venerdì 31 luglio 2015

AFFIDIAMOCI AD UN SEMAFORO

Stamattina, di ritorno dal lavoro, ho visto una cosa che mi ha spinto a riflettere. Nella fattispecie non è nulla di che, ovvero, nulla che abbia un valore di particolare rilevanza in senso stretto, cioè, è una di quelle azioni che si vedono in continuazione da anni, eppure, non posso evitare di attribuirgli una nota di fatalità.
Io ero fermo al semaforo, difronte a me ma dall'altro lato della strada, quindi al semaforo opposto, c'era un bambino cinese che attendeva il verde. La fila di auto era piuttosto lunga, perciò alcune di queste, restavano anche in mezzo all'incrocio, con la premura che si smaltisse l'ingorgo per poi passare. Nel frattempo per me e per il bambino, il semaforo era scattato verde, ma alcune auto, restavano in mezzo alla strada pur avendo a questo punto il rosso fisso. Il bambino cercava di passare e le auto in fila che accedevano dall'altra parte, pure. Il bambino è riuscito a passare solo quando l'ultima auto è filata via, anche se era rosso. Avrei potuto aiutarlo ad attraversare, ma per arrivare dal suo lato, il semaforo era rosso anche per me; soltanto l'attraversamento difronte era verde, cioè nella direzione giusta, quella che stavo aspettando.
La questione è questa: ogni giorno ci affidiamo, in tutta tranquillità ad una convenzione internazionale che prevede lo scatto di tre colori per passare. Rosso: stop, verde: via libera, giallo: attenzione. E' forse la prima cosa che si apprende del codice della strada. Non è sempre rispettato purtroppo. Noi diamo per scontato che gli automobilisti ed i pedoni, siano rispettosi di questa codifica, ma quando questo non avviene, ci scappa il dramma.
A me personalmente spaventa, lasciare la vita dei miei figli nelle mani del caso. Se per assurdo, dovessero attraversare la strada e incontrano una persona in ritardo o un pazzo che sfida la sorte, procedendo a tutta velocità contro il semaforo rosso, cosa accadrebbe?
Andando in giro in bici tutti i giorni, vedo una mare di gente, in auto o in moto, che passa con il rosso e mi domando: e se fosse passato qualcuno in quel momento? Sarebbe stato investito, solo per la mancanza di rispetto delle regole di qualche imbecille.
Tempo fa, conobbi una ragazza che veniva alle medie con me e un giorno venne investita da un auto in corsa. Andai a trovarla a casa sua e rimasi sbalordito nel vederla ancora viva, dopo tutte le fratture subìte. Era ingessata dalla testa ai piedi, piena di escoriazioni in faccia ed ematomi ovunque. Mi spiegò che aveva fatto un volo di una decina di metri dopo lo schianto ed era viva per miracolo. Fu un vero e proprio shock per me, dato che una cosa del genere può capitare a tutti, basta solo trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato ed è finita. Ragion per cui, anche quando il semaforo è verde, tendo sempre a verificare che non ci sia nessun pistola che passi con il rosso.


giovedì 30 luglio 2015

TURISTA A CASA PROPRIA

Per chi come me, si è già giocata la carta delle ferie in tempi non sospetti o per tutta una serie di motivi in vacanza non ci va, è possibile trascorrere il periodo estivo nella propria città senza prendersela troppo a male. L'escamotage è semplice: bisogna vivere la città come fanno i turisti stranieri. Oggi, per esempio, con la mia famiglia ci siamo fatti un bel giretto nei posti più battuti dagli stranieri.
Tappa 1. Parco Sempione.
L'intento era fare un picnic e pranzare stesi sull'erba a ridosso del trenino e delle auto elettriche del parco. Dato che però, non avevamo tutta questa smania di arrivare per primi, abbiamo pranzato a casa e all'una e mezza eravamo sotto gli alberi a prenderci il fresco. L'ora era un po' troppo anticipata per l'apertura delle attrazioni, quindi i miei figli, hanno quasi abusato delle altalene libere, nonché di quelle costruzioni atte al gioco dell'arrampicata.
Tappa 2. Acquario.
L'ingresso fino a qualche tempo fa era gratuito, per tale motivo, ogni tanto facevamo una capatina alla prima occasione. Oggi con grande stupore, abbiamo notato che la gratuità non c'era come un tempo e l'ingresso era di cinque euro a testa. Spendere venti euro per una cosa vista e rivista mille volte, non aveva molto senso e di conseguenza il cambio programma e stato fulmineo.
Tappa 3. Castello Sforzesco.
Entrati nella corte del castello, siamo stati invasi da migliaia di persone che parlavano una moltitudine di lingue diverse, tutte prese a visitare, fotografare, leggere...Noi ci siamo fiondati sulla fontana, anche quella, presa d'assalto da chiunque si trovasse nei paraggi.
Tappa 4 Sughtseeing Bus.
Ad un certo punto, mia moglie tira fuori dal cappello l'opzione che spesso ci siamo ripromessi di fare, ovvero: un bel giro sull'autobus scoperto. L'unica volta che abbiamo preso un mezzo del genere è stato a Goteborg due anni fa, perciò la voglia di ripetere un giro in quella maniera era tanta. Abbiamo approfittato del Nivea Bus, completamente gratuito, e ci siamo sentiti a tutti gli effetti dei turisti a Milano.
In fondo, vedere la propria città con occhi diversi, appare automaticamente affascinante, tanto quanto una mai vista; magari molto lontana, come quando si viaggia in aereo per raggiungere chissà quale meta. Se poi il tempo del viaggio è ridotto a poche fermate di autobus, è ancora meglio.



martedì 28 luglio 2015

PARLARE SCHIETTO CON I FIGLI

Durante una di quelle giornate oziose passate sulla spiaggia, tra una buca ed un castello di sabbia, mio figlio mi chiede:

"Papà, quando io avrò 16 anni tu quanti ne avrai?"
"Bé, se fai il conto, saranno fra dieci anni quindi ne avrò 44."
"E quando io ne avrò 44, tu quanti ne avrai?"
"Sono ventisei anni più grande di te, perciò ne avrò 70."
"Ma sarò anch'io un papà?"
"E' probabile."
"Tu invece cosa sarai?"
"Io diventerò un nonno."
"Papà?"
"Dimmi bimbo."
"Quando io avrò 82 anni tu quanti ne avrai?"
"A quel punto credo che sarò già morto da un bel po'."
"E non puoi tornare indietro?"
"No, bimbo. Purtroppo quando uno muore non torna più."
"Però io voglio averti con me! E dove andrai?"
"Sarò dentro di te, nel tuo cuore, nei tuoi ricordi."
"Vuol dire che mi voli dentro?"
"Volare? Forse, ma sarò comunque dentro di te."
"E perché ci sono i cimiteri?"
"Per mettere sottoterra i morti."
"Non si possono tenere fuori?"
"Certo che no. I morti dopo un po' puzzano e sono brutti."
"A me i miei compagni di scuola mi hanno detto che i morti vanno in cielo."
"Non è vero bimbo, non ci credere."
"Infatti io non ci credo, perché poi sennò cadono giù."
"Esatto."
"Però allo perché tu voli dentro di me?"
"Ma non è che volo veramente, io sarò nei tuoi ricordi e tu li terrai stretti stretti nel tuo cuore."
"Però anche tu poi puzzi?"
"Io mi farò mettere in un barattolo, con le mie ceneri."
"In che senso?"
"Cioè, sceglierò un posto più pratico dove farmi mettere. Se vuoi potrai avermi sul comodino, che ne dici?"

La mia avversione contro la religione, mi porta ad essere onesto con i miei figli, anche quando l'argomento verte sulla morte. A me da piccolo mi hanno sempre imbastito mille fregnacce per non dirmi la verità, con il risultato che ero ancor più confuso di quanto non volessero. Il paradiso e l'inferno erano dei luoghi fantastici che mi creavano confusione perché non sapevo dove collocarli all'interno del mondo, di conseguenza, suscitavano in me altre mille domande. E poi ora che sono genitore anch'io, mi accorgo che mi dicevano queste baggianate solo per togliersi d'impiccio certi argomenti, prendendo la via più breve. Però non è corretto nei confronti dei bambini poiché, parlando loro in maniera truffaldina, saranno delle persone adulte che scappano dalle responsabilità, Questa è la mia personale opinione.



domenica 26 luglio 2015

MA CHE BARBA

Da più di un anno a questa parte, sulla mia faccia ho fatto crescere pazientemente una folta barba. Come spesso accade, ad un certo punto della vita di un uomo, i capelli prendono il via per altri lidi, per altri terreni, vivono un'altra vita, in definitiva: cadono a terra senza lasciare traccia. Ragion per cui, come una sorta di rivincita morale, molti uomini adottano la coltivazione della barba sul volto, per avere uno scopo che vada aldilà della classica acconciatura dei capelli.
In concomitanza con il mio nuovo look, si era diffusa poco tempo prima, la moda degli hypster, ovvero, ragazzi molto barbuti, con la capigliatura che varia dal rockabilly alla rasatura completa, molto tatuati e occhialuti da montature spesse e nere. Ecco, posso dire di avere praticamente tutte le caratteristiche della nuova moda, ma non ne faccio parte assolutamente. Non ho delle avversità contro quel gruppo, semplicemente, non mi rispecchia. Eppure molti mi vedono così.
A parte l'inciso, farsi crescere la barba è una vera sfida contro la pazienza. Sì perché non è così facile vedere ogni giorno i peli facciali progredire liberamente. Il prurito è un fastidio che non molla al meno per il primo mese. Ci si gratta senza ritegno, come se si fossero accampate una colonia di pulci sul collo e sulle guance. In questa fase bisogna tenere duro, anche se l'istinto sarebbe quello di strapparsi i peli ad uno ad uno.
Superata la fase gratta-gratta-che-ti-passa, si arriva a quella in cui, ci si ricorda esattamente ciò che si è ingurgitato ai pasti, dando un occhio allo specchio. C'è da dire che la barba non è amica del cibo, per questo faccio molta attenzione a mangiare, specie, se sono in un luogo pubblico. Non è finita qui, bisogna mettere in conto anche della sudorazione eccessiva che si ferma sul pelo. Detta così la cosa suscita particolare ribrezzo, però è innegabile che quando si suda parecchio, il liquido si fermi esattamente sulla barba, dando vita alla tipica fragranza da clochard, tanto caratteristica a chi vive per le strade girando il mondo. (senza offesa, né discriminazione). Per non parlare dei peli che finiscono in bocca ogni due per tre, o di quei peli che crescono sottopelle, provocando delle mostruosità pelose. Mi stavo quasi dimenticando del dolore che si prova qualora si impigliasse in qualche zip, o se una manina ben articolata, provasse piacere nel strapparne la voluminosità.
Si potrebbe pensare che la barba in fin dei conti, non porti a nulla di buono, che crei solo dei fastidi; allora perché torturarsi in questo modo?
Penso, che la risposta sia per il fascino che regala un viso con un bella barba, piuttosto che uno rasato a pelle. La barba dà quell'aria di uomo rude e temerario, che fa presa su molte donne, la prima in assoluto è mia moglie. Lei. mia ha supportato per tutta la fase iniziale e mi sostiene continuamente a lasciarla lì dove sta; a volte minaccia il divorzio, se provo a tagliarla, quindi... Lo faccio anche per lei.
Quando sono arrivato a quel punto di avere ormai una barba definitiva, parecchi sono stati i pareri favorevoli alla mia devozione, anche quelli contrari, soprattutto da parte di amici maschi. Poi però, chissà perché, anche coloro che sulle prime hanno avuto da ridire, agli incontri successivi, li ho visti con un inizio di barba. Ritengo di aver lanciato una moda nella moda.
Comunque quando si pensa alla barba, i primi esponenti che vengono in mente sono gli ZZ TOP. Loro hanno rifiutato di radersi in uno spot della Gillette, anche per la cifra esorbitante di un milione di dollari. Questo sì che è amore.


venerdì 24 luglio 2015

IN NOTTURNA NELLA SKYLINE MILANESE

Martedì sera, come tutte le sere, si moriva dal caldo. Di giorno è stato anche peggio, per questo non mi sono azzardato a mettere il naso fuori casa con la mia famiglia. Però restare quattordici ore chiusi nelle roventi mura domestiche, dopo un po' si diventa matti. Quindi, dopo che il sol leone è tornato nella sua tana, ci siamo imbattuti in una passeggiata serale; come meta: Porta Garibaldi e Piazza Gae Aulenti. Ci siamo spinti da quelle parti per cercare un minimo di refrigerio, dato che nella piazza è presente una bella fontana dove potersi rinfrescare un pochino. Su questa fontana però, nei giorni scorsi si è accesa una piccola discussione tra i cittadini e la dirigenza Porta Nuova. I magnani dirigenti hanno affisso dei cartelli che vietavano la balneazione, credo forse, perché danneggiava l'immagine della struttura, nonostante fossero i bambini a gioire degli schizzi d'acqua. La questione non è passata inosservata al popolo dei social network ed hanno protestato così tanto, che alla fine il divieto è stato tolto. Urrà! 1 a 0 per il popolo!
A parte la mancanza di stile e di tatto, da parte dei manager meneghini, a me quella zona piace parecchio. La trovo avveniristica, ben curata, particolarmente chic, ma anche molto snob. Certo, non si può aspettare qualcosa di diverso da un posto dove le case costano milioni di euro. Ovvio, non è per tutti, o forse, non è per nessuno, però a me non interessa; io guardo quella zona da semplice spettatore affascinato dal bello, come guarderei un bel dipinto.
Invece a mia moglie, che ha un cuore da rivoluzionaria, non le piace nemmeno un po' la zona altolocata dei nuovi super ricchi. Si infervora di brutto quando vede ciò che i soldi possono fare, a beneficio però, soltanto di chi ne possiede una marea, mentre chi non ha un centesimo bucato, non viene preso in considerazione da nessuno, per primo dalla giunta comunale. Sì perché, lei sostiene, che il centro diventerà sempre più bello per chi ha il denaro e chi vive nelle zone limitrofe o in periferia, prende solo gli scarti. E' indubbiamente vero. Perciò la questione della fontana, non le è andata giù, anzi, si è imbestialita come Hulk, Ad aizzarla oltre modo, quella sera c'erano nei giardinetti intorno ai grattacieli, delle mamme, vestite come se arrivassero dalla notte degli Oscar, che portavano i bimbetti a giocare, anche loro, agghindati come dei paggetti. Si capisce che certa gente, può permettersi di viveri in certi posti, però dai, non è che lo deve per forza spiattellarlo in faccia a tutti; è una cosa poco elegante.
Ribadisco, che non guardo quegli edifici con occhi sognanti, a dire la verità, avrei persino timore ad avere tutta quella grana. Non saprei come gestire i soldi, non sarei in grado di atteggiarmi a ricco o ad ostentare, ciò che altri non hanno; sono troppo umile per permettermi di vivere da lord, quando conosco un sacco di gente che fa fatica ad arrivare a fine mese.
Però se dovessi ricevere un appartamento nel grattacielo Solaria (la torre più alta di tutte) mi piacerebbe fare cose da tremendo cafone, come: stendere panni e lenzuola sul balcone, grigliare chili di carne e pesce sulla griglia (non sul barbecue perché fa troppo british) coltivare i pomodori e perché no, pure qualche piantina di ganja, In fin dei conti sono nato i periferia, e chi viene dall'esterno si porta dietro tutte le più sane abitudini.



lunedì 20 luglio 2015

TROPPO FORTE

Il mio terzo figlio ha compiuto da poco cinque mesi. Questa è la fase in cui, afferra qualsiasi cosa per studiarla, conoscerla e per portarla alla bocca. E' un metodo del tutto primordiale ed istintivo, ma per lo più, è l'unico possibile a questa età. Ogni oggetto diventa una missione ed afferrare, ciò che passa sottomano, lo aiuterà in futuro a immagazzinare le informazioni, come: il riconoscimento, la forma e il sapore. Ebbene, dopo questa spicciola spiegazione, posso tranquillamente affermare che i bambini dai cinque mesi fino a poco prima dell'anno, sono gli esserini più forti del mondo. La presa che mio figlio sviluppa nell'agguantare gli oggetti è spropositata, soprattutto se tiene tra le mani la mia barba, o i capelli lunghi della sorella maggiore. Non c'è modo di sfuggire alla presa a tenaglia di quelle piccole ditine, capaci di strappare la faccia dal viso, e la cosa più buffa è che, nel fare il gesto, lui ci mette tutta la sua naturale innocenza, che si scontra nettamente con la forza delle sue mani. Il dolore che provo è di una ceretta all'ennesima potenza, non che io abbia mai fatto una ceretta, però posso comprendere il fastidio. Con la barba il dolore arriva immediatamente, nel senso che, se l'impulso deve arrivare al cervello, partendo dalla faccia fa poca strada, perciò fa un male cane. Come fare per divincolarsi dalla stretta? E' un problema, perché per quanta forza ci metta il piccoletto, il suo corpo è ancora molto fragile, quindi devo calibrare la mia, per togliere la sua manina dalla mia faccia. La dinamica diventa lunga e dolorosa, l'unico modo e sfilarla pian piano con lacrime agli occhi. Certo quando il malcapitato sono io, non ci faccio poi molto caso, d'altronde sono suo padre e potrebbe anche pugnalarmi e non proverei il dolore adeguato. Ma quando tra le mani ha i capelli della sorella, la faccenda si complica. Bisogna evitare il più possibile di far provare dolore ad entrambi, ma si sa, che la più grande dovrà subire un po' per divincolarsi dalle manine forzute del piccolo Nembo Kid. Una volta separarti, lui ride ed immediatamente svanisce il dolore.
Le mani dei bambini piccoli avrebbero fatto dato del filo da torcere a Pastamtik, provare per credere.

venerdì 17 luglio 2015

E...STATE AL CALDO

Dopo le ferie sapevo che ci avrebbe accolto un caldo torrido a Milano, ma finché non mi sono abbrustolito per bene, non ci ho creduto veramente, o almeno, speravo che si sarebbe riproposta un'estate fresca come quella dell'anno scorso. Ebbene, i giorni trascorsi dopo il mio ritorno sono stati infernali. Ho la sensazione di vivere perennemente all'interno di un enorme forno a microonde, tant'è che mi sembra opportuno andare in giro con qualche condimento addosso e delle guarnizioni ad hoc per l'occasione. L'aria fresca è stata venduta al miglior offerente e a noi, poveri cristi, ci è stata regalata solo l'afa.
In casa si schiatta, fuori si arde vivi, l'ombra è un miraggio e l'aria condizionata è un lusso. Ogni cosa è una sofferenza, anche compiere il più piccolo gesto quotidiano per mandare avanti la gestione familiare, non solo, persino dormire è una tortura! Di notte mi sveglio coperto da un lago di sudore, nonostante sia con il ventilatore puntato in faccia. Questo è il momento della giornata che odio di più, perché mi sveglio poi l'indomani, privo di energia; quasi come se avessi corso per tutta la notte e con l'incombenza di cambiare continuamente posizione. Le federe dei cuscini, che cambio di ora in ora, mi si appiccicano addosso e sento l'urgenza di svegliarmi per andare a bere. Fare almeno due docce al giorno non comportano nessun rimedio, anzi, appena ho finito sudo peggio di prima! Una volta un tizio mi disse che per contrastare il calore esterno, bisogna fare la doccia calda. Ma com'è possibile? L'unico momento di goduria ce l'ho quando mi scende sul corpo l'acqua corrente fredda. Non posso rinunciare a quei pochi minuti di refrigerio; tanto alla fine, ritarderei solo di qualche secondo l'arrivo della calura, quindi che senso ha?
Odio l'estate, la detesto, la disprezzo! Mi fanno impazzire gli interminabili giorni che compongono questa dannata stagione, così irrimediabilmente avvilente e senza un valido rimedio che possa contrastarla. D'inverno ci si può coprire per combattere il freddo, ma d'estate, più che essere nudi non si può e comunque non serve a niente. Se si potesse stare meglio senza pelle, me la strapperei con le mie mani, ma purtroppo mi arriverebbero uno sciame di mosche a mangiare la mia carne in putrefazione per il caldo e puzzerei come lo schifo più schifoso dello schifìo.
Lo so per certo, nella mia vita precedente ero un orso polare e per aver mangiato troppi pinguini, sto scontando la pena di vivere nel fuoco estivo. Voglio andare a vivere su Plutone, lì sì che stare ben al fresco...



martedì 14 luglio 2015

LA FAMIGLIA

Oggi in occasione del compleanno di mia figlia, abbiamo festeggiato pranzando al ristorante della mia vecchia cittadina natale. E' stato un evento più unico che raro, poiché non eravamo solo noi cinque, ma la tavolata era composta dall'intera mia famiglia.
Da piccolo con i miei genitori e mio fratello, credo di aver pranzato fuori qualcosa come una dozzina di volte, almeno così ricordo. Si può dire che non era il nostro forte ed il motivo per il quale questo accadeva, non saprei dirlo con esattezza. Potrei abbozzare dicendo: forse ai miei genitori piaceva molto di più stare a casa e gustare cose caserecce, piuttosto che farsi coccolare dalla gentilezza dei camerieri e dalla leccornie preparate delle sapienti mani dei cuochi, restando a tavola senza muovere un muscolo; ma è solo un ipotesi. Fatto sta che oggi ci siamo spinti fin lì per pranzare all'italiana.
Il punto in effetti non è questo.
Cogliendo l'occasione di andare a Rozzano, ho approfittato della situazione per vedere anche dei miei cugini che non vedevo da un secolo. Ho potuto incontrare finalmente il secondo figlio di mia cugina, cosa che per diversi motivi, ho rimandato fino ad oggi. Non contento, ho anche detto ad un altro mio cugino di incontrarci, così ha potuto darmi le partecipazioni del suo prossimo matrimonio. Fin qui sembra una questione di normale amministrazione, però non è esattamente così.
Nella mia famiglia, intesa quella con tutti i parenti, sono identificato come la pecora nera, per il semplice motivo che non seguo le tipiche usanze familiari. Ovvero: non mi reco mai a far visita a mia nonna, la domenica a pranzo; non chiamo nessun cugino o zio per le feste nazionali; non partecipo agli eventi religiosi quali: battesimi, comunioni, cresime ecc... Per forza, sono un ateo convinto!
Non mi ricordo di nessun compleanno e perciò, non chiamo nessuno. E' capitato forse una sola volta che mi incontrassi con i miei parenti o cugini, al di fuori della casa di mia nonna. Sì ok, sono un desaparecido. Però attenzione, io sarò anche fatto in questo modo, però non è che gli altri siano meglio di me. Perché è facile dare sempre la colpa al sottoscritto, ma nessuno si fa un esame di coscienza e prova a capire che siamo uguali sotto questo aspetto, anzi gli altri pure di più.
Quando ho avuto la prima figlia, forse in due o tre si sono scomodati di venire a casa mia per conoscerla.
Quando mi sono sposato, non ce n'è stato uno che mi abbia fatto le congratulazioni, e men che meno il regalo, solo per il fatto che ho scelto di sposarmi in comune e di non aver invitato nessun altro all'infuori dei testimoni.
Stessa solfa per i miei figli seguenti. Alla nascita dei maschietti, nemmeno una chiamata.
Allora a questo punto mi chiedo: "Chi sarebbe la pecora nera?"
Come dice la saggezza fatta a persona (mia moglie, è ovvio) i rapporti familiari, specie nella mia, sono solo di facciata, non c'è veramente affetto nei gesti, soprattutto se poi le scelte di certi avvenimenti, non sono quelli canonici. Infatti il matrimonio in comune e non aver battezzato i miei figli, sono la dimostrazione vivente che: se non si segue la consuetudine si è fuori dal girone dei bravi nipoti.
Io questo sistema di fare le cose lo detesto, perciò mi defilo completamente dalla famiglia, eppure non viene capito minimamente.
Tempo fa, anche un mio zio aveva più meno lo stesso atteggiamento ed essendo figlio diretto dei miei nonni, è stato bistrattato da tutta la famiglia.
Ora ne comprendo il motivo e posso dire apertamente:
"Caro zio, hai tutto il mio appoggio!"


venerdì 10 luglio 2015

9 ANNI INSIEME

09/07/2006
Mr.D "Oggi gioca l'Italia. E' la finale, dove la vediamo?"
L. " La vediamo a casa mia, prima però andiamo a prendere un mio collega."
Mr.D " Ok, non c'è problema."

Tutta la partita una sofferenza, poi i rigori con il cuore in gola. Alla fine la gioia e poi la festa.

L. "Andiamo da Rifo a festeggiare!!!!"

Tutta la gente incontrata in quella situazione di festa, era piena di euforia, alcol e "spezie". Saluti, abbracci e birra, per coronare il sogno di molti sportivi italiani, ovvero, quello di vedere la propria nazionale vincere il titolo mondiale di calcio. 
Musica sparata più in alto nel cielo, per sovrastare i clacson delle auto, uniti all'unisono da un unico coro : "Campioni del mondo!" Il tormentone di quel campionato era "Po-popopo-po-pooo!" e non potrò mai scordarlo.

La meta della festa era il Duomo, con l'intento di prolungare la pazzia fino all'alba nella piazza più importante di Milano. Nell'auto partita per la missione eravamo in sei, di cui due sono scesi poco dopo, un altro di cui non ricordo nemmeno la faccia: dileguato; la mia amica, nonché proprietaria dell'auto, ma in pessime condizioni per guidare e al volante LEI. Le strade erano congestionate a tal punto da rinunciare ad arrivare dopo un'ora dalla messa in moto, poi un repentino cambio di vettura e mi sono ritrovato in macchina solo con LEI. Nel frattempo le strade non erano ancora libere, anzi, sembrava che le auto venissero fuori da ogni dove, ma è stato l'occasione per iniziare a parlare di noi. Fermi nel traffico ci siamo detti così tante cose che non abbiamo badato al caos, alla festa, alla gente in preda al delirio, in quel frangente abbiamo posato le prime basi. Mi ricordo ancora, come se fosse adesso, di essermi stupito della sparizione della bolgia metropolitana all'improvviso. Un incantesimo aveva districato quel lungo filone di auto riverso sulla strada; nessuno più era fermo davanti a noi e questo poteva dire solo una cosa: via libera per l'amore. La magia di quella notte ha fatto si che non svanisse mai e ancora oggi, a distanza di nove anni, sento pervadere il mio cuore dell'incantesimo che mi unisce a LEI. 


venerdì 3 luglio 2015

EDDY, UN NUOVO AMICO

Nella mia famiglia vige una semplice regola: più siamo e meglio è. Seguendo questo credo, la famiglia si è allargata notevolmente, da quando mia moglie ed io eravamo una giovane coppia. Fra poco festeggeremo i nostri nove anni insieme e come regalo di quest'anno, ci siamo regalati un figlio a febbraio. Non contenti, oggi ci siamo concessi un altro piccolo regalo; piccolo sì, ma poi crescerà. Oggi è arrivato a far parte della famiglia Mr.D, un gattino che abbiamo chiamato Eddy, dopo diversi tentativi di assegnarli un'identità. Il micio è un piccolo capolavoro felino, dal muso dolce e dagli vispi, taglia molto extrasmall e colorito tipico dei gatti europei, anche se in verità è di un'altra sottospecie che al momento non ricordo. L'idea di prendere un altro gatto, oltre alla Nala, è stata fatta per dare a quest'ultima, una compagnia di ugual fattezze. Avendo da poco terminato le vacanze, ci siamo resi conto che gli spostamenti ai gatti non fanno proprio bene, nel senso che se ne starebbero volentieri a casa, senza subire lo stress del viaggio. La Nala anche questa volta è venuta a villeggiare con noi, però non è stato facile per lei, pur avendo fatto un viaggio breve. Quindi le abbiamo dato un fratellino che possa condividere sia la casa che i suoi padroni.
Ecco, per quanto fossero lodevoli le nostre intenzioni, la cara Nala non l'ha presa esattamente bene, anzi, mi è sembrata piuttosto irritata dall'intrusione del piccolo Eddy, tanto che ha assunto il suo aspetto da Alan all'ennesima potenza, diventando il gatto di Satana. Gli ha soffiato, ringhiato, colpito e ha emesso un suono continuo tipo cantilena diabolica, estremamente inquietante; mi è sembrato di avere accanto a me la pantera di Skelotor. Non ho mai visto la Nala in questa veste e spero di non vederla più. Mia moglie e i miei figli si sono spaventati parecchio, temendo per la giovane vita pelosa, però Eddy il micino, non ha fatto una piega, ha fatto la conoscenza della casa in tutta la sua spavalderia. Vedremo domani come andranno i convenevoli tra i due. Sono convinto che fra poco tempo diverranno inseparabili. Nel frattempo caro Eddy, ti do il mio benvenuto a casa.

mercoledì 1 luglio 2015

A LAVORO

Un rientro da urlo!!!!! Messo subito sotto torchio da chi non può fare a meno di comunicare un problema. Da tutta Italia arrivano richieste telefoniche, pregandoci di correre in loro aiuto, in più, da ogni parte del mondo, ci notificano via mail, le magagne di un grosso nostro cliente; in sostanza non è cambiato niente.
Appena ho messo piede in ufficio, sono svaniti tutti i benefici della vacanza. Ho scambiato due parole con una mia capo e non è stata una conversazione felice, poi come se non bastasse, ho incontrato la famigerata NEGATIVITY, per poco non piangevo, la seconda persona che mi si para davanti dopo le ferie! Credo sia un colpo troppo duro per chiunque, prima dell'inizio del turno.
Scattata l'ora X, il delirio non ha cessato un secondo di flagellarmi con quel trillo in cuffia, rimuovendo la melodiosa risacca del mare di appena ventiquattro ore prima. Chiamate su chiamate, inserimenti, problemi, reperibili, mail, tutto inglobato in un unico ufficio.
Ho aperto l'armadietto dove custodisco gli aggiornamenti sulle campagne da gestire ed ho trovato un milione di fogli da leggere, studiare, apprendere e renderle il mio nuovo credo. Per poter leggere tutte le notizie avute in due settimane di assenza, mi occorrono altre due settimane per leggerle.
E' fantastico andare in ferie, ma il rientro ogni volta è più doloroso di quanto non vorrei.
Ma devo dire qualcosa anche riguardo il caldo insopportabile che risiede stabile in ufficio? No, non ne vale la pena.
Le soluzioni sono due:

  1. Fare come la cara Irene Grandi, cioè vivere in vacanza da una vita.
  2. Non smettere mai di lavorare.

Per quanto mi piacerebbe, seguire l'esempio dell'ugola d'oro toscana, la realtà mi suggerisce di mettermi l'anima in pace e fare il mio dovere; oppure, cambiare il mio accento milanese in fiorentino e cominciare una carriera da cantante solista.


COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...