sabato 9 gennaio 2010

LOST IN TRANSLATION

Dopo anni dall'uscita di questo film, finalmente l'ho visto anch'io. Non sono solito a fare delle "recensioni" su i film, ma in questo caso ci tengo particolarmente, perchè ho sentito dei pareri discordanti che mi piacerebbe analizzare.
La storia di per sè è davvero strutturata in modo molto raffinata,si lega bene ai personaggi, è scorrevole, ironica e a tratti anche comica.
Il senso di solitudine, tema principale del film,che hanno i protagonisti, lo si può palpare con mano nel corso della prima mezz'ora, la regista ce lo mostra con fine tecnica, senza appesantire lo spettatore, che guarda con interesse allo sviluppo di questa storia improbabile, e con un totale coinvolgimento di sentimenti che unisce i protagonisti e chi guarda, in un tenero abbraccio di conforto per sostenere questi personaggi, che alla fine necessitano solo di questo.
La discussione suscitata da molte persone, è per il luogo dove si sviluppa il film ovvero il Giappone, perchè, a detta dai giapponesi stessi, in questa pellicola appaiono come degli emeriti imbecilli, persone superficiali che non capiscono il senso di vuoto che è insita nella loro società, e quella solitudine che che ogni individuo si porta dietro come un indumento dalla quale è difficile separarsi.
Non credo che la Coppola abbia avuto come primo obiettivo quello di screditare questo paese, anche se può apparire così a coloro che non conoscono bene questa nazione, perchè mettendo in scena dei luoghi comuni facilmente attribuibili ai giapponesi, si crera l'idea culturale dalla quale noi occidentali siamo facili a credere,cioè che il Giappone sia popolato da una massa di gusci vuoti.
C'è da dire, che esporre i propri mali sociali al resto del mondo non faccia piacere a nessuno, e soprattuto sapere con quali occhi una società viene vista, possa suscitare un pò di disappunto,su questo non ci piove, come dire la verità fa male.
Io in prima persona ho percepito, nell'atteggiamento dei protagonisti una certa presunzione involontaria, identificabile in tutti noi occidentali, che si ha nei confronti dei popoli orientali, cioè di credere che comunque l'occidentale sia migliore a prescindere, anche quando viene a contatto con un paese straniero,che abbia il diritto di sentirsi al di sopra delle regole e degli usi e costumi. Penso sia questo il punto cardine che ha fatto strocere il naso ai giapponesi. Il film non ha voluto analizzare la loro società, non è un documentario su come si vive nel paese del Sol Levante o di denuncia, ha fatto un rapido escursus per dare l'occasione di capire in che parte del mondo si sviluppa la vicenda ,è un film che parla di solitudine, di amore/amicizia, i protagonisti sarebbero stati uguali anche in Europa o in America, non avrebbe cambiato nulla nella loro situazione, l'ambientazione giapponese si è scelta forse per dare la possibilità ai personaggi di guardarsi dentro,in un ambiente a loro non familiare, e vedere con i propri occhi ciò di cui hanno bisogno sia loro che il resto delle persone in generale.

giovedì 7 gennaio 2010

BENTORNATO MR.D.

E' stata dura, ma alla fine sono riuscito a tornare a casa! ancora non è tutto come dovrebbe essere, mancano molte cose essenziali, ma posso dire che ormai l'arrivo è quasi vicino. Sono riuscito a staccarmi da quel posto, che mi ha consumato a poco a poco l' anima è quella di chi mi ha accompagnato in questo cammino tortuoso, ostico e faticoso. La strada che mi si presenta davanti, non è certo più semplice di quella che mi sono lasciato alle spalle, ma finalmente sono un luogo a me familiare,dove ho passato tutta la mia vita e dove sicuramente la finirò,sono di nuovo a casa!

COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...