martedì 25 febbraio 2014

UN LAVORO ALL'ITALIANA -THE ITALIAN JOB-

Ho avuto i primi riscontri del concorso letterario a cui ho partecipato, ricevendo dei complimenti per l'incipit pubblicato dagli altri concorrenti, è stato piacevole, molto aggiungerei. Ho ricevuto delle notifiche sul mio profilo nelle quali mi veniva reso noto che, sarebbe stato bello leggere anche il resto del romanzo in quanto dalle prime righe si evinceva un libro parecchio avvincente ed interessante. Il mio orgoglio si è gonfiato come la gola dei rospi. Mi sono detto alla fine le fatiche vengono ripagate, non certo con la moneta sonante, però in quanto a soddisfazione personale si arriva ad averne delle grosse quantità. Poi però guardando meglio questi complimenti, mi sono accorto che mi veniva richiesto di fare altrettanto e di lasciare il mio voto al libro. Ok non è molto elegante richiedere così spudoratamente un voto, ma va beh, dato che si è preso la briga di leggere il mio incipit, farò lo stesso, mi sono detto. Quando poi ho dato meglio un occhio su ciò che leggevo e su quello che anche altri hanno ricevuto con le stesse parole, come uno squallido copia/incolla, mi si è sgonfiato notevolmente l'orgoglio e mi è rimasto un po' di amaro in bocca. Lo so che nessuno dei partecipanti è uno scrittore di professione e quindi ha bisogno di voti per avanzare nel concorso, però richiederli come i nostri politici in campagna elettorale, come dire, non è così edificante, un minimo di ritegno quanto meno. Sono convinto che in pochi abbiano letto davvero il mio incipit, non che lo si debba fare per forza sia chiaro, però quando io ho dato il mio voto, prima di tutto ho letto quanto è stato scritto e soprattutto non l'ho fatto per ricevere a mia volta una votazione ma perché lo ritenevo meritevole. Leggendo il libro di Culicchia "E COSI' VORRESTI FARE LO SCITTORE" (prestato gentilmente da una mia collega molto attenta in ambito editoriale) ho letto che il mestiere dello scrittore comprende anche la promozione, anzi forse la professione al quale, io e anche gli altri del concorso ambiamo, inizia proprio da lì. Ingenuamente speravo che i racconti venissero visionati dalla giuria e che non si dovesse ricorrere alla compravendita di voti, che delusione, chissà che mi credevo. Probabilmente a me manca la faccia tosta, sono ancora troppo un pivello su questo tema. Niente da fare, oltre ad imparare a scrivere ovviamente, devo mettermi sotto a coltivare un bel prato sullo stomaco, per riuscire a mandare giù quello che non vedo eticamente corretto, ma anche spiattellarmi con del cemento a presa rapida il viso, per farmi venire una bella faccia di tolla, che a quanto pare in certe situazioni sono l'ingrediente giusto per una vincita assicurata.

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