sabato 29 novembre 2014

L'AMORE, QUESTO FOLLE SENTIMENTO

E' bello innamorarsi quando non si ha nulla da fare, quando si è predisposti ad accogliere nella propria sfera emozionale, di tutto un po'. Cercare l'anima gemella, ma prima di questa, selezionare un gran numero di persone e per ognuna di queste, credere che sia quella giusta. Mi riferisco agli adolescenti, ai giovani, che non sono oberati dal lavoro, dalle dinamiche quotidiane, da tutte quelle faccende che nascondono, sotto uno spesso strato di stanchezza, il sentimento sorto per chi è affianco a noi, a condividere una vita normale. Già perché, nel momento in cui scocca quella scintilla tutto sembra possibile. La passione travolgente dei primi momenti, si trasforma in amore e grazie a quello, si prendono poi tutte quelle decisioni che stabiliscono il corso dell'esistenza futura. Ed esattamente in questo frangente che si riconosce l'amore vero, cioè quello che va al di là della semplice passione, quello da cui partono altre piccole vite, il collante che fa restare uniti nei momenti peggiori, quando la presenza della persona amata diventa una certezza ancor più vera, della verità stessa.
Qualche tempo fa, ero per strada con mia moglie, ed un ragazzo in lacrime, ci passa davanti mentre si sfoga al telefono, presumibilmente con qualcuno molto vicino alla sua ex ragazza. Il suo discorso si conclude dicendo:
"..E dille che non troverà mai nessuno che l'amerà, quanto l'ho amata io..."
In effetti è vero, credo che tutti abbiano pensato ad una cosa del genere, ed è vero anche, che nessuno amerà mai allo stesso modo, chi ha amato nella precedente relazione.
Mia moglie poi, ha detto a me, quello che non avrebbe potuto dire a quel ragazzo disperato, per non arrecargli un ulteriore dolore, questa verità lapidaria:
"Si certo, ne troverà uno che l'amerà di più e ci farà pure dei figli."
Oltre ha quanto ho scritto, c'è un altro elemento da analizzare: quello dei separati.
In vita mia, ne ho conosciute di coppie separate o divorziate e tra tutti questi, ho trovato un solo elemento comune, ovvero, quello di volersi rifare una vita. Per carità, è plausibile, comprensibile, effettivamente è umano, ma che voglia però... Rimettersi in gioco per chi ha avuto un'esperienza negativa con il proprio partner, senza che da questa relazione sia sorto qualcosa di più di un paio di anni di matrimonio, è giustificato. Invece chi ha convolato a nozze, con figli a carico, un muto sulle spalle e tutto il resto, arriva ad un certo punto a doversi separare per incompatibilità, piuttosto che per adulterio, o semplicemente per la fine dell'amore; in questa tipologia di caso, mi chiedo, che motivo c'è di dovere riproporre lo stesso scenario con una nuova persona accanto? Non dico, che bisogna restare da soli per il resto dei giorni, ma se un tentativo è andato male, non c'è bisogno di rifare gli stessi sbagli d'accapo. Gli errori servono a far capire di non commetterne altri, sennò è solo tempo perso. C'è n'è di gente che arriva a sposarsi anche tre volte, e lo dico poiché conosco figli di un terzo matrimonio; a me sembra follia. Forse si arriva ad un punto del genere quando non si è abbastanza maturi per dedicarsi anima e corpo in una relazione, allora appare più semplice lasciare tutto e ricominciare con un'altra donna o uomo che sia. Alla fine però, penso, si arrivi più o meno, alla stessa situazione precedente, ovvero, la vita porta a creare delle dinamiche abbastanza simili l'una con l'altra. Magari si ha affianco una persona capace di comprendere meglio chi gli/le sta accanto, ma è poi davvero così? Forse le persone di questa pasta, sono avvezzi all'innamoramento facile e si lasciano andare troppo spesso alle passioni, ragion per cui, ciò che è stato creato si sfalda come un castello di carta, oppure, non so cosa possa scattare nella mente di chi compie gesta di col tal nefandezze. Quello che mi domando è, ma quanta voglia hanno? Se dovesse andare male con mia moglie, cosa che mi auguro di no ovviamente, dubito che mi dedicherei ad un'altra relazione nella stessa maniera in cui mi sono dedicato a lei. Certo non lo posso sapere con certezza, però mi conosco abbastanza bene da sostenere di essere talmente, diffidente, pigro e probabilmente deluso, da non rimettere la mia vita in mano a nessun'altra. L'amore sarà anche un sentimento folle, ma se si vuole lo si può controllare, basta avere il giusto livello di cinismo e un pizzico di sale in zucca. Forse sarò presuntuoso, però non molto lontano dal vero.


venerdì 28 novembre 2014

BIANCONIGLIO

In Alice nel paese delle meraviglie di Luis Carroll, c'è la figura del Bianconiglio che è forse quella più simile a me, anche se fisicamente potrei sembrare Humpty Dumpty. E' l'allegoria del modo di vivere degli umani, quando incrocia il mondo terrestre, ovvero, sempre di fretta, sempre di corsa. Nel paese delle meraviglie il tempo perde la sua misurazione classica, anche se il Bianconiglio corre lo stesso, forse è l'ancora che tiene salda la stessa Alice, in quei due mondi così diversi tra loro.
Come ho appena affermato, io sono il Bianconiglio e come me, anche tutto il resto del mondo moderno, potrebbe ricadere in quella sua caratteristica. I bambini però no, loro non hanno il senso del tempo, ed è una cosa meravigliosa.
Vivere seguendo la luce solare, come accadeva in passato è ciò che ci lega ai ritmi della natura, quello che ci rammenta di essere i diretti discendenti delle scimmie, è quello che abbiamo abbandonato. Oggigiorno siamo schiavizzati dalle lancette dell'orologio, viviamo stravolgendo qualsiasi regola, capovolgiamo la notte con il giorno, mangiamo senza assaporare il gusto del cibo; dormiamo in stanze adibite a tale scopo, senza apprezzare il riposo e chi accusa il colpo per prima è la mente, seguito dal fisico. Personalmente, mi sento infilzato dallo scoccare dei secondi, quando mi fermo per riprendere fiato. Come se su di me, pendesse una spada che mi obbliga a correre, per non essere trafitto dalla velocità degli avvenimenti in corso, eppure, conscio di quanto sia deleterio per me affannarmi nelle cose che faccio, non posso farne a meno. Avere "l'agenda piena" di cose da fare, in qualche maniera distorta, mi dà una certa sicurezza, mi colloca all'interno della società, mi stimola a fare sempre di più. E' una specie di obbligo morale, un compito autoimposto a cui sono tenuto a portare a termine, è il contributo della mia esistenza che devo pagare, per avere diritto al mio angolo di mondo; è il senso che mi porta a vivere.
Da quando ho esaurito la mia spensieratezza di bambino, mi si è presentato davanti alla porta un enorme orologio, il quale, ha scandito tutti i miei giorni a seguire, battito dopo battito. Ho preso atto e consapevolezza, di far parte di un sistema, oliato in ogni suo punto, per ottenere il massimo della precisione. L'ingranaggio di questo immenso orologio sono io, siamo noi tutti, che a seconda di quanto ci affatichiamo, contribuiamo a muovere il tempo. Sarebbe meglio dire, a quantificarlo in termini monetari. Si perché una delle poche cose che il denaro non può acquistare è appunto il tempo, ma proprio per questo esso, ha un valore inestimabile, per chi lo concede, per chi lo consuma, per chi lo detiene.
E' una lotta impari, in quanto non lo posso arrestare, e per quanto sarebbe bello, lui continua il suo corso che io sia d'accordo oppure no. Detesto essere schiavizzato dalla scansione dei miei impegni, ma non posso farne a meno. Qualora guadagnassi del tempo per fare delle cose utili, comunque andrei a sprecarne da un'altra parte. Non si vince mai.
La cosa che più mi destabilizza quando ci penso, è che per quanto arranchi dietro alla scansione dettagliata della mia giornata, questo porta a poco, quasi a nulla, perché se si corre seguendo gli impegni, dietro alle scadenze e ai compiti, si perde quello più prezioso da dedicare alle persone che si amano, si perde di vista il senso delle cose importanti per davvero. Il segreto di una vita felice è prendere tutto con la giusta dose di lentezza.

mercoledì 26 novembre 2014

AMORE PER LA PIZZA

Se c'è un alimento per il quale vado matto, è senza ombra di dubbio la pizza. Ho appena finito di mangiarla e sono pienamente soddisfatto da ciò che ho gustato ad ogni morso. Venendo da generazioni di partenopei, sono più che convinto di avere nel dna i cromosomi a forma di pizza, per questo motivo ne mangerei a quintali, cosa che forse in un anno raggiungo facilmente. Eppure a dispetto delle mie origini, quella che mi piace di meno, è proprio quella napoletana. So che mi tirerò dietro le maledizioni dei miei avi, che si rivolteranno nella tomba, come l'impasto di Gennarino o' pizzaiuol' che tira la pasta, ma io preferisco la pizza egiziana.

"Nooooo!!! Sacrilagioooo, comm' osi tu stolto, la pizza chiù bbon è sul chell e Napule!"
"E' troppo molle non mi piace!"
"A ricetta originaria è cchest' o saj o no?. La regina Margherita acccusì s'a mangiò."
"Chi se ne frega, a me rimane sullo stomaco. Poi quando la taglio si sfalda tutta, non si riesce a tenere in mano una fetta che sia una perché sembra gomma sciolta, anzi una bigbabol salata!"
"Eresia!! San Gennà o sient a chist, cos sta ricend cos ta vocc, 'ngrata! Nuje simm chi a inventat a riscett sacra, nu poj dire sti fetenzie!"
"A me piace la pizza croccante, quella che fa Ebram il pizzettaro in motorino!"
"Arrrrg. jett' o' sang! Cos' aggia sentì"
"E ti è andata bene che ho detto quella egiziana, e non quella americana."
"Nun si degn e mangià o' piatt perfett, tu si rannat a vitaaaaaa!"
"Ti sbagli pizzaiuolo, la forza della Sfinge mi proteggerà"
"Nooooooo....."

Dopo questo breve siparietto, degno della migliore sceneggiata napoletana, sono giunto a questa conclusione: la pizza più buona di tutte, è quella che rispecchia i propri gusti. Ho scoperto l'acqua calda ok, però anche Snoop Dog, in occasione degli EMA, snobbò la pizza italiana, rimpiangendo quella piena di schifezze made in U.S.A. quindi a ognuno il suo.



martedì 25 novembre 2014

LE CATTIVE NOTIZIE TI RAGGIUNGO OVUNQUE

Da un po' di tempo a questa parte sento lo brutte notizie, riguardanti persone che conosco, o che colpiscono trasversalmente i miei conoscenti. Nel mio luogo di lavoro si parla oramai di decessi di persone care, come se si discutesse della preparazione della cena per la sera, tra massaie annoiate.
Su questo argomento non so mai come comportarmi, nel senso che, ho sempre il timore di non dimostrare abbastanza trasporto nel manifestare il dolore, piuttosto che l'interesse per l'accaduto, o cose varie. Io sono uno che rimane abbastanza freddo lì per lì, ma poi ci penso e ci ripenso a posteriori, facendomi fagocitare dalle angosce. Come se nel ricevere questa notizia mi si poggiasse la metà del nefasto carico, sulle spalle. In fondo è per questo che si parla con  qualcuno delle brutte notizie, perché si vuole alleggerire il peso che la brutta notizia comporta. E' inevitabile però, che la condivisione di una comunicazione del genere, suscita in chi la subisce, un certo smarrimento, sicuramente dell'amarezza, più il senso d'impotenza nell'apporre un aiuto concreto, a chi è nella situazione di dire, ciò che necessita di far sapere. Insomma una brutta faccenda su ogni punto di vista. Poi c'è anche chi si tiene tutto dentro e non spiccica parola con nessuno, di ciò che capita tra le mura domestiche, o poco più ampie. In questa tipologia di persone, mi ci ritrovo abbastanza, ma non perché non voglio caricare l'interlocutore dei dispiaceri che mi affliggono, ma per il semplice motivo, di non far sapere i fatti miei a chiunque. Mi apro solo con poche persone, a fatica tra l'altro, e non è sicuro che spieghi la motivazione completa del mio stato d'animo, qualora fosse grigio. E' un sistema poco efficace, non porta a niente, ne sono consapevole. Comunque sia, sono poco abituato a parlare di cose che mi colpiscono da vicino con conoscenti, amici e parenti, perché in fin dei conti mi rendo conto che una parola, può consolare in quel momento, ma non risolve niente.
Mi stranisce quando questo tipo di rivelazioni intime, vengono fatte a me. Mi sento in imbarazzo, quando vengo a sapere di cose strettamente personali, come lutti, malattie, o sciagure di vario genere. Mi sento in dovere di avere anche io qualcosa di brutto, per controbilanciare la sfiga comune, ma ne faccio bellamente a meno, grazie. Ci tengo alla mia privacy e al mio eventuale dolore. Qualora dovesse capitarmi qualcosa di brutto (speriamo di no, corna in terra) la mia unica valvola di sfogo è sempre questo blog.


lunedì 24 novembre 2014

LAVORI IN CORSO

In attesa del nostro terzo pargolo, stiamo preparando la casa nel migliore dei modi, per renderla accogliente anche per lui. Di lavoretti da fare ce ne sono, il più grosso di tutti è la tinteggiatura della stanza dal letto, in programma mercoledì. Oggi invece, ho pitturato la finestra del bagno e quella della camera da letto, in più ho messo una parvenza di basi preparatorie in vista dell'intervento cromatico della camera matrimoniale. Tra un'azione e l'altra, mia moglie, nonostante abbia un pancione abnorme, ha rivoluzionato gli armadi dei miei bimbi, setacciato il loro guardaroba e fatto una cernita di tutto il superfluo. Il risultato è stato eccezionale, gli armadi ora sono ordinati come un archivio bancario, nonché gli indumenti sono quelli adatti alla stagione in corso, un vero cambiamento. Certo, attuare il turbine del riassestamento della casa di domenica è un po' eccessivo, forse sarebbe stato meglio dedicarsi all'ozio e al riposo, come l'ultimo giorno della settimana richiede, però abbiamo una certa fretta nel compiere tutti questi miglioramenti, quindi oggi il relax ce lo siamo scordati. La cosa positiva è che mia moglie ed io, in questo genere di cose siamo una premiata ditta. In quasi otto anni che stiamo insieme, abbiamo cambiato casa cinque volte, escludendo quella mia di partenza e in ogni occasione, abbiamo ristrutturato, cambiato e dipinto, gli appartamenti che ci hanno ospitato, come un manipolo di agguerriti magùt. Forse la nostra forza sta proprio in questo genere di affari, tanto, da poter creare addirittura una piccola impresa. Mia moglie sarebbe felicissima di lavorare in questo settore, io forse un po' meno, ma con lei che mi dirige nell'organizzazione, tutto risulta più semplice. Personalmente sono un gran pasticcione, potrei iniziare a fare centinaia di cose in contemporanea e non terminarne nemmeno mezza, per questo lascio a lei il compito della direzione dei lavori. Io sono la forza fisica, il braccio violento del ristrutturazione, come Pastamatic lo era in cucina. Su quello non ho problemi, mica vado alla Virgin per tenere i miei muscoli a riposo, li faccio fruttare e lavorare sodo. Se però devo mettere giù un piano di lavoro, potrei impiegarci due mesi e mezzo, il tempo giusto per l'arrivo del mio terzogenito. Il suo primo giorno in casa lo passerebbe dentro uno scatolone con affianco una latta di vernice, ahi ahi ahi, amico no-buono.
Sono a lavoro e mi si chiudono gli occhi dalla stanchezza, però sono soddisfatto di aver fatto un grosso passo in avanti nei lavori di casa, ora manca poco, ci vuole solo un pochino di costanza e pazienza e ogni cosa arriverà al termine come tutte le volte che abbiamo messo le mani sui pennelli, piuttosto che ciarpame vario. Una volta poi, aver messo tutto in ordine cosa faremo?
Cambieremo casa e su ricomincia! (spero proprio di no)


sabato 22 novembre 2014

AVVENTURA LOW

Fin da piccolo, ho avuto quel senso artistico insito nel mio animo sensibile, ma che non sapevo come far emergere. Ho poi incontrato sul mio cammino, qualcuno che aveva dentro di sé lo stesso bisogno di esprimere, quanto ci veniva inviato dall'animo, appunto. Nella fattispecie si trattava di un mio compagno di classe e con lui, ho messo su un piccolo gruppo, o meglio, un duo. (anche all'epoca? Ma allora è un vizio?!). Questa collaborazione prese piede in 3^ elementare e durò fino alle medie. Si è evoluta diverse volte prima di arrivare al punto più alto della nostra carriera, cioè fino a formare i Low Boys. Il mio socio, mi disse che il nome significava I Ragazzi Sporchi, nel senso di volgari, ma quello che arrivava a chi sapeva l'inglese come noi, lo interpretava come I Ragazzi Bassi. Il che la diceva lunga, pur essendo il contrario espresso nel nome del duo, ehehe.
Tutto partì con un'esibizione fatta in classe durante la ricreazione, in cui ogni bambino cantava ciò che più gli piaceva. Ci siamo trovati in fatto di gusti artistici e da lì, pensammo di unire nel nostre capacità e la voglia di emergere, scrivendo canzoni. I testi degli esordi erano decisamente punk, senza sapere cosa fosse il genere londinese '77, ma quello che buttavamo giù, avrebbe fatto gola persino a Johnny Rotten, in quanto a uso improprio di oscenità, omettendo da questi però, l'elemento turpiloquio, poiché eravamo dei bambini.
La nostra prima canzone si intitolava "Vivere Senza Te" l'idea del titolo, nonché del ritornello, ci venne suggerito nientemeno che dal sig. Vasco Rossi in persona, mentre cantava a Deejay Television. Chi ebbe la fortuna di ascoltare questo brano, eseguito senza l'ausilio di nessuno strumento, alla fine veniva raggiunto da un brivido lungo la schiena, nonché dalla contorsione dello stomaco. Negli anni poi, ci specializzammo con l'inglese, molto basico in realtà, e lavorammo anche sull'esecuzione dei testi, mettendo per la prima volta una base, prodotta con il Canta Tu del mio socio, sotto le parole. La hit di quell'anno si intitolava Black Rain e fu davvero un successo. La fama ci venne riconosciuta solo dai nostri amici, ma questo è solo un dettaglio. Crescendo, la nostra collaborazione arrivò ad un punto d'arresto, per divergenze artistiche. Le strade si separarono per proseguire da soli, come ogni buon gruppo insegna, divenimmo due solisti e le nostre carriere presero una diramazione molto differente tra loro. Io in quel frangente seguivo gli albori del Rap, per cui i miei testi, si sviluppavano in rima. Due delle mie canzoni che più di tutte hanno riscosso il successo che si meritavano erano: Relitto e 144, quest'ultima era anche una sorta di denuncia per l'abuso dei numeri erotici/chat friendly dei primi anni '90. Si è anche dibattuto molto sulle royalties della canzone, in quanto venne scritta ed interpretata dai Low Boys, prima del loro scioglimento. A ben dire credo di essere l'autore principale per aver scritto più della metà del testo, e qui di sotto scrivo per inchiodare questa certezza dimostrando a tutti la paternità del testo.

                                                                             1 4 4


144 AMORE E SENTIMENTI FORSE NONE' QUELLO CHE TU PENSI,
TI MONTI LA TESTA E LORO TI FANNO LA FESTA
CON LE BOLLETTE DA PAGARE E NON SAI PIU' COSA FARE.
HAI 30 MILIONI SULLE SPALLE E DICI MI HANNO ROTTO LE
SIP-
HAI TELEFONATO E BIAGIO AGNES T'HA FREGATO
POTEVI ANCHE NON TELEFONARE
COSI' NON AVEVI LE BOLLETTE DA PAGARE
MA LA STUPIDA CURIOSITA' TI HA PORTATO ALLA ROVINA
E DICEVI AH, SE LO SAPEVO PRIMA,
QUELL'144 TI HA PROPRIO ROVINATO
E IN MEZZO A UNA STRADA SEI CAPITATO.
     




venerdì 21 novembre 2014

20 EUROS FOR LOVE SESSIONE IN STUDIO

In vista di un prossimo concerto, sito al Baraonda di Segrate il 20 dicembre, posso anticipare i brani che saranno eseguiti al Mobfest, (sempre che si riesca ovviamente) tramite dei filmati girati in studio in data. La tecnica di caricamento dei filmati è un po' macchinosa, ma ora il mio iPhone mi ha comunicato che è riuscito a caricare, ciò che vorrei proporre qui di seguito.
A quanto pare la trasmissione dei dati risulta essere più lunga di quanto credevo, sto caricando i cloud, ma sul cloud, non c'è niente. Sarà che proprio oggi il cielo sia terso e senza nubi? Non ci posso credere.
Sembra di dover entrare dentro la banca dati della Nasa, ma è possibile che non si riesca ad entrare nel proprio profilo? E poi, dove finiscono i filmati che carico, se non ci sono sul mio stramaledetto cloud? Ora ci riprovo.
Che rabbia, ma come diavolo si fa?
Mi dice: "Il filmato è stato caricato" d'accordo, ma dove? Dannazione!
Sto esportando praticamente la discografia completa dei Beatles, eppure sul mio bel profile non si sente neanche in lontananza il rumore di una bacchetta caduta in terra, che pizza.
Devo trovare un'alternativa, iCloud è inespugnabile.
Attenzione! Mi dice il mio caro bel telefono, che ho l'archivio quasi pieno. Ma dove me li ha messi questi introvabili videoooooo!
Ho forse trovato una soluzione....
Niente non ha avuto successo. Sono sempre stato una frana col computer, che amarezza.

Missione compiuta!!!!!!!!! 
20 EUROS FOR LOVE 
ENJOY

martedì 18 novembre 2014

E MILANO DIVENNE VENEZIA

Da quando è iniziata la stagione delle piogge, tipo zona sub tropicale, la mia città ha assunto un aspetto più umido, molto acquatico, decisamente marittimo. L'inesorabile caduta piovana, ha creato un bel po' di disagi alla circolazione urbana, per non parlare delle case in prossimità del famigerato Seveso, ovvero il fiume invisibile. Questo corso d'acqua è infingardo, perché non lo si vede scorrere ad occhio nudo come il naviglio o il Lambro, ma c'è gente che giura di averlo visto. Alcune teorie sostengono che proprio il Seveso, sia l'affluente sotterraneo del lago di Lochnes (lo so che i laghi non hanno affluenti, ma questo è diverso) per cui il mostro che dimora nel lago scozzese, sia la causa effettiva della sua esondazione, e non la pioggia. Ho rivelato un informazione strettamente riservata, ma volevo mettere al corrente i miei concittadini, di ciò che circola sotto il manto stradale. Al di là della vera causa, Milano ha reagito molto male alla fuoriuscita dell'acqua fluviale, tanto che le strade si sono inondate a tal punto, che si poteva circolare con il gommone, con le pinne, fucile ed occhiali. Le zone flagellate sono state quelle di Zara/Maciachini, Isola, Niguarda e la Maggiolina, in queste parti di Milano si è cominciato a parlare con un lontano accento veneto, proprio perché dai balconi si intravvedeva la suggestiva Piazza San Marco. Quasi tutti i cittadini hanno preso molto male questo cambio di parlata dialettale, visto che un cambio così repentino, bisognava quanto meno annunciarlo o fare dei corsi preventivi. Comunque a gridare aiuto e maledire il governo, perché si sa che quando piove è sempre colpa sua, molti, non sono riusciti a dirlo in veneziano. Penso che si avrà occasione di riprovare, tanto c'è sempre tempo, anzi maltempo. Coloro che davvero si sono immedesimati nella parte, sono stati i piccioni. Quelli si sono davvero mascherati bene in uccelli veneti, credo che chiunque li abbia scambiati per quelli che svolazzano tra campi e campielli di Venezia. Io personalmente non sono riuscito a distinguerli.
Una volta rientrata l'emergenza esondazione, è rimasto il fango, molto fango. Il nostro sindacato ha creato una join-venture con l'azienda di Guam, che produce i noti fanghi, per mettere sul mercato un nuovo prodotto a chilometro zero, per noi meneghini. Questo fango miracoloso sarà supportato dal celeberrimo brand e prenderà il nome di Fanghi d'asfalto Milan, una delizia per il corpo, che sa di copertone. Nel clù ,(preciso che ho detto clù) del momento acquifero, c'ero anch'io con la mia immancabile bicicletta, che da city bike si è tramutata in river bike, cioè in una moto d'acqua. Meno male che porto sempre al piede delle scarpe permeabili, non potevo certo andarmene a casa, senza avere a portata di scarpa dell'acqua meneghina-veneziana, mista scozzese, sarebbe stato un affronto alla mia volontà di andare in bici sotto ogni intemperia. Posso dire apertamente che nell'esondazione del Seveso c'ero anch'io, purtroppo non so dirlo in venesian, ciò!


lunedì 17 novembre 2014

NEL GIORNO DEL NOSTRO SI

Nel corso della mia vita, ho vissuto ventisette volte il 15 novembre senza attribuirgli alcun valore, senza che a questo giorno seguisse una ricorrenza, o che si celebrasse ogni anno un momento da ricordare. Poi è avvenuto nel 2008 che questo giorno ottenesse un significato esclusivo solo per noi due, ed è stato il momento in cui ci siamo impegnati a mantener fede alla nostra parola data, davanti ad un pubblico ufficiale. Forse non ha avuto lo stesso peso scenografico, di quelle promesse fatte difronte ad una folla, in un luogo suggestivo, ritualizzato da un personaggio investito da poteri che né io né tu, riconosciamo. E' stato meno sfarzoso e decisamente più breve, ma non per questo, sia da considerare meno prezioso rispetto a quelli classici. Io ho scritto nero su bianco la mia volontà di essere tuo marito e questa firma durerà nel tempo, tutto quello che ci concederà l'eternità dandoci ragione per ogni momento vissuto insieme.
Il 15 novembre 2008 era un sabato ed era una giornata splendida, non solo per il clima mite ed il sole luminoso in quel cielo terso toscano, ma soprattutto perché ho dato in mano la mia esistenza futura, a colei che l'avrebbe resa migliore sotto ogni punto di vista, che mi avrebbe aiutato a crescere come individuo, e che mi avrebbe sorretto nei momenti di sconforto. Abbiamo sottoscritto un contratto nel quale ci siamo impegnati a prenderci cura l'uno dell'altra, nel corso ignoto della vita, con tutte le avversità a cui saremo chiamati a rispondere, e non potevo scegliere donna migliore. Eri all'ora, come adesso, lo scrigno prezioso nel cui interno custodiva un'altra vita. Ho pensato vedendoti risplendente di maternità, che avevo visto giusto nel condividere con te, il ruolo di genitore. Mi sono sentito privilegiato ad avere accanto una donna, capace di essere una madre ineccepibile ed una compagna ineguagliabile. I mie figli sono in mano ad una mamma, diligente, attenta, intelligente ed estremamente amorevole.
Il giorno in cui ho detto Si è stato l'inizio di un'era, di un'avventura, di un sogno divenuto realtà, ma anche della realtà tramutata in un sogno. Questo accadeva nel 2008 e accade tutt'ora.
Ieri nel giorno del nostro anniversario, ho trascorso con te un momento speciale. Forse il tempo atmosferico avverso, ha guastato un po' i piani iniziali, ma l'importante è aver avuto l'occasione di passare del tempo insieme, che capita così di rado. Siamo sempre presi dalla frenesia dei doveri, dalla gestione di una famiglia, presto numerosa, dei compiti da svolgere quotidianamente, che a volte capita di trascurare ciò che ci unisce. Sappiamo entrambi di poterci fidare reciprocamente, siamo consapevoli della forza che ci sorregge a vicenda e di quanto amore ci scambiamo con semplici gesti, a volte solo uno sguardo basta, per capirsi. L'intesa che ci lega è sorta in maniera spontanea, fin dal primo momento in cui le nostre parole si sono incontrate, per parlare di un discorso senza fine, sempre così pieno di emozioni e di vivo interesse. A fronte di tutto questo però, è comunque bello potersi crogiolare in quelli che sono i nostri piccoli vizi, nei nostri piaceri. Trascorrere il tempo senza preoccupazioni, allentando per un giorno e per una notte, le redini dei nostri compiti, dedicandosi alla volontà di esprimere quello che sentiamo in modo libero e se vuoi, tornare un po' alla spensieratezza dei nostri primi incontri.
Dopo aver assaporato per qualche ora, di una ritrovata "libertà", ciò che rendere felici sia me che te, in modo assoluto, è di ritornare nella nostra dimensione di famiglia e vivere ogni attimo insieme.
Non potrei chiedere di più, di quanto già desideri e nonostante questo, stiamo per affrontare un altro cammino insieme, questa volta ad affrontarlo però non saremo solo noi due, bensì in quattro, più la piccola novità. Al prossimo anniversario avrò qualcos'altro per gioire, anche se ogni giorno gioisco di tutto ciò che mi hai dato. Ti amo.



mercoledì 12 novembre 2014

DACCI UN TAGLIO

Era da qualche giorno che sentivo un lontano richiamo, provenire sopra la mia testa. Ieri si è fatto decisamente più persistente rispetto ai giorni precedenti, al che, ho capito cos'era quel suono, poiché l'ho riconosciuto. Si trattava di un miagolio, ma non era quello della Nala. Mi sono messo davanti allo specchio ed ho incontrato Otello, poggiato beatamente placido sulla mia testa a farmi da capigliatura. Mi stava dicendo che era ora di tagliarmi i capelli.
Ho volutamente rimandato la tosatura della mia testa per un semplice motivo, la macchinetta è un'arma non convenzionale. L'ho acquistata quest'estate al mare, poiché Otello si era presentato puntuale anche durante le mie vacanze, quindi mi sono visto costretto a correre ai riapri pure lì. Il negoziante mi ha venduto la macchinetta, dicendomi preventivamente:
"La informo che questo è l'unico articolo per il quale non è prevista la sostituzione."
"Beh, si lo capisco, però credo non ce ne sia bisogno." Risposi baldanzoso.
Quanto mi sbagliavo.
L'attrezzo ha scritto sulla scatola:
" CUTS TWICE AS FAST"
"Wow, un tagliacapelli due volte più veloce." Ho pensato quando l'ho vista in vetrina. "Deve essere mia!". Ora mi maledico.
La macchinetta ha dalla sua, che non si può terminare di usarla, prima di aver completato la rasatura. Ameno che non si è Keith Flint (il cantante dei Prodigy,) per cui lasciare una specie di pista d'atterraggio in mezzo alla testa, non risulti un problema, bisogna fare tutto come da manuale.
Nella fattispecie avere due velocità significa questo: le lame prendono il capello, lo afferrano di violenza, lo picchiano duramente, lo riducono in polvere e poi quando non hanno più nulla da tagliare, quelle maledette si accaniscono sulla testa, arandola come un campo di grano.
Se fossi uno di quegli uomini, che scende a delle bassezze linguistiche come i turpiloqui, riempirei questa pagina di parolacce per ogni momento che ho sentito dolore nell'acconciarmi i capelli, ma dato che sono un signore non lo faccio. Posso assicurare però, che non c'è arnese più doloroso di quello che ho acquistato, credendo di aver fatto l'affare della vita.
Per fortuna il supplizio dura poco, dato che l'unica cosa lasciatami in eredità da mio nonno, è stata un incipiente calvizie, quindi stringo forte i denti ed inizio la rasatura malgrado tutto.
Se fossi stato presente nel momento in cui Stephen King scrisse "Carry lo sguardo di Satana", mi sarei appropriato il diritto di essere stato il suo ispiratore, nel mostrarmi al mondo con la testa grondante di sangue. E' proprio quello che accade alla fine della sessione "parrucchieristica" fatta nel bagno di casa mia.
Ho fatto delle ricerche, ed ho scoperto che questo modello della Philips, è un prototipo di macchinetta progettata del C.A.P.S., ovvero una congrega segreta, mascherata da Comitato Anti Parrucchieri in Self, cioè questi assassini, hanno ideato la macchinetta infernale (altro che Christine) per punire tutti coloro che non si recano più dal parrucchiere, poiché adoperano un rasatore elettrico a scapito dei loro guadagni. Maledetti non mi avrete mai!
Ho parlato di questo strumento di tortura a mio padre, anche lui noto capellone come me, e mi ha rivelato che lui ha fatto una svolta decisiva, nell'ambito del fai da te del capello. Mi ha detto di aver comprato un tosa cani per rasarsi la testa, ed è la cosa più azzeccata fatta negli ultimi tempi. E' rapida, leggera, pratica da pulire, maneggevole e soprattuto, non causa nessun dolore. La cosa mi ha lasciato qualche perplessità, ma stai a vedere che la ragione ce l'ho davvero a portata di zampa, ehm di mano. A questo punto forse dovrei prendere una tosatrice per pecore, magari poi spedisco la mole di capelli al sig. Benetton e con il ricavato, riesce pure a confezionarmi un maglioncino per un peluche dei miei figli; così anche le pecore della Nuova Zelanda potrebbero prendersi un giorno di riposo. Mi sento già meglio.
Comunque quando sono dolorante, sanguinolento e alla fine anche glabro, l'unico rimedio per il male, è infilare la testa sotto il getto freddo della doccia, per stemperare il rossore. Una volta poi, che i vapori dalla testa si sono dissolti, si può verificare che dopo tutto, la rasatura si è compiuta perfettamente. Certo perché la macchinetta è andata così a fondo nella radere, che la testa si mostra di un candore quasi brillante. Solo allora si capisce che ciò che noto non è più la testa, bensì la calotta cranica.
"PHILIPS HAIR CLIPPER SERIES 3000, UNA VALIDA ALTERNATIVA ALLA RASATURA FELICE "


lunedì 10 novembre 2014

NASCONDERSI DIETRO UN MOUSE

Il web è libero, è democratico, è forse l'unico mezzo di comunicazione non ancora strumentalizzato dai potenti. Grillo sosteneva, prima della sua carriera politica, di documentarsi sempre sul web poiché si ha una visione imparziale dei fatti, o meglio, si ha l'opportunità di verificare tutte le varie fonti delle notizie e poi crearne di nuove e sempre meno contaminate dagli interessi. Per quanto riguarda le più grandi testate giornalistiche, credo che sui loro siti, esprimano esattamente quanto riportano sulla carta o sulle reti televisive. Quindi ci sia la stessa dose di inquinamento ovunque questa, abbia la possibilità di essere adoperata. Però sul web, c'è chi esprime le sue idee, riscuotendo magari anche un certo seguito; cosa che sarebbe difficile da attuare in altri termini, per così dire più tradizionali, per chi non ha i mezzi per arrivarci.
Proprio per il motivo di essere così alla portata di chiunque, la maggior parte di chi lascia la propria opinione, riguardo un argomento qualsiasi, solitamente viene espressa con un'eccessiva dose di supponenza, e l'anonimato che il web assicura, fornisce quell'arroganza gratuita che tramuta un commento, in una vera e propria offesa o dichiarazione di guerra. Nascondersi dietro un nickname è molto facile, soprattutto quando si deve criticare un artista che per primo ci mette la faccia, oltre all'impegno e alla fatica. Basta fare un giro su You Tube per rendersi conto di quanta poca clemenza ci sia nei commenti lasciati dagli utenti. Non ne comprendo il motivo di un tale comportamento, forse viene fatto solo per il gusto di offendere a rischio zero. D'altronde quante persone vorrebbero dire ad un cantante, ad un attore o ad un politico, quanto sia grande il sentimento d'odio che nasce ogni volta che vede la sua faccia. Posso anche comprenderlo, per carità, ma dirlo tramite il web è un po' da codardi. Ora, non è che bisogna fare degli appostamenti sotto casa di chi non si sopporta, e andare a dirgli
"Ehy tu! Lo sai che mi fai schifo?"
Si può vivere benissimo anche senza manifestazioni di questo genere. E' vero che viviamo in un paese dove vige la libertà di parola, ma a ben ragione, non bisogna nemmeno sprecare un ottimo momento per stare zitti.


sabato 8 novembre 2014

AVERE UN ANZIANO PER AMICO

Avere figli da giovani è una cosa meravigliosa, per tutta una serie di motivi, quali: si hanno maggiori energie per stare dietro ai pargoli durante la fase di crescita, quella in cui sono dei terremoti, per intenderci. Non si hanno delle idee, o ideologie superate da un milione di anni. Si è ancora in un momento di affermazione lavorativa, per ciò più grintosa, rispetto a chi ha già fatto tutto il suo percorso e si sente "arrivato".Penso che questo atteggiamento lo si trasmetta anche ai figli per le loro attività. Si ha quella voglia di creare giochi più creativi, a parer mio, invece del "FACCIAMO-LA-SOLITA-TORTA-INSIEME", che oltre a far diventare dei bidoni, sia genitori che figli, sviluppa solo delle capacità individuali, tralasciando il senso di aggregazione che si attua con lo stare fuori a giocare. Spesso i genitori vetusti evitano di andare all'aperto, perché il clima, potrebbe causare loro dei fastidi reumatici, quindi stanno alla larga dei luoghi come parchetti, piscine e affini.
Mia moglie ed io facciamo parte della categoria dei genitori giovani e siamo davvero in pochi ad essere catalogati come tali, tra i tanti di quelli che frequentiamo dico. I genitori degli amici dei miei figli, hanno un'età che si aggira tra i quaranta e i cinquanta e molto spesso ci sentiamo dei pesci fuor d'acqua. Avendo una così grande differenza di età, viene difficile instaurare dei discorsi che non siano quelli superficiali, poiché non abbiamo altri punti in comune, se non i figli. Sia chiaro che siamo ben contenti che i nostri figli siano circondati da tanti bambini e facciano nuove amicizie, però se costoro avessero dei genitori nostri coetanei, sarebbe un pochino meglio. E' difficile essere sempre cordiali e disponibili al colloquio con tutti, specialmente quando gli argomenti che si trattano, hanno dei tempi generazionali diversi. Come sostiene mia moglie, la difficoltà che troviamo nel rapportaci con queste persone, sta nel fatto di non avere un vissuto comune, cioè di non aver fatto delle esperienze uguali alle nostre. Alcuni argomenti, sono dei veri e propri tabù, o se vengono tirati in ballo, si ha la sensazione che siano tremendamente nostalgici.
Credo che la generazione anni '80 sia quella più dedita agli eccessi, nel senso che avendo vissuto in un periodo di gran benessere sociale, abbiamo depredato le aspettative dei nostri genitori, riducendoci come degli stracci quando eravamo liberi da ogni impegno. Molti di noi hanno seguito l'università, ma non l'hanno poi conclusa, ci siamo bevuto e fumato quei facili soldi che riuscivamo a guadagnare. Siamo stati esclusi dal mondo lavorativo ben remunerato per colpa della crisi, siamo cresciuti tardi, rispetto ai coetanei di dieci anni prima. Tutto questo bagaglio o fardello, si sente molto se si parla con qualcuno che potrebbe avere persino l'età dei miei zii, per non dire dei miei genitori.
Quando mia figlia andava all'asilo, mia moglie ed io, eravamo visti un po' come dei ragazzini che avevano messo su famiglia troppo presto, rispetto alla normalità. Non eravamo certo snobbati dagli altri papà e mamme, però mi sentivo (e forse anche mia moglie) come messi sotto esame da persone più grandi di noi. C'è da aggiungere, che pochi dei nostri amici hanno seguito le nostre orme nel formare un nucleo familiare, specialmente i miei, quindi anche quando venivamo in contatto con loro, a separarci non era più l'età anagrafica come con i signorotti e signorotte di prima, bensì, una dimensione genitoriale che non gli apparteneva ancora. Siamo stati gli unici da un lato e i primi dall'altro. Ho solo un amico di vecchia data che ha figliato dopo di me e con il quale mi vedo spesso, ma per il resto della compagnia, non frequento quasi più nessuno. Ragion per cui, mi vedo costretto, ad instaurare nuovi rapporti con persone sempre più grandi di me.
Andrà a finire che per i miei quarant'anni, (cioè fra sette anni) farò una festa galattica alla Residenza Anni Azzurri, dato che coloro che frequento adesso, saranno in dirittura d'arrivo presso la hall della residenza. Non vogliatemene per quanto ho scritto, però in fondo è così, e non è neppure detto che alla fine non ci si diverta, alla residenza, in fondo è un un bel posto per una festa.


giovedì 6 novembre 2014

A - K- TOH -YO.

Un giorno un sarto/a, volle inventare qualcosa di speciale, ma non seppe dove indirizzare le sue idee. Si fece un bagno caldo per rilassarsi e magari, con l'aiuto dei vapori e della soffice schiuma, sarebbe sorta quell'ispirazione che tanto cercava. Rimase in ammollo per più di due ore senza raggiungere nulla di concreto, al che uscì dall'acqua oramai fredda, sconsolato/a dalla sua poca fantasia. Rimase in piedi dentro la vasca con i brividi sparsi sulla pelle, prese l'asciugamano e si coprì, in quell'esatto istante venne colpito, come un albero da un fulmine, dall'ispirazione tanto desiderata. Egli/ella pensò, "Ma se inventassi un asciugamano che si possa indossare a fine bagno?"  Quello fu il giorno dell'invenzione dell'accappatoio, ovvero un oggetto inutile.
Ho cercato su internet l'inventore di questo capo da bagno, ma le mie esigue ricerche non hanno avuto risposta, però sono venuto a conoscenza, che non sono l'unico a considerare l'accappatoio una cosa senza utilità alcuna. Ho inventato una brevissima storiella, per capire cosa possa aver pensato colui o colei che inventò questo accessorio, proprio perché non è venuto fuori il nome dell'inventore. Non credo di essere andato molto lontano dalla verità, ma se qualcuno sapesse come sono andati veramente i fatti, me lo faccia pure sapere.
Scrivo questo post in relazione, all'ultima doccia notturna avuta ieri. Di ritorno dal lavoro, sono spesso un bagno di sudore, dato che arrivo in bici, è quindi cosa buona e giusta, lavarsi prima di entrare nel letto.
1 per una questione di igiene personale, ovviamente.
2 anche per una questione di rispetto nei riguardi di mia moglie.
Una volta finita la doccia, mi sono accorto che non avevo a portata di mano, il mio asciugamano grosso da bagno, mi sono sentito smarrito. C'erano due possibilità, usare l'asciugamano piccolo per le mani, appunto, oppure usare l'accappatoio di mia moglie. Avrei dovuto scegliere la prima opzione.
Data la necessità di uscire dalla doccia e poi andare a dormire, ho preso quell'accessorio inutile per tentare di asciugarmi. Io ho sempre odiato questo indumento e lo uso solo dopo la doccia della palestra, ma l'opinione che ho per questo ammasso di tessuto non cambia.
Mi copro con l'accappatoio rosa shocking e saranno state le dimensioni ridotte rispetto al mio corpo, o forse perché funzioni asciugatrici non ne ha mai avute, sono uscito come se non avessi nulla addosso, di conseguenza intorno a me ho creato il Mar Mediterraneo. Le mie ciabatte a quel punto si sono intrise d'acqua per cui sono divenute inutilizzabili. Ho preso lo straccio che per fortuna era sotto il lavandino per asciugare il pavimento e la mia temperatura corporea ha iniziato a salire, come una pentola a pressione. Ho percorso il corridoio con i piedi fradici, cercando un altro paio di ciabatte da usare e come per magia, c'erano a portata di piede, quelle di mia moglie. Nel frattempo la mia gatta, che è l'unico felino ad adorare l'acqua, si è infilata nella vasca bagnata, non contenta, si è accucciata nelle piccole pozze da me create al di fuori e si fatta il bagno pure lei. Poi però è andata in giro per casa, infradiciando tutto. Io l'ho inseguita con le ciabattine di mia moglie e l'accappatoio, piccolo anche quello, nel tentativo di fermarla. La temperatura all'interno del maledetto indumento si è fatta lavica e ho cominciato a schiumare come un cavallo da corsa, nonostante avessi tutto aperto sul davanti. Sembravo un super eroe dalle dubbie tendenze, bagnato di sudore esattamente come quando ero entrato nel bagno per lavarmi. Se avessi avuto il mio asciugamano sarebbe stato tutto molto più semplice, ne sono certo.

mercoledì 5 novembre 2014

WELCOME TO THE JUNGLE

Ieri pomeriggio, alla palestra di ginnastica artistica dove vanno i miei figli, ho assistito ad una scena dal quale è scaturito un pensiero che mi ha fatto riflettere. Mentre stavo cambiando i miei pargoli per l'imminente lezione, ho approfittato di quei cinque minuti liberi, per dar loro un po' di merenda. Dato che mia figlia non ama nessun tipo di merendina, biscotto o dolciume che sia, le ho portato i crostini di pane, quelli che si mettono nella minestra; a lei piacciono e io con quelli vado sul sicuro. Lei li mangiava tranquillamente con gran soddisfazione, poi le si avvicina una ragazzina più grande chiedendone uno. La questione arriva qui. Questa pre-pre-adolescente si è avvicinata a mia figlia con un modo, non direi sgarbato né maleducato, nemmeno perentorio o violento, diretto forse è l'aggettivo più azzeccato. Mia figlia la guarda, non aspettandosi tale richiesta e domanda a me se può dargliene uno. Io rispondo di si, ovviamente. Al che, le da questo crostino e l'altra se ne va. E' una cosa del tutto normale tra bambini chiedere di provare una cosa, piuttosto che una merenda, mica mi destabilizza anzi, sono ben contento se i miei figli condividono le cose che hanno con gli altri. Tant'è che anche mio figlio ha condiviso a sua volta,  la sua merenda con una loro amica. Quello che mi ha fatto specie, è stato vedere il confronto, quasi scontro, tra una ragazzina più grande e mia figlia. Penso a quanti incontri più o meno piacevoli saranno chiamati a gestire i miei bambini nel corso della loro vita, perciò le ipotesi su una rosa di possibilità, arriveranno di sicuro, anche quelle meno rosee. Mi domando cosa faranno in quell'occasione?
La giornata in cui siamo andati a comprare il Mac invece, il protagonista di un incontro simile è stato mio figlio. Eravamo seduti sugli sgabelli con affianco il commesso che ci illustrava il portatile, ed accanto a mio figlio, giocava un bambino della sua età che gli chiede, questa volta in modo molto più irruento, rispetto alla ragazzina della palestra, se gli andava di vedere cosa faceva. Mio figlio a questa richiesta si è irrigidito e con il suo modo, un po' glaciale, non gli ha risposto. Io non sono intervenuto perché volevo vedere come si cavava fuori da solo. La richiesta del bambino è diventato poi un vero e proprio ordine, allora mia figlia è andata in soccorso del mio piccolo, dicendo che a lui  non interessava. Vedendo di non ricevere nessuno tipo di soddisfazione, il bambino se ne va, e solo allora mio figlio si è messo davanti al giochino del suo coetaneo.
I bambini sono lo specchio dei genitori. Se uno è abituato a rapportarsi in maniera educata e garbata con gli altri, allora anche i figli, grosso modo ripetono ciò che vedono dai loro educatori. Va da sé, che se invece il piccolo assiste a modi di fare non esattamente pacati, questo ripeterà ai suoi pari, ma anche agli adulti, ciò che ha appreso e apprende di continuo.
Sia mia moglie che io, non ci ergiamo a chissà quali paladini della giustizia, però abbiamo insegnato ai nostri figli di portare rispetto a tutti. D'altro canto, è giusto anche pretendere lo stesso da chi gli sta davanti. Questa sicuramente è la via più giusta per stare al mondo, a mio parere. Certo quando mi trovo a delle scene in cui i miei figli, sono "vittime" di piccoli soprusi da parte di altri bambini, mi viene istitutivo proteggerli, però sono anche cosciente che la vita va affrontata in prima linea, quindi loro si devono irrobustire, perché per quanto facciamo finta di niente, la vita è una giungla e la meglio ce l'hanno sempre i più forti, purtroppo, mica i più educati.


martedì 4 novembre 2014

BASTANO SOLO DUE GOCCE

Andare in giro a Milano con la bici è già di per sé un'impresa eroica, ma quando piove diventa addirittura impossibile. Io sono abituato a schivare, aggirare, e superare tutto ciò che la strada presenta, ma a quanto pare, gli automobilisti non riescano a pensare al di fuori del proprio abitacolo. Nonostante costoro siano riparati dall'acqua, con la radio in ascolto e magari il climatizzatore in funzione, la pioggia ha comunque un effetto deleterio sul loro stato d'animo, come se diventassero ancora più imbecilli, di quanto già non siano con il cielo sereno. Tra l'altro non si capisce per quale agente fisco-gattapeloso-astruso, è ben noto che le automobili al contatto con l'acqua, per osmosi si duplichino. Forse ho già esposto tale problematica, vorrà dire che la questione mi sta particolarmente a cuore, se non su un'altra parte del corpo.
Siedo sulla mia bicicletta, ricoperto dalla testa ai piedi, da una speciale tuta studiata apposta per i ciclisti temerari come me. Non vorrei fare troppa pubblicità a questo tipo di abbigliamento galattico, ma lascio scorgere qualche sua maestosa facoltà. La giacca e i pantaloni, non permettono in nessun modo di far infiltrare l'acqua al suo interno, e fin qui ci siamo. La vera novità, nel campo dell'idrorepellenza, sta che il calore sprigionato dal corpo umano in movimento, emana quella temperatura adatta a far sgorgare dalla pelle, i copiosi liquidi sudoripari da rendere quasi inutile coprirsi. E' magia pura.
Il motivo per il quale adopero la bici anche sotto le intemperie, non mi è molto chiaro, cioè far parte degli automobilisti intontiti dalla pioggia, non mi piace assolutamente, però ammetto che è comodo non infradiciarsi. Forse preferisco prendere di petto la situazione e sfidare la pioggia come farebbe un guerriero, piuttosto che stare seduto in auto e commiserare i ciclisti che prendono a pedalate le onde cittadine. Sarà che mi manca qualche rotella, sarà perché preferisco la fatica o sarà perché mi amo, la due ruote a pedali, vince sempre su tutti i veicoli. Provare per credere.


lunedì 3 novembre 2014

ESPERIMENTO NIPPONICO

Era da tempo che volevamo far provare ai nostri bimbi la succulenta cucina giapponese e finalmente oggi abbiamo avuto l'opportunità di farlo e loro, hanno avuto il coraggio di provare. I miei figli hanno dei gusti molto diversi tra loro; mia figlia mangerebbe quintali di pasta, per lo più al sugo, mentre mio figlio andrebbe avanti a patatine fritte e carne. Per riuscire a spezzare questo lucchetto culinario, da tempo mia moglie li sta istruendo a mangiare le verdure quasi tutte le sere, poiché se dipendesse da loro, potrebbero marcire in frigo nei secoli a venire. 
Oggi a differenza delle scorse domeniche, abbiamo azzardato ad un'uscita dal sapore orientale. Non è certo la prima volta che ci vedono alle prese con bacchette e ramen, dato che mia moglie ed io siamo ghiotti di cucina giapponese, ma loro si sono sempre tenuti alla larga da quelle cose strane. Siamo andati per gradi quindi non li abbiamo messi difronte al sushi o sashimi, in quest'occasione di prova, c'era la necessità di assaggiare per primi dei piatti cucinati, piuttosto che crudi. Devo dire che la loro reazione me la sarei aspettata diversa, invece sono stati bravi, soprattutto mia figlia, in quanto è lei ad essere la più difficile in fatto di novità culinarie. Devo ammettere che si è mangiata la sua portata di salmone alla griglia con riso bianco (detta così sembrerebbe il piatto più normale del mondo) con le bacchette tutto d'un fiato. Mio figlio con la sua cotoletta di maiale impanata, propriamente detta tonkatsu, l'ha lasciata quasi tutta. Forse era più stupito di sentire i suoi genitori ripetere la parola tonkatsu, precisando che le parolacce non si dicono, piuttosto che il sapore della cotoletta di per sé. Va beh, comunque sia il ristorante Nozomi ha risposto bene alla chiamata nipponica, servendo dei piatti adatti all'occasione e anche gradevoli. Io mi sono scofanato i ramen e la cotoletta di mio figlio e anche mia moglie ha dato fondo alle sue riserve di forze per finire i sui ramen, in attesa di poter mangiare di nuovo les crudité made in Japan. Per festeggiare alla loro prova di coraggio, siamo andati a vedere la mostra della Pimpa, poi però per cena, abbiamo fatto la pizza. Che dire, i sapori italici sono sempre quelli preferiti dai miei figli. Non è mica colpa loro se la nostra cucina è così buona. 


sabato 1 novembre 2014

SCHERZETTO O MAL DI PANCIA?

Ieri sera, in occasione della celebrazione filo-anglosassone delle zucche illuminate, i miei figli sono stai invitati a due feste in casa. In una di queste anche i genitori erano ben accetti, ragion per cui, siamo andati tutti insieme pieni di spirito (è proprio il caso di dirlo) allegro e goliardico, a festeggiare Halloween. Appena entrati in casa dei proprietari, nonché dell'intero palazzo, tutti i bambini invitati sono andati su e giù per i piani a raccattare dolci e caramelle. Essendosi recati davanti alle porte dei vari condomini, ovvero parenti e inquilini dei proprietari dello stabile, l'ambiente era più che conosciuto, direi familiare. Finite le rapine di dolciumi, dopo la fatidica frase "DOLCETTO O SCHERZETTO" detta solo per sentito dire in verità, i mostriciattoli si sono dati alla pazza gioia del gioco sregolato. Noi adulti abbiamo mangiato ogni tipo di manufatto più o meno casereccio, bevuto il giusto e riso a crepapelle.
Dato che mio figlio era stato invitato anche ad un'altra festa, a casa del suo amichetto del cuore, ho accompagnato il mio bimbo mascherato da Uffi Pluppi (un personaggio di sua invenzione), per lasciarlo in pasto ad altri bambini mascherati da mostri, ma pettinati tutti rigorosamente con il gel.
Ritorno alla prima festa, e nel frattempo il clima è rimasto uguale, forse pure più chiassoso rispetto a prima, sia per i piccoli, ma di più per gli adulti. Le scorte di pasticcini, salatini, patatine e tutto ciò che aveva un superlativo di minoranza, erano finite, eppure sono riuscito nel rush finale a dare una spazzolata definitiva alla tavola. Arrivati ad una certa ora, abbiamo levato le tende e fatto ritorno a casa, non prima di aver recuperato mio figlio. Uffi Pluppi e la piccola Vampira, si sono decisamente contenuti nei bagordi, ma io non ho resistito al richiamo delle leccornie imbastite sul tavolo pieno di ogni bontà. Chissà chi si sarà aggiudicato la nausea prima di dormire? Halloween è la notte dei mostri e capisco anche il motivo. Quando si dorme con lo stomaco pieno di schifezze, in sogno appaiono qualsiasi tipo di incubi. Burp, anziché Boo!


COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...