venerdì 29 giugno 2018

TWENTY EURO FOR LOVE IN VILLA VEGAN

L'ultima volta in Villa Vegan a livello di live è andata piuttosto bene, peccato che non si possa dire lo stesso per alcuni nostri strumenti che hanno visto il largo pur rimanendo accanto a noi, o meglio, diciamo che qualcuno si è preso cura degli strumenti senza che noi ne sapessimo nulla.
Comunque il 13 luglio si replica e vediamo se stando più attenti, le cose possano andare bene non solo per il live ma anche per la strumentazione.
Se volete vedere come dormono lì le galline, io vedendole non ci potevo credere.
Vi aspettiamo.


giovedì 28 giugno 2018

POSSO DIRE ADDIO AL MIO IPOD

Erano la bellezza di quasi dodici anni che tenevo come se fosse un gioiello il mio iPod da 80 giga, quello bello della seconda serie con il tasto centrale, lo schermo a colori, la scocca in acciaio e la cover nera, pagato ben 250 euro.
È stato il mio compagno di musica che al suo interno aveva qualcosa come 12.360 canzoni o giù di lì. Tutta la discografia dei miei gruppi preferiti e una marea di canzoni che hanno segnato diversi momenti salienti della mia vita; ebbene, questo fidato compagno non si accende più; ahimè, neanche se lo tengo in carica per tutta la notte o per tutto il giorno.
La prima avvisaglia di cedimento l'ho avuta qualche mese fa, verificando che la batteria non teneva nemmeno mezz'ora, il tempo necessario per arrivare a lavoro. Però l'ho tenuto in casa attaccato allo stereo e all'occorrenza lo accendevo quando avevo voglia di ascoltare qualcosa o di mettere della musica diffusa. Perbacco, ora non fa nulla di tutto questo è completamente morto!
Neppure i vari reset che ogni tanto partivano da soli, mi hanno scoraggiato perse sapevo che alla fine si sarebbe riacceso, invece adesso non lo fa; non fa dà alcun segno di vita.
Non posso portarlo ad aggiustare da nessuna parte visto che il pezzo orami è obsoleto e poi non avrei neppure la possibilità di recuperare tutti i brani al suo interno, è davvero una sfiga mondiale e la cosa che davvero mi rattrista e che in casa si ascolta molto meno musica, cioè accendo la radio o metto i cd, però un sacco di canzoni è difficile poterle ascoltare senza stare dei minuti preziosi a cercare e cercare su YouTube o chissà da quale altra parte, per non parlare della qualità del suono che ne risente tantissimo, cioè ascoltare la musica dalla TV o dal MAC non è la stessa cosa, dai!
Che pacco, non ci voleva proprio.
Io lo tengo accanto allo stereo con la speranza che un giorno si riaccenda per magia, nel frattempo piangerò lacrime a forma di note.
Scusate è troppo triste andare avanti a scrivere...



lunedì 25 giugno 2018

UN WEEKEND A SUON DI MUSICA

-Giovedì-
L'avventura musicale è partita giovedì sera con il concerto dei Twenty Euro For Love a Cusago, come indicato nel post precedente. Vale la pena spendere due righe descrivendo un po' quello che è abbiamo vissuto in questa manifestazione che ha del bizzarro.
Mi pare di aver già detto che la manifestazione per quella serata (ma anche per tutte quelle successive) si sarebbero esibite delle cover band, quello che non ho ancora avuto l'occasione di dire che codeste band erano composte da personaggi non molto pratici della tempistica di un cambio palco. Ora, non è che voglio fare il sapientone della situazione, però sono anni che ormai salgo e scendo da un palco e la cosa fondamentale che so è che il tempo è tutto, specie se la serata è condivisa con altri gruppi. Ebbene l'altra sera le band che si sono esibite prima di noi hanno impiegato un tempo altamente ingiustificato prima di cominciare a suonare, accumulando un ritardo sulla scaletta che è andato ad inficiare l'esibizione dei Twenty Euro For Love.
Noi che siamo un po' i veterani della scena underground, ma talmente underground che nessuno ci conosce, sappiamo come vanno a finire queste organizzazioni che barcollano tra il benefico ed il patetico, perciò onde evitare di andare oltre il tempo previsto abbiamo tagliato di molto la scaletta. Certo lo sbattimento compiuto per presenziare alla serata non è stato ripagato a dovere, però per la serie tutto fa scuola, ci siamo imbattuti in un cambio palco da record (smontaggio e montaggio di tutta la strumentazione presente, nonché un piccolo sound check) il tutto a soli 12 minuti d'orologio. Ecco, gli altri sono andati anche ben oltre i 20, arrivando ad avere un suono pessimo. Per carità, l'esperienza insegna anche questo, ma proprio per tale motivo se si è andati lunghi sul check, si taglia la scaletta non proponendola tutta per forza.
Alla fine abbiamo chiuso la serata, con pochi spettatori ma quelli che sono rimasti hanno voluto far sapere che avevano apprezzato la nostra esibizione. L'importante è lasciare un buon segno a chi ascolta.
-Venerdì-
Non è sempre facile poter vedere un concerto di mostri sacri del rock perché è dispendioso e molto impegnativo, però a volte ci sono degli eventi a cui non si può rinunciare anche perché oltre a tanti sentimenti che nascono grazie alle canzoni, eventi di questa portata verrano ricordati nel tempo ed è bello pensare di esserci stati, come è avvenuto per il concerto dei Pearl Jam.
Assistere ad un concerto così importante dà la possibilità a 70.000 persone (ma anche di più) di ricordare i momenti salienti del proprio passato e riviverli con le note di canzoni memorabili; si urla, si balla, ci si dimena come infervorati da un'energia incontenibile come se, grazie a questa forza, nascesse un solo unico grande corpo, nutrito dalla voglia di cantare.
Sono rimasto davvero molto colpito dalla professionalità, dalle capacità tecniche e dallo spirito di questi grandi musicisti. Sul palco sono a loro agio, quella è la loro casa e sono pronti e ben disposti a condividere il loro habitat naturale con un popolo intero. Non si può dire altro che tutto ciò che avviene, canzone dopo canzone e nota dopo nota, sia una specie di rituale magico dentro il quale tutti sono chiamati a dare un contributo che per piccolo sia, si unisce a tanti altri e forma un ricordo indimenticabile. Sono davvero felice di esserci stato e cosa ancor più bella è che con me c'era anche la mia dolce metà.
-Sabato-
Un altro concerto targato Twenty Euro For Love, ma questa volta noi eravamo il gruppo più scarso. Abbiamo suonato con due band che hanno al loro attivo una marea di concerti e molta esperienza alle spalle, per cui da questo evento sicuramente ci siamo portati a casa delle piccole grandi nozioni di vita. I The Wavers hanno condiviso con noi praticamente tutto il tempo a disposizione, cenando chiacchierando e raccontandoci le disavventure che ogni gruppo che si considera tale si porta dietro come bagaglio personale. La loro esecuzione è stata ineccepibile; preparati, precisi, quasi chirurgici e disponibili a condividere una serata che era tutta rivolta  alle star americane: i Daikaiju.
Costoro sono una band composta da quattro elementi che al di fuori dell'esibizione sono personaggi tranquillissimi, ma non appena indossano le maschere l'altra parte di loro prende vita ed è quella più folle in assoluto. Dopo che le noi Twenty Euro For Love e i The Wavers abbiamo finito il nostro lavoro, il palco è stato smontato per poi essere rimontato nella platea in mezzo al pubblico che non vedeva l'ora di vedere la follia prendere forma, o meglio, fuoco!
Hanno fatto tutto ciò che dei musicisti normali non farebbero mai, prima di ogni cosa "violentare" i propri strumenti (o quelli degli altri), muoversi come dei pazzi in giro per il locale mentre si suona e comporre evoluzioni tecniche e pirotecniche, prima, dopo e durante lo show.
Onestamente non ho mai visto fare nulla di simile da una band, per così dire emergente, cioè che non ha dietro capitali esorbitanti messi a disposizione dall'etichetta, per compiacere il pubblico. Cose plateali le fanno i grandi nomi, ma non gruppi che se distruggono cose poi le devono ripagare.
Devo fare un inciso; io ho prestato volentieri parte della strumentazione al batterista dei Daikaiju per permettergli di suonare, ma quando ho visto il distanziale del ride in parte sciolto dalle fiamme date sui piatti, beh, un po' me ne sono pentito. Certo, tutto bello, tutto folle e quant'altro, però se hai voglia di distruggere gli strumenti in nome del rock, fallo pure; ma usa la tua roba.
Ok, tolto questo sassolino dalla scarpa vado avanti con l'analisi della loro performance.
A dire la verità non ho trovato il loro sound molto vicino al surf, anzi, mi sono sembrati:
-psichedelici.
-prog.
-hardcore.
-noise.
- e tanto altro e poco surf.
Questo non significa che non mi siano piaciuti, però avevano così tante sonorità tutte mischiate insieme che non ho ben capito cosa stessero riproducendo.
Non si può negare che avessero una tecnica impressionante e delle grandi capacità di coinvolgere il pubblico che nemmeno Axel Rose aveva nei tempi d'oro, però forse non sono riuscito a cogliere ciò che davvero volevano dimostrare. Sarà che la distrazione dovuto ai salti, al fuoco, ai volumi sparati fin sopra le nuvole mi abbiano oscurato l'attenzione o che negli anni mi sia un po' rammollito, però mi rimane questo quesito: ma che cosa hanno suonato?
Probabilmente la tensione di vedere la mia strumentazione distrutta sotto i colpi incessanti del batterista e dal fuoco che ha poi dato sui piatti, non mi abbiano fatto rilassare a dovere e per questo non ho colto le sfumature sonore, eppure non riesco a capire se ho apprezzato per davvero oppure no.
Ne riconosco le grandi capacità come ho scritto finora, ma se devo dire che sono il gruppo migliore che arriva dagli States, ecco; forse frenerei un po' l'entusiasmo. Sono bravissimi non c'è nulla da dire, ma il mio concetto di musica è un po' diverso, tutto qui.
Noi comunque abbiamo suonato al massimo delle nostre capacità e con grande impegno, cosa che penso sia arrivato a chi ha prestato il suo tempo e le sue orecchie s noi altri.
È stato molto divertente e davvero istruttivo, però se dopo lo sbattimento che ci siamo fatti e la puntualità che ci contraddistingue, avessimo ricevuto qualche euro sarebbe stato ancora meglio. Tutto fa scuola, questo è il mio motto e l'ultima lezione è stata davvero interessante.







mercoledì 20 giugno 2018

ALLA FESTA EUROPEA DI CUSAGO CI SARANNO ANCHE I TWENTY EURO FOR LOVE

La festa si terrà domani sera in Piazza Soncino a Cusago alle porte di Milano, il tutto inizia alle 18.00 e noi chiuderemo il primo giorno della manifestazione suonando dalle 22.45 a mezzanotte. L'occasione  è per noi un'altra opportunità per diffondere il messaggio dello street surf originario milanese e per allenarci in vista del 23 giugno quando ci esibiremo con i Daikaiju (una band formidabile) all'Honky Tonky di Seregno.
Per chi si dovesse trovare nella zona sud-ovest dell'hinterland milanese, suggerisco di fare un salto alla manifestazione per scambiare quattro chiacchiere e ascoltare tutti i gruppi presenti prima di noi.
Vi aspettiamo.


martedì 12 giugno 2018

COVER/TRIBUTE BAND: QUESTO STRANO FENOMENO

Avevo promesso che avrei scritto un post sulle cover band, ora mantengo fede a questa promessa.
Da quando ho iniziato a suonare, ben 22 anni fa, le cover band hanno sempre avuto un posticino riservato nei locali che ospitavano le esibizioni live, però a ben vedere non erano così estese come in questi ultimi anni, oddio, magari lo erano pure, però i frequentando altri posti non li percepivo come una scelta stilistica tanto gettonata tra le band emergenti.
Da quando suono con i Twenty Euro For Love e vado in giro in posti che vanno al di là dei centri sociali, mi sono accorto che le cover band sono ovunque, in ogni posto, in ogni manifestazione sonora, in ogni dannato locale. Io e tanta altra gente che suona ci chiediamo cosa spinga a scegliere di creare un gruppo che faccia solo cover. La risposta potrebbe essere più complessa di quanto si pensa.
Ho provato ad immedesimarmi (con molta fatica) in un batterista di un gruppo che sceglie di fare solo cover come scaletta. Ho dedotto che la motivazione possa essere questa... dannazione non mi viene in mente niente... mannaggia... cosa può spingere? Non lo so, davvero non capisco... va beh ci provo.
Potrebbe spingere la voglia di riprodurre le canzoni preferite.
Sì. ma da chi, dal musicista che esegue o dal pubblico che ascolta? Bella domanda.
Per provare a suonare canzoni più o meno semplici, giusto per iniziare a fare qualcosa.
Ok, ma una volta che si è creata la sintonia con gli altri componenti del gruppo, perché continuare?
Non lo so, cosa possa spingere a fare cover, dannazione!
E come le vedi le tribute band?
Questa scelta è fuori da ogni logica.
Io capisco che band conosciute in tutto il mondo possano avere dei seguaci pronti a tutto pur di sentirsi vicini ai loro beniamini, ma per chi si atteggia a fare il clone sul palco dei loro idoli, come si considera?
Uguale al gruppo a cui si identifica?
Meglio del gruppo a cui si identifica?
La copia esatta al gruppo a cui si identifica?
Se le cover band faccio fatica a capirle, le tribute band le comprendo ancora meno.
Fare questa scelta è davvero un azzardo perché non ci si può proporre come band tributo a chi che sia e non fare le canzoni perfettamente identiche, cioè sarebbe uno smacco per il gruppo stesso. Quindi viene da pensare: quante ore di prove ci vogliono per riprodurre fedelmente una canzone di una band famosa, dove tutti possono trovare degli errori, poiché conosciute da chiunque? E tutto questo tempo non poteva essere utilizzato per creare qualcosa di proprio?
La risposta che mi viene spontanea è che le cover band o le tribute band, abbiano più possibilità di essere ingaggiati perché possono suonare per ore e coinvolgere un sacco di gente, perciò essere pagati più facilmente. Ci ho girato intorno ma penso che la motivazione sia solo questa.
Qual è il contributo che questi gruppi apportano alla musica? Nessuno.
Certo, anche i complessi che suonano canzoni proprie magari non aggiungono nulla nella scena musicale mondiale, però è qualcosa che nasce dalla voglia di creare, di mettersi in gioco, di proporre delle novità e di essere giudicati per il proprio gusto, mettendosi a nudo di fronte ad un pubblico che non si aspetta altro che sentire cose che già conosce.
Di gruppi ne ho conosciuti parecchi nelle mia "carriera" e posso dire onestamente che non ho mai instaurato collaborazioni con band che non proponessero pezzi propri e a dire il vero, anche gli elementi che suonano all'interno di cover band sono un certo tipo di persone che non mi si confà del tutto. Non voglio generalizzare però, molti hanno degli elementi comuni che poco collimano con la mia propensione ad instaurare delle collaborazioni, organizzare serate, o semplicemente avere a che fare con questa tipologia di musicisti. Sarò limitato, ma preferisco suonare con chi ha il coraggio di esporre la propria musica piuttosto che sentirmi a disagio di fronte a persone che credono di potersi atteggiare al pari delle band da cui prendono le loro canzoni; è un fatto di pelle, cioè mi stanno sulle pelle, come direbbe Lino. No, dai.
L'identikit del musicista di cover potrebbe essere:

  • 40/50 anni.
  • Un po' spocchioso.
  • Autocelebrativo, nel senso che si compiace di poter suonare canzoni magari molto complesse, al pari dell'originale, per cui ogni esibizione va documentata con tutti i mezzi possibili.
  • Non molto propenso alla condivisione degli strumenti. (non tutti è chiaro)
  • Egocentrico tanto quanto un gruppetto di ragazzini alle prese con i primi live.
È chiaro che non sono tutti così, però tra tante persone che fanno questo tipo di musica molti lo sono eccome!
Perciò concludendo, si può dire che le cover band e le tribute band suonino solo con l'intento di fare dei soldi?
Io credo di sì.



domenica 10 giugno 2018

FROM QUARTO OGGIARO TO THE WORLD

Ecco un piccolo estratto del concerto di ieri allo Spazio Baluardo, che per concessione e gentilezza del nostro amico M.B, ve lo propongo anche su questa pagina.
Per voi Colf War.
Stay Rock. Play Surf!

https://www.facebook.com/markyburied/videos/10214398757500947/UzpfSTEwMDAyNDg1NDc5MjYwOToxODM3NTI4MzkxMjk4NzU/

IL GIORNO DOPO L'ESIBIZIONE È UN GIORNO DI RIFLESSIONE

Dopo tutti questi concerti a cui ho avuto il piacere e l'onore di partecipare, non sono ancora riuscito a fare bene il punto della situazione, o meglio, ad estirpare da questa mia testa ripiena di pensieri, uno che racchiuda ciò che avviene dopo le esibizioni dei Twenty Euro For Love.
Vorrei poter analizzare con calma quello che avviene una volta finito il concerto ed esprimere le mie idee a tal proposito, oggi finalmente è giunto il momento di questa "articolata analisi".
Il comune denominatore che i concerti si portano dietro, penso sia la soddisfazione di averli fatti, potrebbe sembrare una banalità ma a ben vedere non è così scontato crederlo, perché prima di provare questo sentimento ci sono tanti elementi che possono quanto meno minare la voglia di esibirsi e sono:

  • La ricerca della serata con mezzi che vanno dalle mail (milioni) a presentarsi fisicamente davanti alla porta del posto che ospiterebbe l'evento. Quindi potenziali tonnellate di rifiuti.
  • L'organizzazione con la famiglia di appartenenza per permettere che si possa effettuare l'uscita del musicista in questione, senza arrecare troppi disguidi.
  • Dedicare alla musica il giusto tempo senza esagerare.
  • Il caricamento della strumentazione in auto.
  • Il viaggio fino a destinazione che può essere  breve o fin troppo lungo.
  • Il montaggio della strumentazione.
  • L'ansia per l'esibizione.
  • Gli imprevisti durante e dopo il concerto.
  • Lo smontaggio della strumentazione.
  • Il ritorno a casa.
Dopo queste fasi che comportano svariate incombenze che possono variare anche d'intensità, solo alla fine del concerto si raggiunge la soddisfazione di aver suonato, fino a poco prima ci si chiede il motivo per il quale si deve mettere in moto una macchina carica di tutto quello che si potrebbe evitare.
Dunque la soddisfazione è la benzina di questo motore e più è alta è, e più si è disposti a fare sacrifici per ottenerla.
Anche la stessa soddisfazione ha delle variabili, nel senso che in base alle situazioni in cui ci si trova a dover suonare e soprattutto con chi si condivide il palco, questa può essere maggiore o inferiore. Oddio, non è mai poca, però se a condividere il palco c'è un gruppo potente (e la riuscita dell'esibizione di chi lo è meno in fatto di noterietà è ottimale) beh è chiaro che la soddisfazione arriva a dei livelli astronomici.
La risposta del pubblico è anche molto importante per ricevere soddisfazione per ciò che si fa, in fatto di coinvolgimento in primis e poi per come si viene accolti a fine dello show. Questo punto l'avevo già descritto in qualche post precedente, per cui non mi ripeto.
Un altro aspetto che bisogna considerare è l'interesse che ha una band nei confronti di un'altra e la voglia di ripetere la condivisione di una serata organizzandone una futura; ovvero in termini di soddisfazione è esaltante trovare quell'affinità o sinergia con altre band e proposi insieme come fronte comune davanti alle avversità e dividere gli sbattimenti.
Fatta questa lunga analisi, vorrei spendere due parole sul concerto che abbiamo tenuto ieri allo Spazio Baluardo. Come prima cosa che vedo sempre all'arrivo sul posto è giustamente la location; questa devo dire che mi è piaciuta non poco, perché trovare un luogo dove si svolgono attività di vario genere dentro ad un bel parco, beh ha sempre dei punti a favore.
Onestamente dopo aver sentito le altre band che hanno condiviso la serata con noi devo sentirmi libero di dire che non centravamo un fico secco, perché i due gruppi facevano cover (prometto che farò un post ad hoc per chi adotta questa scelta stilistica) e noi no, ma questa non è la sola discriminante, c'è da aggiungere anche che tipo di canzoni sono state cantate da queste band... Va beh a dirla tutta noi eravamo i cattivi ragazzi e chi era venuto ad ascoltare le band di cui sopra, non penso abbiano sentito mai musica come la nostra, ma non perché noi siamo dei mostri sacri, ma perché l'unica cosa di potente arrivate alle orecchie di costoro, forse sarà stato ne più ne meno un clacson di un'auto bloccata.
Avvenuta la prima scrematura di gente, quella che è rimasta penso sia stata in qualche modo colpita e comunque abbiamo lasciato un segno, forse alle loro orecchie ma anche in zone più profonde, non azzardo a dire al cuore, ma per lo meno allo stomaco; sta di fatto che anche in questa occasione ci hanno tenuto a farci sapere che le nostre canzoni sono state apprezzate.
Organizzare un concerto con band così diverse l'una dall'altra ha dei punti favorevoli ossia; si conoscono persone nuove e magari nuove occasioni, si vedono dei posti diversi dal solito, si diversifica un po' il pubblico. Per cui il punto a favore è: la novità.
La cosa invece contraria è che tutta questa novità possa non essere motivo d'interesse e quindi nulla a quel punto ha più valore.
Vi ricordo che la prossima data dei Twenty Euro For Love sarà a Cusago alla festa internazionale della musica come band di chiusura. Come sempre: vi aspettiamo.



sabato 9 giugno 2018

REPLICA DELLO SHOW ALLO SPAZIO BALURADO

Ieri sera ci siamo esibiti al Velvet di Legano ed è un posto dove suonare è stato un piacere. Siamo stati accolti nella maniera migliore, sfamati, abbeverati e intrattenuti dalla gentilezza  e la disponibilità del proprietario e del suo staff. Abbiamo avuto a disposizione una strumentazione degna di tale nome ed il fonico che ci ha seguito passo dopo passo in ogni nostra attività. Siamo stati remunerati e per compiacere la platea che ci ha sentito abbiamo fatto addirittura un tris, nonché abbiamo presentato il nostro nuovo brano: Westernday. Tutto secondo manuale, insomma.
Fra poche ore sarà la volta di Quarto Oggiaro e dello Spazio Baluardo, dove replicheremo lo show di ieri sera con la speranza che vada tutto per il meglio come lo è stato ieri sera.
Perciò, inutile dire, vi aspettiamo ma è bene ricordarlo.




venerdì 8 giugno 2018

TWENTY EURO FOR LOVE ANCORA IN PISTA

Stasera il fantastico trio sarà live al Velvet Club di Legnano, per continuarne con la missione dello street surf e la sua divulgazione. Arriviamo ovunque ci sia il bisogno di scoprire nuove sonorità, per cui non perdete l’occasione di fare quattro salti in allegria in nostra compagnia. Domani sarà la volta dello Spazio Baluardo a Milano, ma questo è un altro evento e ci sarà qualcosa che lo ricordi nelle prossime ore; intanto vi lascio questo promemoria.



COME UN ANNO FA

 L'anno scorso siamo rimasti rinchiusi per mesi a causa di un virus letale, sconosciuto e altamente aggressivo, dopo un anno siamo ancor...