domenica 28 febbraio 2016

UNA TV MUSICALE DI QUALITA'

Non rammento esattamente quando arrivò MTV in Italia, però mi ricordo che veniva trasmesso solo in inglese ed il primo VJ di casa nostra era Enrico Silvestrin. Però prima che il colosso americano invadesse le nostre case, cambiasse le nostre abitudini musicali e ci omologasse nella cultura del pop statunitense, sulle reti italiche circolava un canale di tutto rispetto, ossia: VideoMusic.
Se non erro, il canale era di provenienza toscana, Lucca per la precisione, alcuni dj erano di matrice anglosassone e tra i tanti che hanno bazzicato l'emittente, quello che ricordo di più è il grandissimo Mixo, che nelle sue prime apparizioni sembrava il conte Dracula di F.F.Coppola.
Io l'avevo registrato sulla TV con il canale 10 ma prima ancora sul 12, inutile dire che era il mio canale preferito. Il palinsesto aveva la funzione di una radio televisiva, cioè con gli speaker nascosti dal video in onda e la musica era decisamente migliore di quella che c'è in circolo oggi; ora, non saprei dire se fosse merito dell'emittente o degli arsiti che producevano note degne di nota (eheheh) comunque gran parte della mia cultura musicale la devo al quel canale lì; ringrazio di cuore.
C'erano delle trasmissioni a tema musicale, nel senso che in rotazione avevano dei video tematici inseriti nelle rubriche rock, heavy e rap, quest'ultimo all'epoca del mio periodo B-Boy lo seguivo con grande interesse, si chiamava Yo e andava in onda il venerdì sera. Poi per la programmazione notturna mandavano dei video davvero improbabili di artisti più o meno conosciuti, alcuni dei quali mi sono rimasti in mente fino ad oggi come quello di Alice Cooper "Poison" e uno dei Quireboys "Hey You" che per anni ho cercato su YouTube, poi finalmente l'ho rivisto.
Impossibile non menzionare il "Roxy Bar" di Red Ronnie, quello fu un trampolino di lancio per diversi astri nascenti come Elisa. i Linea 77 e leggendo su Wikipedia, vedo che in quegli studi apparve la non ancora Nina Zilli. Quando suonavo con la mia prima band, quello era il nostro obiettivo ma mai raggiunto.
Nel periodo di transizione da VideoMusic a TMC2 l'emittente divenne una vera schifezza, si diede spazio a programmi televisivi di vario genere, rubriche non inerenti al tema del canale e la musica venne sempre più accantonata, cioè, divenne una TV generalista proprio come sta accadendo da diverso tempo a MTV.
Mi rendo conto che oggigiorno è impossibile contrastare l'egemonia di YouTube per quel che riguarda i video degli artisti, però credo si sia persa l'abitudine di concepire la musica come parte integrante di un intrattenimento alternativo alla solita banalità televisiva ed è per questo che mi astengo dal vederla.
Comunque i bei ricordi sono duri a sparire.



mercoledì 24 febbraio 2016

ABBIAMO UNA SCADENZA SUL RETRO

A preservare il fisico si comincia da piccolissimi, anzi, forse ancora prima di nascere, poiché una mamma coscienziosa, cerca di fare tutto il possibile per alimentarsi bene, tenendo a cuore la salute sua e di conseguenza quella del feto. Una volta nati i pargoli, ovviamente l'alimentazione ideale è quella dell'allattamento al seno, poi con la crescita si cerca di far mangiare bene il piccolino dando sempre alimenti freschi e controllati. Il linea di massima le attenzioni rivolte ai neonati e lattanti sono sempre molto alte, per cui si può dire che nell'arco di una vita il regime alimentare è ottimale solo nei primi anni.
La contaminazione del fisico avviene anche qui modo molto precoce, in quanto, superata la fase "latte materno e passati di verdure non stop", i bambini mangiano come gli adulti con tutte le conseguenze che comporta, ossia, schifezze a non finire e cattive abitudini alimentari che causano l'ormai diffusissima obesità infantile.
Con l'adolescenza fino all'età molto adulta, c'è un vero e proprio bombardamento di sostanze nocive che precludono una vita sana, tutto ciò è dato in primis dal vizio del fumo, poi dall'assunzione abituale degli alcolici, dal cibo spazzatura ingerito di continuo e in casi più estremi dalla dipendenza di droghe. In questo lasso di tempo tutto il benessere ricevuto durante l'infanzia si annulla completamente e con la vecchia si cerca di riparare l'irreparabile, scongiurando le malattie e ritardando ogni giorno l'ultimo passo.
Penso che questo sia un quadro abbastanza generale dove le situazioni spesso avvengono in questa maniera, e per dirlo non ho bisogno di chissà quali studi, basta solo guardare come si comporta ogni esponeste delle diverse fasi della vita per rendersene conto.
I miei bambini mangiano abbastanza sano, il più piccolo è quello che sicuramente mangia meglio di tutti; io personalmente sono in una fase altalenante di cibo salutare e junk food, e a maggior ragione in passato ho veramente messo a dura prova il mio fisico. Di anziani che combattono con la medicina per tutti gli acciacchi che si ritrovano ad avere ogni giorno, ne è pieno il mondo, anzi gli ambulatori, per cui mi sento di dire che non vado molto lontano dalla verità.
C'è un'eccezione alla regola, ossia, persone che seguono una vita monacale a livello alimentare eppure si ammalano lo stesso, perché?
La spiegazione più attendibile è che abbiamo una scadenza e questa viene comunicata in diversi modi in maniera più o meno democratica, sia se chi la riceve ha un'età inoltrata, sia che questi siano persone con ancora tutta la davanti.
C'è che chi dice che sia il corso del destino, chi un disegno divino, altri ancora pensano sia solo sfortuna o il caso, e io? Penso che tutto questo non abbia nessuna logica, ma comunqe spero di scadere fra molto molto tempo.





lunedì 22 febbraio 2016

QUELLA VICINA TIPO SEXY COMEDY '70

Quando vivevo a Rozzano con i miei, avevo come vicini di casa una famiglia di 3 persone, molto simpatica e cordiale. Mi ricordo di essere stato coccolato da loro alla stregua di un nipote; poiché mi avevano visto nascere era da considerarsi del tutto naturale tale affezione e per questo, credo siano stati parecchio d'aiuto anche a mia madre che spesso era a casa da sola con me e mio fratello.
Marito e moglie erano un po' in là con gli anni, cioè, ai miei occhi apparivano così, però mi madre mi disse che l'unico figlio dei vicini era quasi suo coetaneo, all'epoca entrambi non arrivavano a trent'anni, per cui non dovevano essere poi così anziani, ma a me sembravano comunque dei nonni.
Come ogni copione che si rispetti, un giorno la coppia dei genitori del mio vicino gli lasciano l'appartamento per andare a vivere in campagna e lui si stabilisce lì con la sua fidanzata che sarà poi sua moglie. Vi rimangono per almeno una decina di anni, dopodiché si trasferiscono anche loro 3 in una zona che francamente ignoro.
Mi ricordo di aver conosciuto per la prima volta la ragazza del mio vicino, una sera in cui miei genitori mi lasciarono a casa sua per qualche ora. In quell'occasione lei mi rivolse la parola, ovviamente per salutarmi, ma io ero talmente intimidito che non riuscii ad alzare lo sguardo dal libro che stavo leggendo. Oggettivamente non posso dire che fosse una dea scesa in terra, era una ragazza carina certo, però il mio imbarazzo non era dato dal suo aspetto grazioso, ma in quel momento indossavo un pigiama talmente orribile che mi vergognavo a farmi vedere da lei in quelle condizioni.
Col passare del tempo quando divenne la mia vicina de facto, entrai più in confidenza con lei, passavo molto tempo a casa sua e non era così difficile sapermi nel suo soggiorno a guardare un film o a giocare a qualche gioco in scatola mentre facevamo merenda. Quando tornavo da scuola, si assicurava di vedermi rientrare e con la scusa di portare giù il cane, chiacchieravamo della mia giornata scolastica appena conclusa per poi risalire insieme prendendo l'ascensore. Non mi ricordo di aver mai pranzato a casa sua, però era sempre pronta ad offrirci qualcosa di buono.
A Natale ci siamo scambiati i regali con una certa regolarità e non tardava a presentarsi con un regalino anche per i miei compleanni e quelli di mio fratello. Per dirla in breve era davvero un'ottima vicina di casa.
Crescendo, questa affinità divenne per me una specie di infatuazione affettiva, ma essendo un bambino era del tutto platonica, poi però quando ho maturato le prime curiosità verso l'universo femminile, il mio sguardo su di lei cambiò. Non la guardavo più con occhi innocenti, bensì, la sbirciavo dallo spioncino della porta quando puliva il suo zerbino con l'aspirapolvere. Facevo questo per scorgere un po' di seno che spuntava dalla sua camicetta che indossava spesso senza reggiseno. Tra l'altro sapevo della sua abitudine a girare in casa in topless d'estate, poiché qualche volta aveva fatto delle rapidi incursioni sul balcone soltanto con le mutandine. Una volta, ossia una giornata di caldo torrido, mi armai di bastone e di specchietto per poterla guardare nella sua intimità e ovviamente trovai: tutta la sua intimità. Mi ricordo perfettamente quel giorno e come mi sentii, avevo il cuore che impazziva dal terrore di essere scoperto ma anche dall'eccitazione per quel che stavo vedendo e non potevo credere ai miei occhi. Quando poi glielo dissi a mio fratello, lui morì dall'invidia per aver visto, colei che era l'impersonificazione per entrambi di un sogno erotico. Fino a quel momento potevo sapere certe cose solo grazie alle commedie sexy degli anni '70, ma mai mi sarei sognato di vederle a pochi metri da me, per di più effettuando gli stessi escamotage ideati da Alvaro Vitali.
Direi che la "VICINA" è un classico per quei ragazzini pieni di ormoni delle pubertà come ero io, ogni preadolescente avrebbe fatto carte false per essere al mio posto quel giorno, tuttavia, oltre a mio fratello non ne parlai con nessuno dei miei amici, perché in fondo mi dispiaceva averla spiata di nascosto.
A tutt'oggi posso ipotizzare che lei qualcosa intuì, non dico di quel giorno specifico, ma che probabilmente i miei bollenti spiriti si manifestavano anche quando non davo loro l'ordine di ardere, perdendo così l'innocenza dallo sguardo. Ragion per cui, gli inviti a casa sua divennero sempre più rari, i regali non fecero più alcuna apparizione in casa e lei bussava alla porta sempre meno. Chissà, magari il marito geloso l'aveva messa in guardia dalle voglie di un preadolescente, o come appena scritto, l'aveva capito da sola che andare in giro nuda poteva creare qualche turbamento ad un ragazzino o a quelli dei palazzi di fronte, fatto sta che poi si trasferirono e io nel frattempo non ho più avuto bisogno di alcuno specchietto...



martedì 16 febbraio 2016

PE' FA 'NA VITA MENO AMARA...

No, non ho "comprato 'na chitara" anche perché con gli strumenti musicali ho delle discussioni in atto in questo periodo, perciò meglio lasciarli da parte, bensì, ho comprato un dolcetto, cioè forse più di uno.
La gola è il mio punto debole e la mia volontà si annienta davanti ad una prelibatezza dal gusto delicato, amabile e zuccherino. Mi si riempie il cuore di gioia quando vedo del cioccolato, non riesco a resistere davanti ad una torta, mi sciolgo difronte alla marmellata di fragole; se non fosse del tutto chiaro sì lo ammetto, impazzisco per i dolci.
Quando sento dire che le persone si rifugiano nei dolci lo fanno a causa di carenze d'affetto, rimango sempre un po' stranito. Non dico che sia del tutto falso, poiché il dolciume può dare una soddisfazione pari ad un abbraccio in certi casi, nel senso, di un conforto, una consolazione, anche se penso ci sia una buona scusa un po' velata dietro, però per quel che mi riguarda, non è affatto così, io sono solo un golosastro da strapazzo. Purtroppo i dolci fanno male alla salute, ai denti, alla linea e mi domando il motivo di tanta crudeltà. Se un alimento dolciario provoca un piacere, non dovrebbe fare male altrimenti sarebbe un dispiacere, giusto? Allora perché le cose buone sono pericolose e quelle che solitamente hanno un sapore che va dalla suola delle scarpe ai mobili di cartone dell'Ikea, dovrebbero essere salutari? Che razza di gioco perverso è questo? Degno dei miri dell'antica Grecia.
Se dovessi mai diventare uno scienziato di fama mondiale, la mia missione sarebbe di ribaltare proprio questa incongruenza tra il salutare ed il gustoso. Al di là che diventerei uno scienziato osannato come un dio da tutto il mondo, ma poi potrei finalmente abbuffarmi di dolciumi senza remore o rimpianti. Questa sì, che sarebbe una scienza utile all'essere umano, altro che la crema abbronzante (per dirne una) o il lifting corporeo. (per dirne due) La ricerca italiana dovrebbe andare verso questa direzione, in questa maniera si conterrebbe persino la fuga di cervelli che tanto ci rammarica. Allora cervelloni italiani, trovate una soluzione definitiva per poter godere dei piaceri del palato senza ricadere nell'obesità o nel diabete. Nell'ambito sessuale il preservativo è abbastanza vicino a questo genere di problematica, ossia, proteggersi per non incorrere in pericolosi danni alla salute. Forse bisognerebbe inventare una specie di preservativo da applicare sulla lingua, o meglio allo stomaco, così si potrà assaporare ogni leccornia e non ingrassare. Ok mi offro come cavia per sperimentare una protezione totale dal male che il dolciume provoca, a patto che, mi venga regalata una pasticceria personale.
Per ingolosire i lettori propongo di leggere questo post con un bel pezzo di cioccolato tra le mani e come sottofondo Sweet Emotion degli Aerosmith; se non fossi a lavoro ci proverei immediatamente.


lunedì 15 febbraio 2016

ちょうどそれについて考えます!!!!

Quando nasce un'idea che sembra quella giusta, quella vincente, non si vede l'ora di metterla in pratica. Colti dal travolgente entusiasmo non si focalizzano bene i rischi che l'idea appena nata porta con sé, perciò si percorre la nuova strada evitando di pensare a quelle conseguenze che non sono ancora contemplate, ma restano comunque dietro l'angolo. E allora, all'arrivo delle prime difficoltà tutto vacilla, tutto è meno elettrizzante rispetto all'inizio, di conseguenza, si sviluppa un ripensamento sulle azioni fatte e sulla volontà di continuare nonostante i problemi e i dubbi.
Il più delle volte un ritorno sui propri passi è dovuto alla mancanza oggettiva delle capacità nel perseguire un obiettivo, ovvero, quello che si potrebbe definire: "guardare in faccia alla realtà". Bisogna anche aggiungere il tempo che si è disposti a spendere per raggiungere il traguardo e cosa si è intenzionati a scarificare perché questo sembri meno irraggiungibile, ossia, fare il conto con le proprie priorità.
Una persona adulta dovrebbe mettere in conto, ancor prima dell'entusiasmo, tutte quelle variabili che potrebbero sfocare il tragitto verso la vittoria, ma se ancor prima dell'inizio si pongono i primi limiti, allora non si arriverebbe mai da nessuna parte, o no? Quindi cosa fare?
Pensare e pensare senza mai agire? O, partire in quarta e poi dopo ridimensionare in corso d'opera l'esaltazione iniziale, con il rischio che non si concluda un progetto?
La soluzione sarebbe: andare avanti come un Hummer H1 senza ripensamenti, raggiungere tutti gli obiettivi e non curasi di nessuno, nemmeno dei propri dubbi.
Io personalmente non sono affatto così, anzi, il più delle volte non arrivo nemmeno a fare le cose perché mi faccio fagocitare dell'ansia delle incognite, non sono per niente una persona decisa né tanto meno costante; in verità sono inconcludente.
C'è un fatto ben preciso che mi spinge a riflettere su ciò che ho fatto da ottobre fino ad ora, ma non lo nominerò con un sostantivo che possa ricondurlo ad un luogo specifico o quello di una persona fisica. Lo indicherò con il mio stato d'animo, cioè, con la mia è inadeguatezza.
Sono troppo vecchio per rincorrere dei sogni irraggiungibili, sono poco capace di mettere in pratica quello che voglio e credo di avere avuto in dono da Madre Natura una testa di legno.
Non sono nato guerriero, nemmeno molto dotato di capacità intellettive fuori dalla norma, sono solo un povero cristo che invece di piangersi addosso perché il mondo è avverso, dovrebbe rimboccarsi le maniche e mettere in pratica quello che vorrebbe, senza troppi piagnistei, appunto.
Invece, sono fatto male.





sabato 13 febbraio 2016

CHARLIE BIG POTATO

Un anno è passato dalla nascita del mio terzo bimbo, il che significa che domani (cioè oggi per chi vive di notte) sarà un giorno di festa, ossia, la sua prima festa di compleanno.
In effetti quest'anno è trascorso veloce come le rapide del Rio delle amazzoni, ma nel frattempo lui è cresciuto come un vitellino. E' sveglio, dolce simpatico e ha una caratteristica profondamente diversa dai suoi fratelli maggiori: è proprio un monello, nella maniera più zuccherina del termine.
Durante quest'anno ci siamo conosciuti, abbiamo preso confidenza l'uno con l'altro, riconosciamo vicendevolmente i nostri atteggiamenti e i nostri desideri; in poche parole ci amiamo.
Potrà sembrare un'assurdità quello che sto per dire, però un padre e un figlio hanno bisogno di un certo periodo per conoscersi e di conseguenza amarsi, non è istintivo come per la madre. Una mamma stabilisce un legame così profondo che un papà non potrà mai replicare con il figlio. Già il fattore di crescita dentro la pancia è un elemento di unione talmente solido e viscerale che non ha nulla di paragonabile, nemmeno due persone che si amano alla follia possono avvicinarsi ad un sentimento forte come quello tra madre e figlio. Poi c'è da aggiungere l'allattamento, la sintonia che si instaura tra loro mese per mese. l'istinto materno che gioca un ruolo fondamentale e perché no, anche l'imprintig.
Per dirla in parole povere, l'amore che passa tra una madre ed il suo bimbo è qualcosa di ancestrale, di animalesco, di istintivo, è la fusione di due anime scisse in due corpi. Mentre quella del padre è qualcosa di più ragionato, di cerebrale, che si sedimenta giorno dopo giorno sul cuore e ovviamente non si sposterà mai più da dove viene collocato, ma priva che ciò avvenga, ha comunque bisogno di un po' di tempo per innamorarsene perdutamente.
Il tempo trascorso con mio figlio è arrivato allo stadio in cui non posso fare a meno di vederlo, di sentirlo, di tenere in braccio quel piccolo vitellino, quindi posso solo auguragli cento di questi giorni.
Auguri Big Potato.


martedì 9 febbraio 2016

PSICOSI DELLA MOTRICITA' URBANA

Da qualche anno a questa parte, uso la bicicletta per girare in città. Lo faccio per muovermi più liberamente, mantenermi in forma e non inquinare l'ambiente. Penso che queste siano la motivazioni che spingono la maggior parte dei ciclisti urbani a scegliere questo mezzo piuttosto che un altro, io ci aggiungo anche la psicosi nel ricercare un parcheggio per l'automobile. Non solo, ma anche spostarla dal parcheggio sotto casa mi procura parecchi problemi a riguardo, cioè, la penso così: quando trovo dove posizionare la mia vettura, vorrei poterla non spostare mai più. E' senza senso, me ne rendo conto, essendo un'auto-mobile, bisognerebbe adoperarla per lo scopo con la quale venne inventata il secolo scorso, ovvero: muoversi. Ma per me restare dentro l'abitacolo è come una specie di prigione se poi ci aggiungo anche il traffico, la detenzione diventa isolamento, infatti quando sono in auto da solo nel traffico, divento matto proprio come capita a chi resta nella cella in solitudine. Questa specie di psicosi la vivo anche quando l'auto viene usata da mia moglie, perché penso che potrebbe stare ore e ore a cercare un parcheggio con i bambini e non può sfuggire a questo disagio. Fortunatamente lei non ha questi di problemi, anzi, è abbastanza fortunata sotto questo aspetto, ma la mia preoccupazione in tal senso non cessa a diminuire mai.
A volte penso che la soluzione sarebbe non avere più la macchina, così vivrei sereno senza pensare a dove riporre quell'ingombro di metallo, gomme e carburante. Poi però cerco di guardare in faccia alla realtà e concludo dicendo che una famiglia numerosa come la mia, deve per forza avere un mezzo sempre pronto all'uso, o forse, vivendo in una società consumistica, è così che sono indotto a pensare.
Oggi per esempio, sono venuto a lavoro in bici nonostante sia venuto giù l'ira di dio di acqua, ma la cosa non mi ha minimamente scalfito, al contrario, se avessi dovuto prendere l'auto averi sclerato ad ogni centimetro fatto con estrema lentezza, proprio come quel filone di auto che ho sorpassato poche ore fa.
Non nascondo che a volte tornare a casa la sera asciutto, non è che mi dispiaccia poi tanto, sicuramente prendere l'auto ha i suoi vantaggi, però se non dovessi poi impazzire a cercare un parcheggio sotto casa, valuterei di prenderla più spesso, anche perché la pago pure quando sta ferma.
Un'altra  possibilità sarebbe quella di possedere un box, così non ci sarebbero problemi per quanto riguarda il parcheggio, però se ne avessi uno. ci metterei una bella batteria per poterla suonare o perlomeno custodirla in tutta tranquillità.
In sostanza, l'auto non fa per me.


lunedì 8 febbraio 2016

L'ULTIMO BOYSCOUT

All'età di dieci anni volevo fare a tutti costi il boy scout, perché mio fratello lo faceva già prima di me ed io ero decisamente affascinato dai racconti sulle avventure che riportava a casa dopo le uscite con il gruppo Rozzano I°. Era un modo per me di evadere dalla condizione di bambino relegato a casa con i genitori nel weekend. La mia era una voglia incontrollata di crescere da solo senza l'aiuto di nessuno, di emanciparmi, di evolvermi, di diventare un giovane uomo ancor prima di essere un semplice ragazzino.
Quando entrai a far parte del gruppo, ero il più piccolo apprendista scout mai approdato, poiché di coetanei non ne avevo. In verità avrei voluto entrarvi già all'età di nove anni, ma dato che nel gruppo Rozzano I° non erano presenti i lupetti, ossia i bambini che vanno dai 7 ai 10 anni, ho dovuto attendere un anno per poter partecipare alla gite avventurose con i miei amici.
Ero considerato una mascotte in quanto più piccolo, ma non per questo, venivo alleggerito dalle fatiche o dalle responsabilità che la vita da campo comportava. Essendo stato un bambino molto disciplinato e soprattutto convinto delle sue idee, arrivai a conquistare la "promessa" in tempi record e per questo, venni ricordato poi nel corso del tempo come il più giovane del reparto ad avere avuto la promessa e la prima tappa, ossia: la scoperta in soli 10 mesi. Mi ricordo ancora quando ricevetti i miei meriti durante una semplice uscita di due giorni, ero davvero al settimo cielo, fu una vera conquista per me e quando tornai a casa, portai in trionfo i miei onori con gli occhi che strabuzzavano dalla gioia.
Per i primi anni fui uno squadrigliere modello e i miei capi erano davvero molto orgogliosi di me e di rimando, anch'io ero molto fiero di far parte di un gruppo di giovani così in gamba. Ammiravo il mio capo reparto come una specie di guru dello scoutismo e stimavo moltissimo il mio capo squadriglia degli Orsi; per due anni l'ho considerato un mio fratello maggiore e sono sicuro che lui abbia visto in me il fratello minore che non ha mai avuto. Grazie a lui imparai molte cose e di questo porto ancora dentro una certa quantità di gratitudine.
I nostri avversari erano quelli del Basiglio 1, più numeroso come gruppo e più ricchi di noi, anche presi singolarmente. Costoro provenivano dalle super ville di Basiglio e Milano 3 e per quelli cresciuti in una periferia devastata dal crimine come la mia, suscitava un senso di invidia, mista a rivalsa che non si poteva omettere durante le gare. Quelle volte che ci incontravamo per svolgere delle attività insieme, si accendeva una sana competizione, nutrita da una vivace rivalità. A volte forse si scadeva nella cattiveria, ma in più occasioni questi eccessi non venivano scoperti.
Anche le ragazze non erano da meno, forse lo dimostravano in maniera meno fisica, però le rivalità non si sprecavano nemmeno in quel frangente.
Arrivò un giorno in cui i due gruppi si unirono, perché avvenne da ambo le parti, un calo drastico di iscrizioni e per poter mantenere vivo lo spirito dello scoutismo nel sud di Milano, venne deciso di formare un gruppo unico. Molti ragazzi presero come scusa per andarsene, io invece rimasi e divenni capo squadriglia dei Leoni per due anni consecutivi. Con loro vinsi un campo estivo e un challenge con tutti gli scout della Lombardia. In questi mega raduni ogni squadriglia veniva smistata dal proprio reparto e si gareggiava per ottenere la "Fiamma". I miei Leoni riuscirono nell'impresa di vincerla. Certo che oltre alla competizioni in queste occasioni si conoscevano anche un sacco di ragazze e al temine del campo, si faceva a gara chi riusciva ad ottenere più numeri di telefono. Alcuni millantavano dei baci e chi addirittura qualcosa di più, ma in verità non accadeva mai nulla, se non delle innocenti incursioni notturne in qualche tenda femminile dalla quale poi, si veniva cacciati regolarmente dalle ragazze. Mi ricordo di un challenge dove venni chiamato per quasi tutta la notte dalla squadriglia femminile delle Pantere; tutti i miei compagni mi odiavano per questo, ma io ero troppo timido o forse ingenuo, per approfittare di questo vantaggio. Però è vero anche, che di numeri di telefono a fine gita, ne ho sempre ricevuti parecchi.
A sedici anni lasciai gli scout. Dopo un sacco d'imprese memorabili, camminate infinite, zaini pesantissimi e balli intorno al fuoco, decisi che per me era giunta l'ora di scoprire qualcos'altro. Sicuramente la spinta maggiore me lo diede il tentativo d'indottrinamento religioso che ai più grandi veniva fatto dai preti e dai capi reparto. Questo modo subdolo di educazione religiosa, fu per me un vero e proprio danno nei miei riguardi. L'ho subito come una specie di abuso delle mie certezze e una manipolazione dei miei dubbi sull'argomento cattolico e tutto il corollario. Si andava a messa la domenica, si pregava prima di mangiare, prima di dormire, prima di partire e a ritorno in sede dopo le uscite; si pregava sempre, tanto che mi sembrava di stare in seminario. Da lì è partito il mio rifiuto e la voglia di evadere altrove; ah e sì, da lì in poi, sono diventato un ateo praticante.
Mia moglie ogni tanto mi ha proposto di mandare i nostri figli agli scout, quelli laici ovvio, però non so perché ma non credo sia una buona idea. E' vero in queste occasioni si possono vedere dei bei posti, dormire nei boschi, diventare più responsabili fare le cose in maniera diversa e pensare in modo differente, eppure, la repulsione che provai negli ultimi periodi ancora non mi è passata e per questo non vorrei che anche i miei figli vivessero tale disagio.
E pensare che quando ero piccolo avevo coinvolto un sacco di miei amici a partecipare alla vita campestre degli scout, ma ora non mi sento più di promuoverlo come facevo una volta, anzi, starei semplicemente alla larga.
E' strano come matura un pensiero nel corso della vita, un tempo ero talmente infervorato da quel tipo di educazione, che partecipai ad un concorso per rinominare la mia scuola media e dedicai il progetto a Lord Robert Baden Powell, il fondatore degli scout. Il mio tema arrivò in finale ma poi non vinse perché il nome per una scuola italiana, non lo si poteva dare ad un inglese, questa fu la risposta della giuria. A me non importò nulla di vincere, tanto io credevo nei valori dell scoutismo e questo mi bastava, invece oggi mi è del tutto indifferente.
Comunque posso dire di aver vissuto degli anni molto divertenti,(finché non si assunse quell'atteggiamento da seminario) ho raggiunto grossi traguardi personali, costruito con l'ausilio di corde e pali di legno delle costruzioni davvero memorabili, sono riuscito anche a pormi certe domande esistenziali che grazie a degli scenari molto suggestivi, hanno fatto sì che io concepissi la vita in un certo modo; ho assunto un modo di pensare che mi hanno fatto diventare ciò che sono oggi. Già, questo lo devo ammettere a me stesso e riconoscere di fronte al mio vecchio reparto.
Non so se non avessi fatto gli scout cosa avrei fatto in alternativa. Magari averi potuto studiare musica e a quest'ora sarei un grande batterista, chi lo sa, va beh è inutile chiederselo.
Per quel che può significare auguro a tutti BUONA CACCIA, ovviamente non è una caccia agli animali coi fucili, chi è stato scout sa cosa intendo.
In conclusione posso dire che è stato bello ma non è detto che se tornassi indietro lo farei di sicuro.
A volte semplicemente si cambia.



sabato 6 febbraio 2016

CHI LASCIA LA VIA VECCHIA PER QUELLA NUOVA...

...Sa quel che lascia ma non sa quel che trova. E' così che si conclude il proverbio, e come tutti i proverbi, dice una sacrosanta verità.
Ho sempre pensato che la tecnologia mi remasse contro, guarda caso oggi ne ho avuto la conferma.
Dopo tutto il macello che abbiamo imbastito per la storia di fastweb, di sky online e compagnia bella, si aggiunge un altro elemento che si scontra con me: il televisore della Samsung.
Qualche settimana fa eravamo pacifici e spensierati perché non avevamo preoccupazioni riguardo le offerte, i prodotti, i device che la nostra società ultraconsumistica ci propone in ogni salsa. Eravamo lontani da tutte queste stupide faccende, ma per una cosa o per un'altra ci siamo finiti dentro di nuovo. In fin dei conti, abbiamo aderito solo ad una parte di proposte che potrebbero lobotomizzarci il cervello, in qualche maniera ci mettiamo ancora al riparo dalle cattive influenze, però per aver accesso alle piccole parti acquistate, dobbiamo usufruire di una Smart TV. Noi all'epoca la comprammo già, pur non avendone un effettivo bisogno, l'abbiamo usata come una TV normale per qualche anno, poi è stata declassata a monitor. Un bel giorno ci ha reclamato un cavo lan di cui eravamo sprovvisti, ma a quello schermo antipatico non batava che gli dicessimo di NO per otto milioni di volte dalla sua accensione, richiedeva questo elemento essenziale per la sua funzionalità vita natural durante. Esausti di premere sempre NO ad ogni sequenza del film in visione, l'abbiamo mandato a riparare. Una volta che il tecnico l'ha riparato togliendole tutte le funzionalità "smart" dopo una mezz'ora dal dvd inserito, è tornato a richiedere il suo vecchio amico cavo lan. La situazione era diventata insostenibile, perciò si è fatto un altro ricovero dal tecnico e nel frattempo abbiamo usato un vecchio TV che di smart non aveva proprio niente. Certo per vedere i dvd andava benissimo, ma dopo che abbiamo trasformato la nostra casa in uno studio di Canale 5, quell'apparecchio è risultato obsoleto.
L'esito finale del tecnico ci dice che il televisore è irreparabile, quindi oggi, siamo andati a comprare un Samsung Smart TV e tante di quelle cose che tradotte in italiano significano: una roba poco funzionale come tutte le altre del mondo. Scenicamente aveva anche qualcosa da dimostrare a noi profani della tecnologia, peccato però che ad un certo punto si è accesa una luce tipo un faro da porto, proprio in mezzo allo schermo ma posto al di sopra del bordo, come se avessimo attivato una torcia per trovare l'inghippo di quel danno, fatto sta che questa dannata lucina, mi ha rovinato le ultime diottrie buone, passando da miope a cieco di Sorrento, e non ha permesso di vedere nemmeno un film on demand.
Ma che sfiga, domani mi tocca pure tornare al negozio, sentirmi dire che me lo riparano fra due settimane e nel frattempo, useremo lo stesso catorcio di dieci anni fa che però sembra essere il più affidabile.
Gli apparecchi tecnologici di una volta non ti lasciano mai a piedi, e se lo fanno, è solo perché sono trascorsi trent'anni di onorato servizio.
Vivi Analogico.




IL MOMENTO DELLA CENA

Si sa che non c'è momento migliore della giornata, di quando tutta la famiglia si raduna a tavola per mangiare le prelibatezze preparate dalla mamma o dal papà. La cena è proprio questo, una circostanza limitata nella quale si concentrano i dialoghi tra genitori e figli, dove vengo raccontate le avventure della giornata e tutto ciò che è capitato dall'ultimo raduno familiare, ossia, dalla collezione mattutina.
Non ho capito come mai, ma da qualche tempo la nostra cena ha assunto le caratteristiche specifiche riconducibili a quell'utopica forma sociale tanto desiderata dai punk di tutto il mondo: l'anarchia.
Già l'adunata a tavola è difficile da far compiere ad ogni membro della famiglia, ma una volta che tutti siamo seduti si parte con la nostra quotidiana tiritera. Il piccolino di casa mangia per primo, ci mette davvero poco a spazzolare il suo piattino e quando poi si sente sazio, non avrebbe voglia di rimanere a tavola con noi, perciò frigna per scendere e andare a giocare. Purtroppo il termine della sua cena coincide con l'inizio della nostra, ragion per cui, lo si intrattiene con qualche boccone che la mamma gli sottopone al suo palato ancora privo di esperienze culinarie. Si può ammettere che l'escamotage funziona abbastanza e per questo non viene abbandonato per alcun motivo.
La maggiore è colei che non dà nessun problema per le scelte dei menù proposti, di solito mangia tutto senza troppe proteste, se poi è presente a tavola qualcosa da lei gradito è capace di fare anche il tris. L'unico inconveniente è che mangia ad una velocità supersonica e questo comporta un repentino riempimento del piatto, prendendo la pentola dai fornelli almeno tre volte di seguito. Quando mia moglie ed io ci siamo stabilizzati per iniziare a mangiare, lei è arrivata al momento del dolcetto che richiede con una certa insistenza se non le viene dato subito, il che significa un'altra interruzione per noi.
Il nostro bimbo di mezzo è tutto il contrario della sorella maggiore, non mangia quasi nulla, protesta sempre per quel che trova nel piatto e le posate non ha idea di cosa siano e come funzionino. Si nutre con le stesse quantità di cibo che un uccellino assume appena nato, utilizza le mani come i più rinomati sovrani del passato e si muove in continuazione come se sulla sua sedia ci fossero dei tizzoni ardenti. Appena nota che si ritroverà qualcosa anche solo vagamente appartenente alla sfera vegetale, fugge, scosta il piatto il più lontano possibile da lui e molto spesso finisce in castigo al culmine dell'ennesimo solletico a mangiare quanto è stato preparato apposta per lui. Ovviamente al piccolo mostriciattolo non importa niente di andare a letto senza cena, anzi, così ha più tempo per giocare, per cui il castigo non è un metodo efficace né per noi, né tantomeno per lui.
L'atmosfera, al contrario di quella che si possa credere, è molto spesso festosa, addirittura tanto festosa che la situazione ci sfugge di mano e per cui, dobbiamo riprendere le redini dell'educazione e assumere un atteggiamento più accettabile. Cioè questo sarebbe l'obiettivo, ma il più delle volte ci uniamo a questa pazza situazione, facendo correre ogni comportamento fuori controllo, forse per stanchezza o solo perché non si può sempre lottare con i nostri figli, perciò chiudiamo tutti e due gli occhi e procediamo fino all'ultima pietanza con la speranza che domani la cena possa essere più tranquilla.
Non sarà molto educativo lo ammetto, però non potrei mai creare un clima di terrore come succedeva alle famiglie di un tempo, oppure, ascoltare il telegiornale ed avere in sottofondo i drammi che succedono nel mondo; cosa che accadeva quando vivevo con i miei genitori. Da noi capita che a volte si ascolta la musica e si faccia un po' troppo baccano, però non potrei mai creare una cena diversa, anzi, quando sono a lavoro e non posso stare con la mia famigliola casinista, mi dispiace un sacco non potermi unire alle loro bagarre con il mangiare. Questi siamo noi.
Volete restare per cena?





mercoledì 3 febbraio 2016

L'EPILOGO DI FASTWEB

Alla fine... Tanto rumore per nulla. Lunedì i tecnici sono arrivati per concludere il problema con il modem, dovuto alla zona della casa dov'era stato collocato impunemente, e nonostante ci avessero detto un sacco di cose inutili, fatto dei sopralluoghi altrettanto inutili, abbiamo terminato questa situazione bizzarra a tarallucci e vino. Hanno fatto la ridicola modifica in tempo record, poco più di mezz'ora, ma da come ci avevano guardato le volte precedenti, pensavamo di dover demolire un muro, scendere sotto le segrete del palazzo e trovare l'araba fenice con l'aiuto del fantasma formaggino. Comunque tutto si è risolto per il meglio e di questo siamo particolarmente felici, così per lo meno non dovremo più penare per la connessione, non dovremo puntare alcun fucile sui gatti e non ci dovremo neppure preoccupare che il piccolino di casa prenda l'esempio dai nostri felini domestici, sconquassando un esiguo circuito elettrico mentre noi cuciniamo.
Ma la sorpresa più grande è stata la facilità con la quale mia moglie ha installato Sky on line sui nostri dispositivi elettronici, sia di ultima generazione che quelli vecchi come il cucù. E' filato tutto così liscio come l'olio, che per un momento ho creduto fosse stata organizzata una specie di truffa ai danni di gente un po' ingenua come noi, nel senso, per quel che riguarda le offerte telefoniche e compagnia bella; anzi, forse il mio stupore è  proprio dovuto alla veridicità dell'offerta a cui abbiamo aderito. Sono stati fatti dei progressi negli ultimi anni; complimenti.
So perfettamente che tempo addietro avevamo vietato l'uso della TV in casa, e in effetti è stato così per un periodo piuttosto lungo, però, dato che con la nuova riforma dovrò pagare il canone Rai, direttamente con bolletta elettrica, mi sembra stupido pagare per niente. Certo, io continuo a non fare uso del servizio televisivo nazionale, eppure, anche solo possedere un televisore in casa, tenuto come un soprammobile o come un efficace accumula polvere, ne consegue l'obbligo a pagare la somma richiesta dall'erario. Penso che dimostrate di non usufruire della televisione sia ancor più difficile che installare una linea di fastweb, per ciò mi adeguo e ogni tanto potrò perfino guardare un film on demand. Ribadisco, il mio uso della televisione si limita alla concessione via web di alcuni programmi o serie TV e tra questi, posso assicurare che non vi è traccia dei prodotti Rai.
Chiedere il perché di questo tipo di azioni adottate dal nostro governo non serve a molto, eppure, se qualcuno dovesse avere una risposta convincente che giustifichi i soldi di tutti gli italiani, si faccia avanti grazie.

                                                


COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...