sabato 1 giugno 2013

UNA GRANCASSA AL POSTO DEL CUORE

Era doveroso dedicare un post allo strumento che mi rapì il cuore molti anni addietro e lo sostituì con la grancassa. Per l'appunto è la batteria lo strumento che più di ogni altro preferisco e che mi diletto a suonare. L'incontro che ebbi in adolescenza fu del tutto fortuito, anche perché in prima battuta pensai di suonare la chitarra, ma dopo la prima lezione capì che non era quello che faceva per me. Partiamo con ordine per capire meglio. Da piccolo fui influenzato, o meglio indottrinato, ad ascoltare l'heavy metal da mio fratello maggiore. In quegli anni in casa si ascoltavano gli Iron Maiden e i primi album dei Metallica a tutto volume, caricandoci come delle molle quando la nostra Irradio rossa propagava le note delle band più forti in assoluto per le nostre giovani orecchie. Ricordo che ci mettevamo davanti allo specchio con le scope in mano ad imitare i chitarristi dalle mani supersoniche a scatenare note roventi sulle corde incandescenti, che riempiva di fuoco la nostra stanza. Nel corso degli anni i gusti di mio fratello per quella musica cambiarono, dirottandosi sul rock italiano, mentre io mantenevo fede all'heavy e all'hard rock anglofono. Scoprì presto anche gli Aerosmith che mi stregarono. Guardavo rapito i loro video su DeeJay Television in compagnia del mio amico Pietro, sognando di diventare anche noi un giorno delle affermate rock star, proprio come i nostri idoli. Crescendo poi anch'io pian piano, accantonai il rock, per il fascino delle prime rime del Rap e soprattutto per i beats, composti da ritmiche cadenzate a suon di cassa e rullante. Devo ammettere che anche questa parentesi però fu utile per i tempi di batteria che ripresi quando cominciai a suonare e per la grande storia di protesta, che quella musica si portava dietro, impari molto. Arrivato in prima superiore conobbi il Punk e tutto fu stravolto. Scoprì un mondo fatto di ribellione contro la società, di droghe, di assenza di regole nella vita quotidiana e nella musica che s'impadronirono di me, tramutandomi in un giovane, quanto improbabile punkettone. Da lì fu breve il passo alla prima band i Mamushka. Per completare il gruppo mancava solo il batterista, ed io risposi senza aver mai suonato prima alla chiamata di altri tre ribelli della musica, che come me cercavano di dare un senso alle giornate. Ne rimasi folgorato. Mi ricordo come se fosse oggi, il primo giorno che mi sedetti dietro la batteria della Fox sound studio di Corvetto proprio accanto la scuola, ed impugnai le bacchette, grosse come mazze da baseball, che mi fecero spuntare i primi dolorosi quanto orgogliosissimi calli sulle mani. Fu amore a prima vista, quello strumento mi entrò dentro con tale forza da lasciarmi senza fiato, distrutto, strabiliato ed enormemente soddisfatto. Era esattamente quello che stavo cercando, ovvero la potenza, la bellezza del suono, la maestosità di uno strumento che all'interno di una band ne consegna sia l'anima che il corpo. Eravamo, e siamo ancora fatti l'una per l'altra. Nulla è più bello, a parer mio della batteria. Ormai sono tanti anni che la suono, o almeno ci provo, e non cessa neanche per un istante il mio amore per lei. Quando mi siedo sul seggiolino e davanti a me appare tutta la linea dei tamburi. mi si apre un mondo di possibili combinazioni di suoni, eseguiti con sudore, fatica ed un'immensa gioia. Cosa farei senza di te...

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