa viene fatta da mia moglie con l'impedimento di un neonato in braccio.
Ecco, questa è la nostra messa a tavola quotidiana e sono stato anche coinciso, dato che non ho descritto quando a tavola c'è un piatto non gradito.
Se c'è qualcosa che non piace sostanzialmente accade quanto sopra, ma moltiplicato per due volte per ogni figlio.
Non è semplice, a dire il vero s'impazzisce, eppure, quando capita di mangiare lontano dalle mie piccole pesti mi sento tremendamente solo.
Se qualcuno volesse venire alla mia tavola, posto ce n'è, non garantisco per la propria incolumità.





mercoledì 4 gennaio 2017

IL SITO DEI TWENTY EURO FOR LOVE

Il nostro caro Mr Orange, ossia, il bassista dei T.E.F.L. ha messo online il primo sito ufficiale della band. E' divertente e scanzonato proprio come noi, che non ci prendiamo mai sul serio e forse nemmeno gli altri; purtroppo. Comunque sia, invito chiunque a farci un giro, vedi mai che ci scappa un ingaggio.
Buon divertimento.

TWENTY EURO FOR LOVE   (questo è il collegamento diretto)

per chi volesse prendere nota del link eccolo: http://twentyeuroforlove.weebly.com/




Questa foto è stata scatta al nostro ultimo live al PONTE DELLA GHISOLFA - MILANO il 17/12/16
grandissimo show!

E... SI RICOMINCIA

Dopo la breve sosta natalizia (e tutto ciò che è capitato) oggi si riprende a lavorare.
Sarebbe meglio che restassi a casa a ancora un po', giusto il tempo di poter rodare la nostra consuetudine familiare al nuovo arrivato. E' chiaro che seppur l'elemento nuovo sia piccolino, l'equilibrio da ristabilire sia gigante, in quanto c'è voluto quasi due anni per trovarne uno che andasse bene quando di figli ne avevo tre, ora che ne ho quattro è tutto da rifare.
I questi giorni le cose sono state parecchio scombussolate, complice anche il fatto di avere i bimbi più grandi a casa da scuola e per questo, molto tempo da dedicare a loro e tempistiche molto dilatate.
I film alla sera prima di andare a dormire, la cena protratta in orari decisamente adulti, giochi sfrenati fino a tarda ora, hanno fatto si che le nostre abitudini subissero uno scossone da fare tremare le pareti di casa; chissà come saranno stati contenti i nostri vicini...
Perdonateci, siamo in tanti e non abbiamo messo giù un piano d'azione efficace.
Stasera che mia moglie resterà a casa in balia di questi pazzerelli, sono sicuro che qualcosa ne verrà fuori, oltre agli scleri, anche qualcosa di utile per il futuro.
Confido in lei e nelle sue capacità super eroiche.
E' ricominciato anche il mio secondo lavoro e domani avrò l'incontro del nuovo anno per fare il punto della situazione del il 2017, sperando che le cose possano prendere una piega decisiva per me e per chi ci segue.
Insomma, dopo la pausa le vita riprende per cui tutto ciò che avverrà nei prossimi giorni sarà documentato su questo blog, tempo a disposizione permettendo.
Stay tuned.



lunedì 2 gennaio 2017

CORDOGLIO

Il 2016 è ormai andato, con tutto quello che è capitato possiamo definirlo un capitolo concluso, anche se prima di chiudere i battenti ha dovuto scoccare il suo ultimo tiro mancino.
L'anno appena trascorso è stato l'anno delle sciagure geologiche, degli attentanti terroristici e delle morti illustri di tanti musicisti ed artisti; ma l'ultima in ordine cronologico, riguarda una persona non nota al grande pubblico ma alla famiglia di mia moglie e conseguentemente anche alla mia.
Si poteva dire che il 2017 stesse arrivando, anzi, erano in atto i preparativi per accoglierlo come di consueto, eppure, c'è stato un momento che ha cambiato l'idea di quello che poteva essere il futuro. E' bastato un soffio, l'ultima esalazione per mettere in moto un fiume di lacrime ed una valle di dolore.
Quando capitano tali momenti non si è mai preparati, anche se ogni cosa ce lo può ricordare, come il fatto di non essere immortali; di poter incorrere in qualche incidente; di venire a contatto con una brutta malattia, come il male di questo secolo ed è stata proprio questa la causa dell'ultima vittima del 2016.
E' vero dobbiamo farci i conti tutti prima o poi perché c'è sempre qualcuno che va via, che sia una persona cara o che sia uno sconosciuto, resta il fatto che chi si vede togliere l'affetto non è preparato a  restare senza colui non c'è più.
Capisco perfettamente le persone che credono ci sia un aldilà dopo la morte perché in effetti è disarmante, angosciante, crudele rendersi conto di quanto sia terrificante non esistere, cioè se ci penso comprendo appieno cosa si può provare, penso sia come dormire ma senza sognare; è spegnersi completamente e lasciare tutto.
Mi fa male mettere nero su bianco ciò che sto scrivendo perché so che dovrei riservare un certo rispetto, dovrei mantenere il lutto e non parlarne, dovrei solo stare vicino a mia moglie e rasserenarla nella maniera più amorevole possibile ed è quello che faccio, ma non posso non analizzare un avvenimento di questa portata poiché mi sentire come se non ci dessi peso, invece sono due giorni che non faccio altro che pensarci.
La vita è beffarda ci mette alla prova probabilmente le piace complicare le cose, come mettere a confronto due sentimenti agli antipodi l'uno dall'altra, quali la nascita di un figlio e la morte di un genitore. E' davvero una vigliaccata.
Non so, forse i filosofi greci in questo gioco perverso avrebbero tirato fuori un senso da un avvenimento così, anzi, sicuramente avrebbero detto che è il cerchio della vita che si compie e bisogna far procedere le cose in maniera naturale, però secondo il mio parere, per vivere felici bisogna rendersi conto che tutto questo non ha senso. Non c'è un disegno divino, non ci sono progetti o macchinazioni strane di qualche essere superiore; tutto quello che facciamo è una conseguenza di scelte dettate dal caso. La vita e la morte sono elementi imprescindibili l'uno dall'altra e avvengono perché sono il frutto di una pura casualità.
Ciò non toglie che il dispiacere rimanga come un marchio a fuoco, anche se ogni giorno il bruciore si allevia un po' dato che la vita vuole che si vada avanti, e allora andremo avanti.      



                                         

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