venerdì 30 dicembre 2016

NEL MONDO ESISTE TROPPA VIOLENZA

Stamane, mentre ero in ospedale per la visita del mio piccolino, ho ricevuto un messaggio da mia madre che è solita fornirmi notizie sconvolgenti; anche oggi ha mantenuto fede al suo obiettivo. Purtroppo però questa volta l'avvenimento catastrofico riguarda la mia famiglia. Mi ha detto che un mio cugino di Napoli è stato aggredito a scopo di rapina ieri mattina all'alba. Le dinamiche ancora non sono chiare dato che le condizioni di mio cugino sono gravi, per cui, non ha ancora potuto spiegare com'è andata la situazione, ma nonostante ciò, non è in pericolo di vita anche dopo essergli state inferte ben sette coltellate.
Quando ho letto il suo messaggio con tanto di foto allegata, sono rimasto esterrefatto dalla brutalità con la quale ha subito una squallida rapina, e che per poco non ci lasciava la pelle solo per un portafogli e un cellulare.
Cioè, siamo arrivati a questo?
Si può arrivare ad uccidere per così poco?
A quanto pare sì.
Per fortuna a quell'ora è passato di lì un altro ragazzo che ha soccorso mio cugino e per questo, hanno riservato anche a costui due coltellate all'inguine, solo per aver difeso un ragazzino di appena ventidue anni.
Come si suol dire, la vita è proprio beffarda a volte. Mio cugino si trovava a Napoli per le feste natalizie dato che sono anni ormai che studia in Canada, dove con molta probabilità una situazione del genere è ben lontana dall'essere quotidiana, ma il caso ha voluto che dovesse essere lui la vittima quella mattina e così è stato.
Per riuscire ad elaborare la faccenda ho bisogno di poterla scrivere sennò continuo a pensarci e ripensarci all'infinito, poiché proietto su di me una situazione analoga, mettendomi nei panni dei miei zii e conseguentemente, morire di paura e dispiacere per un figlio finito male.
Odio la natura vile umana, capace di compiere efferatezze per futili motivi ma quello che detesto ancor di più sono le persone come queste bestie che la passano sempre liscia a scapito della vita di un innocente.
Perché non c'è mai giustizia per quelli che subiscono i disagi esistenziali di personaggi senza scrupoli?
Perché si arriva a questo?
Spero che mio cugino si riprenda in fretta, dimentichi questa pessima storia (pur essendo difficile visto che si porterà le cicatrici addosso) ritorni a studiare in Canada e che non metta più piede in questo paese in cui non esiste il rispetto per nessuno, per primi i più deboli.

https://plus.google.com/108020230926412104970/posts/dbkZKMSTKuJ


giovedì 29 dicembre 2016

E' NATO! ED E' SOLO L'INIZIO

La notte trascorsa tra Natale e Santo Stefano c'è stato qualcosa di strano nell'aria, come è stato dimostrato dall'arresto del ladro sotto casa intorno alle due del mattino.
Nel frattempo mi moglie stava maturando dentro di sé l'effettiva voglia di partorire e alle 5.30 del mattino ci siamo precipitati in ospedale arrivando alle 6.00 precise, nemmeno avessimo un appuntamento con l'ostetrica. Ebbene, dopo aver sbrigato la burocrazia ospedaliera e la visita preventiva, dopo nemmeno venti minuti di sala parto è arrivato il nostro quarto pargoletto.
L'emozione in questi casi è difficile da trattenere e come ogni volta, sono precipitato in una valle di lacrime; lo so, sono un tenerone, ma che ci posso fare è la mia natura!
Il nostro piccolo mostriciattolo è stato bravissimo tant'è che la sua mamma (a detta sua) ha sentito la metà del dolore del suo fratellino maggiore. Io ho provato la stessa agitazione di sempre, visto che da spettatore il papà può fare ben poco, per cui, mi sono agitato come se avessi le formiche addosso. Per fortuna che è stato un parto rapido, altrimenti mia moglie mi avrebbe mandato fuori dalla sala come la prima volta. Va beh dai, in questi nove anni trascorsi e quattro parti visti, credo di essere migliorato, comunque sta di fatto che il piccolino e la mamma sono stati eccezionali.
A differenza degli altri due maschietti prima di lui, il suo peso alla nascita è stato inferiore, come dire, noi che siamo abituati a dei pesi massimi, il mamrocchietto si è presentato con un 3, 910; poco più di sua sorella. Oh mamma, ma quanti siamo in questa famiglia?
Tralascio i due giorni che ho trascorso con i miei figli a casa, perché è necessario un post dedicato a questo argomento, sta di fatto che dal 26 dicembre 2016 la famiglia Mr D ha un nuovo elemento in casa ed è solo l'inizio...



domenica 25 dicembre 2016

VERSO LO SCADERE DEL TERMINE

Siamo agli sgoccioli, il nostro quarto piccolino comincia a farsi sentire e direi che è inevitabile, ma anche molto emozionante, nonostante abbiamo già vissuto per tre volte questo momento. Oddio, in verità ogni parto è stato sempre diverso, perciò è un po' come essere per la prima volta alla prese con l'arrivo di un figlio.
Quello che differenzia questa nascita dalle altre sta nel fattore organizzativo, avendo tre pargoletti in casa è sicuramente più complicata la gestione dell'imprevisto rispetto ad una prima nascita, per cui dobbiamo sperare che il prossimo bimbo non si voglia far conoscere di notte, come è avvenuto per i suoi fratelli, poiché dovremmo smuovere mari e monti per un babysitting notturno e non è semplice. Però ci ingegneremo come abbiamo sempre fatto.
La mia dolce mogliettina sente qualche avvisaglia e dato che domani scadrebbe il termine, abbiamo le antenne puntate come le formiche in vista di un picnic.
Sarebbe fantastico poter chiudere questo 2016 in bellezza e quale avvenimento migliore se non l'arrivo di un pargoletto?
Certo, poi una volta arrivato in casa dobbiamo tenere conto delle reazioni di quello che ora è il più piccino, chissà come la prenderà il suo upgrade a fratello maggiore...
Se dovesse reagire come sua sorella quando è arrivato il secondo fratellino saremo a cavallo, ma qualcosa mi dice che non saremo così fortunati. Va beh, la convivenza poi si aggiusta con il tempo e sono sicuro che diverranno una cosa sola come è stato per i miei primi due; almeno lo spero.
Comunque ora ci dobbiamo concentrare sul suo arrivo e spero che non si faccia attendere molto, dato che a quanto pare lo stanno aspettando più persone di quanto non credessi.
Eh già, la nostra attesa è ormai di dominio pubblico, forse perché in qualche modo costituiamo una rivelazione familiare non più così comune come un tempo e le persone ne sono incuriosite, o forse perché la gente non vede l'ora di vederci alla prese con quattro bambini e tutti gli scleri che ne possono derivare. Non saprei quale delle due opzioni sia la più vicina alla realtà, perché in fondo la gente è matta, come diceva Mia Martini, di conseguenza ci si può aspettare di tutto.
Tralasciando questo particolare, vorrei dire al mio quarto figlio questo:
"Ehi, piccolino. Quando ti sentirai pronto ad uscire noi saremo qui ad accoglierti a braccia aperte. E se dovessi nutrire qualche dubbio a riguardo, sappi che la tua famiglia già ti ama, quindi non temere saremo pronti a vivere insieme a te questa fantastica avventura."
Ciao da papà.




sabato 24 dicembre 2016

LE VACANZE NATALIZIE

Da quando lavoro, dove lavoro, nel periodo natalizio non ho mai chiesto le ferie, cioè ho lavorato sia a Natale che a capodanno e per l'epifania, non necessariamente in tutte e tre le festività, ma è capitato che facessi anche l'en plein. Quest'anno mi sono preso qualche giorno di riposo in vista dell'arrivo del piccolino, cogliendo anche l'occasione di stare un po' con la mia famiglia.
Idealmente trascorrere del tempo con i propri figli e la moglie è ciò che uno auspica, specie in questo periodo e anch'io non sono esente da tale desiderio, ma poi all'atto pratico diventa tutto diverso da come ce lo si aspetta.
Ieri è stato il primo giorno di ferie e da quando ho aperto gli occhi alla mattina, ho ritenuto fosse più salutare e umano, prendere i nostri doveri con una certa dose di calma e tranquillità. Peccato che non tutti siano stati della mia stessa idea, per primi i miei figli.
Restare in casa ad oziare liberamente penso sia l'atteggiamento più deleterio per loro in quanto si annoiano a morte, litigano e fanno diventare matti noi genitori. Chiaramente quando in casa si respira un'aria tesa anche i rapporti tra moglie e marito si increspano e alla fine si arriva a discutere per qualsiasi motivo. Per evitare che questo accada, bisogna organizzare ogni minuto della giornata il che comporta un dispendio di soldi e di energie. Lo si potrebbe paragonare a tutti gli effetti un altro lavoro di conseguenza, vengono mal accettate le risorse spese per riuscire a non impazzire.
Finisce sempre così, che in un modo o nell'altro si torna ad adottare la stessa linea guida, ovvero, mettersi contro ogni volontà a fare i compiti. Così è stato.
Dopo una mattina ed un pomeriggio reclusi in casa, arriva il momento in cui è vitale respirare dell'aria fresca, perciò un'incursione ai giardinetti è risultato indispensabile anche se di fatto, di bambini con cui giocare non ce ne sono, i giochi presenti sono bagnati e il clima non è favorevole per passare il tempo in allegria. Nonostante tutto trascorrere un'oretta fuori casa è sempre la soluzione migliore; certo, non è come starsene in panciolle a pensare: quant'è bello spassarsela senza muovere un dito, ma in questo modo si riesce a mantenere salda l'integrità familiare ed è sicuramente il miglior regalo di Natale per ognuno di noi.


mercoledì 21 dicembre 2016

BELIVE IN YOUR SELFIE

Sono tornato da un paio d'ore dalla visita a termine programmata per mia moglie in ospedale. Al di là del fatto che abbiamo aspettato una vita e intrattenuto anche il piccolino (ancora per poco) di casa in tutti i modi possibili, ho fatto degli incontri piuttosto bizzarri, come spesso accade quando in uno spazio ristretto ci sono molte persone. Tra queste c'è stata una tizia parecchio trendy, pur essendo vestita casual, forse meglio dire comoda, dato che anche lei era lì per lo stesso motivo della mia dolce metà, però il suo abbigliamento non era di quelli "metto-la-prima-cosa-che-trovo-nell'armadio" si vedeva che era stato scelto secondo uno stile ben preciso; uno di quelli alla Maria De Filippi per intenderci. Non appena costei si è piazzata accanto a mia moglie, ha tirato fuori il suo smartphone grosso come lo schermo della TV dell'accettazione al piano terra e si spara una serie di selfie, così, senza motivo. Noi siamo rimasti sbigottiti, viste poi le facce che ha fatto per trovare la posa giusta. Ma tra tutti i posti dove uno si può fare una foto del genere, l'ospedale penso sia l'ultimo della lista. Che senso ha fare una cosa così stupida?
Non è finita qui, nei restanti minuti dopo il suo servizio fotografico, non contenta del suo maquillage, ha tirato fuori dalla borsetta, la cipria, la matita per gli occhi e il fondotinta ed ha cominciato a risistemarsi come se stesse per incontrare chissà chi. L'unica che l'attendeva all'interno dello studio era una dottoressa che vederla tutta bella agghindata, non le sarà passato nemmeno per l'anticamera del cervello.
A quel punto mi sono messo a ridere a denti stretti ed ho chiesto a mia moglie se secondo lei una tizia di questo genere è più frivola o insicura di se stessa.
Davvero faccio fatica a comprendere il senso di un atteggiamento totalmente fuori luogo, come quello della tipa sciccosa.
Forse io sono troppo severo con le persone, però dai c'è luogo e luogo per fare tutto; l'ospedale con tante mamme stanche, magari non proprio in ordine come vorrebbero, mi sembra un atteggiamento molto stupido.
Vorrà dire che quando costei partorirà, la prima cosa che farà sarà sparaflashare il figlio/a con un bel selfie madre/bimbo e postarlo su Instagram, perché queste sono le nuove priorità dei tempi correnti.
Bella roba...


martedì 20 dicembre 2016

POSTA, SPEDIZIONI E CONSEGNE

In questo periodo di grandi acquisti, molte persone come me scelgono di comprare i regali su internet; perché è più comodo: cerchi, scegli, acquisti; perché è più rapido: nessuna fila in cassa, arriva direttamente a casa; perché a volte è più conveniente che non nei negozi.
Questo vale solo le cose vanno per il verso giusto, ma si sa, spesso il risultato cambia non appena ci proponiamo dei programmi da seguire. Come è capitato a me.
Chi si occupa dei regali è mia moglie, lei è brava in queste cose tanto che riesce a fare tutto senza problemi, anzi, addirittura trovi gli articoli che servono come niente fosse; di fatti il problema non è lei, bensì, l'organizzazione delle spedizioni.
I corrieri e le poste, dovrebbero in qualche maniera avere dei programmi che facilitino l'acquirente nel recapito degli acquisti, cioè, sicuramente ce l'hanno, ma fanno molta fatica a seguirli a dovere.
Mi spiego:
qualche giorno fa, era prevista la consegna di uno dei pacchi destinati ai nostri figli; dopo l'acquisto ci arriva una mail con la data di consegna ed il corriere interessato; perfetto, tutto come da manuale. Peccato che il pacco sia arrivato con un giorno d'anticipo senza essere avvisati.Quindi il corriere è passato con nonchalant, ha suonato il citofono ma non trovando nessuno in casa, se n'è andato con la stessa noncahant con la quale è arrivato. D'altronde se l'aspetto per un altro giorno già stabilito è normale non trovare nessuno che apra il portone. Ma a loro a quanto pare non importa. Siamo andati a verificare sul sito del corriere quando sarebbe ritornato e da quel momento in poi siamo rimasti a casa tipo arresti domiciliari.
Per ovviare a questo disguido mia moglie ha scelto l'opzione della consegna in posta, che sembra apparentemente più semplice e ribadisco sembra.
Dopo aver ricevuto la mail della consegna di alcuni pacchi, mi sono recato alla posta dove mi attendevano i regali. Ho preso il biglietto (tralascio le solite bagarre delle persone con gli sportellisti) e chiedo dei miei tre pacchi. La tizia che mi ha servito era una sciura che si era appena preso un paio di insulti da una affianco a me, comunque molto stizzita mi dice che non ci sono tre pacchi ma solo due. Io gentilmente le ho fatto notare che avevo una mail di conferma dell'avvenuta consegna proprio in quella posta. Non l'avessi mai fatto. La signora molto sgarbatamente mi ha detto di chiamare il numero verde della posta e di sbrigarmela con loro.
Stessa solfa, ho cercato il pacco con un corriere diverso da quello precedente, mi conferma che la posta è quella dove mi sono recato poco prima, ma poi mia moglie nota che in un'altra finestra appare una posta differente: quella della stazione centrale.
Il motivo per il quale solo quest'ultimo pacco sia andato a finire lì è ignoto, comunque, mi sono fatto coraggio e mi sono precipitato in stazione.
Data l'ora in cui mi ero mosso, ho creduto a torto, di non dover affrontare file enormi, ma appena ho staccato il numerino "dall'affare sputa biglietti", ha notato l'attesa interminabile di 20 persone prima di me. La fortuna ha voluto che mi cadesse l'occhio sopra un bigliettino con due numeri dopo quello che stavano servendo, ho tentennato un po' per i rimorsi di coscienza ma poi mi sono detto chissenefrega.
Lo sportellista nel momento in cui mi sono presentato aveva già cambiato il numero da servire, io ho fatto un poi la lagna e mi ha servito in maniera del tutto contrariata. Trovandomi lì di fronte, gli ho dovuto spiegare la situazione e ripeterla ben tre volte prima che capisse il mio problema. Alla terza volta che cercavo di trovare le parole più semplici per farmi capire mi ha chiesto:
"Ma il pacco dov'è?"
Io trattenendomi dal fargli del male, ho risposto che dovrebbe essere dietro di lui.
Così in effetti è stato.
La questione verte sul: ma perché in questi posti di lavoro gli sbagli degli impiegati o dei corrieri, rimangono impuniti? Nel senso che per ovviare ai loro errori, noi clienti siamo costretti a fare tutto ciò che non viene eseguito da chi viene pagato per farlo.
Mia moglie sostiene che la troppa indulgenza, o cortesia, viene sopraffatta da chi se ne frega del mal operato e per ciò rimane sempre impunito.
Che dire, ha ragione come sempre d'altronde, però ci sarà un momento in cui le persone pacate e tranquille verranno premiate.
Sono ancora in attesa di quel momento.


lunedì 19 dicembre 2016

DOPO IL GRANDE EVENTO

Ieri sera c'è stato il concerto dei Twenty Euro For Love al centro sociale Ponte della Ghisolfa, come al solito mi sono divertito parecchio, nonostante avessi un orecchio teso verso il telefono con l'ansia che mia moglie mi chiamasse per dirmi che era pronta al parto. Attenzione, non sono un padre degenere che lascia la moglie nel momento bisogno, mancano ancora un po'di giorni all'effettivo termine però, conoscendo i miei polli, ogni instante potrebbe essere quello decisivo; per cui...
Nel corso della serata ciò che non si è fatto mancare è stato il freddo gelido, colpendo senza pietà le mani di noi musicisti in tutta la sua forza pungente per l'intera la durata del live e ben oltre.
In effetti suonare in inverno ha questo lato fastidioso che va ad incidere negativamente sulla performance musicale, specialmente se il locale non ha a disposizione un impianto di riscaldamento efficace.
Va beh, poco male, questo fattore non è andato ad impattare poi molto sulla nostra esibizione, anche se ogni tanto qualcosa di poco fluido lo si è dovuto alle dita congelate.
La serata in sé non la si può definire un evento da annoverare tra quelli più cool del 2016, a dire il vero, oltre alle band sotto il palco in attesa del proprio turno, di spettatori propriamente detti non ce ne sono stati tanti, oddio, meglio specificare che c'erano pochissime persone e basta, eppure i nostri più affettuosi fan sono comunque accorsi per vedere la nostra mezz'ora di show nonostante il clima rigido e la poca propaganda dello spettacolo.
E' qui che verte la situazione di ieri sera: la poca affluenza di gente.
Credo che si dovesse necessariamente parlare di responsabilità di quanto è avvenuto ieri, la si dovrebbe ricondurre al locale, in quanto spetterebbe a chi gestisce l'organizzazione dell'evento di promuovere e reclamare la serata per richiamare quanti più spettatori possibili, anche solamente per il loro tornaconto; non tanto alle band che il loro lavoro lo fanno esibendosi e ovviamente comunicando agli amici di partecipare, (la maggior parte delle volte), come supporto morale e non per avere un contributo monetario.
I locali spesso delegano ai gruppi l'onere di sbattersi per far accorrere quante più persone anche se, come ho appena scritto, alle band emergenti non arriva un centesimo a differenza del locale che per quanto possa andargli male, ha comunque un introito dovuto alla vendita di alcolici e quant'altro. Non è giusto, eppure va sempre a finire in questo modo.
Il locale dovrebbe avere una specie di clientela fissa al di là delle proposte di quella specifica serata, come dire, se il posto funziona perché essendo attivo e presente sulla scena, ha spesso un ricambio di eventi ai quali la gente si affida. Le band che si esibiscono troveranno un pubblico che va oltre alla cerchia di amici, è così nascono i gruppi che si fanno un nome ed è in questo modo, che un locale diventa un'istituzione.
Per esempio, il CBGB's è stato un locale fondamentale per il punk nel corso di quasi trent'anni di vita e non il contrario. Ma si sa, all'estero le cose funzionano in maniera più costruttiva, nel senso che le band emergenti vengono considerate a tutti gli effetti come una possibilità sulla quale puntare e non un peso morto.
A parte tutto questo, ribadisco che mi è piaciuto suonare ieri sera anche se di fronte a quattro gatti, poiché fa sempre bene mettersi alla prova con gente che non si conosce, forma il carattere tanto quanto un dojo di karate.
Prima o poi il nome dei Twenty Euro For Love circolerà ovunque e allora nessuno sarà più giustificato a non prenderci sul serio, neppure il più fighetto dei locali milanesi.
Io ci scommetto.


mercoledì 14 dicembre 2016

NARCOLETTICO, IO?

Nel corso della mia vita ho attraversato diverse fasi: l'inappetenza (sembra strano, ma è così) la fame insaziabile (questo è più credibile) l'insonnia e da qualche tempo a questa parte, mi sembra di essere diventato pure narcolettico.
In effetti, lavorando di notte, mi sento sempre in debito con il sonno ma questo non è mai stato un problema per me, anche le poche ore di riposo non hanno mai costituito un disagio, anzi, dormire poco mi rendeva più attivo, invece ora le cose sono cambiate. Al risveglio sento il bisogno di dormire ancora, durante la mattina poi, mi si appesantiscono gli occhi e dopo mangiato faccio fatica a restare sveglio. Inframmezzato qua e là, ci aggiungo anche quei minuti passati sul divano, ebbene, appena mi ci appoggio il sonno comincia ad impadronirsi di me, quasi come se avessi passato la notte in bianco. La cosa ha dell'incredibile, tenendo pure conto del fatto che da tre mesi circa a lavoro mi hanno tolto un turno di notte, per cui in teoria, tutta questa sonnolenza non dovrei sentirla.
Sarà che il tempo che dedico al sonno notturno non supera mai le sei ore; ok, ci sta un po' di défaillance mattutina ma qui si rasente la patologia.
Non ho mai avuto la necessità di dormire tanto, per di più, non mai apprezzato il riposo in quanto tale, a dire il vero, ho sempre ritenuto una perdita di tempo restare nel letto a crogiolarmi tra le coperte. Anche in questo periodo penso la stessa cosa, ma il fisico richiama una certa dose quotidiana di relax, o se non è proprio relax, almeno un paio di minuti di stop.
In effetti non riesco mai a dormire in maniera profonda, cioè, quando perdo i sensi sul divano resto al massimo una mezz'ora e non di più, poiché se dovessi dormire un'ora abbondante mi sveglierei con un mal di testa da spezzarmi il cranio. Lo so perché le rare volte che è capitato che dormissi per più tempo del dovuto, al risveglio mi martellava in testa un picchio infervorato.
Tempo fa, un mio ex collega mi ha spiegato che il tempo necessario al risposo lo detta il corpo, non le convenzioni, cioè, dormire tanto, tipo le classiche otto ore notturne, non è detto che facciano bene a chi non necessita di stare nel letto tutto quel tempo. Io ho sempre ritenuto di appartenere a quella categoria di persone, proprio perché quando mi sveglio tardi la domenica mattina mi sento uno zombie. In mio soccorso comunque ci sono i miei gatti, che pure l'ultimo giorno della settimana grattano la porta alle 7.00 in punto.
In definitiva resto lo stesso una persona alla quale non piace molto dormire, ma con il passare degli anni, il mio fisico sta invecchiando e sente di aver dormito poco finora.
Cosa posso farci?
Che pizza a furia di scrivere, mi è venuto pure sonno.



lunedì 12 dicembre 2016

IL PUNTO DEBOLE DEL DENARO

Ieri sera mia moglie mi ha comunicato una notizia che mi ha sconvolto parecchio. Non è una cosa che interessa direttamente la nostra famiglia, è qualcosa di più estraneo soprattutto per me, eppure mi sento in qualche maniera coinvolto anche se, a conti fatti, non dovrei.
Quel che è successo non lo racconterò per rispetto di chi sta vivendo sulla propria pelle questo dramma, invece quello su cui vorrei riflettere è quanto sia facile perdere il controllo della situazione e delle vicende che interferiscono con una vita tranquilla.
Se parto da questa frase fatta, ossia, "i soldi non fanno la felicità", automaticamente ho risolto la maggior parte dei quesiti che mi vengono in mente, se ripenso a quanto è accaduto poche settimane fa, però la riflessione ha bisogno di essere più approfondita.
Le persone che hanno una missione nella vita, per missione intendo anche solo sopravvivere o mantenersi a galla, in un modo o nell'altro cercano di trovare il bello nelle piccole cose; ovviamente se sono persone intelligenti. Mentre chi ha una strada ben spianata davanti a sé, paradossalmente perde rapidamente la retta via.
Il motivo penso sia, che se non si lotta abbastanza si diventa vulnerabili alle tentazioni e facili prede delle debolezze. Se si cresce con grandi possibilità economiche, non ci sono gli stimoli per progredire in maniera sana, se si esaudiscono tutti i i desideri ancor prima che questi possano essere sentiti come tali, si perde l'interesse ad ogni cosa.
E' vero che "anche i ricchi piangono" e molto spesso lo fanno di più delle persone normali, in maniera molto diversa sia chiaro, però chi sa godere delle piccole cose che la vita offre, piange un po' di meno.
Ho avuto una mia professoressa che faceva parte di una casata nobiliare toscana, e si arrabbiava a morte quando noi studenti protestavamo contro la ricca classe dirigente; perché, a detta sua, veniva classificata come cattiva, mentre i poveri venivano considerati sempre i più buoni.
Be' in effetti la stragrande maggioranza della letteratura del passato, nonché i testi storici hanno dimostrato che i i ricchi potevano aver avuto dalla vita grandi possibilità e fatto opere maestose, ma in fatto di umanità hanno sempre peccato, ed è ciò che ricollego a quanto è capitato qualche settimana fa.
Posso concludere dicendo che i troppi soldi appesantiscono il cuore.


sabato 10 dicembre 2016

IL SALE ROSA DELL'HIMALAYA

Un paio di anni fa, mia moglie mi disse che per permettere agli ioni positivi di librarsi felicemente in casa, c'era bisogno di una candela ed un blocco di sale rosa dell'Himalaya. Il procedimento avviene in questa semplice maniera:

  1. Acquistare un "blocco di sale rosa dell'Himalaya" da un paio di chili con un foro in centro (quelli che si usano nei maneggi per permettere al cavallo di darci una leccatina ogni tanto)
  2. Prendere una candela bassa (come quelli che usano nelle chiese...oddio ho detto chiese)
  3. Infilare la candela accesa dento il foro del blocco di sale.
L'utilizzo corretto voleva che questo marchingegno artigianale, fosse posto in casa a mo' di lampada, in tal modo gli ioni, se non che le particelle di iodio salino, potessero aleggiare in aria purificandola e farci stare tutti bene e in salute. Penso che a grandi linee l'idea fosse questa.
Purtroppo però, non è mai stato attuato il procedimento che avrebbe permesso a tutti noi di respirare le proprietà del sale in casa, aggiungendo anche un tocco di classe al nostro salotto; ora mi sfugge il motivo per cui mia moglie non ha più voluto seguire questa filosofia, sta di fatto, che ho ben tre "blocchi di sale rosa dell'Himalya" da 2,5 kg in casa dei quali non mi interessa minimamente nulla.
Tra l'altro comprare questi "blocchi di sale rosa dell'Himalaya" non è stato semplice, poiché siamo dovuti andare in un Decathlon di un paese sconosciuto, (ovvero l'unico che aveva aggeggi per cavalli),  in una mattina d'inverno e percorrere svariati chilometri prima di mettervi piede.
I nostri simpatici "blocchi di sale rosa dell'Himlaya" prima di essere stati reclusi in un angolo remoto dell'armadio, hanno fatto il giro della casa. Me li sono ritrovati dappertutto, ovunque mi girassi trovavo i minerali posizionati nei posti più scomodi: sulla libraria, sul comodino, sopra la credenza, in cucina e se non ricordo male, pure in bagno.
Ebbene, scrivo questo post non tanto per lamentarmi dei fantastici "blocchi di sale rosa dell'Himalya" anche perché sono spariti dalla nostra vista, ma per segnalare a chi possiede un equino di fattezze medio-giganti, che ho sette chili e mezzo di "blocchi di sale rosa dell'Himalya che potrei vendere senza alcun problema.
Per convincere il potenziale cliente posso aggiungere che:
 i "blocchi di sale rosa dell'Himalaya" sono molto utili alle vie respiratorie, soprattutto se all'interno del foro presente, ci si infila una piccola candela accesa. Lo iodio di cui è composto aiuta chi ha dei problemi come l'asma, sinusite, rinite allergica, di poter respirare meglio.
Ve lo giuro, me l'ha detto mia moglie.


giovedì 8 dicembre 2016

OKLAHOMA 2015

Qualche giorno fa, mentre ero in attesa che il mio capo arrivasse all'appuntamento per la visione di un ufficio, ho involontariamente ascoltato la conversazione telefonica di una tizia che molto probabilmente parlava con una sua amica del suo ex, ma non in toni sanguinolenti, da quello che ho percepito ne parlava con un tono malinconico, dopo aver sbirciato il suo profilo Facebook; addio privacy, dannati social network.
Questo mi ha dato l'ispirazione per il breve racconto che scriverò qui di seguito, perché come dicono i grandi scrittori: l'ispirazione per una storia può arrivare dalla propria vita ma anche da quella degli altri, che dopo averla elaborata, diventa inevitabilmente la nostra.

E' da molto tempo che non sento quella canzone ed è avvenuto in un momento in cui meno mi sarei aspettato di sentirla; qui all'aeroporto in attesa del volo, una bambina accanto a me ne sta intonando la prima strofa e da lì mi sono piombati addosso una tonnellata di ricordi. Per quanto la dica a bassa voce, sono comunque riuscito a riconoscerla, complici anche i suoi auricolari da dove parte la melodia inconfondibile. E' la stessa di quel momento ne sono certo, ma se anche non fosse quella, comunque il flusso di pensieri si è attivato per arrivare fino a lei.
Così preso dalla mia vita, non mi sono accorto dei tanti anni trascorsi dall'addio fino ad oggi. Facendo un rapido calcolo saranno passati almeno vent'anni.
Così tanti?
E' una bella porzione di vita, in mezzo ci sono le nostre rispettive avventure con tutto quello che ci ha resi ogni giorno più distanti.
E' passato così tanto tempo dal primo bacio da aver persino sbiadito l'immagine del suo viso, tutti quei particolari che la rendevano unica sono scivolati via, ora è solo un volto tra tutti quelli che ho visto nel corso dei miei anni.
Sarebbe curioso sapere com'è ora, se è rimasta quella di sempre oppure è cambiata tanto da non riconoscerla. L'espediente per venire a conoscenza del suo presente è un po' alla portata di tutti, basta andare su qualche social network ed il gioco è fatto.
Ma perché?
Che senso avrebbe?
Forse perché mi sto per imbarcare su un volo che mi porterà dall'altra parte del mondo e stravolgerà tutti gli eventi futuri, quindi questo è un po' un resoconto di tutto il mio passato; oddio, solo una parte in verità.
D'accordo, posso anche dare un'occhiata al suo profilo social, per ammazzare un po' il tempo, tanto prima di prendere l'aereo che mi porterà in Oklahoma ci vogliono altre quattro ore; che male potrà mai fare.
Per quanto sia semplice arrivare alle persone che esibiscono i propri fatti, alcuni camuffano il nome secondo un criterio tutto loro, esattamente come lo è per lei, anche mettendo il suo nome non riesco a trovarla. Per aggirare l'ostacolo bastare andare sui profili degli amici che sono in contatto e... eccola qui.
Oddio, com'è cambiata. Sembra davvero un'altra persona, qui non c'è più traccia della ragazza che conoscevo una volta. E' diventata una donna. Ok, non è peggiorata, anzi, per niente, ma se dovessi pensare di stare con lei ora sarebbe impensabile. Non rispecchia i miei canoni attuali.
Nelle foto vedo un sacco di paesi esteri, ha viaggiato molto con suo marito, che fortuna. Mi fa pensare che faccia un bel lavoro, ben retribuito, che possa dare modo di trascorrere una vita serena. Sono contento per lei.
Non è del tutto vero.
Chissà per quale motivo sento un senso di sfida nei miei confronti, come se queste foto fossero un affronto diretto a me. Come se volesse dirmi che è riuscita ad avere successo e per questo me lo spiattella in faccia con una tale sfrontatezza da risultare persino esagerata. Forse sì, in questo la riconosco.
Perché sto rosicando? Sento di aver ancora qualcosa di irrisolto, di avere chiuso una relazione con del rancore, del risentimento? E magari lei crede le stesse cose?
Ma che vado a pensare, non ci vediamo da vent'anni figuriamoci se va a pensare a me. Ha la sua vita come tutti e anche qualche gatta da pelare; ne sono certo.
I viaggi, i posti esotici, le persone che vedo assieme a lei in queste foto possono essere il risultato di un milione di combinazioni di cui io non conosco niente.
Credo che la cosa mi infastidisca perché io non ho nulla dello stesso calibro da mostrare al mondo digitale. Innanzitutto perché non ho alcun profilo social; secondo, la mia vita non è così avventurosa come credo si la sua.
Invidia?
Non saprei, non credo. Forse è solo una specie di rivincita che vorrei aver voluto portare a termine.
Perché è lei ad avermi lasciato un ventennio fa?
Può darsi, e sapere che se la passa meglio di me non mi rallegra.
Io ho così tanti casini da risolvere che già essere rimasto integro mentalmente devo considerarlo un traguardo.
Non vedo suo marito nelle foto, eppure so benissimo chi è. Qui non c'è traccia. Si vede solo un tizio che credo sia un amico.
Ok, in questa immagine si evince siano più che amici.
Hai capito, allora vuol dire che ha divorziato. Perfetto, la vita non è stata poi così rosea nemmeno per lei.
Bene, uno a uno, palla al centro.
Non sono minimamente geloso, lo dico a me stesso perché è la verità.
E' davvero la verità?
Ma certo!
Il nostro è stato un amore lontano, quello che avviene tra due ragazzi giovani che scherzano un po' con l'amore. Sì, esatto. Il nostro amore è stato un gioco.
Sono sicuro che ogni persona al mondo si chiede se un ex ogni tanto ripensa alla relazione terminata.
Io personalmente non più, eppure, mi capita di pensare se anche a lei viene in mente lo stesso mio quesito, questo naturalmente si traduce che io penso a lei.
Francamente non ne capisco il motivo, in effetti non è stata poi questa grande storia d'amore. Sarà stata una storia intensa, questo sì, però non la posso reputare così importante.
Va beh, ora che ho sbirciato nella sua vita come devo sentirmi?
Soddisfatto per lei?
Arrabbiato?
Sconfitto?
Basta, non pensiamoci più. Da ora in poi la mia vita farà un grosso balzo in avanti. Vivrò in Oklahoma a fare quello che ho sempre desiderato fare.
Ti saluto cara mia ex, penso non ci vedremo mai più, però conserverò il ricordo dentro di me con affetto, come spero faccia anche tu.
Un momento.
Non ci posso credere.
Dalle informazioni del suo profilo, vedo che vive in Oklahoma!
Ma che sfiga!
Dai, questo è davvero la vita che si rende beffarda ogni anno di più.
Quante probabilità ci sono che due persone conosciutesi vent'anni fa, vadano a vivere nello stesso paese situato a migliaia di chilometri da dove si sono incontrati per la prima volta?
Forse solo una.
Come dire... la storia della mia vita.



lunedì 5 dicembre 2016

IL MOMENTO SI AVVICINA

Tra le tante cose che ci sono da fare durante il giorno, qualche volta capita che mi dimentichi che fra poco arriverà il mio quarto figlio. Avendone già tre fuori, di cui uno ancora piccolino, le attenzioni che si riservano per il prossimo nascituro passano leggermente al di sotto rispetto a quella del suo fratellino nato prima di lui. In effetti i figli nati dopo il primo ed il terzo, non ricevono le stesse attenzioni di quest'ultimi, ma mica perché si fanno delle preferenze; per carità, è soltanto una questione di gestione del piccolo predecessore, dato che non è facile gestire un bambino appena nato con uno di quasi due anni, e visto che questa situazione l'abbiamo già vissuta, sappiamo a cosa andiamo in contro. Non è che proprio me lo dimentico, sarebbe impossibile con quella panzona che si ritrova mia moglie, ma nonostante questo, ogni tanto perdo di vista l'obiettivo finale.
Ora manca davvero poco, anzi sarebbe meglio dire che ogni giorno potrebbe essere quello giusto, quindi non posso certo dimenticarmene del tutto,
Ehi, il tuo papà e i tuoi fratelli ti stanno aspettando, e la mamma non vede l'ora di tenerti tra le braccia, per cui sei nei nostri pensieri, non temere.


mercoledì 30 novembre 2016

TWENTY EURO FOR LOVE LIVE IN CONCERT AGAIN!!!

Il 17 dicembre c/o il Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa viale Monza 255 MI, si terrà un nuovo concerto dei Twenty Euro For Love.
Non è ancora in circolazione la locandina dell'evento ma presto sarà disponibile e circolerà sul web come se non ci fosse un domani, quindi tenetevi liberi e accorrete numerosi.

VENGHINO, VENGHINO SSIORR E SSIORI. RICCHI PREMI E COTILLONS!





lunedì 28 novembre 2016

LACRIMA




Per rabbia, per dolore,
per gioia, per amore.
Precipiti dagli occhi come gocce di pioggia, 
spinta dall'emozione che il viso sfoggia.
Rigando le guance tracci il tuo passaggio, 
come all'arrivo dopo un lungo viaggio.
Non c'è peso, non c'è consistenza
la separazione è leggera senza resistenza.
Vivi quell'attimo di passione 
abbandonando il sale con l'ultima espressione.
Straboccano i fiumi in piena dall'anima, 
piangendo i miei ricordi dentro una lacrima.



sabato 26 novembre 2016

IL RUMORE DEI PASSI

La mia cara amica svedese (Ikea) tra le tante cose che ha immesso e continua ad immette sul mercato,  ossia, oggetti tra i più svariati, tempo fa ha dato il compito a qualche designer della loro squadra di creare un paio di ciabatte che potessero essere economiche ma anche apprezzabili dal punto di vista estetico. Probabilmente tale figura lavorativa non è stata trovata, di conseguenza qualcun altro ha raccolto questo compito ingrato ed ha ideato le infradito a forma di squalo.
Penso che un paio di ciabatte brutte così siano difficili da trovare nel mondo, poiché hanno delle caratteristiche tecniche davvero inconsuete: la loro misura varia dal 43 al 91, intendo lo stesso paio, cioè, le possono indossare persone normali ma anche i giganti e come se non bastasse, ad ogni passo emettono un fastidioso suono agghiacciante. Il fattore sonoro è forse il più disturbante tra tutti gli elementi che contraddistinguono questo bel paio di infradito ed è quello che e a me personalmente causa più problemi.
Essendo io un lavoratore notturno, il mio ritorno a casa avviene spesso a notte inoltrata, il che comporta che le azioni abituali prima di andare a dormire, si svolgono quando tutti i miei familiari stanno già nella fase R.E.M. da un bel po'. Quindi dopo aver provveduto a mettere apposto i miei aggeggi, fatto la doccia e lavato i denti, arriva il momento in cui devo andare fisicamente a letto e portando ai piedi quelle ciabatte bizzarre, in tutta la casa mi si sente ciabattare come se stessi ballando il sirtaki. Mia moglie mi ripete ogni volta di buttarle via e di finire questo supplizio uditivo alle orecchie di chi riposa. Lo farei subito e me ne sbarazzerei senza pensarci due volte, se non che, le mie infradito sono le più comode mai indossate, nemmeno quelle della crocks possono eguagliare. Ora, mi viene da pensare che chi ha dovuto assumersi l'onere di creare queste calzature alla mano (sarebbe meglio dire al piede) forse forse, non aveva il minimo gusto estetico, però avesse grandi capacità nella scelta dei materiali da usare per compiere questo scempio, nonostante ciò gli conferiscono il premio di calzature estremamente comode. Per dare un'idea della fattezza delle ciabatte, potrei dire che sono simili a quelle di Gemon di Lupin III, oddio, quelle erano fatte di paglia e forse non centrano niente, però io quando le indosso mi sento un po' lui.
In definitiva sono leggere e morbide, hanno assunto esattamente la mie impronte, quindi si adattano in modo superlativo ai miei piedi stanchi.
In effetti sono orribili, però non ho ancora trovato un paio che possa sostituirli.
Non è detto che per la collezione 2016/2017 lo stesso personaggio che ha ideato questo paio di infradito, ne abbia creato un altro a forma di sogliola, oppure di nutria stirata da un camion, o a forma di deltaplano.
Dai, che alla fine lo sapete anche voi cari miei squali, avrete ancora lunga vita stando ai miei piedi. 😬






giovedì 24 novembre 2016

ODE ALLA DONNA AMATA

Quello che provo per lei è qualcosa che è radicato nell'amore ma riesce a scendere ancor più in profondità se è possibile.
Prima di arrivare ad amarla l'ho ammirata, come si fa con un'opera d'arte.
Quando ho cominciato a conoscerla ne sono rimasto affascinato, per la semplicità con la quale mi spiegava il suo essere piacevolmente complicata. Mi ha confidato le sue paure, le sue ansie e tutto ciò che ha passato prima di conoscermi, sia nel bene, che nel male. E qualora qualcuno apre il proprio cuore, come ha fatto lei con me, ci si sente in dovere di proteggere chi si sta mettendo a nudo di fronte al giudizio o anche solo ad un'idea altrui. Non è una missione, è semplicemente la conseguenza dell'essersi perdutamente innamorato.
Pian piano mi ha rivelato il suo modo di vedere la vita e ho capito che per avere una visuale completa della mia, avevo necessariamente bisogno del suo punto di vista. Fino a quel momento ho vissuto dalla parte oscura della luna, e poi, magicamente mi si è accesa una luce, perché come una stella, lei era lì eppure non la vedevo, o forse non era il momento giusto per accorgermi del suo splendore.
Le sue parole, i suoi pensieri, l'intelligenza che ha dato prova di possedere senza che fosse in qualche maniera tenuta a dimostrarmi, mi aveva colto alla sprovvista, ma non perché non la ritenessi in grado; per carità, ma per  la sorpresa di essere stato chiamato a dovermi relazionare con lei, come se fossi stato insignito di un premio che non credevo di meritare, come se avessi tra le mani un bene talmente prezioso da preservare come un dono o un bene inestimabile; in poche parole, avevo l'onore di starle accanto e l'onere di non deluderla mai. Certo, una bella responsabilità, ma ogni attimo trascorso è stato ed è tutt'ora, come un tuffo rinvigorente in un mare fresco e rigenerante.
Quando abbiamo poi stabilito che le nostre strade non si sarebbero più separate, tutto ha assunto un altro senso, le cose avevano un altro sapore, persino le difficolta a cui siamo andati incontro non ci hanno mai abbattuto, anzi, hanno fatto in modo che il nostro rapporto ne uscisse più saldo e fortificato, forgiato da una nuova forza che comprendeva l'unione di due elementi e non più il singolo individuo. Siamo diventati una coppia, poi una squadra e dopo una famiglia ed il nostro tacito accordo di sorreggerci l'un l'altra, l'abbiamo addirittura ufficializzato in un luogo tanto lontano dai nostri abituali, quanto appartenente ad un passaggio della nostra storia, che simboleggia più di quanto noi stessi gli attribuiamo. E' stata un'azione dovuta ma al tempo stesso consequenziale, ovvero, il processo naturale delle cose.
Ho imparato a fidarmi ciecamente di una donna che rispetto più di ogni altra persona al mondo, non solo nelle questioni di cuore che è un elemento abbastanza scontato, ma ho riposto la mia fiducia nelle sue azioni e nei suoi pensieri; potrei guidare ad occhi chiusi e sarei certo di arrivare a destinazione sano e salvo perché sarebbe lei a guidarmi fino al traguardo. In effetti è davvero così che accade quando andiamo in giro in auto, però di questo ne parlerò in seguito, ora voglio solo dirle quanto le sono riconoscente per aver stabilito di trascorrere con me la sua vita, di aver deciso di mettere al mondo i nostri figli e quanto sia prezioso l'esempio che lei è per me.
Da ragazzo ero convinto che l'amore, quello vero, non esistesse; che fosse solo una storia inventata per scrivere poesie e canzoni. Poi mi è bastato rimanere imbottigliato nel traffico seduto accanto a lei per rendermi conto di quanto fossero errate le mie idee, di quanto avessi bisogno di dare tutto me stesso, anima e corpo, a colei che mi ha rapito totalmente il cuore ed il cervello, senza che nemmeno me ne accorgessi o che avessi fatto chissà quale ostico passaggio per venire a conoscenza della sua maestosità, mi è bastato guardarla per capire che non avrei avuto nessun'altra possibilità di salvezza se non amarla e se mi sento appagato e soddisfatto lo devo solo a lei.
Ogni giorno è buono per rendermi conto della sua bellezza, l'ho sempre pensato; ovvio, però c'è ogni volta qualcosa che non ho ancora scoperto del suo corpo, o che è mutato nel tempo migliorandosi, quasi come se avesse fatto un patto col diavolo per apparire ai miei occhi sempre stupenda. A volte mi fermo a guardarla per capire cosa adoro di lei, e non sto mentendo, quando dico che c'è sempre qualcosa che mi stupisce, che mi fa perdere la testa anche se sono dieci anni che stiamo insieme, ogni giorno mi lancia un pizzico della sua magia per restare stregato per i giorni successivi e via discorrendo. Tutto ciò che ha di bello dentro, è inevitabilmente manifestato anche fuori, entrambi gli elementi non potrebbero viaggiare separati, lei è così: perfetta. E' vero che la perfezione non esiste, cioè, ci hanno sempre detto questa frase, eppure non saprei definirla in maniera diversa, lei racchiude in sé tutto ciò di cui ho bisogno e non solo, ho persino il privilegio di avere anche di più.
Non ho altro modo per esprimere quanto provo, se non con queste parole scritte nero su bianco, così che, se a lei venisse voglia di sapere cosa provo anche quando non glielo dico apertamente, le basterebbe leggere cosa mi ha suggerito oggi il cuore.


domenica 20 novembre 2016

PRESTO CHE E' TARDI

Durante la settimana ho davvero un sacco di cose da fare, tra il lavoro ordinario e quello straordinario, o meglio, tra quello che vorrei abbandonare e quello che vorrei fosse il mio definitivo, mi ritrovo a dover gestire molteplici situazioni.
Potrebbe essere anche stimolante dal punto di vista lavorativo, anche se a dirla tutta, io il lavoro l'ho sempre scansato a dovere, invece ora ne ho tra le mani addirittura due! Però la cosa in effetti non mi dispiace. Certo; se nel mio lavoro di sempre non fossero diventati dei veri schiavisti, sarebbe ancora meglio, ma, come ho ribadito a più riprese, da un po' di tempo a questa parte stanno sbroccando e non mollano un attimo che sia uno, per cui sto diventando matto a stare dietro le loro bizze da bambini viziati. Dannazione così mi diventa tutto parecchio complicato, e questo non è un bene.
Ahimé, proprio nel momento in cui mi è apparsa l'opportunità di switchare, le cose si sono fatte assai complicate. Pazienza, vorrà dire che quando (e se me ne andrò) il boato che causerò sarà ancor più fragoroso.
Ho già in mente cosa scrivere nella mia lettera di dimissioni; tipo:

Alla Spett.le Azienda,
ciao a tutti, me ne vado!!!!!
Cordialmente
Mr.D.

Meglio frenare l'entusiasmo, non vorrei mi portasse rogna.
Comunque la voglia si fa sempre più grande dopo aver constatato quanto si sta bene nel condurre un lavoro con degli orari umani, tornare a casa la sera e non dover inforcare la bici, magari sotto la pioggia (come è successo prima) ed aver una vita regolare; poter stare con moglie e figli come fanno tutte le persone normali e godermi la placidità del dopo cena; andare a dormire dopo aver letto un buon libro e avere del tempo per suonare, fare addirittura qualche concerto, senza compiere tagli e cuci su quei turni che vengono appioppati ogni settimana in maniera sempre diversa.
Per un sacco di tempo ho sostenuto che la vita regolare fosse monotona e noiosa, però arrivati a questo punto, anche la vita "alternativa" lo è diventata, anzi, comincio pure a non sopportarla più.
Sicuramente non sarà un lavoro facile, specialmente se l'oggetto del mio lavoro devo inventarmelo di continuo, portando avanti dei progetti che potrebbero essere un fiasco totale, come dire, perdere la sicurezza del posto fisso. Essere un libero professionista forse non rende poi così liberi, credo che di tempo speso dietro al lavoro ce ne sia di più, che non in un ufficio come impiegato. Però è anche vero che bisogna fare un passo in avanti e cercare di crescere, specialmente per quel che riguarda lo stipendio.
Tutto ciò vuol dire che per un periodo, ancora non ben specificato, dovrò fare i salti mortali, ma poi finalmente potrò fare quello che mi piace e buttarmi a capofitto in qualcosa in cui credo davvero.
E' solo l'inizio.



giovedì 17 novembre 2016

GOLOSO

Esiste qualcosa che possa competere con il peccato di gola? No.
Ci potrebbero essere diversi avversari ma nessuno, a mio avviso, ha la stessa forza di questo vizio.
L'antagonista principale sarebbe la lussuria, ed è vero, quant'è bello fare del sesso, però questo implica più elementi come: la volontà del partner per prima cosa, oppure il luogo adatto, l'atmosfera giusta; se fosse occasionale anche l'occasione e la persona con la quale si è disposti a condividere tale "peccato", insomma non è così rapido l'appagamento sessuale, per cui, chi non è soddisfatto in questo ambito si butta sul dolciume. E' risaputo, moltissimi studi confermano che l'insoddisfazione derivata dal sesso viene sfogata sul cioccolato, poiché la voglia repressa in qualche modo va soddisfatta e non c'è nulla di più soddisfacente di una bella tavoletta di cioccolata, forse perché vengono sollecitati gli stessi sensi, bah, potrebbe anche essere.
Che cosa potrebbe spodestare la gola dal trono dei vizi? Vediamo un po'...
Se vado a pescare dall'elenco di quelli capitali c'è ben poco di così appagante. cioè, l'ira, l'avarizia, l'accidia, l'invidia, la superbia non credo possano essere alla stregua della gola, non si possono equiparare, avranno anche loro qualcosa di soddisfacente, ma quello di cui sto parlando è una soddisfazione ben più profonda e soprattutto innocua, finché non si esageri; ovvio.
L'appagamento derivato dal piacere della gola è qualcosa di immediato, piacevole, personale ed ogni momento è quello buono.
Credo sinceramente che sia il vizio che più mi rappresenti, forse una volta era la lussuria, ma ahimé, gli anni passano pure per il sottoscritto, il che non vuol dire che non abbia più la voglia o il fisico per queste cose, ma per il semplice fatto che con l'età ci si interessa anche di altro...
Oddio che frustrazione, avrei bisogno di una bella tavoletta di cioccolato fondente in questo momento.




domenica 13 novembre 2016

SOTTO ATTACCO DELL'IDIOZIA

E' così che mi sento a volte, preso di mira dalla stupidità delle persone per le quali non nutro alcuna ammirazione. Posso anche dissentire tutto ciò che mi viene detto, da coloro che hanno il potere di controllare le mie giornate ed il mio umore; ma per quanto mi piacerebbe spiattellarli in faccia tutta la loro pochezza e la superficialità delle loro azioni, sono qui a leccarmi le ferite, a perdere il sonno e ad arrovellarmi il cervello per riuscire a mantenere salda la mia integrità.
Sono stufo marcio e stanco di dover sempre trovare una giustificazione al mio operato. Mi applico con rigore ed impegno, eppure si riesce sempre a trovare qualcosa che non va. Ne ho francamente piene le tasche.
Non essere mai gratificato comporta un avvilimento dello spirito, e guarda caso, è proprio quello che sta accadendo a me; essere sotto gli occhi di chi guarda dall'alto mi mette sotto stress, portare avanti un dovere solo perché si è legati da un foglio firmato di mio pugno, mi incatena.
Mi sento intrappolato, come quando non trovo vie d'uscita in mezzo al traffico.
Devo sfogarmi, devo vomitare tutto il marcio che ho assimilato in questi anni, che mi ha fatto pure ingrassare, dannazione. Mi sono accorto che trovo un rifugio nel cibo, anzi, nei dolci. Alla stregua di PO di Kung-fu Panda, questa la metto in conto a voi.
Ma la ruota gira e non vedo l'ora che questa ruota mi porti via lontano, così lontano, da rendere impossibile il ritorno.
Non ho più voglia di vedervi, doppiogiochisti, falsi e mediocri.
Io non vi appartengo più, anzi, non sono mai stato un vostro elemento, ragion per cui, il giorno che me ne andrò i miei migliori saluti, li terrò tutti per me.


mercoledì 9 novembre 2016

CHE POPOLO DI DEMENTI

Mi riferisco agli americani, per la precisione a quelli del Nord. Ma come si può votare un personaggio come Trump? Ma vi siete bevuti il cervello?
Quello è l'emblema della stupidità, del razzismo, della misoginia, della mancanza di cura per l'ambiente, per i poveri, per le minoranze etniche; insomma è il male con il ciuffo biondo.
In effetti si dice che il rappresentante politico, cioè, colui che viene eletto dal popolo, sia molto spesso un uomo altamente mediocre, poiché rappresenta la classe di gente che non capisce le finezze culturali e va da sé che chi sta poi al potere sia un personaggio abietto e puerile e anche imbecille.
Sarà anche un grande imprenditore immobiliare ma di politica, ne saprà ben poca, piuttosto ne capirà di soldi e di donne pronte a tutto pur di arricchirsi; mi ricorda qualcuno...
Certo che gli americani sono proprio stupidi, non hanno capito nulla degli errori del passato, come Nixon, Bush padre e figlio, ora anche Trump, a questo punto credo non abbiano i testi scolastici, oppure, hanno la memoria dei pesci rossi.
C'è da dire che l'elezione di Trump, darà lavoro a tutti quegli artisti che lo contesteranno per tutto il tempo del suo mandato, quindi verranno fuori album musicali, documentari per svelare quanto ci sia del marcio (non in Danimarca) ma negli U.S.A. ecc...
Staremo a vedere dove ci porterà quest'altro fenomeno.
E' possibile andare più giù del fondo, basta scavare e lui di escavatrici ne è pieno.




UN CANDIDO PETALO

Non ci credo, eppure c'è.
Posso far finta di non averlo visto, che non sia il mio.
Ma perché dovrebbe essere proprio il mio?
Non lo è.
Forse perché è attaccato al mio corpo?
Dannazione, sì.
Ma che motivo c'era di farlo nascere adesso, nel senso, avrei preferito che spuntasse un po' più in là, fra una decina d'anni; ecco così avrei preferito.
Lo devo prendere come un segno? Va bene lo prenderò, ma non ora che diamine!
Comunque, tra tanti posti disponibili ha scelto quello peggiore. E' una derisione bella e buona, forse è anche peggio, questo è un affronto alla mia persona.
Il segno, l'emblema, il vessillo che non ho più il controllo del mio corpo, un decadimento lento ma inesorabile.
E cosa facciamo ora, una sfida a chi cede per primo?
E' una sfida impari, cioè non lo è nemmeno perché alla fine sarei solo io a perdere. Quindi è un'esecuzione.
Come davanti ad un plotone, bang!
Questo è solo il primo colpo; non è detto che sia quello più doloroso all'orgoglio, potrebbero essercene altrettanto infami. Sicuramente ne arriveranno altri, ma non lì però.
Questo posto davvero non mi piace, non mi appartiene, mi svilisce, mi rattrista.
Parliamoci chiaramente, da uomo a uomo.
Avevi tutta questa voglia di mostrati?
-E' capitato, come capitano altre milioni di cose.
Grazie, bella forza. Vorrei vedere te al mio posto.
-Ma se non fossi così nemmeno esiterei.
Ecco appunto, non dovresti esistere. Mi hai tolto le parole di bocca.
-Non ti sembra di essere un po' eccessivo?
E perché mai? Mi hai lanciato il primo segnale e credimi, non è facile da accettare.
-Ma devi farci l'abitudine, ho un sacco di frecce nel mio arco.
Già, lo so ed proprio questo che mi preoccupa.
-Se ti può consolare, posso dirti che fa parte della natura, è inevitabile.
Alt, alt, un momento. Posso accettare tutto ma non questo.
-Ma come? Gli uomini in questo modo acquistano fascino e saggezza.
Lo credi davvero? Anche dove stai tu ora? No, no mi spiace. Hai scelto il posto peggiore per rendermi saggio e fascinoso e tutte quelle altre storie che si dicono per indorare la pillola.
-Guarda che a tua moglie piacerai lo stesso, forse anche di più.
Ma che diavolo vai blaterando? Hai lasciato il segno dove non avresti dovuto, una traccia sul suolo rigoglioso. Hai fatto davvero l'errore più grande della tua vita, sai?
-Come vorresti andare avanti, sentiamo.
Oddio, non ho grandi alternative. Farò quello che si deve fare.
-Cioè?
Zac, zac. E non ci penso più.
-Non puoi farlo.
Certo che posso, si sta parlando del mio corpo. Non so se hai ben capito.
-Ok fallo, vediamo se ne hai il coraggio. Tanto lo sai che ne arriveranno a frotte dopo di me.
Può anche darsi. Ma in questo momento credo che tu sia prematuro ed è un paradosso se ci pensi. Prematuro vs. Vecchio. E' un controsenso, non trovi?
-Te lo ripeto, non avrai vita facile.
Nemmeno tu.


lunedì 7 novembre 2016

IMPEGNO A TUTTO TONDO (QUASI COLOSSALE)

...Nel senso che il tondo sono io e l'impegno è mio.
Mi sto buttando a capofitto in questo nuovo impiego, non ancora riconosciuto ufficialmente , ma farò in modo che questo possa avvenire con una certa rapidità, così da cambiare lavoro una volta per tutte e iniziare una nuova era.
Sono passati quasi otto anni da quando ho cambiato lavoro l'ultima volta e mi sembra una vera eternità, ma come ho già ribadito un sacco di volte, sento il bisogno di qualcosa che mi dia una nuova carica, che riesca ad infondermi lo stimolo giusto per andare avanti con un ritrovato entusiasmo e imparare qualcosa di assolutamente nuovo. Ci vorrà pazienza, perseveranza, abnegazione, e magari anche una nutrita dose di stress da mettere in conto, ma si sa, all'inizio c'è quella voglia che permette di compiere dei passi da gigante per dimostrare di essere all'altezza della situazione, quindi, se addiziono i passi da gigante con l'altezza della situazione, mi sento un vero colosso.
Ora perdonatemi ma devo studiare.


venerdì 4 novembre 2016

CON LO SGUARDO IN SU

Ieri stavo percorrendo, con una certa rapidità, viale Melchiorre Gioia con la mia fidata bicicletta. Mi sono fermato ad uno dei tanti semafori che puntellano il vialone e mi accorgo di essere sovrastato da uno stormo infinito di uccelli, pronti per la partenza autunnale. Ce n'erano così tanti che ho pensato  per prima cosa, che questi affascinanti animali avrebbero potuto afferrare qualcuno e portarselo via con loro, immediatamente dopo, mi è balzato in testa l'idea che sarei potuto essere mitragliato da centinaia di cagate provenienti dal cielo. (per fortuna non è successo)
Credo che di fronte agli spettacoli offerti dalla natura si rimanga sempre un po' sorpresi, pur sapendo benissimo il motivo per cui questi fenomeni avvengano, eppure, vedere che centinaia di uccelli partono per mete lontane, spinti dall'istinto di sopravvivenza facente parte del loro patrimonio genetico, sia comunque un'immagine evocativa.
Percorrendo poi la strada, ad ogni palazzo sono spuntati altri stormi e poi altri ancora, come se si fossero dati appuntamento tutti alla 17.00 in centro a Milano, è stato uno spettacolo inaspettato e sorprendente; come dire, un bello show prima di andare a lavoro.
Questi popolosi gruppi di volatili, nel percorrere la loro destinazione, hanno disegnato in cielo delle forme stranissime, merito della coordinazione di ognuno di questi straordinari animali e magari anche degli ostacoli che trovano a ogni metro, chi lo sa, però sono rimasto senza parole e come me, anche altre persone che si sono trovati davanti a queste danze così inusuali per noi cittadini.
Ho percorso poi il tragitto per andare a lavoro chiedendomi, ma dove stanno tutti questi uccelli in città, a Milano non ci sono solo i piccioni? Quelli poi, pigri come sono non volano nemmeno più, secondo me fra cent'anni saranno le nuove galline.
Comunque è proprio vero, fin da i tempi dei tempi all'uomo sarebbe piaciuto volare come fanno gli uccelli ed è forse l'unica cosa che non è ancora riuscita a fare completamente.
Mentre pedalavo faticosamente immaginavo di avere anch'io un bel paio d'ali, però può darsi che una soluzione ci sia, basterebbe bere una RedBull; o no?





martedì 1 novembre 2016

HALLO HALLOWEEN, ANZI, ARRIVEDERCI.

La festività appena trascorsa è una di quelle che davvero ci appartiene come il sabbath ebraico o il ramadan islamico, nel senso, che non è una festa proveniente dal nostro calendario, in soldoni, non è farina del nostro sacco.
A me personalmente importa poco, tanto le festività non le seguo, certo se si sta a casa (quando dal lavoro hanno pietà di me e me lo concedono) sono contento, però Halloween in Italia è una scopiazzatura riuscita male di una festa anlgosassone, che a furia di sentirlo in televisione da decenni, alla fine è entrata anche qua da noi, per lo meno a Milano.
Ieri i miei figli hanno seguito la tradizione popolare, pronunciando la fatidica frase "Dolcetto o Scherzetto" in qualche appartamento e negoziante nella sciccosa piazzetta di via Canonica.
Molti genitori e bambini erano sul "pezzo" ovvero, ben mascherati, muniti di sacchetto per le caramelle e radunati in plotoni di una decina di ragazzini per volta, tutti felici di andare a recuperare qualche caramella o robe affini. Sarà che di bambini ce n'erano un centinaio, oppure perché la gente non è ancora preparata a questa nuova usanza, sarebbe meglio dire, è talmente tirchia che di dolcetti non li ha comprati nessuno per regalarli ai mostriciattoli cittadini, sta di fatto che i miei bimbi e i loro cugini hanno racimolato ben poco.
Arrivati ad una certa ora abbiamo fatto ritorno a casa ma la soddisfazione dei miei bimbi non è stata molto appagata, per cui hanno replicato la fatidica frase anche nella nostra zona e a quel punto sono tornati con il viso raggiante e i sacchetti pieni di ogni dolciume. La prima vittima da cui hanno ricavato il bottino più sostanzioso è stato il nostro panettiere di fiducia che ha regalato, non solo le caramelle, ma anche le focaccine per la gioia del piccolino di casa. E' stata poi la volta dei nostri vicini del condominio dai quali hanno recuperato dolcetti tipici peruviani, gioccolatini di ogni forma e varietà, liquirizie, caramelle e addirittura dei soldini.
In effetti, come sostiene mia moglie, la nostra zona sarà pure meno chic di quella accanto al parco Sempione. ma sicuramente c'è gente più cordiale e soprattutto generosa con i bambini.
Beccatevi questa snob della Milano bene! Vi è andata di lusso che non avevamo dietro gli scherzetti, ma l'anno prossimo saremo più preparati.




sabato 29 ottobre 2016

L'ETA' NON E' SOLO UN FATTORE DI NUMERI

Da ragazzino, quando si parlava tra amici di "donne", c'era questo mito della ragazza più grande, in quanto si pensava, che in un modo o nell'altro, si potesse essere iniziati al sesso da una con più esperienza. E' un po' un pensiero, forse di più un pensiero, un'usanza descritta spesso anche in letteratura, ossia, ragazzi che andavano dalla meretrici per abbandonare la verginità infantile; come dire, per diventare uomini.
A parte il fatto che io dalle professioniste non ci sono mai andato e per quel che erano in tempi di questo discorso, neppure i miei amici di allora (poi non so se negli anni hanno fatto qualche capatina), ma a parte ciò, il mito della ragazza grande mi è rimasto finché non sono diventato grande anch'io.
Oggi una figura che rispecchia un po' tale caratteristica viene definita una MILF, ma onestamente, non rientra nelle mie fantasie e di contrario, nemmeno le ragazzine, anzi, costoro sono una categoria che non prendo neppure in considerazione ed è, tra l'altro, una cosa che ho mai fatto in vita mia.
Le ragazze del passato le ho sempre cercate della mia età o al massimo con un paio di anni di differenza, che fossero più grandi o più piccole, insomma sempre mie coetanee.
Eppure, per quanto io avessi una specie di codice etico da rispettare, ho visto con i miei occhi che molte persone con le quali ho avuto a che fare, non la pensavano affatto come me. Infatti nella mia classe le ragazze facevano a gara per chi avesse il ragazzo più vecchio. Me ne ricordo una in particolare che arrivò ad averne un uomo di ben trentacinque anni, peccato che lei all'epoca ne avesse solo 15!!! Come se io ora andassi con una di seconda superiore; da galera!
Probabilmente lei vedeva in lui chissà quale uomo maturo, io e molti altri come me, lo consideravano uno sfigato pedofilo.
Avevo un compagno di classe, che divenne anche un collega, a cui piacevano le diciottenni ma anche un po' più giovani, all'epoca non aveva certo trentacinque anni come il fenomeno appena citato, se non ricordo male la sua età si aggirava verso i ventidue/ventitré, ma a parer mio una cosa fuori dal normale, perché comunque la differenza di età si sente in particolar modo quando si attraversano delle fasi della crescita ben definite.
La differenza di dieci anni tra due adulti si sente ma in maniera relativa, tra ragazzi che attraversano la fase adolescenziale in momenti diversi l'una dall'altra eh beh, penso che la questione si leggermente diversa.
A questo punto sono portato a credere che il maschio che cerca la donna giovane, ma con differenze importanti di età, dentro di sé sia fondamentalmente una persona immatura, (la pedofilia è un discorso a parte) mentre le donne che cercano l'uomo più grande sia più matura rispetto ai suoi coetanei, però quando si incontra con un uomo più grande ma immaturo tanto quanto i ragazzi giovani, si accompagna comunque con un immaturo, allora vuol dire che gli uomini non matureranno mai nemmeno dopo una vita.




venerdì 28 ottobre 2016

LA SIGNORA DI VIA LUSSINO

Ogni anno, da quando vengo accesi i caloriferi, fino al loro spegnimento, una certa signora di via Lussino ci chiama per comunicarci che i suoi termosifoni sono spenti. Se la conversazione si limitasse a questa informazione, sarebbe ripetitiva, noiosa quanto vuoi, ma non incorreremo in veri e propri asciugamenti come invece avviene ogni volta che si risponde a costei. La tal signora, soffre di un disturbo quasi incurabile: la logorrea, oltre a dire che appunto lei sente freddo in casa, comincia a raccontare tutta una serie di sciagure che le sono capitate nel corso degli anni ma che a tutt'oggi, continuano imperterrite a flagellare la salute di questa donna; insomma, non hanno mai fine.
Mi ha detto che:

  1. Una volta è stata investita dalla corriera.
  2. Ha la spina dorsale spezzata. (potrebbe essere la conseguenza dell'incidente ma non l'ha ben specificato)
  3. Quando sente freddo la pressione le sale a 290.
  4. E' rimasta molto presto vedova ed ha dovuto crescere i figli da sola.
  5. Le morì un figlio in tenera età. (povera, davvero mi dispiace)
  6. Quando resta troppo alzata le gira la testa.
  7. Soffre di cuore.
  8. Il geometra tal dei tali, sa perfettamente quali sono i suoi acciacchi, per cui lei non mente.
  9. Sua nuora ha lasciato il figlio ed il nipote per scappare via di casa.
  10. Non può mangiare troppo perché a qualcosa allo stomaco.
  11. Una trave di ferro le ha rotto la spalla destra.
  12. Prima viveva a Milano e quando si è trasferita è andata in depressione.
  13. Ha fatto un sacco di lavori per mantenere la famiglia e per questo si è poi ammalata.
  14. Non ci vede.
  15. Non ci sente. (questo lo so per certo, perché quando provo a parlarle va anti come un treno)
  16. Soffre d'insonnia.
  17. Non riesce a pagarle le spese del condominio.
  18. La gente nella città dove vive è cattiva, per questo non parla con nessuno (vorrei proprio vedere)
  19. E' molto religiosa e ogni sera prega per i giovani (questo spiega molte cose)
  20. Il raffreddore non le passa mai.
Queste sono solo alcune delle cose che a me, ma anche ai miei colleghi, sciorina tutte le sere. Potrei andare avanti con l'elenco fino al numero 90.274, però preferisco fare un sunto di tutto ciò che le capita ogni giorno e di ciò che le è successo tempo fa.
C'è da spezzare una lancia in suo favore, ogni volta che io le rispondo, o meglio tento di rispondere, lei mi dice: "Dimmi amore." Fondamentalmente è di sicuro una donna disturbata, però non è cattiva ed è per questo motivo che prima di metterle giù, passo almeno venti minuti al telefono con lei, come dire mi fa pena, però poi ad un certo punto diventa insopportabile.
La conversazione parte dicendo il suo nome e finisce che mi racconta, non solo i suoi guai, ma anche quelli di tutti gli altri condomini del palazzo, alla fine sembra aver stilato un bollettino di guerra. Per fortuna non sono scaramantico, altrimenti dovrei tenere fissa una mano sui gioielli di famiglia come protezione contro la jella che costei emana con le sole parole. In alcuni momenti faccio fatica a credere che queste calamità possano capitare ad una sola donna, sarà che chi vede nero, vedrà sempre più nero, però cavoli; la vita è stata proprio beffarda, anzi, si è davvero accanita contro di lei.
L'altra sera, ormai sfinito dalla tristezza del racconto, le ho proposto di andare a Lourdes, ma con tutta la sfiga che ha in corpo, come minimo torva chiuso.
Fra poco dovrò andare a lavoro e sono proprio curioso di sapere che cosa le sarà capitato oggi.
Certamente non sarà qualcosa di allegro, pazienza tanto ormai sono diventato un operatore del telefono amico.






giovedì 27 ottobre 2016

SHIGOTO, SHIGOTO, SHIGOTO.

Sono due settimane che collaboro con quello che definirei il mio nuovo capo e devo ammettere che è divertente, poiché è:
un lavoro dinamico....????? Eh???? L'ho scritto davvero?
Sempre a contatto con persone nuove......?????? Come dico????
Chiamare, disfare, brigare......????? Ma ce la faccio? Che cavolo mi sono bevuto??????
Fare ricerche, chiedere quotazioni.......????? C'è un bug nel sistema???
Potrei arrivare perfino ad insegnare....????? Aiuto, questo non sono io!!!!!

Da quando ho iniziato questa collaborazione mi sono reso conto di alcune cose; tipo: che comincio a comprendere (in maniera ancora molto lontana) chi riceve un alto tasso di soddisfazione dal proprio lavoro; che andando in giro per la città si stringono rapporti con persone di diverso tipo, che un domani potrebbero servire ad un nuovo scopo, perciò, è molto utile tenersi buona la gente; che si beve un sacco di caffè nei bar.
Personalmente non ho mai dedicato troppo tempo a chiedermi cosa volessi fare da grande, cioè, da piccolo avrei voluto fare l'astronauta, poi ho virato sul vagabondo, ciò significa che sapevo già in tenera età della mia poca predisposizione al lavoro. Ora però le cose stanno un po' cambiando, chissà se magari questa volta non ci ho proprio preso?
Staremo a vedere...



martedì 25 ottobre 2016

DACCI UN TAGLIO

Ieri parlavo con un professionista dell'editoria e gli ho chiesto un paio di dritte su cosa dovrei fare per riuscire ad ottenere maggiore visibilità dal mio blog. La prima cosa che mi ha detto è stata quella di creare un'identità specifica, come se potessi parlare di un argomento unico e trovarci sempre nuovi spunti e con questo, andare avanti all'infinito. Immediatamente mi sono reso conto che LA TANA, non ha una vera e propria identità, non è specializzato su un tema ben focalizzato, non è tecnico, non racconta un processo per il quale la gente potrebbe essere interessata sull'evoluzione della vicenda, che ne so, come la difficoltà di portare avanti una dieta, o di come si portano le fasce per bambini, o di come si può cucinare un buon piatto vegano; insomma, questo blog è talmente libero da perdersi nella sua stessa libertà.
Allora ho pensato che dovrei dare un taglio, non nel senso che la pianto di scrivere, ma dare un taglio giornalistico più identificativo.
In principio avrei voluto parlare solo di musica, ma poi le vicende personali hanno avuto la meglio sulle recensioni musicali; anche perché c'è da dire, che non ho più nemmeno il tempo di ascoltare artisti nuovi e di cose che mi capitano quotidianamente invece, sono all'ordine del giorno, per cui, cose da dire ne ho. Però parlare della propria vita è un tema molto dispersivo, cioè, è talmente vasto che l'utenza non trova un grande interesse nel conoscere la mia vita personale, per di più, io mantengo anche uno strato ben consolidato di animato, quindi: perché le persone dovrebbero leggermi?
Sempre questo professionista, mi ha fatto leggere alcuni blog di persone che lui personalmente conosce e ho notato la differenza abissale tra quei blog ed il mio, e la questione verte sempre su quell'unico fattore, ossia, l'identità.
Ho fatto un giro sul web per capire la figura del blogger come può sopravvivere nel mondo del lavoro, cioè, in che modo si può vivere attraverso il blog? E ho scoperto che oltre ai blogger, oggigiorno esistono anche delle figure chiamate influencer, può darsi che sia l'evoluzione del personaggio che scrive per diletto, ma ha talmente un grande seguito, da influenzare le scelte della gente che segue il suo blog.
Per quanto mi riguarda, poteri diventare un influencer solo quando mi becco il raffreddore e contagiare i miei lettori solo se potessi postare anche un fazzoletto smoccicoso sulla mia home page.
Tirando le somme si può dire che:

  1. Del mio blog non gliene frega niente a nessuno.
  2. Sono stato così tanto vaccinato da piccolo, da non diventare mai un influencer.
  3. LA TANA è sempre stato per me una valvola di sfogo, perciò non mi devo piegare al mercato.
  4. Se non svelo la mia identità, non vedo il motivo per cui dovrebbe avercela il mio blog.
  5. La scrittura per me è una passione e rimarrà tale.
Gente; il mio blog è fatto così per ciò, prendere o lasciare.



sabato 22 ottobre 2016

HUB SAMMARTINI

Nel mio quartiere da qualche mese a questa parte, è stato aperto un centro di prima accoglienza: l'HUB SAMMARTINI; questo rifugio pensato per un centinaio di persone (forse qualcosina di più) ogni giorno si trova a dover affrontare più del triplo dell'eccedenza di gente che richiede un primo sostentamento. Chi fa parte degli avventori del centro sono persone provenienti dal corno d'Africa piuttosto che dal medio oriente, per la precisione somali e siriani, i quali affrontano ore interminabili di viaggio per ricevere un primo e doveroso soccorso. La stragrande maggioranza della gente è composta da uomini e ragazzi, ma non mancano anche donne con bambini al seguito, che a vederli in quelle condizioni stringe letteralmente il cuore. Gli arrivi giornalieri dei richiedenti asilo sono un centinaio al giorno e si è arrivati ad un picco massimo di quasi duemila individui in poco meno di una settimana giusto poco tempo fa, una vera invasione che fatica ad essere soddisfatta. Data la scarsa possibilità di ospitarli all'interno del centro, costoro si riversano nelle strade adiacenti, il che rende questo problema umanitario anche un vero caso politico, infatti non c'è un giorno in cui non si parla sulle testate giornalistiche del problema dell' hub e dalle conseguenze derivate dai suoi ospiti.
Ogni giorno la mia famiglia ed io, passiamo davanti a questo centro per accedere dall'altra parte della zona e per recarci a scuola, ebbene, tutte le volte assistiamo a scenari tristi e deprimenti di ragazzi che dormono nelle gallerie per riparasi dal freddo e quando piove, anche dall'acqua. La situazione igienico-sanitaria di queste persone è un problema sia per loro, ma anche per tutti gli altri cittadini, in quanto non avendo un posto adeguato dove poter eseguire la più basilari attività si lavano in strada, mangiano con lo smog delle auto in faccia, lasciando residui ovunque e anche i bisogni corporali vengono espletati in ogni angolo, in poche parole la condizione è presto degenerata da primo soccorso a continua indigenza.
La politica di accoglienza del comune di Milano, ha ricevuto decine e decine di critiche da parte dei partiti contrapposti che non perdono l'occasione di rinfacciare quanto sia difficile una situazione di ospitalità precaria come quella che l'hub può offrire a questa povera gente. Eppure per quanto gridino allo scempio i partiti, piuttosto che gli esponenti politici italiani, non muovono un dito per facilitare il compito dell'hub Sammartini, per non parlare del resto d'Europa che sembra che la questione sia solo milanese. Il problema principale che i rifugiati stanziano nel centro per un periodo indefinito dato che non hanno il permesso di poter andare negli altri paesi europei, per cui gli arrivi sono continui e posti a disposizione sono sempre meno.
Facendo un rapido giro di fronte all'entra, si può vedere bene quanto sia alto il bisogno di aiuto di cui ha bisogno il centro, nonché, lo stato di abbandono degli individui che sono costretti a rimane fuori perché non c'è posto per tutti.
Alla mattina chi è stato costretto a dormire fuori, viene svegliato dal traffico cittadino se va bene, ma il più delle volte, sono le forze armate che, in maniera non troppo garbata, li costringono ad alzarsi dal marciapiede per non arrecare disturbo ai passanti, i quali per non calpestarli, proseguono il tragitto in mezzo alle macchine in velocità.
Non voglio fare il buonista a tutti i costi, avere questa gente lasciata a se stessa è un problema che colpisce tutta la comunità, poiché avere individui fuori controllo, rende difficile la convivenza; sia chiaro da entrambi le parti. Per fortuna non sono ancora capitate le sommosse dei migranti che richiedono una condizione migliore e nemmeno le incursioni dei cittadini che si sentono gli inquisitori del nuovo millennio; ecco, diciamo che in una condizione così precaria come questa, c'è sempre un po' di tolleranza.
Però non è detto che possa durare in eterno, già si è scoperto (e non era nemmeno così difficile immaginarlo) che molte ragazze appena arrivate sono state assoldate dalla prostituzione e sicuramente i ragazzi andranno a rafforzare le file degli spacciatori di droga. Bisogna risolvere questa situazione prima che si arrivi ad un punto di non ritorno, e lo si deve fare subito!
Aprite le orecchie e date una mano.



giovedì 20 ottobre 2016

FAI UN LAVORO CHE TI PIACE E NON LAVORERAI UN GIORNO NELLA VITA.

Oggi, in maniera molto, molto lontana, ho ricevuto il primo impatto su ciò che potrebbe essere una futura collaborazione con due persone davvero valide. Costoro operano in campi differenti ma che all'occasione si uniscono ed interagiscono tra loro per arrivare ad un traguardo comune: il successo. In effetti tutti mirano al successo, non parlo di quello mediatico, ma del proprio lavoro ed è interessante capire quanto certi professionisti, ci mettano passione in quello che fanno per raggiungere tale scopo.
Mi è capitato poche volte nella mia carriera lavorativa, di sentirmi parte attiva nello sviluppo di un'idea, di poter dare il mio contributo in modo concreto e non essere solo l'ingranaggio di una macchina; di sentire che c'è bisogno della mia parte perché il progetto prenda forma, per di più, anche grazie a quelle che possono essere le mie conoscenze e le mie proposte, si arrivi all'obiettivo comune che si vuol raggiungere insieme come una squadra; ebbene, oggi ho messo il mio primo sassolino su quello che potrebbe essere un muro gigante.
Devo ammettere che è gratificante per uno come me, che di soddisfazioni nel lavoro ne ha ricevute poche, sentire che l'impegno per lo svolgimento di un progetto stia prendendo la direzione giusta anche per al mio apporto, per cui, qualora dovessero arrivare dei risultati, sarebbe anche un po' merito mio.
Per quel che concerne l'abnegazione, non posso certo abbassare la soglia proprio ora che mi sono ripromesso di imparare il più possibile, quindi mi sento di dire che chi sta rivolgendo a me la sua fiducia, posso assicurare sia ben riposta, ovvero, non deluderò chi sta puntando su di me. Nel frattempo imparo, studio, vado avanti e indietro per Milano e chissà poi dove mi porterà questa nuova esperienza collaborativa.


COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...