venerdì 31 ottobre 2014

UN FIORE IN OGNI MANO

LEI.
E' colei che ha cambiato il corso della mia vita. Da ragazzo senza un posto nel mondo quale ero, dopo il suo arrivo, mi sono visto un uomo con l'unico scopo di vederla crescere. Ho imparato da lei molto di più di quanto avrei immaginato e spero di averle reso almeno la metà. E' una bambina intelligente e spigliata. Ho sempre riposto molta fiducia in lei, perché la ritengo matura e attenta, anche per questioni che vanno al di là delle sue percezioni. Ha uno spiccato senso del dovere ed è competente in tutto ciò che fa. Ha le idee molto chiare e quando chiacchiero con lei mi sembra di parlare, non dico con un'adulta, ma poco ci manca. Apprende facilmente, ha spirito d'iniziativa, si mette in gioco spesso e le piace eccellere, ma in modo genuino. Si sente a suo agio nella società e riesce a trovare senza problemi la sua collocazione. Fa amicizia in fretta ed è leale con tutti. Le affascinano le scoperte e si incuriosisce quando trova qualcosa che non conosce, di solito tenta di arrivare da sola a certe conclusioni che mi sbalordiscono per la correttezza dei ragionamenti. Ha una memoria formidabile, si ricorda cose che a volte mi chiedo come faccia a tenerle a mente. Mi piace il suo gusto musicale, ha il senso del ritmo e della melodia. Adora cantare davanti allo specchio con il suo microfono professionale e si atteggia ballando come una star. Quando capita che sbaglia qualcosa, sorride con tutta la leggerezza che dispone e fa le fossette. E' indubbiamente la bambina più dolce e bella del mondo. Cerca le nostre attenzioni in modo continuativo e persistente, mette su il broncio quando cerchiamo di ritagliare i nostri spazi. Io gliela do sempre vinta, non riesco a dirle di no, o se sono costretto a farlo, cerco di renderla il meno infelice possibile. Le piace stare al centro della scena però a volte è anche timida. Non mento se dico che è amata da tutti e credo che i motivi siano, perché è sincera, tenera ed affettuosa. Ha un gusto estetico molto preciso e se qualcosa non la convince, tenta in tutti i modi di avvicinarsi in modo assoluto alla sua concezione di perfezione. E' capace di farsi fare la coda dieci volte, sopratutto se sono io a fargliela. Prima di uscire di casa si prepara come una signorina e vedo in lei una futura donna. So già che quando crescerà sarò geloso marcio di chi catturerà il suo amore. Lei è il mio dolcetto di fine pasto, la ciliegina sulla torta e tutto ciò che le sta intorno assume quello strato soffice di zucchero a velo. Io la chiamo "gattino di panna" perché è una cucciola ed ha la pelle profumata come la sua mamma. La amo con ogni parte di me.



LUI.
E' colui che riesce a farmi tornare bambino. Ha un'attitudine nel giocare, davvero coinvolgente e per nulla scontata. Si perde in mondi fantastici e costruisce in maniera dettagliata, delle dimensioni dentro il quale si abbandona totalmente. Mi riconosco molto in lui sotto questo aspetto. Gli piacciono i travestimenti e adora stare con sua sorella maggiore. Ha una grande forza d'animo ma al contempo è molto fragile, o forse sono io a vederlo così. E' capace di stupirmi quando credo che qualcosa sia più grande di lui. E' coraggioso e gli piace dimostrare la sua forza di bambino contro di me, ma non è un violento, anzi, nel momento il cui vede un suo coetaneo giocare in maniera troppo vigorosa, si defila, ma non da codardo, bensì da persona intelligente. E' sveglio, perspicace, intuitivo. Adora ascoltare le storie e come funzionano gli oggetti. Mi chiede sempre il motivo di certi atteggiamenti che non gli sono chiari e va a fondo delle questioni, finché non le rende proprie. Ispira tenerezza al primo sguardo ed è irresistibile quando diventa timido. E' l'amico ideale per ogni bambino, ma non si concede a tutti, lui ha i suoi amici preferiti, e va in estasi nel momento in cui gioca nell'ambiate in cui si trova a suo agio. Se io tornassi improvvisamente ad avere cinque anni, vorrei essere a tutti i costi il suo migliore amico. E' gentile, sensibile gli piace essere considerato il piccolo di casa e per questo lo coccoliamo un sacco, nel senso che tutte le notti ad un certo punto lo troviamo nel lettone. I dolci sono il suo cibo preferito e mangerebbe qualsiasi cosa purché ci sia sopra del cioccolato come condimento. Ha il sorriso splendido di chi ride di gusto e lo fa con gli occhi. Ha il senso dell'umorismo, sintomo d'intelligenza e gli piace inventare storie spiritose. Mi abbindola in due parole e corre da ovunque sia per darmi il bacino prima di andare a lavoro. Si sveglia allegro e si addormenta durante i film. Sicuramente ciò che lo caratterizza è il sorriso, che fin dai primi mesi ha sempre elargito a tutti coloro gli parlassero. E' un confusionario, riesce a mettere sottosopra la sua stanza in un battibaleno e ci vuole un'ora per cercare di convincerlo a rimettere tutto a posto. Quando deve andare a letto, fa un po' di storie e pretende le coccole da me, ma soprattutto dalla mamma, che ama come tutti i maschietti amano. Ha ancora le dita morbide dei bambini piccoli, pur avendo il fisichino asciutto. Ha una passione per i salti, infatti quando è sul divano o sul letto, mostra i suoi progressi nella ginnastica artistica saltellando come un grillo. E' il bambino speciale, il mio cuore è suo.







martedì 28 ottobre 2014

FEBBRICITANTE

Tempo, 109 fazzoletti al minuto,
che consumi in un solo starnuto.

Così avrebbe dovuto cantare Jovanotti in NON M'ANNOIO, forse lui quando la scrisse godeva di ottima salute, a differenza mia che mi sento uno schifo. Da stamattina ad ora, credo di aver consumato centoventotto tonnellate di fazzoletti, l'equivalente di un ettaro disboscato nella foresta amazzonica, non sono sicuro delle proporzioni equivalenti, però rende l'idea.
Quando iniziano i cambiamenti climatici, per noi ciclisti urbani è la fine.
Abituato ad andare alla velocità della luce, con la conseguente copiosità sudoripara, gli indumenti che indosso solitamente, hanno lo stesso spessore della carta velina. C'è da aggiungere che io soffro molto il caldo perciò mi copro troppo poco. Sarà l'età che avanza, oppure lo scotto che bisogna pagare ogni anno, sta di fatto, sono qui a in ufficio a starnutire come un'aspirapolvere guasta (ammesso che starnutiscano quando si rompono) ed intanto lavoro più di quanto vorrei.
Per quanto concerne le medicine da assumere, non sono quel che si direbbe un asso, mi imbottisco solo di cose che penso possano fermare l'influenza, come la tachipirina o l'aspirina, per cui prima di venire a lavoro, ho fatto una combo di entrambi i farmaci, ho inforcato la bici e sono partito, nel senso che ora non connetto più. I miei sensi alterati sono dovuti alla febbre o qualcosa di appena prima, sono quelli che definirei gli svarioni degli anelli. Non vedo l'ora di andare a casa, nel senso che non vedo nemmeno più l'orologio per quanto mi lacrimano gli occhi. Odio stare male.


lunedì 27 ottobre 2014

LA DURA LEGGE DEL GOL

Quando sento i ragazzi o i signori parlare animatamente tra loro, in modo dettagliato e articolato, significa che stanno parlando di calcio. Non c'è argomento che più accomuna gli animi infervorati dei tifosi e dei "tecnici" del gioco, come quello delle partite viste. Per quanto mi riguarda, non entro mai nel discorso perché per inciso, non capisco nulla dell'argomento, ma mi diverte vedere quanto ci mettano passione nel commentare i match della domenica. Mi sono reso conto che le partite non si disputano più soltanto nell'ultimo giorno della settimana, ma tra gli incontri per le migliaia di coppe in palio, piuttosto che per i trofei di lunga memoria, i calciatori sono tenuti a gareggiare quasi ogni giorno e di conseguenza le polemiche e i commenti sulle partite aumentano a dismisura. Ciò che davvero trovo esilarante, è sentire chi filosofeggia di sport. Spesso mi imbatto in personaggi che hanno da ridire su qualsiasi squadra, nonché la propria, come se fossero i più esperti esponenti calcistici mai visti al mondo; per cui giudicano male tutte le prestazioni dei campioni, per non parlare dell'arbitraggio che è immancabile in una discussione, arrivando in fine sulle scelte tattiche degli allenatori. Io ho sempre sostenuto la tesi, che sia facile parlare quando non si è in campo a lottare per il risultato, cioè essere tra i 22 giocatori con lo spirito, non significa presenziare davvero con il proprio corpo, quindi uno può sostenere quello che più ritiene opportuno, ma giocare è poi tutta un'altra cosa.
Il gusto della polemica credo che provenga dalle trasmissioni televisive, più o meno quotate, che vanno in onda dopo gli incontri, ma che perdurano poi, per tutta la settimana a venire. Ci sono i giornalisti sportivi insieme a vecchi allenatori ed ex calciatori, che discutono su tutto ciò possa essere discutibile per ore e ore, senza mai arrivare a nulla di concreto. Litigano, si insultano, a volte arrivano a querelarsi a vicenda al termine di una controversia calcistica, dopo avere discusso inutilmente su cose già compiute e quindi non modificabili, oppure sostengono con ardore ipotesi su fatti astratti mai avvenuti, a me sembra follia. L'atteggiamento delle persone comuni, richiama molto il modus operandi degli addetti ai lavori, ed è inevitabile sentire in un luogo pubblico, gente che s rifà alle polemiche televisive ormai superate e nonostante ciò, coinvolge chiunque abbia in sé un minimo d'interesse per la questione in atto. Si può quindi stabilire senza errori che una partita si svolge in 90 minuti, ma la fine effettiva, arriva con l'inizio di un nuovo scontro tra altri due club la settimana seguente. D'altronde quale paese ha terreno più fertile nell'ambito calcistico, di quello che ha la forma di uno stivale in procinto di sferrare un calcio all'isola che le sta davanti?
Vivo in un paese strano.

venerdì 24 ottobre 2014

VIRGIN LIFE

Il mio stereo trasmette musica tutto il giorno ed è sintonizzato sulla mia stazione radio preferita. Le altre le ho anche registrate perché c'è questa possibilità, ma penso di aver cambiato frequenza solo per qualche giorno durante l'estate, quando non riuscivo più ad avere un buon segnale. Poi Micol mi ha wazzappato la dritta giusta per riceverla come sempre, e tutto è tornato come prima. Grazie ancora.
La giornata inizia con Doctor Feel Good, mentre noi come famiglia, ci sediamo al tavolo per rifornirci di nuove energie, in procinto di una giornata lunga e faticosa. L'ascolto del buon rock al mattino ci dà quella carica necessaria per affrontare le sfide (altro che Kinder colazione più), sia scolastiche, che lavorative, almeno io sono convinto di questo e la prova effettiva, la ricevo dai miei figli che canticchiano le canzoni quando li porto a scuola. Anche Nala, la mia gatta, è un'assidua ascoltatrice tanto quanto me. Ha imparato ad ascoltare la radio e a riconoscere quella di qualità. Credo si senta sola quando non ha a portata delle sue piccole orecchie, la musica giusta. Le lascio sempre lo stereo acceso sintonizzato su Virgin Radio, quando io mi reco alla Virgin Active e al mio ritorno la vedo saltellare a ritmo di rock. Attenzione una domanda sorge spontanea, ma perché nella palestra del V brand non si ascolta la V radio? Me lo sono sempre chiesto.
Cucino e pranzo con il sound roccioso a volume bello vivo, così io e Nala mangiamo restando energici, ma anche informati grazie alle notizie delle Active News. Alle due inizia Revolver e per un paio d'ore Ringo mi propone le migliori canzoni del passato, con delle chicche da vero intenditore. Poi musica a rotazione fino ad arrivare ai Generation duo, loro sono sulle novità del momento e mi aggiornano sulle nuove tendenze musicali.
Sono un lavoratore notturno e ahimé in ufficio non si può ascoltare la radio, ma per ovviare al problema ho scaricato l'app sul telefono e all'occorrenza ci clicco su per ascoltare ciò che è in onda in quel momento.
Se mi guardo in torno il segno di Virgin è sempre al mio fianco, ovvero mia moglie è del segno della vergine come sua sorella e la nipotina. L'aereo preso per andare ad Amsterdam, un milione di anni fa, batteva bandiera Virgin, vado alla palestra Virgin Active, come già detto. Se il mio terzo pargolo fosse stata una femmina, l'avremmo chiamata Virginia, o almeno era tra le possibilità. Quando uscì la Virgin cola, con le forme di Pamela Anderson, riuscì ad acquistarla alla Virgin di piazza Duomo. Mi sono fatto tatuare tre volte, nello studio dove trasmettevano Virgin Generation e uno dei pochi canali che vedevo in TV era appunto Virgin TV cos'altro? Direi basta così, altrimenti saranno costretti ad assumermi, seee magari.

mercoledì 22 ottobre 2014

FAST AS I CAN

Ventiquattro ore per me sono poche, davvero, non mi bastano per fare tutto ciò che gravita intorno ad una mia giornata tipica. Però sono certo che se un giorno fosse composto da trenta ore, ne richiederei di più, una volta ottenute quelle, ne averi bisogno di altre dieci e via discorrendo. Detta così sembra che io non abbia un secondo libero, in parte è vero, ma forse il problema sta in una cattiva gestione del tempo a mia disposizione. Lavorando di sera/notte ho tutto il giorno libero, quindi cerco di fare il possibile per sbrigare le faccende di casa, piuttosto che fare su e giù per Milano per X motivi, andare in palestra e sfasciarmi di fatica, o andare a suonare e tante altre cose che servono a riempire una giornata. Però poi arriva il momento in cui devo correre a lavoro, con una bomba in count down attaccata al sellino della bici e sfreccio a tutta birra per la circonvallazione, esattamente come è avvenuto prima. Ho corso con tutta la mia forza, per non arrivare in ritardo in ufficio, abbattendo il muro del suono. CASA-LAVORO in 25 min, netti. Come disse il grande Guido Nicheli: Alboreto (R.I.P) is nothing. Certo ho varcato la soglia dell'ufficio con un principio di enfisema polmonare ed un fischio preoccupante tipo, richiamo per tortore, però sono arrivato in orario. Ho anche battuto il mio record personale, insomma sono comunque contento ma distrutto.
Oggi avrei voluto scrivere qualche pagina del nuovo romanzo, purtroppo non ho avuto l'opportunità di sedermi, quelle due ore necessarie, per cavare qualche idea dalla mia mente assopita. Domani ho tutta una notte lavorativa utile a scrivere quanto mi verrà in mente, ma lo farò con tutta calma.


martedì 21 ottobre 2014

LO SBLOCCO DELLO SCRITTORE

Era domenica sera, mi ricordo che stavo asciugando i piatti ed ero in preda ad un forte mal di testa. Poi ho capito a cosa era dovuta la mia emicrania.
L'ho cercata per diverso tempo, molto tempo. Sono arrivato a credere di non trovarla più, ebbene, per quanto fosse nascosta l'ho scovata; ed era domenica sera.
Stavo quasi per perdere le speranze, ma quel mal di testa è stato provvidenziale. Ho decodificato il dolore, anche grazie ad un OKI, alla fine mi è sembrato tutto così chiaro. Era l'ispirazione per un altro romanzo. A dire il vero qualcosa mi era già venuta in mente, e nonostante avessi buttato giù delle pagine l'idea si è modificata troppo da quella iniziale, perdendosi fino a scomparire. Ciò che mi è venuto in mente credo possa essere decisamente meglio di tutte le idee precedenti. Ho scritto tre pagine finora ma la cosa promette bene. Sono contento e sollevato, menomale credevo di non riuscire più a scrivere nulla, per fortuna mi sbagliavo. Staremo a vedere.



sabato 18 ottobre 2014

venerdì 17 ottobre 2014

SONETTO DEL GETTO IMPERFETTO.

E' da piccoli che si impara a domare la forza di un getto d'acqua, ma per quanto siano lunghe le sessioni dedicate a tenere a bada la sua potenza, il risultato potrebbe essere negativo, perché il nemico è dietro l'angolo o meglio, è dentro se stessi.
Yoda insegna a Luke Skywalker come impadronirsi della forza che sta all'interno del proprio cuore e allo stesso modo, un padre insegna al proprio figlio a gestire il getto, ma anche a fare i conti con la sconfitta.

Il bisogno urla dentro di me,
la lotta ancora non c'è.
Lo sento, deve uscire
la puntura di vespa arriva dalle viscere.
Sono pronto alla battaglia
con la serpe che mi abbaglia.
Oro è l'acqua di cascata
dallo scroscio è liberata.
Cade lenta l'ho domata
nello stagno è arrivata.
Ma la pelle indebolita
fa bagnare le mie dita
cambia strada e direzione
tengo a bada l'umiliazione.
Sterzo, tiro e lascio
quel che vedo è solo piscio.
E' fuori controllo, ma io non mollo.
La lotta è iniziata
era questa la storia tramandata.
Un lungo filo senz'ago
di sotto vedo un lago.
Terrore, paura e sgomento
per quel che c'è sul pavimento.
La zona franca era bianca
prima della guerra, è l'acqua che manca.
Nella ceramica in cui tutto è ammesso
tutt'intorno e ridotto ad un cesso.
La colpa non è mia
quel che c'è porterò via,
con la carta o con lo straccio
passerò tutto al setaccio.
Me lo disse mio padre
il fanciullo spesso cade,
non bisogna vergognarsi
a tutti capita di bagnarsi.
Alcuni uomini questi problemi non ce li hanno,
i Giudei questo lo sanno,
non conoscono né lotta e né battaglia
perché il rabbino a loro taglia,
con il bisturi e tenaglia,
quella pelle fatta a maglia.
Il getto è imprevedibile
e nulla è impermeabile
chi colpevolizza è un miserabile
l'onta è indelebile
quando il maschio è colpevole.
Una donna non conosce
ciò un uomo ha tra le cosce
quell'amico fidato
ad un certo punto s'è girato
E se al risveglio è come un dito
il tentativo si fa più ardito,
il getto è ancor più forte,
e della mano e della morte.
Non c'è geometria che tenga
la traiettoria mai che venga.
a dar soccorso ad un amico
che in una notte s'è indurito.
Siate clementi, perdonateci
di scherno non vestiteci.
E' una guerra in divenire
per di più con l'eta senile,
sarebbe meglio farla in un fienile,
in cui non c'è mira né bersaglio
solo allora si può dare il meglio,
dopo una vita alla ricerca
della mira di una freccia,
lanciata a tutta forza da un oggetto
che per estensione sembra un getto,
di un idrante o di una pompa,
quel che conta sia sempre pronta.

Ma che dici padre mio,
il rimedio lo so io,
la mia mamma m'insegnò
che il getto domar si può.
Sembrerà meno virile in quanto
il segreto è femminile.
Per evitare di mancare il buco,
serve solo star seduto.





BATTERE, COLPIRE, SUONARE

Oggi dopo quasi tre mesi di stop, sono tornato in sala prove a far vibrare le pelli della batteria con i 20 EUROS FOR LOVE. Mi sono sentito al quanto arrugginito appena ho afferrato le bacchette, ma sono bastati 20 minuti e tutta la mia grinta furiosa si è propagata al meglio sul fantastico strumento, in un turbine di ritmi e cadenze sincopate. Ho sudato il doppio della palestra di stamattina ma alla fine è stato come riemergere da un lungo letargo. Il suono della batteria è superbo perché tutto si fonde perfettamente, i tamburi con i piatti e la cassa con il rullante ed anche mischiandoli viene fuori sempre qualcosa di magico, non c'è strumento migliore a mio avviso. La potenza è quello che caratterizza il suono, lo identifica, lo riempie, gli fornisce la concretezza di un tuono in risposta ad una battuta, è vivo, è selvaggio.
Ho sempre immaginato la batteria come una donna masochista, che gode ad ogni percossa, insaziabile e vogliosa come una schiava, in un gioco sadomaso. La vedo esortare colui che la percuote con le bacchette a non fermarsi mai, dosando con maestria il tocco della tecnica e quello più brutale dell'istinto. La batteria è uno strumento molto fisico e stancante, basta fare dei movimenti scorretti e subito i crampi arrivano prepotenti alle braccia o alle gambe, come un avvertimento sulla correttezza dell'esecuzione. Non è necessario mettere troppa forza nel suonarla, poiché si rischierebbe di romperla e poi i movimenti devono essere calibrati, dando la giusta energia ai battiti senza dispersioni inutili evitando così di affaticarsi a metà esecuzione. Alla fine delle prove arrivo stanco ma estremamente soddisfatto di aver scaricato lo stress accumulato durante la settimana. facendo quello che più mi piace. Una bella rullata, fatta a regola d'arte non ha prezzo.


mercoledì 15 ottobre 2014

OBSESSION

Non mi riferisco al profumo di Calvin Klein ma alle vere proprie ossessioni delle persone, che ho notato ieri, essere senza limiti. Dopo aver visto la prima puntata di The Walking Dead con la mia dolce metà, che ci ha deliziato e allo stesso tempo sconvolto, abbiamo continuato il nostro stato di turbatura, vedendo cose che voi umani non potreste immaginare. La cosa incredibile è che si trattava di realtà, mica di qualche altra serie televisiva. Ok si lo ammetto, sono caduto nella trappola della TV spazzatura, ma a volte è necessario per rendermi conto della realtà che mi circonda.
Mi sfugge il canale, ma quello che hanno trasmesso mi è rimasto ben impresso in mente, peggio degli zombie della serie cult del momento.
La prima persona intervistata, aveva come ossessione quella di curarsi con le sanguisughe. La sua terapia consisteva nel mettersi dei simpatici vermi con i denti, su svariate parti del corpo come rimedio preventivo alle malattie, ignaro del fatto che sono essi stessi portatori di batteri e virus. Questo rimedio veniva utilizzato quando ancora la medicina si mischiava alle pratiche sciamaniche e dal 1800 in poi, i medici di tutto il mondo hanno sconsigliato vivamente tale uso.
Il secondo caso clinico aveva come protagonista, una specie di canotto ambulante, rifatta dalla testa ai piedi. Nonostante avesse concentrato sul suo senso, le immani fatiche dei chirurghi per renderlo enorme, questa sciagurata voleva espanderlo ulteriormente, fino a farselo arrivare ad una 14ma! I medici le hanno smontato qualsiasi volontà di grandezza, dicendole che le sarebbe costata la vita. A fine episodio si è visto scritto sullo schermo che è riuscita nel suo intento; pazza completa.
La terza era fuori da ogni lume della ragione. Questa squilibrata aveva la malsana abitudine, di annusare e succhiare i pannolini usati dei neonati. Io non ci volevo credere eppure le telecamere testimoniavano questa assurdità, seguendola ovunque. Piombava a casa delle amiche in pieno giorno, prendendo i pannolini dei loro figli appena buttati, oppure andava direttamente nella pattumiera con il sommo sgomento delle mamme e nonché del compagno che viveva con lei. Ha recuperato in quantitativo pari a 25.000 pannolini che teneva in borsa, in auto, nei cassetti, dappertutto, per annusarli e succhiarli qualora il momento le sembrasse opportuno. Dato che era in procinto di partorire, avrebbe avuto a disposizione la sua personale fabbrica di pannolini da poter usufruire a suo piacimento e perciò il suo compagno, ha preteso che fosse seguita da uno psicologo. Alla fine del filmato, si è saputo che ha partorito un maschietto e che la sua ossessione era sottoposta a delle cure psicologiche.
Ma c'è chi è anche ossessionato dal lavoro, non solo i dipendenti, ma anche i datori di lavoro. Stamattina ho sentito per radio che la Apple e Facebook, propongono alle loro dipendenti donne di congelare i loro ovuli, per concentrasi sul lavoro e partorire con tutta calma dopo qualche anno. Ma stiamo scherzando? Questa è l'ossessione per il profitto a scapito come al solito delle donne, povere loro.
Non c'è che dire siamo il frutto di un mondo malato e mi sono reso conto che non c'è cura per questi disagi, in quanto sono il risultato di una vita spesa dietro alla ricerca di un equilibrio irraggiungibile, di una felicità indotta, di una volontà di appartenere ed ottenere cose che a conti fatti non sono utili a nessuno. Ma è proprio su questo che si basa la nostra società ovvero, di creare il bisogno e di soddisfarlo a qualsiasi costo anche con la vita. Io non ci sto.


lunedì 13 ottobre 2014

CARA MAESTRA

Il week end è quel momento della settimana in cui bisogna fare i compiti di scuola. Nel lontano passato in cui io fui uno scolaro, venni chiamato ad eseguirli con scrupolo direttamente dal provveditorato degli studi di Milano, se non addirittura dal ministero dell'istruzione italiana. Ora che sono genitore mi sono alleggerito di questo gravoso dovere, ma il testimone è passato a mia figlia. Lei ha 7 anni ed è il secondo anno di scuola che frequenta in modo impeccabile oserei dire, eppure per quanto la sua condotta sia ineccepibile tra i banchi della sua classe, una volta giunti al fine settimana, fa tabula rasa di tutto quello che ha appreso nel corso delle lezioni, ed entra nella modalità gioco-per-due-giorni-di-seguito-senza-sosta, come in fin dei conti è giusto che sia.
Prima di recarmi a lavoro sta notte, vedo mia moglie che ultima la preparazione per domani mattina, tra cui lo zaino della mia bimba. Per scrupolo lancia un occhio anche al diario, per controllare non ci siano delle comunicazione sfuggite dalla memoria, ma per verificare soprattutto siano stati fatti tutti i compiti. Dopo il controllo mia moglie discute con la bimba, su un compito di matematica eseguito male o incompleto. Sento mia figlia in lacrime che si scusa dicendo di essersi dimenticata. Scorgo il suo sguardo per un secondo e vedo nei sui occhi lo sgomento, di presentarsi l'indomani di fronte alla maestra con il compito non corretto. Dopo la ramanzina che giustamente le è stata fatta, sento che in qualche maniera mia moglie la consola dicendole di non preoccuparsi, in quanto ha l'enorme fortuna di avere una maestra di matematica, definibile senza ombra di dubbio, come la più buona e comprensibile del mondo. Immagino che domani tutto si svolgerà per il meglio, nonostante questo episodio le servirà in futuro come lezione di vita.
Se torno indietro nel tempo a quando ero io a dimenticarmi dei compiti, mi viene in mente la mia di maestra, che di certo non concorreva per essere la più brava del mondo, tutt'altro. L'avrei vista bene a gareggiare per i pesi piuma femminili di pugilato francese. Lei era una donna che le mani le faceva andare molto bene, ad essere precisi le piaceva in modo quasi sadico, lanciare degli schiaffi a mano aperta, da lasciare lo stampino delle cinque dita in faccia. Oltre ad essere la mano più lesta del west, era anche una che dava vagonate di compiti di castigo. Io devo aver preso da lei almeno una dozzina di stazioni colme di punizioni. Più o meno una volta a settimana, dovevo scrivere dalle 50 alle 100 volte, delle frasi lunghe come omelie cattoliche, dette da un prete logorroico. Ne ho consumati di quaderni e di penne quando ero alle elementari, ma per fortuna non presi mai uno schiaffo.
Mi ricordo perfettamente il mio primo giorno di scuola e ricordo anche la difficoltà avuta nell'attribuire a lei un genere, nel senso che non capì subito, se quella dietro la cattedra fosse uomo o donna. A lei piaceva il body building e l'arrampicata, aveva la passione delle diapositive, viveva da sola, cosa che per me era impensabile da piccolo, ed era ovviamente lesbica. Per non farsi mancare niente ha spudoratamente avuto delle preferenze nei confronti di tre miei compagni di classe, da essere ritenuti degli eletti, quasi non si poteva parlare con loro. Il fatto che fosse lesbica non ha minimamente influito sul parere che avevo di lei, l'ho sempre trovata severa, ma capace. Con lei ho imparato molto, nonostante avesse dei modi arcaici e piuttosto maneschi. Devo ammettere che per quanto la temessi, l'ho stimata parecchio. Lei è stata una di quelle che ha goduto delle baby pensioni, ovvero, se n'è andata in pensione a 40 anni. Ok forse non è stata propriamente devota alla dottrina scolastica, ma a quei tempi si poteva agire in quel modo, senza che qualcuno potesse recriminarle nulla. I sui gusti sessuali li ho compresi con il senno di poi, di fatto non ho mai avuto alcuni pregiudizi nei suoi confronti, anche perché da piccolo non avevo alcuna concezione dell'argomento e francamente credo non si sarebbe fatta problemi a dichiararlo se avesse potuto. Qualche anno fa ho incontrato una mia compagna di classe, ad essere precisi, era la cocca più cocca della maestra, nonché il mio primo amore da bambino. Ci siamo messi a chiacchierare e come per dovere, venne fuori l'argomento maestra. Le chiesi se aveva notizie della nostra insegnante e se alla fine vivesse con quella donna apparsa l'ultimo anno delle elementari che ci parlò del Burkina Faso e dell'immensa povertà di quel paese. Non ricordo se lei era un medico oppure una volontaria, però la mia maestra per le vacanze di natale andò con lei in Africa, aiutandola nel progetto umanitario. Il viaggio venne documentato da un milione di diapositive, viste tutte durante una lezione.
La mia ex compagna di classe glissò l'argomento dicendo di non avere più sue notizie, al che non andai avanti con le domande.
Credo siano passati più o meno 23 anni da quando vidi l'ultima volta la mia insegnante, non l'ho mai più incrociata nemmeno per sbaglio, a differenza di mia madre, che con la cadenza dei decessi papali, la incrocia per Rozzano. Mi dice di trovarla sempre uguale, più vecchia è chiaro, ma comunque sempre in forma.
Maestra, ovunque tu sia ora, mi piacerebbe farti sapere che mi hai insegnato molto, perfino la paura. Credo che se avessi continuato ad insegnare oggi, con gli stessi metodi di allora, saresti in carcere. Però essendo sempre stata tu, una dura a tutti gli effetti, penso che te la saresti cavata anche lì.
Oltre che alle nozioni scolastiche e alla metodologia di studio efficace, grazie a te ho scoperto anche le arti marziali e il body building. Pochi in vita loro possono dire di aver avuto un insegnate che racchiudesse in sé, la sorella della Montessori cresciuta a Tana Delle Tigri, più un quarto di Mike Tyson, un pizzico della signorina Rottermeir e una spruzzata della maestra di Charlie Brown. Tutto sommato mi sento davvero fortunato.




sabato 11 ottobre 2014

A STOMACO PIENO

Cucinare mi diverte molto, soprattutto quando ho la possibilità di creare piatti nuovi e fantasiosi. Da quando sono andato a vivere, con colei che è divenuta poi mia moglie, ho messo molto impegno nel cercare di fare da mangiare in maniera dignitosa, devo dire che il più delle volte mi è riuscito abbastanza. All'inizio andavo sul classico per non sbagliare, poi mi sono dato all'estro e ho creato dei piatti che per grazia divina sono venuti in qualche modo. Non saprei dire qual è il piatto che mi viene meglio, però vado molto forte con i fusilli al tonno, che per inciso non è la solita pasta, in quanto ho inserito nella ricetta alcuni ingredienti segreti che la rendono unica; e poi la lasagna mi riesce molto bene, tanto che i miei figli (più mia figlia in verità) ne vanno matti. Anche i secondi mi vengono senza troppi problemi. Quando in casa mia si mangiava ancora il pollo, con quello ho fatto delle vere e proprie evoluzioni culinarie come: le sovracosce cotte in padella con birra e miele o tagliato sottile e saltato con la soya, in aggiunta il curry e le verdure. Venne il periodo del branzino al sale, della peperonata alla paprika e tranci di spada alla griglia, più le fritture di totani e calamari che ogni tanto hanno deliziato i nostri palati esigenti con le loro croccantezze dal sapore salmastro.
Avendo prediletto più il gusto che la linea, nel corso degli anni sono aumentato esponenzialmente di peso, anche perché tutto ciò che ho cucinato, è stato copiosamente irrorato da vini di ogni colore, piuttosto che, da birre di ogni tipo di gradazione e provenienza geografica. Perciò come i grandi chef hanno sempre tenuto a precisare, la cucina si misura con la pancia, vale a dire che un grande cuoco ha un grande stomaco.  Non credo sia la visione giusta dell'essere uno chef, questa è una scusa che mi sono dato per non avere dei rimorsi di coscienza, eppure anche questa filosofia di vita ha avuto un termine. L'anno scorso mi sono sottoposto a delle cure dietologiche e di rimando anche il modo di mangiare ha subito dei grossi cambiamenti. Ho smesso di bere alcol, prima e durante i pasti ed ho prediletto una cucina più sana e priva di grassi. Dimagrire vuol dire fondamentalmente magiare poco e senza gusto. Ho tenuto duro per un anno poi mi sono lasciato andare, dannazione. Sono tornato ai fornelli con l'illusione di avere perso quei chili in più e di non trovarmeli addosso di nuovo. Quindi mi sono dato da fare e ho ricominciato a suon di linguine ai frutti di mare, torte salate e trote dolci come quella Margherita, che mi viene così morbida....mi sono cimentato anche nella versione più partenopea della Margherita ma sotto forma di pizza fatta in casa, per poi proseguire con le fettuccine verdi con pinoli e pancetta, hamburger di trita scelta e schiacciata da me, bucatini alla amatriciana, verdure bollite e poi saltate con salsa teriyaki accostate con merluzzo bianco, annaffiato da vino anch'esso bianco. Sono tornato al magico mondo dell'alcol, per perdermi felicemente nei dolci. Tempo qualche mese e ho ripreso gran parte dei miei chili superflui. Ora sono di nuovo attento a ciò che mangio, ma non come quando ero in cura dal dietologo, e in effetti i risultati sono lenti a manifestarsi. Il problema che a me piace mangiare e bere, è un piacere che non riesco a togliermi. Comunque in casa ora si mangia decisamente meglio rispetto ai tempi in cui in cucina ci mettevo di tutto e di più, nonostante mia moglie sia incinta. Non è più presente la carne o solo in rare occasioni la cucino. Vino e birra vedono la mia tavola molto più raramente di quanto non vorrei e per quel che concerne i dolci, a fine cena ci concediamo qualche quadratino di cioccolato fondente. Quando vado a lavoro mi porto quasi sempre l'insalata e mangio legumi al posto della carne. Ho perso qualche chilo ma mi devo mettere d'impegno e di voglia non ne ho per niente. Come si fa a resistere al piacere di una buona tavola? Io di forza di volontà non ne ho così tanta, anche perché faccio molto sport e a volte mi vengono degli attacchi famelici da divorare anche i tavoli. Rinuncerei a mangiare per una settimana solo se in cambio ricevessi...cosa? Non so forse è meglio pensarci a stomaco pieno.

venerdì 10 ottobre 2014

VACCI-NO!

Come qualsiasi genitore che si rispetti, si arriva ad un certo punto a dover fare una scelta, anzi per la verità, è la prima grande scelta da fare in ordine cronologico nei riguardi del proprio figlio. Mi riferisco ad un tema davvero molto oscuro e problematico, ovvero, la vaccinazione dei bambini. Siamo portati a pensare che il vaccino faccia bene ai neonati/bambini, che serva a preservarli da certe malattie e che sia un gesto di etica sociale. Ma è davvero così?
Come spesso accade sulle tematiche di tipo medico-sanitario, il dubbio, il dilemma, la domanda che mi pongo ora, l'ha formulata dentro di sé molto prima, quella mente luminescente del medico mancato della mia famiglia, cioè mia moglie. In vista di un pargolo in arrivo, lei giustamente mi mette difronte alla scelta da prendere, facendomi riflettere indicandomi la sua opinione, nonché le nuove teorie che stanno prendendo piede negli ultimi anni. Anche per i miei primi due figli, lei mi sollevò la questione ed io per superficialità o per consuetudine, presi sotto gamba l'opportunità di evitare loro questo inutile trattamento. Adesso che un po' di esperienza genitoriale alle spalle l'ho maturata, mi sento in dovere di documentarmi meglio a tal proposito. Mia moglie mi ha girato due articoli che hanno scatenato un polverone nell'ambito medico, sulla reale efficacia di questi medicinali, che ci siamo iniettati tutti inconsapevolmente, credendo di fare la cosa più giusta. Si dice che le vaccinazioni abbiano debellato alcune malattie come la poliomielite per esempio, quindi perché continuare a bombardare i nostri piccoli con degli intrugli di dubbia provenienza, se di fatto la malattia non esiste più? Oppure che il vaccino sia solo un espediente delle case farmaceutiche di avere degli utili enormi, insinuandoci il dubbio, ma ancor prima la paura di essere colpiti da malattie, oggigiorno inesistenti. Che i vaccini non siano affatto delle protezioni ma al contrario, siano la causa di decessi dei piccoli pazienti o nel migliori dei casi il bambino diventi autistico. Questo è ad dir poco deplorevole, in quanto nessuno viene a conoscenza delle reali controindicazioni che il farmaco comporta una volta iniettato e soprattutto da che cosa siano composti, questi sedicenti medicamenti miracolosi. Il problema viene oscurato per primo dai nostri medici curanti. I nostri dottori cercano in tutti i modi di spingerci ad assumere e far assumere ai bambini il vaccino. Per prima cosa, perché non vogliono uscire dalle linee guida dell'OMS che obbliga ogni cittadino ad assumere il farmaco, poiché in caso sostenessero una tesi contraria, se ne assumerebbero la piena responsabilità. In seconda battuta, perché i medici non sono minimamente aggiornati sulle nuove teorie, in quanto sono oberati dal lavoro ambulatoriale e si limitano ad aggiornarsi solo su questioni più "gravi". Terzo motivo, perché è alla luce del giorno, che i nostri medici siano sovvenzionati dalle multinazionali farmaceutiche, per ciò sostengono la vaccinazione a spada tratta. Come sempre accade gli esseri umani sono solo considerati alla stregua di carne da macello, sul quale sperimentare anche le cose peggiori, in vista di lauti guadagni. Bisogna fermare questa maledetta idea di fare i soldi sulla pelle della gente, e soprattutto, bisogna smetterla di attuare delle politiche del terrore, poiché la gente purtroppo si fida eccessivamente di ciò che i medici sostengono e ciò che la TV comunica.
A tal proposito Irvine Welsh pubblicò un racconto contenuto nel libro Ecstacy, agghiacciante ma al contempo veritiero, per rendersi conto di quanto sia doloroso un trattamento inutile, in ogni sua forma.


lunedì 6 ottobre 2014

Q-uel che V-uoi C-'è

Ieri ho finito un'ora prima rispetto al mio solito turno, il che ha significato per me l'anticipo di 60 minuti buoni, su tutta la mia serratissima tabella di marcia. Andandomene a casa alle 23.00 ho notato che le strade di Milano a quell'ora, erano piene di personaggi di dubbia moralità ed intenzioni, io però me ne sono infischiato bellamente e ho proseguito il mio tragitto con la bici, evitandoli tutti.
Arrivato a casa, credevo di trovarmi davanti al solito buio del soggiorno, con la Nala seduta sulla poltrona pronta a salutarmi, ma al contempo, a tentare di dare una sbirciatina fuori dalla porta. La gatta non ha deluso le mie aspettative e di tentativi da parte sua di sgattaiolare fuori ne ha fatti ben quattro, accompagnate dalle risa di mia moglie, nel vedermi in difficoltà ad acciuffarla. Ecco, quello che credevo di trovare in effetti non si è palesato, ovvero il buio ed il silenzio. Mia moglie mi ha aspettato sul divano in compagnia dei miei figli stesi a dormire. Ho chiesto come mai fossero ancora lì e non a letto, lei mi spiegato che avevano visto Star Wars e si sono addormentati, quindi ha atteso che tornassi per portarli di peso nei rispettivi lettucci. Fin qui nulla di nuovo, ciò che mi ha sconcertato è stato vedere mia moglie con la TV accesa, sintonizzata su un canale chiamato QVC. In passato, quando eravamo soliti usare più spesso l'attrezzo infernale, l'ho pescata con le mani sul telecomando e gli occhi spiritati, a guardare delle televendite di prodotti assurdi, nel più totale rapimento catartico. Il caso ha voluto che ieri cadesse l'anniversario dei 4 anni dell'emittente, non ci sono stati festeggiamenti particolari, però tutti i prodotti avevano lo sconto anniversario, per l'appunto. Come tutti i canali di televendite, anche l'infingarda QVC non fa altro che trasmettere offerte 24 ore non stop, di oggetti praticamente inutili, ma illustrati da dei veri campioni di logorrea. Certi prodotti hanno al suo interno un pizzico di genialità, sicuramente partorite dalle menti di qualche stagista designer, o di inventori, che hanno ripiegato sulle emettenti televisive, pur di vedere commercializzate le invenzioni rifiutate dai politecnici di tutto il mondo. Al di là dei prodotti che sono quel che sono, la cosa davvero esilarante sono i personaggi televisivi che si prestano a vendere questo ciarpame, come se fossero loro per primi, i più convinti sostenitori della validità di ciò che dicono per ore e ore. Ieri sera quello che sponsorizzavano le due presentatrici era una sorta di elastico per capelli, fatto anch'esso di capelli, per cui nel momento in cui veniva indossato, dava l'idea di essere un'acconciatura eseguita dalle sapienti mani di qualche famoso coiffeur (come loro sostenevano). Questo elastico di capelli farlocchi, veniva venduto abbinato ad un frangetta posticcia, da apporre sui capelli con una mollettina nascosta, una sorta di parrucca divisa in due. L'effetto era quello delle calotte dei samurai di Mai dire Banzai.
Ora mi chiedo, chi mai possa comprare una roba tanto inutile?
Che senso ha, avere un'extantion fai da te, che dia l'illusione di una messa in piega da parrucchiere, però palesemente falsata?
Non lo capisco.
Qualche anno fa comprammo una specie di asciugatrice per il bucato. Non ricordo se proveniva proprio da QVC, però la televendita ce l'ho bene in mente. Queste specie di cortometraggi commerciali, tendono a esagerare le prestazioni dei prodotti, esaltandone le qualità e l'assoluta efficienza, inscenando delle pantomime improbabili, nelle quali si richiede la necessità di usare l'oggetto in questione. Nella televendita si dava per certo che la cabina asciugatrice, in soli 20 minuti fosse in grado di asciugare persino degli scarponi da sci inzuppati d'acqua. In realtà la cabina era un cubo di nylon con un tubo in fondo, al quale era collegato un piccolo phon. Per asciugare i panni bagnati ci volevano la bellezza di quasi tre ore. Facevo prima io a sbadigliarci sopra. Per non dire poi del casino che veniva fuori dalla rovente turbina, uno strazio per le orecchie.  L'abbiamo utilizzato una sola volta ed è bastata quella per capire di avere in casa una sòla, come direbbero a Roma.
Comunque consiglio caldamente la visione di questo canale, si assicurano delle risate interminabili. Occhio però a non superare la mezz'ora, poiché è dimostrato che dopo 30 minuti le abili venditrici, riescano a far comprare davvero di tutto, anche la cabina asciugatrice.


sabato 4 ottobre 2014

ALLA FIERA DI MILANO EST

Non è costata proprio due soldi e per fortuna non ho visto nessun topolino, inseguito dal gatto, poi dal cane, dal bastone...non credo di aver visto neanche Branduardi alla simpatica manifestazione chiamata Bimbi in Fiera. Ci siamo svegliati presto stamane, per essere tra i primi a varcare la soglia dell'ingresso e come noi, anche tutta Milano e dintorni. Durante il corso della notte, la mia memoria ha abbandonato sul cuscino la meta della giornata, per cui al risveglio mi sono trovato del tutto impreparato difronte alla domanda di mia moglie, quando mi ha chiesto:
"Allora che facciamo ci andiamo o no in fiera?"
Il sangue mi si è gelato nelle vene, il volto si è mascherato di terrore, mi sono mancati un paio di battiti cardiaci e poi ho risposto:
"Ma certo amore."
Prima di affrontare la fiumana di genitori in preda ai deliri dei gadgets, ho proposto alla mia squisita metà, di fare la colazione in un bar che fu l'ancora di salvezza alla fine delle nostre notti brave giovanili. La caffetteria Pinocchio (che consiglio vivamente) ci rifocillò alle prime luci dell'alba, coccolando le nostre gole affamate con leccornie di ogni tipo. Oggi non è stato da meno.
Ad attenderci nel parcheggio a pagamento, ci sono stati tipo una diversa decina di omini con i giubbotti catarinfrangenti ad indicarci dove parcheggiare in tutta comodità, al misero costo di 2 euro e 50 cent. La coda alle casse è stata una vera passeggiata di salute, una volta dentro però, ci hanno accolto le hostess, tutte sorridenti, con un chilo di preoccupanti volantini in una mano e centinaia di sacchetti pieni, nell'altra. In un secondo le baldanzose lavoratrici, sono riuscite a infilarmi in testa una quantità d'informazioni, pari solo al numero dei flyers che ho ricevuto tra le mie mani, senza nemmeno accorgermi di aver preso volontariamente, tra l'altro. La missione di oggi è stata di riuscire a scovare il passeggino da utilizzare alla nascita del nostro terzo pargolo, ed eventualmente comprarlo a prezzo di fiera. Guardando i prezzi sui vari listini, mi è venuto il dubbio che le cose in fiera costassero di più, nonostante fosse affisso ovunque il cartello -PREZZO FIERA- forse avrebbero dovuto affiggere, -PREZZO FIERO-. Fatto sta che quei pochi stand, o meglio concessionarie, di passeggini non ci hanno convinti per nulla e siamo andati avanti. Ad un certo punto la fiera si è riempita per benino, perciò intorno a me ho visto, oltre alle promoter quantuplicate, affannate dallo stampaggio di altri miliardi di volantini, anche migliaia di uomini in attesa che le mogli carpissero i segreti di un biberon in lattice piuttosto che in fibra di carbonio, con intorno bambini urlanti di gioia, ma alcuni terrorizzati, alla vista delle mascotte di peluche in grandezza naturale. Forse perché eravamo nel bel mezzo di quell'ora fatidica denominata, ora di pranzo, che tutti gli avventori se ne sono sbattuti altamente delle novità in campo neonatale e poco più in là, per accaparrarsi una fetta di tavolo, nonché di cibo da street food. Secondo me chi fa davvero gli affari nelle fiere sono i paninari, non c'è concorrenza. Potrebbero esserci duecento tra bar, ristoranti e locali mangerecci. che sarebbero presi d'assalto ognuno di essi, come se fossero gli unici rimasti sulla Terra. Lo stomaco ha sempre il dominio assoluto sulla volontà di acquistare la qualunque, è una verità incontrovertibile.
In una fiera dedicata ai bambini non potevano mancare i gonfiabili, sennò che fiera sarebbe stata? Lo sforzo di installarli l'hanno anche fatto per carità, erano tre robi sfigati, però l'effetto euforia-delirio-pazzia-gioco c'è stato ugualmente. Anche i miei figli hanno dato prova delle tecniche di ginnastica artistica apprese in queste settimane, capovolgendosi e rotolandosi a tutta birra, su un gonfiabile a forma di Pluto e un altro che non ricordo. L'altro gonfiabile era per i bimbi alle prime armi con le evoluzioni, perciò poco appetitoso per i miei ginnasti.
Dopo aver giocato con i miei bambini allo stand della Lego, creando delle cose fantastiche (cioè con un senso utilizzando la fantasia) ed aver partecipato ad un contest alla sarabanda di sigle di cartoni animati antichi come gli acquedotti romani; per dare una collocazione temporale potrei dire, quando andava di moda la chitarra funky e la batteria in levare, mia moglie ed io, ci siamo fermati davanti la Intervol per assistere ad un corso di disostruzione pediatrica delle vie respiratorie, ci vuole fiato anche nel pronunciarlo. E' stata una cosa davvero istruttiva, spiegata molto bene dalla volontaria e tutti i manichini usati per l'occasione, hanno fatto davvero una perfetta parte nella messinscena dello strozzamento. Ora che ho appreso le tecniche, capaci di salvare una piccola vita, mi auguro con tutto il cuore di non doverle mai applicare.
Tutto sommato è andata bene, ok non abbiamo trovato il passeggino ma ci siamo divertiti. Mi sarei aspettato la bolgia dantesca ma in fin dei conti non c'è stata tutta questa gente a sgomitare tra gli stand. Sarà la crisi, che non permette di spendere quei pochi soldi in tasca, o per la penuria di giovani con figli, l'affluenza poteva essere molto più tragica di quanto non è stata.
Per la cronaca, mia moglie ed io siamo stati formidabili nella gara di sigle dei cartoni. E' per caso questo, sintomo di una fanciullezza trascorsa davanti alla TV? Chi lo sa...
Per fortuna i mie figli assistono agli eventi, milanesi e non, con assoluta disinvoltura e non come me che andrei a zappare piuttosto di presenziare contro voglia a certe occasioni, come farebbe un panda difronte allo sportello delle poste, è questione di feeling, o forse di genitori temerari.







venerdì 3 ottobre 2014

ANCHE I RICCHI PIANGONO

Si sostiene da sempre che i soldi non facciano la felicità, io concordo in pieno. Se proprio dobbiamo vedere, neanche la povertà però, rende la vita una favola, allora qual è l'ingrediente segreto per vivere davvero felici? Secondo la mia modesta opinione la risposta è: la persona con la quale si sceglie di trascorrere una vita insieme. Mi rendo conto di aver scoperto l'acqua calda, non dico nulla di così eccelso da far aprire gli occhi a tutta l'umanità, come che so, svelare un oracolo antico. Eppure non è così scontato come si crede. Quando due persone si scelgono e decidono di compiere dei passi importanti, si spera che questi, portino ad un medesimo traguardo, tagliato da ambe due le parti, nello stesso momento, ossia, percorre lo stesso destino. Ma ci sono degli elementi che influiscono sulla scelta del partner, primo tra tutti, l'ormai noto denaro. Non è detto che chi abbia delle cospicue facoltà economiche, garantisca una vita immune da ogni preoccupazione. Forse a livello pratico si, nel senso: se si dispongono di ingenti mezzi per ottenere le massime comodità, allora è certo che di preoccupazioni non ce sono poi tante. E' anche vero, che chi dispone di tanti liquidi, venga molta più voglia di farsi un bagnetto in altri lidi, che non nelle solite acque. Tradotto sarebbe, è più esposto a certe tentazioni, quelle alle quali un poveraccio non si sognerebbe nemmeno di avvicinarsi col pensiero.
Dico questo, in merito ad un fatto giunto oggi alle orecchie di mia moglie e le mie. Trattasi di un caso, come milioni di altri nel mondo, di abbandono del tetto coniugale, guarda caso del marito.
Devo precisare una cosa, nella prima parte della mia vita, non sono mai venuto in contatto con persone danarose. Rozzano non è mai stata Montecarlo e i suoi abitanti non sono mai stati monegaschi. Quindi persone ricche, ma ricche per davvero, non ne ho mai conosciute, a differenza di mia moglie che questa tipologia di persone ne ha viste molto più di me.
L'accaduto ha come protagonisti una vecchia amica di mia moglie, proveniente da una famiglia molto facoltosa e suo marito, ricco anche più di lei. I due sono stati insieme per otto anni su per giù, dei quali quattro, sono di matrimonio. Poco meno di due mesi fa, hanno avuto il loro primo figlio ed esattamente dopo 35 giorni di vita del pargolo, il papà ha "capito" che la vita del genitore e del marito, gli stava particolarmente stretta, per cui ha visto bene di andarsene lasciando tutto e tutti. Non è che si sia rifugiato in un monastero, meditando sul senso della vita, pregando e onorando la terra sul quale coltiva gli ortaggi per sfamarsi del suo lavoro, certo che no, se n'è andato a fare la bella vita, dall'altra parte del mondo con una sgallettata a suo fianco. Con questo non voglio giudicare nessuno, ognuno lava i panni sporchi in casa sua ed io non mi permetto di ergermi a persona migliore, non sia mai! La mia è solo un'osservazione di come le persone ricche, cioè che dalla vita hanno avuto tutte le possibilità per vivere una vita spianata, in realtà non si accontentino mai. Penso che il motivo sia uno principalmente, che non si siano guadagnati mai nulla con le proprie forze e quindi non conoscano il significato di sacrificio. Ciò non significa che avere una famiglia sia un martirio, anzi è esattamente il contrario, ma forse è questo che non viene compreso da chi si sente legato ad una catena e chiuso con un lucchetto, chiamati per l'occasione moglie e figlio. Ora le dinamiche specifiche di questa coppia non le conosco, a dire il vero non conosco nemmeno loro, però chissà perché questo tipo di crisi scatti, molto prima ai figli di papà, che non alle persone normali. Quest'ultimi comunque non sono esenti da tali ripensamenti ovvio, però come dicevo prima, hanno meno tentazioni in fatto di vita spesa dietro a donne, luoghi incantevoli, alcol e così via. Probabilmente chi è cresciuto solo in funzione dei soldi, ma senza un briciolo di amore, replica paro paro, quello che ha vissuto da piccolo, non ci sono molte altre spiegazioni, Forse si un'altra ci sarebbe, cioè che noi uomini in quanto maschi, non ci smentiamo mai, sia ricchi che poveri.


COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...