domenica 29 novembre 2015

LO CHIAMAVANO MAZINGA

Quando vivevo a Rozzano oltre a spacciatori, avanzi di galera, piccoli teppisti di quartiere e latitanti, vivano anche persone per bene, ovvio; ma pure qualche elemento che non aveva nulla a che vedere con la malavita e nonostante tutto, era comunque un personaggio degno di nota.
La compagnia con la quale trascorrevo le mie giornate rozzanesi, aveva il ritrovo vicino alla chiesa, o meglio conosciuta come il "ferro da stiro gigante". A parte la location decisamente triste, oltre a noi c'era anche un gruppo di ragazzi facenti parte di un onlus, che divideva con noi lo spazio ed il muretto. Tra questi non c'erano solo gli educatori, anche gli utenti. Ora non voglio essere cattivo, perché per carità, non se lo meritano affatto, però devo ammettere che ci sono stati episodi decisamente divertenti quando i due gruppi hanno interagito insieme, sempre in maniera benevola sia chiaro!
Questi ragazzi purtroppo erano affetti da vere malattie mentali o sindrome di down, ma non per questo erano da noi derisi, anzi, per alcuni di loro provavamo un certo sentimento di affezione, e le risa che abbiamo fatto insieme riguardavano momenti spensierati e piacevoli.
Però oltre a questi ragazzi, gravitavano intorno anche personaggi particolari ma che con la onlus non aveva nulla a che sparite, pur avendone sicuramente bisogno. Uno di questi era Mazinga.
Non ho mai saputo il suo vero nome, dato che ogni qualvolta lo si vedeva in giro tutti gli urlavano Mazinga!
L'individuo non era molto contento dell'appellativo dato dal popolo di ragazzi sfacciati, tra cui anch'io ne facevo parte, purtroppo. Però era usanza chiamarlo così qualora lo si vedesse in giro solo per aspettare la sua reazione, che il più delle volte era molto violenta. Il gusto era farlo arrabbiare di brutto per poi scappare a gambe levate. Visto che il personaggio, come ho già fatto intendere, non era molto registrato, era divertente fargli perdere le staffe, soltanto per farci rincorrere fin che ci restava dietro.
Per un lungo periodo il nostro "amico robot" non si è più visto in giro e personalmente non me ne sono per nulla preoccupato, dato che la mia conoscenza nei suoi confronti, si limitava al suo soprannome. Poi all'improvviso, l'ho rivisto, nella zona, nell'occasione e nelle vesti più improbabili che potessi immaginare.
Alla festa di RiFo che si teneva al Palavobis di qualche anno fa, l'ho rivisto dietro il bancone a prendere le ordinazioni della clientela, non propriamente in grado di ragionare arrivata ad una certa ora; ebbene lui era lì, ma sotto un'altra veste, più che Mazinga, lo si poteva definire: Venus, e sì perché si era magicamente trasformato in una donna!
La cosa mi ha un po' sconvolto, non tanto perché nel tempo aveva maturato una consapevolezza omosessuale, ma piuttosto perché aveva lo stesso sguardo perso e cattivo, la stessa stazza di sempre ma con una parrucca bionda ed un rossetto sbavato rosso sulle labbra. Mi è sembrata la pessima copia di Courtney Love nei tempi peggiori di eroina. Cribbio che shock!
Quella sera ero abbastanza terrorizzato e credo di non essermi nemmeno avvicinato al bancone per chiedere qualcosa da bere. Ho avuto il timore che potesse riconoscermi e per questo, colpirmi con i missili al seno che avrebbe potuto nascondere sotto il grembiule.
L'avvenimento è servito a farmi pentire delle marachelle fatte da ragazzino e quindi, ho capito, pur sapendolo già, che non si deve sfottere nessuno, soprattutto se questo qualcuno viene appellato come: Mazinga, perché i robot si sa, sono imprevedibili e perdono la calma molto in fretta.


mercoledì 25 novembre 2015

QUEL DOLORE CHE NON SI DIMENTICA MAI

Ci sono diversi scienziati che nel corso degli anni, hanno sostenuto diverse tesi, molto accreditate, riguardanti gli enormi livelli di sopportazione del dolore nelle donne. Questo significa che riescono a sopportare meglio di noi il dolore fisico, ma non per questo, è giusto procurare loro tale dolore. Essendo oggi la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, mi sembrava doveroso ricordarlo e soprattutto ribadirlo.
Le donne sono degli esseri umani straordinari, hanno e avranno sempre una marcia in più rispetto a noi uomini, e anche sulla fattore resistenza sono in grado di sopportare di più, basti pensare al parto e tutto si chiude con un grande applauso.
Io, come esponente della fazione maschile, sulla parte della sopportazione faccio abbastanza ridere, per cui mi rendo conto che, se fosse stato affidato a noi uomini il dono del parto, non avrei mai avuto tre figli.
Comunque nel mio piccolo anch'io ho subito dei dolori, per me, insopportabili.
Non potrò mai dimenticare quel giorno che da bambino, mi chiusi quell'affare (che mi sarebbe servito molto da grande per formare la mia famiglia) dentro la cerniera dei pantaloni. Stavo facendo la pipì e per correre incontro a mio papà, per salutarlo dal suo arrivo a casa, mi sono precipitato a chiudere la zip, evitando però di riporre il mio...accessorio, dentro i pantaloni. Il dolore è stato tremendo ma dopo divenne insopportabile, quando mio padre, per liberarmi, tirò in basso con molta, ma molta forza. Se ci ripenso troppo svengo.
I miei cari zebedei, vennero chiamati in causa nuovamente diversi anni dopo, quando, durante un gioco stupido fatto con gli scout, ricevetti un calcio con gli scarponi da montagna, proprio lì. Quel giorno mi arrivarono in gola; madonna che male! A dire il vero mi stupisco di essere riuscito a diventare padre per tre volte!
Io da bambino non sono mai stato un appassionato di calcio, anzi, me ne vedevo bene dal giocarci seriamente, ma qualche volta è capitato che a dare due calci al pallone ci fossi anch'io, ineme ai miei amici giù al cortile. In una di queste improbabili partite, stavo andando contro il mio avversario e non ricordo bene come, sono finito a terra. Peccato che conficcato nel terreno ci fu uno spunzone di legno per metà fuori dal terreno. In un modo o nell'altro ci caddi sopra con l'osso sacro. In quell'istante persi la cognizione del tempo e dello spazio e mi mancò il fiato per qualche minuto buono. Un dolore allucinante.
Sempre da bambino, stavo giocando con un mio cugino a casa di nostra nonna. In realtà stavo inseguendo lui per tutta la casa, forse per far finta di picchiarlo; un pretesto per correre dappertutto. Per seminarmi, corse fuori di casa, per andare a rifugiarsi nella casa affianco, ossia quella di nostra zia. Entrambe le porte d'ingresso delle due case erano aperte, dando modo alla corrente del vento di fluire senza intoppi. Ad un certo punto il vento si fece molto più forte, tanto, da far chiudere di colpo la porta blindata di mia nonna. La sifga volle che mi chiusi le dita tra lo stipite e la parta appunto, con un colpo sonoro da farmi quasi tagliare le povere quattro dita appoggiate aggrappate per non cadere. Il dolore fu tale che gridai con tutto il fiato che avevo in gola. Lo spavento di tutti si rivolse su di me e andai in ospedale. Risultato: tre dita steccate, per fortuna!
Ora, quanto ho scritto qui sopra, si sono rivelate delle disavventure traumatiche e tragicomiche, però non è quello che molte donne purtroppo subiscono quotidianamente. Perciò mi unisco alla voce corale che grida Basta con la violenza sulle donne.
Ricordatelo sempre.


sabato 21 novembre 2015

SUL LAVORO NIENTE FIGLI

Lo Stato italiano ogni anno lamenta un drastico calo demografico di nuove nascite da parte dei suoi cittadini, e per venir meno a questo grave problema, solo idealmente, supporta e spinge i neo-genitori a procreare tanti bei bambini. Dico solo idealmente, perché di fatto non ci sono molti aiuti che permettano di mantenere la prole dei futuri genitori, ovvero, la maternità delle donne è breve e pagata pochissimo, non ci sono agevolazioni né per i nidi e né per le strutture comunali paritarie; non è neppure contemplato una paternità obbligatoria per i padri, come invece avviene nei paesi del nord Europa, gli assegni familiari sono pressoché ridicoli e tra le tante cose manchevoli del nostro Stato ci si mette anche il posto di lavoro ad osteggiare chi, come me, ha una prole numerosa; non solo da mantenere, ma anche da vivere.
L'esempio è presto fatto.
Qualche giorno fa, in vista delle feste natalizie, ho chiesto qualche giorno di ferie per poter godere dei giorni di festa più attesi dell'anno, da trascorrere con i miei figli, ebbene, le mie richieste non sono state minimamente prese in considerazione, anzi, nei giorni clou del Natale, lavoro sempre.
Ora dico io, ma che cavolo serve per stare a casa un paio di sere e di notti, in occasione della festa familiare per antonomasia? Cribbio ho tre figli e mi piacerebbe trascorrere dei momenti speciali con loro, invece no! Devo stare seduto in ufficio come un pistola a soldo di quei pazzi scellerati che osano chiamare per ogni minimo intervento. Francamente mi sono stufato. Si potrebbe fare uno sforzo e affidare qualche volta un mio turno a chi non ha una famiglia, oddio, certo che una famiglia ce l'hanno tutti, però a molti giovani non interessa fare le feste in modo tradizionale e questo, lo so per certo perché molti colleghi me lo dicono. Allora per quale motivo non si possono affidare a costoro quei giorni di "noia" natalizia? Invece, magicamente se ne stanno a casa a spaccarsi di cibo e si rompono anche qualcos'altro.
Per avere dei giorni di riposo ho chiesto le ferie che sono state scartate, il che significa, che dovrei separarmi da mia moglie l'anno prossimo, così ragionando con la loro mente perversa, potrei trascorrere qualche giorno a casa. Mi fanno ridere!
Mi tocca andare a fare qualche cambio turno con qualcuno, che mosso a pietà, sarebbe disposto a scambiarci le sere e le notti. Ma dove lo trovo quest'anima pia che si sacrificherebbe per me, dopo che ha avuto dall'azienda il nullaosta a starsene a casuccia?  Da nessuna parte.
Ah, e grazie mille! Tanti auguri anche a voi, farabutti.



venerdì 20 novembre 2015

SONO TUTTO SUDOKU

Non saprei se definirlo un difetto fisico o una mia peculiarità, sta di fatto, che per ogni minimo movimento, oppure, per l'innalzamento di un paio di gradi sopra i quattordici centigradi, il mio corpo si surriscalda e di conseguenza suda. Essendo l'unico ed esclusivo proprietario del mio corpo, quando lui suda, lo faccio anch'io per questo mi trovo un po' in difficoltà a fare qualsiasi cosa che comporti anche solo un sforzo minimo; ciò non significa che faccio fatica a compiere i movimenti, anzi tutt'altro, anche perché se il sudore dovesse seguire la fatica fisica, difficilmente rilascerei liquidi, eppure nonostante ciò, mi ritrovo a vivere con una certa dose di umidità costante. E' vero muovermi in bici in continuazione non mi agevola a rimanere asciutto, forse anche suonare la batteria e andare con una certa costanza in palestra, non contribuisce a lasciare i miei vestiti secchi, però non necessariamente il mio sudore fuoriesce dopo un'azione, molto spesso sudo anche mangiando o dormendo, addirittura pensare mi fa sudare.
Lo so, l'argomento fa un po' schifo, me ne rendo perfettamente conto, però purtroppo è una questione che va avanti da più o meno sempre e quindi bisogna fare i conti con questa cosa rendendolo pubblico; non che le persone intorno a me non se ne siano accorti, allora è giunto il momento di spiegare la causa della mia sudorazione eccessiva. C'è da dire una cosa molto importante, il mio sudore non comporta un odore sgradevole per fortuna!
La motivazione plausibile di quel che mi capita è che...rullo di tamburi... sono fatto così e non ci posso fare niente. L'unico modo che ho per combattere la sudorazione e l'eterno calore che mi brucia dentro, è quello di stare sempre scoperto, anche quando fuori c'è una temperatura rigida da cappotto o da piumino, ma nonostante tutto riesco a sudare anche così.
Forse se abitassi in Antartide potrei evitare di sudare come un cavallo, ma a quel punto diventerei un orso polare e con tutta quella pelliccia che si ritrova addosso, finirei per sudare lo stesso. E' una congiura.



mercoledì 18 novembre 2015

IL PRIMO EP DEI T.E.F.L.

E finalmente i Twenty Euros For Love sono entrati in studio per il loro primo Ep. Sono 7 canzoni ben identificative di un nuovo progetto di musica, che unisce una base punk rock con contaminazioni surf. Il power trio sforna una raffica di tracce che si mescolano bene tra di loro seppur siamo differenti l'una dall'altra. La base sulla quale si poggiano gli elementi d'ascolto hanno un denominatore comune: la goliardia.
Ogni brano ha una sua specifica identità, ma nulla viene raccontato, spiegato o cantato da nessuna voce, i pezzi sono composti soltanto da musica e niente parole, come la migliore tradizione surf insegna. La carica punk rock mescola e al tempo stesso unisce, rendendo vivace, ciò che potrebbe risultare tedioso a chi non è abituato all'ascolto di canzoni senza vocalist. Tutto risulta, vivace, frizzante e freneticamente danzante quando già dalla prime note si ascolta California Reeper, seguita da Ransprings fino all'arrivo della potentissima Lemmy. I toni si placano e l'atmosfera diventa più noir con le due tracce in spy style, denominate momentaneamente Spy n°1 e Spy n°2. Si ritorna allo scatenamento elegante unito ad un'esecuzione tecnica raffinata con Blackout e si termina con Matilde.
L'Ep verrà presentato ufficialmente al Baraonda di Segrate (MI) il 19 dicembre, in occasione del MobFest, in tanto tenete d'occhio YouTube per qualche video ufficioso.
Stay Surf.
TWENTY EUROS FOR LOVE.


lunedì 16 novembre 2015

7 ANNI E NESSUNA CRISI

Oggi di sette anni fa, ho detto sì davanti al vicesindaco di Marina di Carrara o al giudice di pace o chiunque ella fosse; mi ricordo solo che era una donna con affianco un altro tizio piuttosto in là con gli anni, mentre tutto il resto della memoria è riservata solo per mia moglie.
Il nostro matrimonio si sviluppò in un modo molto ristretto, dedicato a pochi intimi, quasi elitario, estremamente esclusivo, dato che i nostri invitati erano solo tre: i due testimoni più l'ex fidanzato della testimone di mia moglie. La scelta che abbiamo ritenuto più vicina al nostro modo di pensare, era quello di evitare ogni sfarzo, di essere super minimal e non includere nessun membro della famiglia. Fatto bene? Fatto male? Non saprei, però non mi pento assolutamente della nostra scelta.
Quello fu un evento unico per me, anche perché è stata la prima ed unica volta in cui mi sono sposato e credo fiduciosamente, che non ce ne saranno altri in futuro con ipotetiche donne diverse da quella che ho la fortuna di avere al mio fianco.
Per celebrare il nostro giorno, oggi siamo andati fuori a pranzo in un ristorante vicino casa, ma soltanto noi due senza figli al seguito; non perché non fossero ben accetti, figuriamoci; però per la nostra festa ci siamo ritagliati una piccola parentesi di coppia, visto che capita così di rado. Dopo aver gustato i piatti dello chef, siamo saliti sulle nostre biciclette e abbiamo fatto un giro per Milano, come due ragazzini in libera uscita dagli impegni familiari. E' stato divertente e scanzonato, abbiamo trascorso una giornata leggera e frizzante, proprio come l'aria intorno a noi quest'oggi.
Durante la nostra lunga chiacchierata, pomeridiana mia moglie mi ha fatto notare che quello che stiamo percorrendo in realtà è il nostro ottavo anno, per cui il settimo appena trascorso, l'abbiamo superato indenni, anzi, con tanto di un nuovo bebè in famiglia. Nemmeno la fantomatica crisi del settimo anno ci ha scalfiti. Cosa posso chiedere di più?


sabato 14 novembre 2015

L'ODIO SENZA FINE

Stamattina dopo aver appena aperto gli occhi, mia moglie si precipita da me per comunicarmi una notizia devastante, anzi la notizia del giorno, quella che ha sconvolto l'Europa e forse il mondo intero: gli attentati di Parigi.
Dopo essermi reso conto dell'entità di quella violenza assurda e priva di qualunque senso, mia moglie ed io ci siamo preoccupati immediatamente per una coppia di amici che vivono lì con la loro bambina, e caso vuole, che dopo aver ricevuto le loro rassicurazioni, ci dicono di essersi spaventati parecchio e di aver sentito tutto visto che abitano a poca distanza dal luogo del disastro.
C'è da capire una cosa sola in tutto questa dannata escalation di morti ammazzati, che siano qui in Europa o in medio oriente. Qual è la motivazione che spinge questa gente a commette questi efferati omicidi? O meglio, cosa vogliono ottenere con queste dimostrazioni di violenza?
Forse non dovremmo interferire con tutte quelle decapitazioni avvenute per mano di un boia senza scrupoli, guidato da altrettante menti omicide?
Dovremmo lasciare che i profughi, i disperati, i rifugiati di guerra affondino quando tentato di scappare dai luoghi di sterminio?
Vuol dire che non ci dovremmo intromettere nei loro affari, quando questi scellerati cercano di conquistare con la forza i centri del potere?
Cos'è che fa sorgere quest'odio nei confronti dell'occidente?
Sicuramente noi non siamo dei santi, su questo non ci piove; però non seminiamo il terrore in maniera così vigliacca, travolgendo centinaia di persone innocenti in atti crudeli; faremo dell'altro non discuto, ma qualunque cosa siano le azioni da parte nostra, non mettiamo bombe sugli aerei, non uccidiamo a sangue freddo persone con il pretesto di un credo differente, non provochiamo morte gratuitamente, non togliamo la dignità a nessuno.
Magari mi sbaglio, forse sono un illuso e ho le fette di salame sugli occhi, però vivo in una parte di mondo dove c'è la possibilità di essere liberi sotto ogni punto di vista, e questa libertà non deve essere sottratta mai, a maggior ragione, con le armi spianate e con le bombe esplose.
Dobbiamo per forza arrivare ad una guerra? Perché?
Il mondo non ha bisogno di altro sangue, già le pagine della storia sono piene di omicidi e soprusi, che senso ha, averne dell'altro?
E' un atto doveroso commemorare le vittime, sia di Parigi che tutte quelle disseminate in ogni angolo della Terra, poiché potremmo essere le prossime, visti i risvolti che prendono questi casi. In un modo o nell'altro, si potrebbe perdere la vita per mano di qualcuno che ha deciso per noi e questo non è ammissibile.


mercoledì 11 novembre 2015

QUEI GIORNI CHIAMATI FERIE

Sono tornato a lavoro dopo cinque giorni di ferie, richieste con l'intento, di fare le cose più pazze con la mia famiglia. Le ultime vacanze risalgono al lontano mese di giugno, per cui sentivo la necessità di staccare un po' dalla solita routine. I progetti sono stati molteplici, tanto quante le mete prescelte per trascorrere delle belle giornate insieme.
Siamo partiti con l'idea di visitare la Svizzera, poi abbiamo cambiato per la Francia, e come ultima proposta abbiamo pensato all'Inghilterra, cogliendo anche l'occasione di andare a trovare una coppia di nostri amici che vivono lì ormai da anni. Non è avvenuto nulla di tutto questo, sia per una presa di coscienza relativa ad un grande esborso monetario, sia per una questione prettamente logistica. L'alternativa è stata scegliere una destinazione molto più vicina a noi e se vogliamo, molto più bella di tutte le città del mondo; no, non mi riferisco a Rozzano mhuaa,ahaah!
Siamo stati una giornata a Venezia ed è stata un'avventura bella e divertente.
La levataccia compiuta per attuare il nostro piano di evasione dal circondario milanese è avvenuta alle 05.00 del mattino; molto presto sicuramente, ma ne è valsa la pena, dato che non capita spesso di vedere albeggiare e prendere il treno contemporaneamente.
La città lagunare è uno spettacolo, è affascinante, malinconica, retrò, così differente da ogni città del mondo che sembra finita, come se fosse dentro ad uno studios di Hollywood o a Cinecittà; costruita come scenografia per un film, magari settecentesco, dall'atmosfera misteriosa e avvolta da un enorme coltre di nebbia; cioè, è così che me la immagino nel passato.
Per nostra fortuna, la giornata è stata a dir poco splendida: piena di sole e immersa un in piacevole tepore autunnale, l'ideale per noi turisti, intenti a visitare ogni angolo, ogni ponte, ogni sua bellezza.
Quello che ha divertito di più i miei figli, sicuramente sono stati gli spostamenti in battello, così inusuali per noi abitanti della terraferma, che l'uso di quel mezzo comporta sempre una certa euforia, per cui non ci ha pesato minimamente starci sopra anche per una ventina di minuti buoni, come quelli necessari a raggiungere Murano. Che dire di piazza San Marco, del ponte Rialto, di tutte quelle calle e degli edifici secolari; davvero meravigliosi!
Purtroppo però, i resto dei giorni di ferie li ho trascorsi tra viti e assi di legno, passando dalla vernice e finendo all'Ikea, smadonnando nel traffico sabatino in attesa di un furgone e di tutto ciò che vi ho caricato dentro; ma questa è un'altra storia che racconterò quando sentirò la necessità di inveire contro le ristrutturazioni domestiche. Intanto mi rassereno pensando alla nostra bella gita fuori porta.





martedì 3 novembre 2015

LETTORE O COLLEZIONISTA

Siamo in mezzo ai lavori di casa, (di nuovo) o meglio, finito il grosso della porta e la tinteggiatura della parete di domani, ci tocca un altro elemento da portare nelle nostre mura prossimamente: il mobile globale. Questo nuovo articolo sarà un grosso armadio Ikea, che avrà l'onere di contenere praticamente tutto l'abbigliamento dei miei figli, nonché scarpe, lenzuola, asciugamani e tutto ciò che condivide con noi lo spazio vitale dell'appartamento.
La mia cara ed ingegnosa mogliettina, oggi ha suscitato un problemino mica da poco, nel senso; lei ha già organizzato, catalogato, immagazzinato e codificato, tutto ciò che verrà stipato dentro il mobilone, però ci sono dei materiali cartacei che non aveva messo in conto, ed io tanto meno; figuriamoci! Questi elementi di disturbo sono i miei Rollingstone. Ad occhio e croce, compro la mia rivista di musica preferita da sei anni ed essendo questo un magazine mensile, sono riuscito ad accumularli molti, anzi, fin troppi; cioè sono così tanti che non ho più un posto dove metterli e nemmeno il mobilone ce l'avrà. Che fare?
Ho suggerito a mia moglie, di metterle tutte singolarmente dentro a delle buste trasparenti, le gelatine da ufficio per intenderci, ed affiggerle al muro così da avere una parete composta interamente da copertine d'autore quali appunto sono, e all'occorrenza leggerle ancora. Me l'avrà accettata come proposta? Ovviamente no.
Il problema rimane, mannaggia!
Io a malincuore le ho proposto di buttarle; certo, mi sono visto tutte quelle belle riviste bruciate al macero e credo francamente di non essere riuscito a dissimulare in modo credibile, però per il bene della famiglia e la salvaguardia dello spazio, sarei anche disposto a lasciarle definitivamente. Mia moglie, vedendomi amareggiato mi ha detto che sarebbe un peccato buttarle via, quindi ci dovremo ingegnare per riuscire a trovare un posticino pure a loro; evviva!
Io sono un appassionato di musica e non riesco a non informarmi sugli artisti e sui loro dischi, per questo motivo cerco di mettermi al corrente su tutte le novità, comprando ogni mese Rollingstone. E' vero anche però, che ho sempre avuto dentro di me lo spirito e la passione del collezionismo, quindi, a maggior ragione, è per me impossibile separarmi dalla mia lunga collezione di riviste.
Si riuscirà mai a trovare un compromesso tra spazio e cultura? Anche il libri stanno avendo lo stesso problema, ma essendo questi di tutta la famiglia, si mette in conto subito dello spazio che occupano i vari volumi. Per quanto riguarda Rollingstone la passione è tutta mia e devo farci i conti singolarmente e visto che oltre allo spazio di casa non ho altro, qual è la soluzione?
Potrei farli arrivare sull'iPad scaricandoli ok, però che tristezza!
Non ho nessuna soluzione a riguardo e purtroppo nemmeno il signor Ikea. Forse dovrei fare un appello direttamente alla direzione RS:
"Caro Rollingstone, potresti gentilmente fornirmi uno sgabuzzino, per riporre, anzi, custodire gelosamente tutti i numeri da qui a sei/sette anni a questa parte? Facciamo così, regalami un garage così metto dentro anche una bella batteria e la chiudiamo qui. In fin dei conti sono un tuo assiduo lettore, un favore a me potresti anche concedermelo, no?"



lunedì 2 novembre 2015

STUDIO-SI, MA LA DOMENICA, ANCHE NO.

La domenica è la giornata in cui tutta la famiglia si dedica allo studio; i miei figli con i loro compiti di scuola ed io con i miei riguardanti la batteria con il relativo solfeggio annesso, mentre mia moglie dall'alto della sua saggezza, supervisiona e aiuta tutti quanti noi a svolgere correttamente i nostri doveri.
Solitamente nel settimo giorno, qualcuno aveva l'abitudine di riposarsi, non io e nemmeno la mia famiglia, eppure stava scritto da qualche parte che l'ultimo giorno della settimana era dedicato alla meditazione e al riposo. Forse questo qualcuno non andava a scuola e ovviamente, non aveva i compiti di matematica, storia, geometria, italiano e inglese da portare per l'indomani. Forse erano tempi diversi e quindi non si faceva molto caso a chi avesse o meno, le nozioni giuste per districarsi nella società di allora e quindi non era richiesto che si sapesse leggere e fare di conto. Ma ai nostri tempi tutti sono chiamati ad istruirsi per ciò, oltre a frequentare la scuola è necessario fare i compiti che puntualmente vengono svolti di domenica.
Noi proviamo a portarci avanti con la grossa mole di esercizi e di coloriture, piuttosto che ascolto di canzoni e poesie da imparare a memoria però non è così semplice. I più diligenti dovrebbero fare parte dei compiti il venerdì appena usciti da scuola, ma chi ne ha voglia? Quindi si posticipa al giorno seguente che però è pieno zeppo di faccende come la piscina, o la spesa o magari qualche invito ad una festa e via discorrendo. C'è da dire che la mattina del sabato qualcosa si riesce pure a fare prima di tuffarsi in vasca, però non si diminuisce poi molto la mole di cose da svolgere. Resta solo la domenica e per permettere che vengano effettuate tutte le cose richieste dagli insegnanti, bisogna mettere in conto di perdere tutto il pomeriggio. Se si dovesse, soltanto pensare di fare una gita fuori porta, sarebbe la fine dei nostri piccoli studenti, ragion per cui, difficilmente progettiamo di andare a vedere qualche posto che non siano le mura domestiche.
Forse i nostri maestri potrebbero essere più magnanimi nel dare meno compiti, questo sarebbe ben visto da tutta la comunità dei genitori, ma è vero anche, che senza la disciplina e l'abnegazione, non si registrano bei voti sul quaderno.
Pensiamo ai giapponesi che studiano ore e ore anche dopo la scuola, già fin dall'inizio della loro carriera scolastica. Noi italiani non dovremmo lamentarci così tanto, poiché siamo la nazione meno severa in ambito scolastico di tutta l'Europa e poi, se perdessimo meno tempo a fare polemiche su quanto siano enormi le richieste degli insegnati per il carico di lavoro che danno, forse saremmo tutti più preparati.
Certo che però almeno la domenica si potrebbe riposare un po' di più, no?




COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...