lunedì 25 giugno 2018

UN WEEKEND A SUON DI MUSICA

-Giovedì-
L'avventura musicale è partita giovedì sera con il concerto dei Twenty Euro For Love a Cusago, come indicato nel post precedente. Vale la pena spendere due righe descrivendo un po' quello che è abbiamo vissuto in questa manifestazione che ha del bizzarro.
Mi pare di aver già detto che la manifestazione per quella serata (ma anche per tutte quelle successive) si sarebbero esibite delle cover band, quello che non ho ancora avuto l'occasione di dire che codeste band erano composte da personaggi non molto pratici della tempistica di un cambio palco. Ora, non è che voglio fare il sapientone della situazione, però sono anni che ormai salgo e scendo da un palco e la cosa fondamentale che so è che il tempo è tutto, specie se la serata è condivisa con altri gruppi. Ebbene l'altra sera le band che si sono esibite prima di noi hanno impiegato un tempo altamente ingiustificato prima di cominciare a suonare, accumulando un ritardo sulla scaletta che è andato ad inficiare l'esibizione dei Twenty Euro For Love.
Noi che siamo un po' i veterani della scena underground, ma talmente underground che nessuno ci conosce, sappiamo come vanno a finire queste organizzazioni che barcollano tra il benefico ed il patetico, perciò onde evitare di andare oltre il tempo previsto abbiamo tagliato di molto la scaletta. Certo lo sbattimento compiuto per presenziare alla serata non è stato ripagato a dovere, però per la serie tutto fa scuola, ci siamo imbattuti in un cambio palco da record (smontaggio e montaggio di tutta la strumentazione presente, nonché un piccolo sound check) il tutto a soli 12 minuti d'orologio. Ecco, gli altri sono andati anche ben oltre i 20, arrivando ad avere un suono pessimo. Per carità, l'esperienza insegna anche questo, ma proprio per tale motivo se si è andati lunghi sul check, si taglia la scaletta non proponendola tutta per forza.
Alla fine abbiamo chiuso la serata, con pochi spettatori ma quelli che sono rimasti hanno voluto far sapere che avevano apprezzato la nostra esibizione. L'importante è lasciare un buon segno a chi ascolta.
-Venerdì-
Non è sempre facile poter vedere un concerto di mostri sacri del rock perché è dispendioso e molto impegnativo, però a volte ci sono degli eventi a cui non si può rinunciare anche perché oltre a tanti sentimenti che nascono grazie alle canzoni, eventi di questa portata verrano ricordati nel tempo ed è bello pensare di esserci stati, come è avvenuto per il concerto dei Pearl Jam.
Assistere ad un concerto così importante dà la possibilità a 70.000 persone (ma anche di più) di ricordare i momenti salienti del proprio passato e riviverli con le note di canzoni memorabili; si urla, si balla, ci si dimena come infervorati da un'energia incontenibile come se, grazie a questa forza, nascesse un solo unico grande corpo, nutrito dalla voglia di cantare.
Sono rimasto davvero molto colpito dalla professionalità, dalle capacità tecniche e dallo spirito di questi grandi musicisti. Sul palco sono a loro agio, quella è la loro casa e sono pronti e ben disposti a condividere il loro habitat naturale con un popolo intero. Non si può dire altro che tutto ciò che avviene, canzone dopo canzone e nota dopo nota, sia una specie di rituale magico dentro il quale tutti sono chiamati a dare un contributo che per piccolo sia, si unisce a tanti altri e forma un ricordo indimenticabile. Sono davvero felice di esserci stato e cosa ancor più bella è che con me c'era anche la mia dolce metà.
-Sabato-
Un altro concerto targato Twenty Euro For Love, ma questa volta noi eravamo il gruppo più scarso. Abbiamo suonato con due band che hanno al loro attivo una marea di concerti e molta esperienza alle spalle, per cui da questo evento sicuramente ci siamo portati a casa delle piccole grandi nozioni di vita. I The Wavers hanno condiviso con noi praticamente tutto il tempo a disposizione, cenando chiacchierando e raccontandoci le disavventure che ogni gruppo che si considera tale si porta dietro come bagaglio personale. La loro esecuzione è stata ineccepibile; preparati, precisi, quasi chirurgici e disponibili a condividere una serata che era tutta rivolta  alle star americane: i Daikaiju.
Costoro sono una band composta da quattro elementi che al di fuori dell'esibizione sono personaggi tranquillissimi, ma non appena indossano le maschere l'altra parte di loro prende vita ed è quella più folle in assoluto. Dopo che le noi Twenty Euro For Love e i The Wavers abbiamo finito il nostro lavoro, il palco è stato smontato per poi essere rimontato nella platea in mezzo al pubblico che non vedeva l'ora di vedere la follia prendere forma, o meglio, fuoco!
Hanno fatto tutto ciò che dei musicisti normali non farebbero mai, prima di ogni cosa "violentare" i propri strumenti (o quelli degli altri), muoversi come dei pazzi in giro per il locale mentre si suona e comporre evoluzioni tecniche e pirotecniche, prima, dopo e durante lo show.
Onestamente non ho mai visto fare nulla di simile da una band, per così dire emergente, cioè che non ha dietro capitali esorbitanti messi a disposizione dall'etichetta, per compiacere il pubblico. Cose plateali le fanno i grandi nomi, ma non gruppi che se distruggono cose poi le devono ripagare.
Devo fare un inciso; io ho prestato volentieri parte della strumentazione al batterista dei Daikaiju per permettergli di suonare, ma quando ho visto il distanziale del ride in parte sciolto dalle fiamme date sui piatti, beh, un po' me ne sono pentito. Certo, tutto bello, tutto folle e quant'altro, però se hai voglia di distruggere gli strumenti in nome del rock, fallo pure; ma usa la tua roba.
Ok, tolto questo sassolino dalla scarpa vado avanti con l'analisi della loro performance.
A dire la verità non ho trovato il loro sound molto vicino al surf, anzi, mi sono sembrati:
-psichedelici.
-prog.
-hardcore.
-noise.
- e tanto altro e poco surf.
Questo non significa che non mi siano piaciuti, però avevano così tante sonorità tutte mischiate insieme che non ho ben capito cosa stessero riproducendo.
Non si può negare che avessero una tecnica impressionante e delle grandi capacità di coinvolgere il pubblico che nemmeno Axel Rose aveva nei tempi d'oro, però forse non sono riuscito a cogliere ciò che davvero volevano dimostrare. Sarà che la distrazione dovuto ai salti, al fuoco, ai volumi sparati fin sopra le nuvole mi abbiano oscurato l'attenzione o che negli anni mi sia un po' rammollito, però mi rimane questo quesito: ma che cosa hanno suonato?
Probabilmente la tensione di vedere la mia strumentazione distrutta sotto i colpi incessanti del batterista e dal fuoco che ha poi dato sui piatti, non mi abbiano fatto rilassare a dovere e per questo non ho colto le sfumature sonore, eppure non riesco a capire se ho apprezzato per davvero oppure no.
Ne riconosco le grandi capacità come ho scritto finora, ma se devo dire che sono il gruppo migliore che arriva dagli States, ecco; forse frenerei un po' l'entusiasmo. Sono bravissimi non c'è nulla da dire, ma il mio concetto di musica è un po' diverso, tutto qui.
Noi comunque abbiamo suonato al massimo delle nostre capacità e con grande impegno, cosa che penso sia arrivato a chi ha prestato il suo tempo e le sue orecchie s noi altri.
È stato molto divertente e davvero istruttivo, però se dopo lo sbattimento che ci siamo fatti e la puntualità che ci contraddistingue, avessimo ricevuto qualche euro sarebbe stato ancora meglio. Tutto fa scuola, questo è il mio motto e l'ultima lezione è stata davvero interessante.







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