martedì 30 settembre 2014

L'ABITO DEL MONACO

Sono molte le persone che giudicano gli altri dall'aspetto, o come spesso viene detto, con una sola occhiata, ebbene io sono tra questi. Devo dire che il più delle volte ci prendo in pieno, non so se chiamarla fortuna o abile facoltà intuitiva, però è vero che la prima impressione è quella che conta, quindi nel momento in cui qualcuno mi si para davanti, non è detto che non possa indovinare il suo carattere, scambiandoci giusto poche. Mi è capitato, e mi capita tutt'ora, di prendere delle cantonate enormi com'è giusto, d'altronde. Non essendo io il mago Do Nascimento, è molto probabile arrivare a delle conclusioni errate, ed il bello sta proprio nel ricredersi. A tal proposito, mi sono sempre fatto una certa idea di un tizio che conosco, reputandolo come dire "sui generis" in quanto non mi è del tutto chiaro il suo modo di essere. Nel senso, si comporta in modo strano, ed è innegabile. E' una specie di maniaco ossessivo-compulsivo, purtroppo è la verità. Ha delle fisime strampalate e oscure a tutti, certo è così. Insomma per dirla in poche parole, non capisco bene se ci fa o ci è. In questo non intuisco perfettamente quale persona sia e come lo si possa definire in modo corretto, senza cadere nell'errore di reputarlo come una specie di personaggio venuto da chissà dove. Per come la vedo io, ha dei problemi che vanno al di là delle mie competenze, cioè credo abbia avuto delle mancanze, non eccessive, non gravi, però qualcosa non è stato dato in maniera corretta. Eppure a dispetto di quanto detto, è davvero un pezzo di pane d'uomo, tra l'altro mi dispiace pure considerarlo un tipo strano, perché è sempre disponibile nei confronti di tutti e si taglierebbe un braccio pur di dare "una mano". In più la sorte non gli è amica, per niente. Oggi ho ricevuto una pessima notizia che lo riguarda molto da vicino, purtroppo la vita è beffarda e lui è caduto nella rete della sfiga. Mi spiace parecchio e glie l'ho fatto sapere. Chissà se è vero che si nasce sotto la guida di una stella, mah non ci credo per niente, però stai a vedere che il corpo celeste su in cielo ad un certo si è voluto travestire da sfigato, proclamandosi però un monaco tibetano, oppure cappuccino, meglio senza cacao! Eh?


domenica 28 settembre 2014

RELAX

Per quanto mi ci metta d'impegno, è quasi del tutto impossibile per me rilassarmi per qualche minuto e riuscire a fare un pisolino pomeridiano, un NAP come direbbero gli inglesi. Non è solo per una questione di mancanza di tempo, durante la settimana mi capita pure di avere una quarantina di minuti a disposizione, nei quali potrei riprendere le forze sonnecchiando allegramente, ma non ci riesco. Anche la notte, se prima non leggo un'oretta buona, non prendo sonno facilmente, a dispetto anche di una giornata frenetica. Di escamotage per rilassarmi ne ho tentati parecchi durante gli anni, dalle medicine della farmacia, alle "medicine" della strada. Si, hanno anche funzionato per un certo momento, ma sono stati dei palliativi e non delle vere e proprie soluzioni. Eppure c'è soltanto una cosa che riesce a farmi addormentare come un bambino beato, ed è una cosa impossibile da fare da solo, o meglio, potrei anche fare da me, ma non sortisce lo stesso effetto sui miei nervi. Sono troppo pudico per scriverlo, però credo si sia intuito di cosa si tratti. Comunque, dopo aver bruciato le ultime energie in maniera, per così dire, esplosiva, allora si che poi riesco ad addormentarmi. Per quanto mi piacerebbe adottare questo rimedio, del tutto naturale, ogni qualvolta mi ritrovo nel letto a fine giornata, purtroppo non è così scontato riuscirci con successo. Vuoi per motivi pratici, o per volontà, per motivazioni di natura tecnica, o organizzativa, fatto sta che magari passano delle settimane prima di avere tutti i fattori positivi convogliati nello stesso istante. Sia chiaro che non è soltanto per riuscire a dormire che bramo tale rimedio, quella è solamente una conseguenza, ciò che mi spinge ad anelare al provvedimento massimo è il piacere che ne deriva. Anche il leone dorme meglio se ha la pancia piena, mi sembra ovvio. Però quello che mi accomuna al real felino non è tanto l'essere satollo, cioè il senso di sazietà dato da un banchetto composto da qualche preda, bensì al senso di appagamento dovuto alla soddisfazione fisica, quasi edonistica, nel dare fondo alle ultime energie per ottenere la pace dei sensi. Nella mia visione personale della "soluzione", sarebbe utopico avere a disposizione ore intere e perdersi in pratiche tantriche come fa Sting da trent'anni con la sua consorte. Questo sarebbe davvero il massimo, però a differenza del biondino inglese, noi comuni mortali abbiamo una vita scandita al secondo. Dal canto suo, non ho idea di come trascorra la giornata, ma probabilmente un po' di tempo libero ce l'ha, beato lui.



venerdì 26 settembre 2014

UN TRAVAIL SANS GLOIRE

Di lavori ce ne sono una miriade nell'immenso panorama delle attività, alcuni si sono persi nel tempo come il forgiatore di spade, anche se alcuni in Giappone resistono nonostante tutto. Altri invece nascono con le nuove opportunità impiegatizie del millennio in corso, creando delle figure inedite, all'avanguardia e sempre più specializzate come... il "personal shopper?". I lavori, in quanto tali, vengono retribuiti ed è una condicio sine qua non, qualora non lo fossero, significa trattasi di volontariato, di schiavitù o quello che è il tema del giorno. In verità non è propriamente un lavoro, di fatto si, ma non è riconosciuto come tale, a torto però, in quanto di fatica se ne fa e molta anche. Mi riferisco a loro, come faceva fino a qualche anno fa il caro e vecchio Mike Bongiorno nelle sue trasmissioni, ovvero, alle massaie. Siamo stati abituati a credere che il lavoro della casalinga fosse una prerogativa del tutto femminile, e cosa ancor più falsa, che fosse una mansione poco gravosa. Credo che nel lunghissimo elenco delle figure lavorative, non esista qualcosa di lontanamente vicino alla mancanza di gratificazione del ruolo di chi sgobba nelle proprie mura domestiche. E' vero che esistono delle figure simili nello svolgimento dell'impiego, ossia, la colf o la cameriera d'albergo. Ma queste svolgono un lavoro retribuito e sopratutto non in casa loro, perciò tutto quello che succede dopo il loro passaggio, non è più di competenza. Mentre chi si spacca la schiena a tirare a lucido la dimora nella quale vive, prima di tutto non conosce pause, non percepisce neanche un centesimo per tutte le ore utilizzate ed è estremamente evanescente come il profumo dei prodotti per la casa. Eppure se si vuole vivere in posto dignitoso, non ci si può sottrarre all'arduo compito della messa in ordine e della pulizia, purtroppo però, per quanto una persona si applichi, basta anche solo una goccia d'olio o un pomodoro caduto a terra, per vanificare la pulizia del pavimento effettuata prima di dedicarsi ai fornelli. Se si hanno degli figli, bisogna solo mettersi l'anima in pace e lasciarli fare finché hanno il privilegio di non doversi dedicare con devozione alla snervante attività, se poi si hanno degli animali domestici la cosa diventa anche più avvilente. Questo perché purtroppo la casa è viva, a differenza di quanto si creda, è lei che detta le regole vigenti, è lei che pretende le scrupolose attenzioni di mantenimento ed è sempre lei che decide quando il caos è divenuto insopportabile. Chi cerca di non badare ai sui richiami ha vita breve, nel senso che prima o poi deve dedicare quelle ore alla sua messa a punto, pena il delirio mentale, o nei casi particolari, lo schifo in giro.
Ho conosciuto e conosco tuttora, persone così scrupolose nei mestieri di casa, da vivere in una perenne psicosi di sporcarla troppo. Per questo quando si entra in questi luoghi sanificati come delle sale operatorie, non si ha la libertà neppure di calpestare il pavimento, poiché prima di varcare la soglia, vengono messe a disposizione delle pattine di tessuto da riporre sotto le suole delle scarpe, sulle quali si ha l'obbligo di adoperarle per aggirarsi nelle varie stanze come il mostro di Frankestein.
Vivere in questa maniera è una follia, ma si sa che il mondo è pieno di matti.
Ho avuto anche il piacere di incontrare anche l'esatto opposto, cioè persone così noncuranti della pulizia della casa, da vedere macchie risalenti ad antiche indagini eseguite da Sherlock Holmes prima di divenire un personaggio celebre dei romanzi di Conan Doyle. Forse non dedicarsi alle faccende domestiche, lascia la libertà per fare dell'altro, però chi non si preoccupa della luogo in cui vive, molte volte non si cura nemmeno della sua igiene personale, da evitare.
Quando vivevo con i miei genitori, poche volte contribuivo al riordino della casa e della sua pulizia, lo facevo solo quando erano di ritorno dalle vacanze. Essendo io una persona estremamente disordinata, il tempo impiegato a farla ritornare come prima della loro partenza, era equivalente ai giorni delle loro ferie, però concentrate tutte in un'ora prima del rientro effettivo. Non ho mai capito se facevo meglio ad evitare di mettere a posto, oppure far vedere che qualcosa comunque era stato usato, come l'impegno.
Ora sono diventato abbastanza bravo, (anche se per i canoni di mia moglie potrei ancora migliorare) mi rendo conto di quanto richieda fatica la gestione delle faccende domestiche. Faccio tutto, dal lavaggio dei pavimenti ai piatti, nel senso che carico e scarico la lavastoviglie, dalla pulizia delle stanze, al bucato. Quello che mi riesce meno e la piegatura dei vestiti asciutti, credo di avere delle vere e proprie difficoltà geometriche, per questo i miei lavori come commesso in negozi d'abbigliamento sono durati quello che sono durati, ovvero nemmeno un mese filato.
Al termine dei mestieri spesso mi sento esausto ma soddisfatto, anche se so che quella sensazione ha il conto alla rovescia come a Cape Canaveral, basta far entrare i bimbi a casa dopo la scuola e tutto è già come prima. In realtà non mi frega molto, preferisco far giocare, mangiare, dormire, insomma far vivere i miei bimbi in un ambiente sempre pulito, piuttosto che restare in una casa splendente ma senz'anima. Anche perché poi il mio mestiere in fin dei conti non è quello del casalingo, bensì quello dello scrittore (seh magari) e si sa che gli scrittori hanno bisogno del caos per trovare l'ispirazione, sennò producono un mucchio di parole fredde come l'etichetta del Rio Casa Mia "l'hai detto? L'hai scritto?"


mercoledì 24 settembre 2014

SE NON SI HANNO I NUMERI GIUSTI.

In un mondo sempre più informatizzato, il nostro cervello è costretto a ricordare una quantità sempre maggiore di numeri. Si parte già in età prescolare ad imparare a memoria i numerini dall'1 al 10 solitamente, questo è motivo di grande soddisfazione da parte dei bimbi, che si sentono valorizzati dall'aver detto correttamente l'elenco numerico, nonché da parte degli adulti che si credono dei bravi maestri. Si inizia con l'imparare l'età anagrafica e tenerla bene in mente poiché ogni anno cambia, a seguire, il numero di scarpe e il numero civico della propria abitazione, con la speranza di trasferirsi il meno possibile per non dover ricordarne un altro diverso e il codice postale. Poi si arriva a dover ricordare il numero della classe, e va beh questo è consequenziale alla vita scolastica, quindi le tabelline e via discorrendo. L'apprendimento numerico non si limita soltanto a questo, magari! Nel periodo scolastico si viene bombardati da altri numeri estranei alla scuola, come i canali televisivi (anche se questi basta evitarli per qualche periodo e l'amnesia li fa sparire), gli orari delle attività extrascolastiche, per arrivare belli pronti a ricordare il numero di telefono dei genitori. Una volta c'era il numero di casa fisso e bastava ricordare quello per sentirsi al sicuro, oggi invece, ogni persona ha un telefono personale con il relativo numero di dieci cifre, mica 2 o 3, quindi per ricordare i due telefoni dei genitori sono da incastonare nelle memoria 20 cifre! Io ricordo solo il mio, per tutti i restanti mi affido alla sorte. Superato il momento della scuola, che può essere più breve o più lungo a seconda della carriera che si intende proseguire, i numeri comunque non si abbandonano insieme ai banchi, tutt'altro. Il fattore principale che si deve sempre tenere a mente è il PIN del bancomat, appena viene aperto un conto corrente e più se ne hanno, più sono le cinque cifre segretissime da non dimenticare mai, finché questi non scadono ovviamente. Ci sono anche il codice di sblocco del telefono, tipo per gli iPhone sono essenziali e si hanno solo tre tentativi a disposizione, la combinazione dell'allarme di casa, le password numeriche di alcuni sistemi operativi, i codici per accedere alla visione satellitare di antenne paraboliche con annessi i loro decoder, il numero di identificazione della propria mansione lavorativa, i modelli sempre più aggiornati di smartphone e computer, denominati solitamente con delle lettere incomprensibili e numeri senza senso (almeno per i profani come me), i numeri della previdenza sociale e quelli dei soccorsi per i cittadini, per non parlare della combinazione vincente della lotteria e del superenalotto. Dette in parole povere, tutto ciò che richiede una codifica oppure un'identificazione è presente una numerazione di un tot di unità. Sembra impossibile da immaginare un mondo senza i numeri, senza che siano presenti gli antagonisti delle parole, cioè non è che sembra, è per davvero impossibile. Non potremmo fare nessuna operazione aritmetica e ci perderemmo in fiumi di parole come i Jalisse, Non ci sarebbero neanche le valutazioni dei professori, gli indici di gradimento degli istituti di ricerca, i giudizi della giuria nei concorsi, avere il senso del denaro, e cosa fondamentale, non potremmo dare i numeri quando diamo di matto.


lunedì 22 settembre 2014

S.O.S. MONDO AL COLLASSO

Su questo blog solitamente mi limito a scrivere di cose abbastanza leggere, a tratti ironiche, come momenti di vita quotidiana, analizzati a fondo ed interpretati a modo mio, o semplicemente di stralci di ilarità che fanno ridere per primo me stesso. A volte appaiono anche degli argomenti che sono il frutto dei miei ricordi, piuttosto che attimi del tutto personali in cui rifletto sulle mie paure, oppure delle vere e proprie ammissioni di psicosi e frustrazioni. Recensisco qualche libro e ogni tanto si presentano musicisti con i loro album a fare da tema nel post del giorno. E' raro vedere scritte su queste pagine, argomenti che riguardano l'attualità, la politica o addirittura l'economia. Cerco di evitarle il più possibile, in quanto, non avendo delle conoscenze approfondite a tal proposito, non so se la mia opinione possa essere corretta in termini tecnici e quindi vorrei evitare il più possibile di cadere nella banalità.
Eppure ci sono dei giorni in cui non si può non parlare di queste cose, fare finta di niente e percorrere la strada della propria esistenza come se nulla fosse. Come se si volesse voltare lo sguardo, difronte agli scempi compiuti dai governi in giro per il mondo, alle calamità che colpiscono sempre chi ha avuto la sfortuna di nascere dall'altra parte dell'emisfero, dai complotti di multinazionali ai danni della salute dei terrestri, in nome e per conto del progresso, detto comunemente vile denaro. Oggi parlerò di questo.
Il motivo del mio dissenso è spiattellato su ogni pagina di giornale, dai titoli mostrati a caratteri cubitali che non riguardando solo un argomento purtroppo. In ogni angolo del pianeta succede qualcosa di aberrante e mi meraviglio come molta gente non se ne curi affatto. Mi riferisco agli atti terroristici eseguiti da un manipolo di pazzi taglia teste, in quell'angolo di nulla tra la Siria e l'Iraq. All'imperialismo degli americani e ai loro modo di risolvere le cose, ovvero, bombardando su tutto ciò che hanno scombussolato essi stessi per primi, alimentando così altro odio e altra violenza. Alla crisi della Crimea e agli interventi russi. Alla guerra infinita tra palestinesi e israeliani su quella dannata striscia di terra chiamata Gaza. All'ecatombe di bambini, di donne e uomini nell'Africa occidentale dovuti al virus ebola. Questi sono solo i temi principali di un qualsiasi testata giornalistica, ma ci sarebbe altro da aggiungere, molto altro.
Devo ammettere che è l'indignazione di mia moglie a farmi scrivere, si perché lei è una persona che ancora si indigna quando sente dei soprusi ai danni dei più deboli e soprattutto della noncuranza dei paesi ricchi su ciò che accade a tutto il resto del pianeta. Lei mi spinge a riflettere quando discutiamo nei momenti in cui abbiamo occasione di scambiarci delle opinioni, mettendomi davanti all'evidenza di tutte quelle cospirazioni dei potenti, per ricavarne altro potere, e in questo lei manifesta tutto il suo disgusto. Si infervora quando legge le notizie di gente che muore per scappare dall'inferno in cui vive, e ancor di più, quando sente le persone comuni che se ne infischiano altamente delle morti innocenti. Lei è una dissidente in tutto e per tutto, partendo dal giogo del consumismo, fino ad arrivare alla politica. Lo vedo dai suoi occhi roventi tutta quella passione emessa nelle parole di fuoco, che brucerebbero gli animi di tutti, il mio per primo, quando esprime la sua opinione.
Me la immagino a capo di un'idea differente, pronta a fronteggiare l'uomo più potente del mondo, a suon di parole intelligenti e brillanti, se solo ne avesse l'opportunità. Mi sento fortunato ad avere al mio fianco chi mi redarguisce sulle scelte coscienziose da prendere per salvaguardare la nostra parte di Terra.
A parte questa parentesi utopistica, il mondo moderno rimane uno schifo. Non abbiamo perso neanche un giorno per renderlo tale. Lo stiamo affamando di elementi preziosi per il suo benessere, per nutrirci di alimenti tossici capaci di avvelenare il nostro organismo e l'ambiente che ci circonda.
Siamo degli schiavi con le mani ed il cervello legati, pur non avendo alcun regime che ci neghi la libertà.
I morti non ci inorridiscono se muoiono per mezzo di qualche Stato che usa metodi coercitivi come punizione, o per mano di qualche uomo senza scrupoli. La guerra non fa più paura, siamo abituati alla violenza e al suo corrispettivo in denaro. Siamo diventati aridi al sentimento della compassione per chi è meno fortunato. Siamo vittime e carnefici di noi stessi, non abbiamo cura della vita, non rispettiamo l'ambiente, ci interessa solo quello che possediamo, ma maggiormente quello che vorremmo possedere, non c'è speranza, né futuro. Abbiamo portato questo mondo al collasso.


sabato 20 settembre 2014

UN PEZZO DI CUPERTINO.

La sveglia alle 8.00 del mattino si è annunciata con il suono del pane appena fatto. Dalle finestre di casa la giornata si è mostrata uggiosa, torbida, piovosa, come richiesta dalla stagione. Poi si è tramutato in un giorno dedicato agli acquisti folli, molto folli, addirittura scellerati. Oltre all'immancabile spesa per la settimana a venire, fatta tra l'altro in un grande ipermercato a noi non molto simpatico, abbiamo dissanguato il nostro conto per l'acquisto del patinatissimo portatile, designed in California. Si sto parlando del MacBook, Air per l'esattezza, una vera bomba del design e della tecnologia. Il commesso dello store è stato molto competente nell'illustraci tutte le gagliardate che questo super portatile ha dentro il processore ultra-galattico, frutto di ore e ore di studio da parte degli eredi del compianto Steve Jobs. Si può perfettamente affermare che la ricerca degli elementi innovatimi top di gamma e tutto quello che serve all'azienda guidata ora da Tim Cook, si fanno pagare profumatamente, e come! Va beh era da tempo che necessitavamo di un nuovo computer, quindi non si poteva lesinare molto sul prezzo, la qualità costa è cosa nota. E dopo tutto non vi poteva escludere neppure questo elemento dagli altri nostri device marchiati "mela morsicata", ovvero iPOD, iPAD, iPHONE, mancava solo lui. Certo che, se non riesco a produrre qualcosa di valido né sull'ambito musicale, né in campo letterario, proprio perché il portatile ha delle funzioni atte a facilitare tali scopi, sono soldi davvero sprecati. Al massimo posso giustificare l'esosa spesa, come l'acquisto di un oggetto moderno da tenere sul nostro bello scrittoio datato anni '40 che fa tanto radical chic, anche se auspico qualcosa di più ovviamente.



venerdì 19 settembre 2014

RICORDI LONTANI

Credo di possedere una memoria paragonabile a quella degli anziani, cioè mi ricordo perfettamente avvenimenti accaduti decenni fa, mentre faccio fatica a ricordare cose vissute il mese scorso o anche prima. Non ho ancora capito se questo a conti fatti risulta essere un vantaggio, oppure un grosso svantaggio. Per come la interpreto io, non è esattamente un privilegio destinato a pochi, ma mi è utile in quanto sono un tipo nostalgico, quindi mi piace scivolare nei ricordi passati, molto volentieri. E' vero anche, che le vicende accadute pochi mesi addietro, potrebbero risultare meritevoli di ricordi nostalgici con il passare del tempo, ma se faccio fatica a ricordarli ora, come farò a farlo in futuro? Va beh è un discorso complicato. Questo preambolo era doveroso enunciarlo ai fini di quanto scriverò ora. 
Questa mattina sono andato in palestra (dopo settimane di assenza) e mentre facevo il tapis roullant ho scorto il volto di un tizio che mi ha portato indietro nel tempo. Non perché lo conoscessi, di fatto era la prima volta che lo vedevo, ma perché guardandolo in faccia ho avuto un moto di pena nei sui riguardi, come ebbi da piccolo nei confronti di un bambino mio compagno delle elementari. Questo bambino oltre ad andare nella mia stessa scuola, aveva anche i nonni che abitavano nella mia stessa via, quindi quotidianamente lo incontravo. Lui non aveva grandi difficoltà come di tipo motorie, o economiche e nemmeno qualche sciagura familiare alle spalle, però per quanto mi sforzassi di considerarlo come un bambino come tanti altri, provavo un forte senso di pietà ogni volta che lo vedevo passare davanti a me. Non eravamo dei veri amici, ci conoscevamo certo, a volte giocavamo insieme, ma non si poteva dire di aver mai instaurato un rapporto di vera amicizia. Quando capitava di trascorrere il pomeriggio insieme nel cortile sotto casa, cercavo in tutti i modi di favorirlo nei giochi, di aiutarlo qualora avesse dei problemi di qualunque natura e di difenderlo dagli altri bambini che lo prendevano in giro. Mi preoccupavo sempre di proteggerlo come se fosse stato un cugino più piccolo lasciato in affido a me, anche se lui sapeva benissimo badare a se stesso. Non ho mai capito se lui avesse qualche ritardo mentale, oppure era soltanto meno maturo rispetto all'età di quel tempo, fatto sta che il suo modo di parlare, di comportarsi nel gruppo, di giocare con gli altri, l'hanno sempre messo sotto una luce, che agli occhi miei era visto come il più debole tra tutti. 
Da bambino ho sempre goduto di un certo rispetto tra i compagni di scuola e tra gli amici del cortile, quindi difficilmente mi si andava contro quando stabilivo di dover lasciare in pace il povero A. Capitava comunque che qualcuno gli facesse i dispetti proprio perché era effettivamente meno pronto e meno bravo a menare le mani, a differenza di noi altri, per questo motivo spesso mi sono battuto per lui e ho lottato come se stessero compiendo il più grande sopruso mai visto a Rozzano, ai danni di un bambino indifeso. Quando cose di questo tipo capitavano, lui semplicemente scappava a casa mentre io mi azzuffavo in suo nome. Nel vederlo fuggire la mia rabbia non trovava pace finché non annientavo i suoi, e d'altro canto i miei, nemici. Avrei voluto essergli più amico di quanto non fossi, proprio perché suscitava in me un grande senso di tenerezza, di pena e come ho già detto di vera pietà. Ora capisco, a distanza di anni, che non era corretto provare pietà per chi non aveva nulla di differente dagli altri, ma ero sensibile all'epoca e lo sono tutt'ora se ci ripenso. Credo che questo bambino sia stato l'unico a farmi provare tale sentimento, a torto però, in quanto lui era felice tanto quanto me, ne sono sicuro adesso, forse un tempo non tanto. Ricordo una volta di aver pianto, dopo averlo visto piangere chissà per quale ragione, come se quel dispiacere da lui provato, fosse arrivato nella stessa maniera anche a me. L'empatia provata nei sui confronti era automatica, non sono mai riuscito a contrastarla, anzi aumentava con il numero delle occasioni in cui lo incontravo. 
Saranno passati più di vent'anni dall'ultima volta che l'ho visto, non ho più ricevuto alcuna notizia, no ho idea di chi sia diventato nella vita e quali risultati abbia ottenuto. Spero se la sia cavata bene nonostante le avversità che ogni giorno ci vengono messe davanti e che si sia tirato fuori in qualche modo. Sarei felice di sapere che in questi anni nessuno l'abbia fatto soffrire come succedeva con i bambini dai quali lo difendevo. Se così non fosse me ne rammaricherei tantissimo. 


lunedì 15 settembre 2014

GIORNATA FAUNISTICA

La domenica è un giorno dedicato alle gite a tema e oggi non è stato da meno. L'allegra famigliola Mr.D.& Co. ha puntato la Dacia Dusterina verso Curno e ha fatto un'escursione al celeberrimo parco faunistico le Cornelle. A pensarci era da un po' che mancavamo, forse un paio di anni o poco meno, comunque si ritorna volentieri perché è un luogo piacevole e ben curato. Mi rendo conto che per gli animali chiusi in gabbia non sia un spasso, e se potessero vivrebbero nei loro habitat naturali. E' vero anche, che se nessuno andasse a fare una capatina ogni tanto, questi soffrirebbero la fame e il parco sarebbe costretto a chiudere, condannando a chissà quale fine i suoi "ospiti". Quindi dato che esiste, sosteniamolo. Detto questo, i veri esemplari degni di uno studio approfondito e ben articolato lo si dovrebbe fare sugli avventori del parco. Si, perché ho notato questa volta, come anche in quelle passate, che la gente si presenta in luoghi dedicati all'avventura, abbigliata nei modi più assurdi. Alcuni si mettono in mostra con abiti tirati al lucido ed estremamente eleganti, come se dovessero fare da testimoni di matrimonio ai leoni. Mi è capitato oggi di vedere donne con un bell'abito a tubino e i tacchi alti, dipinte in faccia come un affresco e profumate come delle rose. Non vedo il motivo di mettersi così in tiro per andare a vedere degli animali, che al massimo possono bersi la propria urina, come il gibbone di oggi che si è dissetato dopo essersi pisciato sulla mano. Altri invece vengono vestiti come se dovessero partire con i marines, pronti ad immergersi nelle paludi infestate da sanguisughe e coccodrilli, disposti a morire pur di arrivare a fine missione. Nella fattispecie la fine dell'incarico sarebbe poi l'uscita, ben contrassegnata e di facile accesso a tutti.
Le coppie giovani non sono da meno. Oggi ho visto un tizio vestito con i pantaloni tipo legione straniera, la maglietta con uno scollo a V eccessivo e una capigliatura improbabile. Mia moglie ha riconosciuto in una specie particolare di fenicotteri/pavoni o giù di lì, la stessa acconciatura del tizio appena menzionato. La cosa ci ha fatto ridere parecchio. Un'altra coppia formidabile, aveva come esponenti di uno stile mai visto, due personaggi così abbigliati.
Lui: pantaloni color kaki corti, modello cargo, ampi sulle gambe come un paracadute alla zuava. Canottiera anch'essa larga ai lati con le bretelle sottilissime, rosa fluorescente e sotto un fisico pompato da ore di palestra. Baffi alla Hulk Hogan, capelli ricci color paglia e fieno, rasati ai lati con tanto di codino anni 80 e dulcis in fundo, udite udite, calzini a metà stinco verdi shock, con sopra stampati i cento dollari americani. Osceno!
Lei: vestita solo di un lungo "abito" grigio modello canottiera, profondamente smanicata alle braccia, (probabilmente appartenuta al suo Lui prima di uscire di casa)  e sotto un elegantissimo reggiseno nero di pizzo. Maquillage pesante e sbavato alla Christiane F. (aveva forse sbagliato zoo?) e All Star ai piedi, forse bucate se non ricordo male. Entrambi avranno avuto 40 anni e forse più.
Purtroppo anche i bambini, loro malgrado, sono colpiti dall'abbigliamento fuori luogo, soprattutto quelli piccoli, poiché non hanno facoltà di ribellione.
Oggi ho visto una bambina di due anni penso, con addosso un giubbottino di jeans, calze a maglia bianche coordinate con le scarpine ballerina, bianche ovviamente, gonnellina a sbuffo blu e una bella fascia con un fiore grosso quanto lei, posizionatale in fronte come tutte le bambine vorrebbero avere in un posto pieno d'insetti. Ma perché?
Non so, forse sono troppo critico e non dovrei giudicare le persone dal modo in cui si vestono. Però credo che ogni luogo richieda un abbigliamento appropriato. In un posto come il parco delle Cornelle si dovrebbe andare vestiti comodi certo, ma con un minimo di sobrietà, sennò si cade nel ridicolo, tutto qui.
E' vero che la specie umana non smette mai di sorprendere, soprattutto quando si parla di abbigliamento, d'altronde nessuno nasce stilista, purtroppo.
Se fossimo noi chiusi in gabbia e gli animali ci guardassero da fuori, chissà quante risate si farebbero. Forse siamo ignari di essere derisi dalla forma animale, ogni qualvolta ci avviciniamo per osservarli da vicino. Visti gli esemplari che si aggirano nei luoghi più disparati del mondo, credo avrebbero tutte le ragioni per farlo.


sabato 13 settembre 2014

DUE MINUTI D'ODIO

Oggi è sabato, ovvero, il giorno lavorativo peggiore della settimana. In verità la giornata da casa non era partita male, per niente direi, poi però qualcosa o meglio, qualcuno mi ha fatto andare di traverso la giornata che mi si parava davanti. Sarebbe troppo lungo spiegare il motivo per il quale questa persona suscita in me un sentimento così estremo e violento come l'odio, ma non posso sottrarmi a tale richiamo. Qui di seguito non scriverò ciò che mi porta ad odiarlo, bensì farò un elenco di quello che non sopporto come rimedio zen per calmarmi, per riflettere, per fare luce sulle mie debolezze e cercare di aggiustare il tiro in previsione di una vita meno dedita all'irascibilità.
Ringrazio George Orwell per l'ispirazione del titolo del post, i Bluvertigo per la colonna sonora da abbinare, (Iodio) leggendo le righe qui sotto, e infine ringrazio Peyo, per aver inventato Puffo Brontolone.

ODIO: stare nel traffico fermo in coda.
ODIO: fare la coda nei negozi e nei pubblici uffici.
ODIO: le persone prepotenti.
ODIO: le persone in genere.
ODIO: parlare al telefono.
ODIO: perdermi in spiegazioni superflue.
ODIO: non ricordare mai una strada.
ODIO: la maleducazione, la strafottenza e la noncuranza dei beni comuni.
ODIO: le brutte canzoni.
ODIO: la burocrazia
ODIO: i politici disonesti.
ODIO: la violazione dei diritti umani, ma anche quelli animali.
ODIO: chi evita quotidianamente di lavarsi con acqua corrente.
ODIO: essere schiavo dell'orologio.
ODIO: quando non funzionano gli oggetti tecnologici.
ODIO: lavorare senza un motivo che mi spinga a farlo.
ODIO: il formaggio.
ODIO: la birra calda.
ODIO: chi si prende troppo sul serio.
ODIO: la puzza di fumo in ascensore e sulle scale.
ODIO: sentirmi imbarazzato da una situazione che non so gestire.
ODIO: le frasi fatte che non comunicano niente.
ODIO: la polvere.
ODIO: gli spazi stretti.
ODIO: il caldo.
ODIO: mangiare da solo.
ODIO: restare a casa senza la mia famiglia d'estate.
ODIO: chi parcheggia sotto casa e lascia il motore acceso un quarto d'ora.
ODIO: tutte le religioni del mondo nessuna esclusa.
ODIO: la matematica.
ODIO: la musica a basso volume.
ODIO: il senso d'ansia che mi procura l'ignoto.
ODIO: l'inarrestabilità del tempo.
ODIO: i topi e tutti i roditori.
ODIO: i programmi spazzatura in TV.
ODIO: svegliarmi con la sveglia.
ODIO: la musica latino americana, quelle tipo balere di quart'ordine.
ODIO: l'ignoranza.
ODIO: non riuscire a prendere una decisione.
ODIO: l'insonnia e chi non l'ha mai provata.
ODIO: ingrassare anche per coloro, che sebbene divorino di tutto, non aumentano di peso.
ODIO: la maggior parte dei film francesi.
ODIO: sentirmi inutile.
ODIO: dover presenziare ad eventi noiosi.
ODIO: la censura dei pensieri sul lavoro.
ODIO: i maglioni di lana.
ODIO: la sporcizia.
ODIO: la poca elasticità mentale nel risolvere i problemi.
ODIO: chi parla a bassa voce, ma anche chi urla troppo.
ODIO: il suono del clacson, del cinquantino elaborato e delle sirene spiegate.
ODIO: gli slip.
ODIO: vivere in un mondo violento.
ODIO: dover combattere per sopravvivere.
ODIO: chi non mantiene fede alla parola data.
ODIO: le bugie.
ODIO: essere ripreso per errori non commessi.

Ora credo di essermi calmato, questo lungo elenco ha dato i sui frutti. In effetti, sono molte le cose che non riesco a mandare giù, che davvero non sopporto, eppure, non è detto che io le abbia messe tutte. Sicuramente ci sono ancora tante altre voci da dover elencare, ma al momento mi sfuggono, meglio così. Ho cronometrato la lettura di questo post, 02:28,81 ovvero poco più di due minuti. ODIO: quando non riesco ad indovinare una previsione.



venerdì 12 settembre 2014

UNA GINNASTA IN FAMIGLIA, FORSE DUE...

Con l'inizio dell'anno scolastico, avvenuto per la cronaca martedì scorso, davanti alla scuola si sono presentati alcuni circoli sportivi. Come ogni anno i gruppi delle attività del dopo scuola, cercano di invogliare i bambini, ma soprattutto i genitori dei pargoli, ad iscriverli alle loro attività con lo scopo di iniziare allo sport chi ancora non conosce tale mondo. L'anno passato mia figlia ha frequentato, il nuoto, la pallavolo ed il pattinaggio sul ghiaccio. Forse era un po' troppo ma lei si è sempre presentata a tutte le lezioni senza lamentarsi mai. Quest'anno però abbiamo battuto tutti sul tempo e prima ancora del varie offerte sportive, promosse difronte al cancello dell'edificio scolastico, mia moglie e mia figlia si sono fiondate davanti alla palestra vicino casa per fare l'iscrizione a ginnastica artistica. Il primo giorno di allenamento è stato un momento memorabile per la mia piccola. Si è cimentata in evoluzioni che non credevo facessero, essendo quello il suo inizio, eppure l'hanno fatta saltare e roteare sulle parallele, compiere capriole sui materassoni, nonché balzi sul tappeto elastico e tutta una serie di esercizi abbastanza tosti ma utilissimi per la disciplina. Posso giurare e spergiurare di aver visto negli occhi di mia figlia il fuoco della passione. Non stava più nella pelle, sia prima di arrivare in palestra, che dopo aver finito. Era esaltata, emozionata e totalmente presa da quello sport, che non smetteva più di parlare di tutto ciò che le avevano insegnato e di quanto si fosse divertita. C'è da dire che una cugina di mia figlia, poco più grande di lei ma ginnasta da almeno cinque anni, l'abbia fatta incuriosire e poi ingolosire della ginnastica, dopo averla vista roteare sulla spiaggia quest'estate. Appena tornati a Milano il suo pensiero si è indirizzato verso la ginnastica artistica e finalmente può vedere realizzato il suo desiderio. Mia moglie ed io siamo davvero felici di vederla completamente rapita ed intenzionata ad impegnarsi in questa disciplina, nonostante richieda una frequenza di tre volte a settimana, che saranno parecchie per lei, però siamo altresì convinti che le faccia soltanto bene.
L'euforia espressa dopo la prima lezione è stata così ininterrotta che ha invogliato persino mio figlio più piccolo ad iscriversi insieme a lei; tant'è che oggi per la seconda lezione è venuto anche lui a vedere di cosa si trattasse questa ginnastica favolosa. Non saprei dire se si è convinto davvero oppure no, però sarebbe utilissimo anche per il maschietto questo sport, non ho dubbi in proposito.
Non è facile al giorno d'oggi trovare un ambiente sano nel quale far crescere i propri figli, in armonia con il fisico e con gli altri, qui sembra essere il posto giusto. Penso che questa sia una vera opportunità da sfruttare a pieno, finché ci sarà la possibilità di frequentarlo senza rinunciare ad altro, e se poi anche il maschietto dovesse appassionarsi a veramente, tanto meglio, vorrà dire che avrò due figli che riuscirebbero a compiere delle evoluzioni tali, da arrivare casa con una piroetta ed un carpiato. Sarebbe come condividere un tetto con due supereroi.


mercoledì 10 settembre 2014

REGALARE LA GIOIA

Tornare a lavoro dopo dei giorni di ferie è sempre un grosso trauma, soprattutto se quelli trascorsi con la propria famiglia sono stati dei momenti di puro piacere. Mi sono assentato da lavoro per poco in verità, però sono state delle giornate piene di grandi soddisfazioni. Il primo giorno di ferie è iniziato mangiando il pane fatto da mia moglie, con la fantastica macchina del pane ordinata su Amazon settimana scorsa, con il quale ci siamo sollazzati facendo colazione come la famiglia Bradfor tutti intorno al tavolo la mattina. Dopodiché il signor Ikea ci ha chiamato dalla Svezia dicendo che da un po' che non facevamo visita al magazzino di Carugate, per cui siamo andati a dare un occhio alle novità e a salutare le 15.000 persone giunte in contemporanea al nostro arrivo in negozio.
Il motivo principale per il quale ho chiesto delle vacanze ulteriori a quelle estive, è stato di poter festeggiare il compleanno della mia dolce metà in totale libertà. Così è stato. A pranzo siamo stati con i suoi genitori in un bel ristorante del centro e abbiamo continuato a festeggiare la sera a casa della sorella con tutti i nostri figli in preda al gioco e all'allegria. Ciò che però è stato il punto più alto della celebrazione della festa è stato il senso di appagamento dovuto ad un oggetto. E' chiaro che mi riferisco al regalo fatto a mia moglie, e non è tanto averle regalato un bene, che suscita in me il piacere, né tanto meno a lei, bensì la consapevolezza di essere riusciti a rendere felice chi condivide con me i miei giorni. Le ho regalato un mobile quasi-pseudo-verosimilmente-antico, visto e comprato in un negozio accanto a casa che vende mobili quasi-pseudo-verosimilmente-antichi. Il mio occhio clinico, affinato da poco meno di un decennio di lavori domestici, ha individuato ciò che mia moglie cercava con tutte le caratteristiche tecniche e la forma desiderata. Ho dovuto mostraglielo prima di acquistarlo, bruciandomi così il fattore sorpresa, ma sarebbe stato impossibile altrimenti. Non avrei potuto presentarmi a casa con uno scafandro, senza essere sicuro delle misure necessarie per riempire il buco nel quale questo mobile ha trovato poi il suo reale utilizzo. Una volta arrivato a casa ho visto gli occhi di mia moglie brillare ed era ciò che mi ha reso estremamente felice, azzardo a dire forse anche più di lei. Non ci prendo molto con i regali, a volte mi imbatto in cose che hanno senso solo per me, però devo ritenermi soddisfatto nell'avere azzeccato questa volta quello che davvero voleva. E' davvero una bella sensazione rendere felici chi ami.


mercoledì 3 settembre 2014

VOGLIO IL NOME!

Quando si annuncia di aspettare un bambino, ovviamente tutti mostrano la più grande sorpresa e felicità per la lieta notizia. Non si potrebbe fare altrimenti, dico io, anche qualora la novella non fosse proprio gradita per chissà quale recondito motivo. Comunque la prima domanda che viene posta a chi dichiara di attendere, come è presumibile:  il sesso del bambino? Questo ieri è stato reso noto. Poi la seconda è: come lo chiamate?
Ecco a questa domanda abbiamo imparato a nostre spese, mia moglie ed io intendo, che non lo si deve dire prima, poiché la gente che viene a conoscenza del nome del prossimo nascituro, in qualche modo si sente chiamata in causa a dire la sua. Mi ricordo che per il mio secondo figlio, si aprì un vero e proprio contest tra parenti e amici, nel suggerire il nome da dare al piccolo. Nessuno di quelli che ci proposero vennero presi in considerazione, nel senso che ci arrivarono dei nomi a dir poco imbarazzanti. Menomale che scegliemmo di testa nostra. Invece per la prima, facemmo l'errore di dirlo molto prima a chi ce lo chiedeva e da lì ricevemmo diverse reazioni, dal:
-bello mi piace (detto con una faccia traditrice)
a quello più spudorato tipo:
-ma non è un bel nome, se la chiamaste...
In verità i nomi dei miei figli sono cambiati spesso, prima di averli registrati all'anagrafe e nel lasso di tempo a disposizione per cambiare idea, molti rimanevano, o delusi per cui ci toccava anche giustificarci del cambiamento o sollevati, e di riflesso noi indispettiti.
Avendo capito la lezione, ora diremo il nome del piccolo solo quando sarà nato, ed in questo blog sarà come di consueto tenuto nascosto se non con la solita iniziale. Questo lo faccio per mantenere inalterata la privacy del mio piccolo.


martedì 2 settembre 2014

OTOKO DA!

Come si può evincere dal titolo, espresso in modo chiaro e comprensibile per tutti, sappiamo il sesso del bebè. Io penso di non avere avuto molte certezze in vita mia, o meglio, su poche cose sono stato totalmente sicuro di ciò che credevo, e una di queste, è appunto il genere del bebè. Quindi udite udite sarà....rullo di tamburi....un maschio!
Tutti i nostri parenti e amici hanno saputo, quindi lo rendo noto anche ai web nauti che ogni tanto buttano un occhio sul mio blog. A breve nuovi aggiornamenti...




lunedì 1 settembre 2014

UNA DOMENICA inSOlYtA

Da due giorni in casa mia aleggiava un certo odore, un odore di morte.
Non sapevo cosa potesse essere questo puzzo nauseabondo, prima di effettuare la terrificante scoperta avvenuta oggi dopo l'ora di pranzo. Ma procediamo per gradi, ebbe inizio così...
La sera del venerdì, quella in cui resto a casa dal lavoro, è la serata della settimana più attesa da ogni membro della mia famiglia. Mia moglie aveva suggerito, come pasto speciale, di fare la pizza per cena. Io un po' intimorito dal tragico fallimento, le ho risposto che ci avrei provato. Ho seguito passo dopo passo le sue istruzioni via wazzapp ed il risultato, alla fine è stato gradevole. Dopo cena i miei figli hanno voluto vedere un film perciò ci siamo spalmati sul divano e abbiamo seguito le gesta di super eroi il lotta con il cattivone di turno, con grande interesse e travolgimento. Eravamo all'oscuro di quanto si stava sviluppando alle nostre spalle, probabilmente le prime esalazioni erano già pronte a divulgarsi in salotto, eppure noi non abbiamo fatto caso a niente. Alla fine del film ci siamo fiondati a letto dimenticandoci delle fatiche accumulate durante la settimana. Nel cuore della notte dovremmo esserci alzati più o meno tutti, sentendo la forte necessità di bere a causa della pizza. Mio figlio è stato il primo ad accorgersi di cosa si stesse propagando in casa, poi mia moglie ha confutato la veridicità delle parole del piccolo fiuto. Io sono andato a dormire in salotto insieme ad una sete implacabile e ai miei soliti infiniti sternuti, solo l'indomani mi sono reso conto della morsa che attanagliava le mura di casa e i nostri olfatti. Sabato mattina siamo usciti di casa per fare alcune commissioni e al ritorno il sentore dolciastro di qualcosa di marcio è venuto ad accoglierci senza convenevoli. Da lì sono scattate le prime ricerche sulla fonte dell'olezzo. Abbiamo setacciato ogni centimetro della cucina, rimestato l'ordine della dispensa, poi spiato, aspirato, annusato e lavato ovunque, ma niente, ciò che ogni secondo ci disgustava risiedeva in un luogo a noi ignoto. Questa mattina la puzza si è fatta insopportabile, oltre alla cucina e al salotto (che poi è in unico ambiente) anche il resto delle stanze stavano subendo il contagio delle esalazioni terrificanti. Per riuscire a fare colazione, siamo dovuti andare in balcone, mentre per il pranzo, ciò che è stato cucinato ha coperto qualche minuto l'orrore nascosto. Stremati dall'insopportabile olezzo, ci siamo messi come cani da tartufi ad annusare quel che sembrava introvabile. Demoralizzati dall'esito negativo, abbiamo formulato alcune ipotesi:
1- Nala stava spargendo in casa i suoi odori di gatta.
Dopo averla scrutata in ogni centimetro dei suoi peli, siamo giunti alla conclusione che non fosse lei.
2- L'odore veniva da fuori e non da noi.
Per quanto sperassimo l'odore forte si sentiva di più chiudendo le finestre.
3-Omicidio. Sono arrivato a pensare che la vicina avesse lasciato morire la vecchia madre per intascare i soldi della pensione e l'avesse murata viva.
Mia moglie è uscita sulle scale del pianerottolo per constatare che fosse davvero così. Per fortuna nessuno è stato ucciso nel palazzo.
Poi mia figlia ha sentito che l'odore arrivava dal frigo. Infatti era così nonostante avessimo buttato ciò che sembrava vagamente vecchio, pur avendo fatto la spesa solo il giorno prima. Eppure la puzza proveniva dall'intercapedine del mobile con il frigo. L'ingegno di mia moglie le ha suggerito di indagare su internet se fosse plausibile un odoraccio del genere causato dal frigo. Il dubbio le è stato confermato, quindi abbiamo agito di conseguenza smontando il frigorifero. Tolte delle viti qua e là, ho tirato fuori dall'incasso l'elettrodomestico e poi l'orrenda scoperta. Dalla vaschetta salva gocce della condensa del frigo, stagnava e fermentava un liquido nero come la pece e nauseante come un cadavere in putrefazione. (era questa la vicina morta) Ho svuotato, lavato, disinfettato e benedetto con un rito pagano, lo schifo che mi si presentava sotto il naso. Nel togliere il frigo però si sono staccati dei fili che sapevo mi avrebbero causato dei grossi problemi e così è stato. Il problema della puzza finalmente era risolto, ma ora bisognava rimettere l'apparecchio in funzione, ho dovuto chiamare i rinforzi. Mio padre e mio fratello sono accorsi da Rozzano per darmi l'aiuto che necessitavo per rimettere questi fili attaccati al compressore termico, impossibile per me da riattaccare. Dopo quasi quattro ore di lavoro, mio padre è riuscito nell'intento di mettere in moto il frigo ed il freezer ovviamente, rimasti per troppo tempo senza emettere il refrigerio richiesto da questi macchinari. Molta roba scongelata dall'attesa di rientrare nel freezer è stata buttata, mentre quel che potevamo salvare l'abbiamo cucinata.
Soddisfatti del risultato, ottenuto con non poca fatica, sono arrivato a capire cosa fosse quel liquido disgustoso ribollente e stantio dentro la vaschetta; si trattava di salsa di SOIA. Al ritorno dalle vacanze, quando ero solo, la prima cosa che ho notato aprendo il frigo è stata la bottiglietta di soia riversa su una mensola, imbrattata della sostanza. In quel momento non ci ho badato molto, ho pulito quelle poche gocce e continuato ad andare avanti per giorni e giorni ignaro che l'intera boccetta fosse caduta dentro la vaschetta salva goccia. In tutto questo periodo ha fatto in tempo a divenire una cosa mostruosa, una schifezza vomitevole da far perdere il fiato, una sostanza capace di farci impazzire e quel che ha reso impossibile l'immediata risoluzione al problema, è stato proprio l'anfratto nascosto in cui si è rovesciato. Comunque sia alla fine abbiamo vinto e la prossima volta che userò la soia sarà sotto forma di pane.

E' LEI LA COLPEVOLE!   


COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...