lunedì 26 giugno 2017

E SONO 36

Oggi è il giorno del mio trentaseiesimo compleanno, un giorno come tanti ma non per tutti, come ha tenuto a precisare un mio collega con il messaggio che mi ha mandato stamattina.
Di norma sono un tipo nostalgico e nei giorni precedenti alla celebrazione della mia mia nascita, lo sono stato anche di più. In effetti credo che i conti con la propria vita li si facciano proprio in vista dell'anno in aggiunta a quello precedente e si tirano un po' i remi in barca. Oddio, non sono ancora arrivato sul viale del tramonto, ma dato che di anni se ne stanno accumulando un pochino, penso di avere anch'io qualcosa su cui riflettere.
E su cosa dovrei riflettere precisamente?
A dire il vero non saprei, ma questa è solo la nostalgia che mi prende e mi porta nei meandri dei miei ricordi, sia quelli più lontani che quelli più recenti e mi piace crogiolarmi in quella dimensione del passato che non può più ritornare. Sono sicuro che a molti capita di fare pensieri simili.
Forse quello su cui dovrei riflettere non è tanto il passato quanto il futuro, non tanto il mio, quanto quello dei miei figli.
In che senso?
Una volta un mio vecchio capo (non indiano) mi disse:
"Quando si diventa padri, si mette di contare i propri anni e si contano solo quelli dei figli. Poi si rapportano gli anni che passano alla propria età e ci si ritrova già vecchi."
In effetti è vero, mia figlia fra poche settimane compirà 10 anni ed è tornata oggi dal mare ed era già pronta a girare per Milano da sola con le cugine. Il mio secondo figlio passerà dieci giorni al mare con gli zii, il mio terzo ha già due anni e mezzo e oggi il piccolino di casa ha raggiunto i sei mesi.
Il risultato?
I miei trentasei anni di oggi mi sembrano di più di quanto non sono in realtà.
Inesorabilmente gli anni passano senza sosta, non ci sono degli attimi da congelare e tenere buona un età per qualche anno (tranne che per mia nonna, lei ha festeggiato settant'anni almeno quattro o cinque volte) quindi si matura, si diventa più saggi e sì, anche più vecchi.
E' una condizione alla quale non sono molto abituato, cioè, è ovvio che non posso fare altrimenti ma ciò non toglie che invecchiare non mi fa impazzire, anzi, non mi piace proprio.
Va beh, pazienza è un fattore naturale della vita che bisogna accettare così com'è, senza contrastarlo, senza pensare di dovere essere più giovani per forza quando non lo si è più.
Certo, ho accettato molto più volentieri i miei diciott'anni anziché i trentasei, però va bene anche così dato che ho visto la mia giovinezza proprio come volevo e probabilmente vivrò gli anni a venire come spero vorrò.
Tanti auguri a me.






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