domenica 30 agosto 2015

SUL TETTO DI MILANO

In una tranquilla domenica d'estate, quando la città riparte con più lentezza e serenità, quando non si ha molto tempo per compiere imprese domenicali, causa l'anticipo del turno di lavoro e il controesodo estivo, cosa si può fare di divertente senza andare chissà dove?
Al piano 39° del palazzo della regione Lombardia, è chiaro.
Se non avessi una fucina di'idee al mio fianco, cioè mia moglie, sarei rimasto a lamentarmi del troppo caldo e a perdere tempo finché non sarei giunto a lavoro, ma per fortuna, ho in casa una testolina sempre pronta a proporre qualcosa di divertente.
La visita è stata carina, molto suggestiva ed emozionante soprattutto per i miei figli, che non hanno mai raggiunto certe altezze, per di più a Milano.
In vita mia sono salito su grattacieli ben più alti, però, essere salito su un edificio che richiama un'altezza inusuale per la nostra città, mia ha reso in qualche maniera orgoglioso del sforzi che il capoluogo lombardo attua per rimanere al passo coi tempi. Tra l'altro, vedere Milano sotto un'altra prospettiva, la rende sempre sorprendente e affascinante, come se avesse spesso qualcosa di nuovo da propormi, come: il giro sul sightseen bus di qualche settimana fa, l'Expo di settimana scorsa, la Milano bi night, la nuova darsena e tutti quegli angoli nascosti che con un po' di tempo a disposizione, si manifestano come dei "fiori cresciuti sull'asfalto e sul cemento" come direbbe Jovanotti.
Cara Milano ti scrivo (ancora) per dirti, che mi piaci nonostante oggi tu fossi coperta da un po' di foschia all'orizzonte ed il sole fosse stato troppo inclemente con me; anche se ti trattano male inquinandoti e ti perdono a fatica, per riservare bellezze e comodità accessibili a solo pochi eletti. Sei congestionata per tutto l'anno e andare in giro diventa una sfida con la propria pazienza, non credo che tu sia a misura di bambino, ma questo lo scoprirò acquistando delle guide a tema. Sei costosa e viziata, forse anche parecchio snob, però se ti presenti in questo modo in una giornata piena di luce, non posso fare altro che ammirati.


sabato 29 agosto 2015

LO SFASCIA SOGNI

Come ci si può sentire, nel sapersi artefici di un sogno infranto? Ad essere consapevoli di aver rovinato i piani futuri? A rendersi conto che le sole forze non servono, per attuare un grande progetto, servono anche: capacità e determinazione; ovvero, cose venute meno per la maggior parte del tempo.
Posso affermare apertamente che ci si sente male da morire.
Perché nella vita non ci possono essere troppi errori, o meglio, non si può perseverare ad errare in continuazione, poiché le persone fanno affidamento su altre e quando queste vengono me ai loro doveri, le altre di conseguenza soffrono.
Noi individui, pensiamo tutti giorni al modo migliore di procedere sul lungo cammino dell'esistenza, ed è cosa intelligente, attuare un piano che renda possibile ogni eventualità ma anche ogni possibilità, senza evitare mai di omettere le famose incognite denominate: rischi.
In una famiglia, tutto questo è fattibile solo se la coppia è affiatata, responsabile e con le idee ben chiare in testa. Se un elemento dei due vacilla, tutto si sgretola. Se uno dei due ha dei dubbi, tutto si sgretola. Se uno dei due tentenna, tutto si sgretola. Se uno dei due, non pensa che la soluzione trovata sia quella giusta, se ne parla finché non si trova un'altra soluzione ma allo stesso tempo, tutto si rivaluta. E qui scattano qui meccanismi cerebrali che molte volte avviliscono, chi li produce.
Come fare, ad evitare di finire nel baratro delle incongruenze con la persona vicina e di ritrovarsi depressi a fine discussione?
Bisogna amare.
Amare, tutto ciò che ci viene proposto dalla vita, anche se a prima vista l'offerta non è delle migliori.
Amare, le infinite alternative non ancora vagliate.
Amare, chi ha sempre una soluzione sottomano.
Amare, tutto quello che possiamo dare in termini di forze impiegate nella realizzazione di un progetto.
Amare e basta.


mercoledì 26 agosto 2015

CIPOLLA STYLE

In questi giorni di fine agosto, la temperatura è stata clemente e le piogge abbondanti. (almeno fino a ieri) La cosa curiosa è notare la gente che non vede l'ora di mettere i vestiti più pesanti, appena il clima scende di qualche grado.
Due giorni fa, sicuramente faceva più fresco rispetto alle settimane passate, però ho visto gente, addirittura con il piumino e la sciarpa ben allacciati addosso, nemmeno fossero i giorni della merla. Mi fa sorridere questa cosa perché in strada si aggirano personaggi vestiti nei modi più disparati, tipo: con infradito e felpa; giacca di jeans e tuta lunga; canottiera e bermuda; maglione e shorts; t-shirts, pantaloni corti e cappello di lana: giubbino di pelle, maglietta a maniche lunghe e pantaloni corti; impermeabile, stivali di gomma  e occhiali da sole; altri imbacuccati tipo polo nord.
A cavallo dei cambiamenti di stagione, la gente perde l'orientamento nel guardaroba. Vagano individui privi di una vera correlazione tra ciò che portano sopra e ciò che portano sotto, ma più di tutti: sono incongruenti con la stagione in corso. L'abbinata infradito e felpa è abbastanza eloquente. Forse si indossano capi agli antipodi tra di loro, per il semplice fatto che viene messo quello che c'è negli armadi e che corrisponde alla temperatura estiva, ovvero quella avuto fino a qualche giorni prioma aggiungendo poi, strati di abiti pesanti temendo il freddo; il classico abbigliamento a cipolla. Certo, che per quanto fresco possa fare ad agosto, non giustifica il piumino e la sciarpa, mi sembra decisamente eccessivo. Magari è la voglia intrinseca del passaggio estivo a quello autunnale che spinge ad indossare abiti lasciati negli armadi per quattro mesi, e tra questi c'è anche quello preferito. E' comprensibile, per carità, ma non si dovrebbe attendere i 17° per sfoggiare la giacca di pelle alla Fonzie, solo perché siamo al termine dell'estate, in fin dei conti, manca ancora un mese per l'autunno. Vale anche il discorso inverso ovvero, il passaggio dall'inverno alla primavera, gli ibridi si vedono anche in questa fase.
Sulla tematica del mix degli indumenti e il clima non adeguato, c'era un telefilm che calzava a pennello su quanto ho appena scritto ed era: Baywatch. La guardia spiagge C.J.Parker alias Pamela Anderson, era solita indossare sulla spiaggia la giacca a vento e gli scarponi Ugg, quelli scamosciati con dentro il pellicciotto, per intenderci. Vedendo lei che rimaneva sempre con questa mise poco compatibile con le spiagge californiane, mi sono sempre chiesto: ma che temperatura c'è a Malibu?


domenica 23 agosto 2015

IL ROCK FA BENE AI CAPELLI

Il titolo l'ho preso da una frase detta da Greg (del duo Lillo&Greg) in qualche trasmissione che ora non ricordo.
In effetti è proprio così ed è un fattore sul quale ho riflettuto parecchio in passato, anzi, ora che i miei capelli stanno prendendo la via della perdizione, cioè che li perdo e non che siano diventati ribelli tutt'a un tratto, ci penso ancora di più. Se faccio un rapido excursus, sui musicisti rock che hanno ancora tutta la chioma bella folta, potrei riempire questa pagina alla stregua di un documento anagrafico. La domanda nasce spontanea: com'è possibile?
I grandi nomi del rock hanno fatto, o fanno ancora, una vita dissoluta, piena di eccessi di alcol e droghe, saltando da un letto ad un altro e vivendo ogni giorno della loro vita, con un chiorba da leone, nonostante non avessero o abbiano, rispetto del loro corpo. Non so quanto possano incidere i bagordi sui capelli, però è un'alta cosa che si aggiunge a tutta l'invidia covata con rabbia. Credo che sia ingiusto nei confronti di chi ha aspirato da sempre a diventare un nome da ricordare negli annali musicali, e in tutto quel tempo perso a sperare, l'ingiuria degli anni ha colpito per primo, il cuoio capelluto. Come dire "Oltre il danno la beffa."
Chissà se anch'io avessi fatto il batterista di professione, avrei una capigliatura folta come quella di Tommy Lee. Forse i miei geni si sarebbero arresi alla forza dei decibel e sarebbero cresciuti a dispetto di ciò che la mia chioma è chiamata a fare da un decennio a questa parte.
Molto tempo fa, ho avuto anch'io un passato da capellone, esattamente come quasi tutti i rockettari di un certo livello. Erano lunghi fino sotto le spalle e ne andavo molto fiero, specialmente quando mi esibivo in pubblico. Scuotevo la testa come un pazzo e l'effetto dei miei colpi erano amplificati da onde di capelli impazziti, che propagavano la mia musica meglio dei microfoni. Forse ho fatto male a tagliarli, avrei dovuto cavalcare il momento propizio e lasciarli liberi e ribelli com'erano. Però c'è anche la possibilità che avrei potuto ottenere l'effetto di Amedeo Minghi, ovvero ancorato ad una nostalgica acconciatura, ma non ben riuscita. Ah è vero lui non suona rock.
Comunque è innegabile che le grandi icone della musica abbiano ancora tutti i capelli in testa, il vero segreto a quanto pare, sta nel suonare ROCK!
Dato che ho ripreso a suonare assiduamente e mi sto facendo ricrescere i capelli, vedrò come sarà l'esito alla fine, se non porterà a nulla di gradevole, certamente me li raserò come fino a pochissimo tempo fa, senza però mai perdere le speranze nella musica; è chiaro.



sabato 22 agosto 2015

IL MATRIMONIO LAMPO DEI VIP

Mi sono sempre chiesto: come mai gli attori, i musicisti, piuttosto che la gente dello spettacolo, si separa appena si sposa?
Immagino che siano persone un po' difficili da sopportare e per l'appunto, quando si sposano tra di loro, si sopportino ancora meno. Però dovrebbero essere abituati a trattare con gente di quell'ambiente e per quanto sia complicato, dovrebbero comunque essere capaci di trattare con individui di quella fattezza; ma a quanto pare non è così.
L'ultima coppia in ordine di tempo, cioè l'ultima della quale sono venuto a conoscenza recentemente, si tratta degli sposi super rock: Stefani - Rossdale.
La nascita di tre figli, non sembra abbia scoraggiato più di tanto la decisione di separarsi per i due vip. Ok io non ne so nulla della dinamica personale della coppia, però mi sembra stessero da un decennio insieme e che fossero felici, eppure la separazione sia avvenuta comunque in un lampo. Magari le cose tra loro non andavano da tempo, io questo non lo posso sapere, però ho il vago sentore che per la gente dello showbiz, le questioni matrimoniali si svolgano in maniera decisamente più rapida, che non per le persone comuni. Sono dell'idea che una coppia non celebre, arrivi alla separazione solo quando la situazione sia irrimediabile e poi, un secondo matrimonio arriva dopo una lunga gestazione di pensieri ed elucubrazioni. Mentre i vip cambiano partner come, il telecomando cambia i canali alla TV, anche se hanno una prole numerosa; questo non è per loro un deterrente.
Questo post, non è un semplice pettegolezzo da parrucchiera, vorrei capire per quale motivo i rapporti tra persone famose, abbiano la stessa resistenza della carta velina. Posso capire che la vita sia per loro differente, ovvero siano sempre in giro e magari le giornate siano piene di stress, e perché no, anche piena di tentazioni; a maggior ragione perciò, dovrebbero avere affianco una figura solida, una persona che capisca, sostenga e supporta, nel male e nel bene, i cambiamenti repentini. A quanto pare, anche questo non è così.
Forse io ho una visione troppo romantica della vita matrimoniale o semplicemente, conduco una vita sana con mia moglie e con i miei figli, per questo il nostro rapporto è forte e solido e soprattutto felice. Ma le star che hanno tutto e di più, potrebbero godere dei benefici con la persona che amano, all'infinito e mantenere eterno questo legame, non lo fanno. Nel senso se non ci sono difficoltà oggettive che possano minare il rapporto come: la mancanza di realizzazione personale, un lavoro misero, rapporti pessimi tra le famiglie di provenienza o la difficoltà ad arrivare a fine mese, perché chi ha tutto ciò che vuole, finisce con il separasi da chi li accompagna?
In qualche maniera posso capire i figli dei vip che crescono fin da piccoli in ambienti diversi da quelli comuni, però un genitore di umili origini che raggiunge il successo, chissà perché poi diventa lo stereotipo esatto del vip inaffidabile sulle questioni relazionali/familiari.
Sarà che il denaro distrugge l'animo umano?
Penso proprio di sì.



venerdì 21 agosto 2015

UN BEL GIORNO, UNO SCONOSCIUTO...

La vita è fatta di incontri, anche di addii, ma soprattutto di incontri. Credo sia impossibile tenere conto di quanta gente si incrocia durante il trascorrere delle giornate, dei mesi e degli anni; la maggior parte delle volte che qualcuno ci passa davanti, tendiamo a dimenticarcene appena l'individuo è stato superato. Capita anche di rivedere dopo un sacco di tempo, qualcuno che non vediamo da parecchio, e dopo non molto, si tende anche a scordare persino il giorno di quando questo avviene. Gli incontri indimenticabili sono di due tipologie diverse.

  1. Il grande amore, che non deve necessariamente accadere una volta sola nella vita.
  2. Il brutto incontro, questo è auspicabile avvenga una sola volta nella vita o anche meno.
Sovente, penso a quanto sia vulnerabile la nostra esistenza, nel senso, basta fare un incontro non previsto con qualcuno che non abbia buone intenzioni, e subito l'incontro sfocia in una tragedia.
Questo pensiero mi manda ai matti. Di esempi ce ne sarebbero a milioni da fare, uno dei più eclatanti, era del tizio con il piccone a Milano; chi si è messo sulla strada di quel pazzo, non è stato  per nulla fortunato.
Non ci vuole poi tanto, occorre solo essere nel posto sbagliato al momento sbagliato ed è presto fatto. La questione delle probabilità non dà molto sicurezza, è vero che siamo in tanti nel mondo, ma è vero anche che il mondo è pieno di pazzi, va da sé, che la probabilità si trasforma in caso ed il caso, si tramuta in sfiga. Tutta la questione verte su un unico elemento: cambiare strada spesso. Nel caso tutte le strade risultassero poco sicure, bisogna sperare che il brutto incontro non diventi l'ultimo.


mercoledì 19 agosto 2015

ALLA GRANDE FIERA DELL'EXPO

Gli occhi del mondo sono tutti rivolti verso l'evento dell'anno, per la sua importanza a livello planetario, per la maestosità delle costruzioni, per il valore della conoscenza e la consapevolezza del cibo e per poter dire c'ero anch'io. La famiglia Mr.D. al completo, ieri ha risposto alla chiamata proveniente da Rho.
Ebbene, possiamo dire di esserci stati per davvero, nonostante l'impresa non si preannunciasse una cosa semplice. Ci siamo alzati presto, abbiamo preparato l'occorrente per la permanenza e non di meno, ci siamo armati di buona volontà. Una volta chiusa la porta di casa, siamo arrivati fino ai cancelli.
L'entrata è stata degna dell'aeroporto di New York, per il numero agenti di pseudo-polizia impiegati, e per i metal detector in azione. Esattamente come prima di prendere l'aereo, ho svuotato le tasche, gli zaini e ho tolto persino il cappello e messo il tutto, sopra il carrello per l'ispezione a raggi X. Dal numero di persone presenti, avevo preventivato un'attesa di una mezz'ora, ma con il passeggino al seguito, (elemento risultato fondamentale) ci hanno riservato una corsia preferenziale.
Arrivati poi dentro, ci è apparso davanti agli occhi un viale immenso, dove a destra e a sinistra stanziavano i padiglioni dalla forme più strane. Le lunghe code di persone sono state una costante, ma, avendo dietro il lasciapassare a forma di passeggino, le abbiamo decurtate parecchio.
Il Vietnam è stato il primo a cui abbiamo prestato attenzione. Non era nulla di che, piuttosto piccolo e non molto eclatante, lo definirei un esiguo bazar con un ristorantino attiguo. La seconda meta: Corea del Sud. Questo sì che è stato un padiglione ben curato, coerente con il filo conduttore della manifestazione e altamente futuristico, d'altronde dalla Corea ce lo si poteva aspettare. Giunti alla volta della Thailandia, le aspettative si sono un po' smorzate. Attesa lunga, dentro: nessun manufatto, ma bensì, in tre diverse stanze, sono stati proiettati tre film, tra l'altro uno: elogio di cinque minuti al loro re. Sicuramente abbiamo compreso gli sforzi del sovrano tahilandese, per migliorare l'agricoltura, però tre film sono stati eccessivi. Delusione totale per quel che concerne lo spazio dedicato al cibo: un take away senza arte né parte. In terza battuta: Gambia, padiglione non lo si può definire di certo, però il cibo era decisamente buono. Iran: scorrevole, ben curato e pieno di palme. Brasile: una toccata e fuga, per vedere il ponte di corda, ma dentro la fila era troppo lunga. Palazzo Italia: ho ringraziato di aver avuto dietro il passeggino. La fila era qualcosa di inverosimile, di una lunghezza spaventosa, interminabile, impossibile, avvilente. Noi però siamo riusciti a vederlo. L'eccellenza italiana è stata promossa in ogni dove (giustamente, essendo paese ospitante) il palazzo abbastanza impervio, ma alcune sale sono state ben architettate e grazie all'ascensore, raggiungibili da tutti. Forse non è stato molto divertente, tutto un sali e scendi, però era doveroso presenziare. Per quanto riguarda il cibo c'era l'imbarazzo della scelta. Ogni regione aveva il proprio spazio e le industrie più famose, intere palazzine a disposizione.
Gli U.S.A me li sarei aspettati più sfarzosi, invece sono stati molto precisi sul piano d'azione adottato da Obama, detto da lui dagli schermi, su quel che lo stato ha in atto per il futuro, e abbastanza minimal per l'arredamento del padiglione. Il cibo ho preferito saltarlo per ovvie ragioni.
Mia figlia aveva una voglia matta di andare a vedere la Francia, e così è stato. Il padiglione molto grande e arredato allo stile delle boulangerie e vinerie tipicamente d'oltralpe, ma poco presente sulle intenzioni dell'agricoltura futura. La baguette era d'obbligo mangiarla, ma non pagarla sei euro l'una, dato che dentro c'era poco e niente, comunque molto buona.
Avrei voluto visitare il Giappone, ma il cartello con su scritto: tempo d'attesa due ore, mi hanno fatto desistere.
Nota molto positiva per il kinder garden. I giochi presentati per i bambini erano divertenti e non scontati, interattivi e a tema Expo naturalmente.
In effetti il tempo a disposizione non permette di vedere tutto in una volta, anche perché di cose ce ne sono a profusione. Molti stati li abbiamo saltati per la presenza stranumerosa dei visitatori in fila e purtroppo poi, si è anche messo a diluviare, perciò ci siamo messi al riparo perdendo un'ora buona.
Abbiamo fatto in tempo a vedere l'albero della vita prima della pioggia; si vocifera, vogliano mettere in piazzale Loreto a Milano, dopo l'evento chissà.
Comunque ci siamo divertiti molto e sono contento di aver portato i miei figli ad un evento più unico che raro, dubito che nel breve termine, si possa replicare una manifestazione così importante, proprio sotto casa. L'evento in sé, credo che alcuni stati abbiano centrato l'obiettivo, altri invece, abbiano venduto il loro cibo come una qualsiasi manifestazione culinaria, e non parlo solo di quelli piccoli, anche i grandi nomi sono andati fuori tema.
Quel che servirebbe credo, più tempo o più occasioni per visitarlo, ma già il costo non è così abbordabile per una famiglia, se poi ci mettiamo anche il cibo per ogni padiglione, si fa presto poi a restare senza cibo, a dispetto della grande tematica dell'Expo 2015.

Consiglio utile: visitatelo ma non fatevi scoraggiare dalle code, semmai posso prestare il passeggino. (forse meglio affittarlo alla Chicco) Andate a stomaco vuoto e tasche piene, munitevi di scarpe comode e porte l'ombrello.


lunedì 17 agosto 2015

NEMUI

Sono arrivato ad un momento della mia vita in cui, sento il bisogno di dormire. Mi sono sempre vantato della mia attitudine a restare sveglio di notte e di riposare solo qualche ora per poi ripartire di slancio. Ho fatto un sacco di lavori notturni proprio grazie a questa mia predisposizione al vampirismo, ma, forse a causa del prolungamento di questa condizione innaturale, mi sta facendo cadere in uno stato di sonno continuo. Mi sento sempre stanco e quando sono a casa dopo il turno di notte, cioè la sera che riposo a casa, l'indomani, spesso avverto una stanchezza latente che fa fatica ad essere soddisfatta.
A me fondamentalmente dormire non piace, cioè non sono uno di quelli che alla prima occasione, schiaccerebbe un pisolino, anzi, dormire mi innervosisce e quando ho sonno, ma non riesco a riposare, mi innervosisco ancora di più. Poi credo che chiudere gli occhi per sette/otto ore, sia una perdita di tempo, un vero spreco nel quale si potrebbe fare un sacco di cose, anziché stare immobili sul letto. Però il fisico richiede un ricaricamento e questo deve avvenire soltanto di notte; è la natura che ce lo impone.
Sarà che la mia età si sta portando verso un traguardo più lontano degli inizi della mia carriera da nottambulo, o forse, sarà che come tutte le cose che accadono con una certa regolarità, dopo un po' stufano, mi sono accorto che restare sveglio troppo a lungo, mi procura dei fastidi fisici.
La notte è quel momento della giornata che preferisco, perché mi proietta in una dimensione molto utile per quel che concerne la fantasia, sono più attivo nel campo "editoriale" però, anche questo piacere ne risente, quando prolungo la mia veglia per troppo tempo.
Oggi ho fatto il turno di notte a lavoro e non sono riuscito a chiudere occhio; ho scritto, per fortuna, ma sarebbe stato sicuramente meglio se mi fossi sentito in forze, cosa molto lontana da me. In conclusione: sto per finire di lavorare e me ne andrò a casa a dormire: buonanotte.


sabato 15 agosto 2015

A FERRAGOSTO IL RIPOSO NON LO CONSOCO

Per chi durante le festività è costretto a lavorare, come me, saprà che nei giorni di festa il lavoro aumenta in maniera impressionante. A dispetto di quello che si crede, la gente quando è in vacanza diventa insopportabile, soprattutto quando non trova il servizio per il quale paga. Non solo, ma le richieste di emergenza, sembra che aspettino solo quel giorno per farsi sentire da un coro composto da un milione di persone. Chiaramente, in queste giornate speciali, a lavorare sono sempre io, mentre gli altri miei colleghi, non so come facciano, ma se ne stanno bellamente a casa. In effetti, non sono proprio da solo a lavorare, ma chi condivide con me questo supplizio, sono sempre le solite facce. Potrei definirmi come una specie di prescelto, di eletto, uno sul quale si possa fare un cieco affidamento: il migliore. In verità sono un povero sfigato, che ha sempre accettato i turni senza mai battere ciglio e si becca sempre delle giornate infernali. Ora non ne posso più, voglio cercare un altro posto di lavoro che mi dia un po' di respiro e magari il weekend a casa, non guasterebbe di certo. In questa penuria di lavoro, dovrei sentirmi addirittura fortunato ad avere quel che ho, però potrei fare questo discorso, anche con un altro migliore, l'umiltà la manterrei lo stesso.

Cerco lavoro migliore, astenersi Tel...ehm perdi Tempo.


giovedì 13 agosto 2015

IL VIAGGIO DIDDIO - SPONSORED by DURACELL -

Domani vado a riprendere la mia dolce famigliola al mare. Fino a qualche giorno fa, il programma era decisamente comodo, sarei andato dopo il turno di notte (cioè questo) con mio cognato in auto, nel pomeriggio. Purtroppo però, i piani sono cambiati, nel senso che mio cognato parte prima causa lutto familiare(un vecchio zio deceduto) dunque l'andata per raggiungere moglie e figli, subisce una modifica. Come ho fatto per tornare a Milano, anche in questa occasione, le Ferrovie dello S
tato saranno il mio mezzo di trasporto. Dato che ho saputo oggi del cambiamento, mi sono precipitato in stazione centrale per acquistare il biglietto. Credo che mancassero solo i piccioni in biglietteria, poi saremmo stati al completo. La fila di gente era talmente lunga che se mi fossi messo dietro l'ultimo sarei arrivato a Carrara, ovvero il luogo di destinazione di domani. Sono riuscito a fare il biglietto andando in un'agenzia un po' defilata della stazione, pagando una commissione di 3 euro in più, però il treno che mi ha trovato la tizia al banco, non è quello che si può dire un viaggio comodo. Premettendo che finisco il turno di notte, domani alle 8.00 ed il primo treno diretto per Carrara è alle 9.00, va da sé che non riesco a prenderlo. Una volta ho provato a fare una roba del genere e me lo sono visto passare davanti. Quindi ho prenotato il treno delle 10.00, però peccato che ha due cambi prima dell'arrivo. I cambi sono scomodi, soprattutto se si vuole schiacciare un pisolino sul vagone, questo, avendone due, mi costringe a stare all'occhio prima di perdere le coincidenze utili. L'orario previsto è alle 15.07, il che significa che sarò sveglio 31 ore prima di rivedere i miei bimbi e mia moglie. Una volta che sarò da loro, dovrei quanto meno passare del tempo sulla spiaggia a giocare, dato che non li vedo da dieci giorni. In più, domani sarà la notte dei fuochi per il ferragosto e bisogna assistere assolutamente, dato che è l'attrazione principe del luogo. Dimenticavo, vorrei partire per Milano la sera stessa, ovvero tornare a casa verso mezzanotte e non aspettare l'indomani, poiché a casa ci sono i due micetti da soli.
In conclusione:
Qualcuno ha delle pile da prestarmi?




mercoledì 12 agosto 2015

LA RIVINCITA DEL BATTERISTA

Sembrerà strano, ma uno strumento rispecchia molto la personalità di chi lo suona. La codifica di una band è presto fatta:

Il cantante: è il frontman, per cui la star.
Il chitarrista: (solista) si contende le attenzioni del pubblico con il cantante ed è considerato il genio del gruppo.
Il bassista: è l'elemento più misterioso, fuori dai luoghi comuni, quello anticonvenzionale (questo discorso non vale per Gene Simmons)
Il batterista: ?
Ieri sera, stavo ascoltando Rock Bazar di Massimo Cotto su Virgin Radio ed ha raccontato un aneddoto, come sempre d'altronde. Ebbene, l'oggetto di questa puntata erano appunto i batteristi. Esordisce dicendo: "E' ormai nota, la poca attitudine intellettuale dei batteristi..."
Ehhhh????

Chiaramente, il giornalista non aveva nulla di personale contro i drummers, riportava solo quello che nell'ambiente circola da qualche decennio, cioè che i batteristi siano piuttosto stupidi. Essendo stato chiamato direttamente in causa da questa calunnia, lì per lì me la sono presa; poi però ho cercato di capire per quale motivo si pensa questo di noi percussionisti rockettari.
Il prototipo del batterista rock è una persona che ha una certa carica emotiva, fisica e di presenza scenica, ben più grande del resto della band. E' quello che si sente di più anche se non richiede un supporto elettrico, come gli amplificatori; Certo, in un live bisogna microfonare i tom e i piatti, ma anche senza, si sente eccome.
Inoltre c'è da dire che lo strumento è ritmico, perciò non si possono suonare melodie che facciano sognare come la chitarra o il pianoforte, quindi si pensa, a torto, che chi suona tale strumento, non abbia sentimenti profondi da esternare. Di conseguenza il batterista, rimane soltanto una persona pronta a fare casino, a picchiare duro e darsi l'affanno ad ogni canzone, insomma, che sia solo istinto e niente ragione. Ora, non è perché non c'è uno studio armonico o un fraseggio delicato dietro ad una canzone, che subito si debba arrivare alla conclusione, che chi si siede dietro ai tamburi non abbia il cervello per essere un individuo profondo. E' ingiusto! Basti pensare a Phil Collins, a Dave Grohl, solo per citarne un paio. Ok, loro hanno poi cambiato ruolo e strumento, ma solo perché sarebbe difficile cantare per due ore mentre ci si muove freneticamente. La canzone ne risentirebbe.
Io però sapevo che i batteristi di solito vengono considerati i più pazzi della band tipo, come Keith Moon o Trè Cool, non credo che siano o siano stati, degli stupidi, solo esuberanti direi. Ma se poi si parla di John Bonham, in questo caso non si può non definirlo come un genio delle percussioni. In breve anche tra i batteristi ci sono persone che nutrono pensieri di un certo spessore.
Una volta Chad Smith dichiarò: "Anche i batteristi hanno dei sentimenti." Peccato che però poi, questi sentimenti non vennero condivisi pubblicamente. Ma sì, meglio così, in fin dei conti noi batteristi ci apriamo solo a poche persone. Concludendo posso affermare che, sicuramente noi batteristi possiamo apparire come un nucleo di forza ed energia, misti a pazzia ed eccentricità, ma dentro di noi "batte" anche un cuore tenero e risuona un cervello di tutto rispetto.




domenica 9 agosto 2015

LONELINESS SUMMERTIME

Se devo proprio trovare una nota positiva nella mia forzata solitudine, la posso collocare nella scrittura. Sì, perché, nonostante sia a casa da solo e mi manchi tremendamente la mia famiglia, il cervello è in piena attività e cavalca un'onda di creatività che capita giusto in questo periodo dell'anno, ovvero: in estate da solo.
Quando sento al telefono mia moglie e mi chiede cosa faccio durante il giorno, io le rispondo semplicemente: scrivo. L'unica cosa alternativa alla scrittura è la palestra, e lo faccio solo per un senso di colpa latente che mi obbliga ad andarci, vista la spesa mensile. Ah già, poi c'è il lavoro.
Nelle lunghe ore solitarie mi immergo completamente nella vicenda del mio ultimo libro, non mi accorgo delle ore macinate e di quanto sia produttiva la sessione giornaliera. Di solito scrivo di notte a lavoro, ma ultimamente è diventato difficile poiché le richieste notturne sono decisamente aumentate e questo richiede una grande attenzione da parte mia, ciò però va a ledere la mia storia.
Non nascondo neppure, che di notte mi viene difficile scrivere senza chiudere gli occhi. Quindi ne approfitto della solitudine estiva per portare avanti una delle mie più grandi passioni.
Durante il giorno scrivo prima di andare in palestra, al ritorno mangio e ritorno subito a scrivere finché non devo andare a lavoro. Quando rientro a casa, scrivo ancora un po' e prima di chiudere gli occhi fino all'indomani, leggo. Questa è la mia giornata tipo.
Mia moglie simpaticamente mi prende in giro dicendomi che conduco una vita noiosa. Potrei a detta sua, uscire con gli amici, andare da qualche parte e fare tutto ciò che non mi è permesso quando siamo al completo in casa. In effetti è vero, però nulla mi dà più soddisfazione del comporre storie. Gli amici li vedo quando vado a suonare e anche questo mi appaga parecchio, ma se dovessi decidere di uscire per andare a bere, non mi viene nemmeno la voglia di proporlo a qualcuno. Altra cosa che non può essere scissa dalla composizione editoriale è la musica. La radio è sempre accesa per creare un po' di compagnia a me e ai miei gatti, ma quando scrivo ho bisogno del mio iPod, sennò le pubblicità passate durante le trasmissioni mi distraggono. In fin dei conti faccio quello che avrei fatto se fossi stato single, cioè avrei scritto e avrei ascoltato e composto musica. Le alternative sarebbero potute essere due:
1- sarei diventato un grande scrittore e musicista.
2- mi sarei chiuso in casa senza concludere nulla.

Dato che non sono single, ma bensì, sono un marito e padre di tre figli, non corro il rischio di annullarmi dentro le quattro mura domestiche, anche se durante il periodo solitario estivo, ciò vado molto vicino.


venerdì 7 agosto 2015

IL SECONDO, SECONDO ME

Correva l'anno 1999 quando in casa mia arrivò Atos: un boxer fulvo dall'aspetto simpatico e di una bontà senza pari. Credo fondamentalmente che lui in una vita passata fosse stato un peluche e per poter riscattare tanto amore dato a qualche bambino, quando era solo un balocco, fosse diventato un cane in carne ed ossa, così da riuscire a fasi amare ancora di più. Io e lui eravamo sempre insieme, dove c'ero io c'era anche lui, eravamo una coppia ben assortita e ci volevamo bene.
Quando poi conobbi mia moglie, lei possedeva un cane: Mescal, sicuramente di bell'aspetto e allo stesso tempo, molto ma molto impegnativo. Lui è (perché ancora in vita a differenza di Atos) un meticcio, incrociato con un lupo e penso, con il diavolo della Tasmania; detto in breve: una furia su quattro zampe. All'epoca in cui mia moglie ed io eravamo una coppia, lui stava con noi e ogni qualvolta uscivamo di casa al rientro, trovavamo l'apocalisse. Alla nascita di mia figlia, Mescal andò via di casa per poi approdare in quella dei miei, dove ad attenderlo c'era anche Atos. La convivenza tra loro andò a gonfie vele finché Atos rimase in vita.
Quattordici anni dopo il mio primo animale domestico, in casa è arrivata la Nala, che posso azzardare ad affermare che sia la trasformazione felina di Atos. E' dolce e pacata, silenziosa e ben educata; come dire. un'altro peluche ma a forma di gatto europeo. Qualche mese fa abbiamo pensato di dare un compagno alla docile Nala, prendendo il nostro nuovo coinquilino: Eddy. In questo caso potrei definirlo come il doppione di Mescal fatto sottoforma di gatto. Memore del secondo cane avuto in gioventù, quando ho preso Eddy, in cuor mio sapevo che non sarebbe stato mansueto come la Nala, immaginavo che mi avrebbe fatto penare, tanto quanto fu Mescal. E' stato il sento senso a suggerirlo, ma a quel punto non potevo tirarmi indietro, dato che moglie e figli se ne erano già invaghiti perdutamente. In questi giorni in cui sono solo con il gatti, mi rendo conto di quanto avessi ragione e perciò, ho stabilito che il primo esemplare di qualsiasi razza animale, ce li fa amare, mentre il secondo. ce li fa odiare.
L'equazione è presto fatta:
Atos = Nala x Mescal = Eddy. (ammesso che si scriva così)
Quindi la risposta a questo problema potrebbe essere questa: cambiare animale domestico di continuo, prendendo solo un esemplare della razza scelta, per poi passare ad un'altra scegliendone sempre e solo uno.
Con questa linea di pensiero, arriverò a cinquant'anni che in casa ci sarà un elefante. Se in effetti sarà pacato come i miei primi animali, tanto vale tentare. E' chiaro che lo chiamerei Dumbo, non posso esimermi dal chiamarlo in questo modo. Se invece ci sarà un leone, sarebbe Mufasa; una tigre Sherekan, un orso Koda, un paguro sarebbe Sebastian e per quel che concerne i volatili, sarebbe Jago come il pappagallo di Jafar. Certo che poi sarei costretto a fa riesumare Walt Disney e assumerlo come guardiano del mio piccolo zoo. Magari potrebbe persino funzionare.


martedì 4 agosto 2015

ESPERIMENTO POCO RIUSCITO

Sarà che a Milano è in atto l'Expo o che molta gente le ferie le salta per una questione prettamente pecuniaria, fatto sta, che nel capoluogo lombardo è rimasta un sacco di gente. Oggi ho notato, un elevata presenza di auto in fila, pronte a strombazzare ancor più agguerrite che non nel resto dell'anno. Vuoi per il caldo o vuoi che sono avvelenate per le ferie mancate, comunque la situazione mi è sembrata la solita. L'unica cosa che torna con una certa ciclicità, è la mia desolazione domestica estiva!
Ieri sera ho portato la mia famiglia al mare, dopo la grande delusione sarda, eppure, la mancata destinazione balneare non pare averli scalfiti più di tanto anzi, a quanto a pare, i miei bimbi sono euforici per i bagni fatti durante tutta la giornata di oggi. Questo è quanto mi ha detto mia moglie.
E io? A casa, come al solito...
Attenzione, sono ben contento per i miei figli che se la spassano al mare e si divertono come dei matti, ma io purtroppo, mi annoio da morire. In realtà non sono passate nemmeno 24 ore dalla mia partenza per far ritorno a casa, eppure, in quelle due ore che ho trascorso da solo, non sapevo cosa fare.
Per tenermi occupato, prima di andare a lavoro ho cucinato le pad thai e mi chiedo il motivo della mia prodezza culinaria. C'è da tenere presente che in casa avevo solo i noodles e una scatola di ceci, mica tutti quegli ingredienti che servono a rendere gli spaghetti tailandesi, una vera leccornia. Ho scoperto a mie spese, che la pasta di riso con i ceci non vanno minimamente d'accordo, soprattutto se bisogna aggiungerci anche il condimento in dotazione. Dovevo ammazzare il tempo e per poco non ammazzavo me stesso; erano orribili. Da qualche tempo a questa parte, mi diletto con gli udon in brodo o i ramen saltati e vengono anche piuttosto bene, oddio, a mia moglie piacciano, a un giapponese autentico, non saprei. Ecco le pad thai sono state un azzardo, una cosa che non avrei dovuto fare, non soltanto per la mia poca esperienza, ma soprattutto perché quando sono a casa da solo non mi viene voglia di cucinare e quando lo faccio, le pietanze rispecchiano esattamente la loro qualità, cioè: fanno pietà.


lunedì 3 agosto 2015

CAMBIO DI PROGRAMMA

L'intento era quello di far trascorrere, ai miei bimbi e a mia moglie, una settimana in Sardegna. Avevamo fatto tutto con largo anticipo: biglietti e check-in on line, quasi un mese prima della partenza. Venerdì pomeriggio, per cui due giorni prima del volo, mia moglie si è accorta (ma io di certo non le sono stata d'aiuto) di non aver fatto la carta d'identità per il piccolino, e questo è stato l'inizio di una corsa contro il tempo. Le chiamate sono state molteplici, sia agli uffici milanesi che alla compagnia aerea e tutti hanno remato contro di noi. In una città come Milano non è ammissibile richiedere un documento in estate. L'ufficio anagrafe che di solito lavora non più delle 15.30 durante l'anno e sei giorni suo sette; in estate, ovvero, dal 29 giugno al 29 agosto, il sabato non è neppure aperto. Allora l'ufficio più prossimo all'anagrafe, per l'emissione di documenti è la questura, ma guarda caso il sabato è chiusa pure quella. L'aereo a questo punto, ci è sembrato sempre più lontano. L'unica cosa che potevamo fare era chiamare la compagnia aerea, ed è così che abbiamo fatto. Il numero della Ryanair è una truffa bella e buona dato che ogni scatto è un salasso e l'attesa è interminabile. Le centraliniste sono troppo sbrigative e non è detto che parlino correttamente l'italiano. Per farla breve, non siamo riusciti a prendere l'aereo e neppure a cambiare destinazione o giorno, visto che la penale ammontava intorno ai 300 euro!
D'accordo che lo sbaglio l'abbiamo commesso noi, però è davvero impossibile cercare di rimediare.
L'unica cosa che ho visto volare sono i 500 euro del prezzo del biglietto, dannazione!
Alla fine i miei figli e mia moglie andranno per due settimane al solito mare, sempre meglio che niente, anzi per fortuna che c'è ancora la casetta "rossa" altrimenti il mare si potrebbe vedere solo in cartolina.


COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...