domenica 8 settembre 2013

NON CONOSCI REALMENTE IL TUO VICINO

Quando si rientra a casa dal lavoro, spesso si incontrano persone che vivono nello stesso condominio e ci si limita a salutarle per buona educazione. Buon giorno, buona sera, tutto bene? E via discorrendo. Parole fugaci, scambiate per rendere migliori i rapporti con il proprio vicinato. Possono passare degli anni e le frasi che si scambiano, non vanno oltre a quelle sopra citate. In altri casi, a forza di salutarsi tutti i giorni, si riesce ad instaurare persino dei legami più profondi anche un'amicizia. E fin qui tutto bene, tutto regolare, nulla di strano. Però ci sono dei casi in cui quello che si saluta tutti i giorni negli spazi comuni di un palazzo, una volta che chiude la porta di casa scompare ed entra un un mondo sconosciuto. Penso al tizio che ha tenuto segregate per dieci anni quelle tre ragazze nel suo scantinato, il pazzo di Cleveland. Costui per tutto questo periodo sarà entrato ed uscito di casa, migliaia di volte presumo. Ogni qualvolta uno dei vicini lo incontrava per strada, l'avrà salutato senza sapere cosa facesse realmente in casa sua. Nessuno avrebbe pensato che quell'uomo fosse in verità un mostro, sennò non si sarebbe spiegata una così lunga prigionia subita dalle ragazze rapite. La cosa è davvero inquietante. E' chiaro che ognuno in casa propria pretenda la giusta privacy. Io in prima persona mi irrito quando mi vedono in casa persone che non conosco, nel momento in cui alzano gli occhi dalla strada e proiettino lo sguardo dentro la mia vita. E' una violazione, poco ma sicuro. Però all'interno dell'intimità a cui tanto teniamo, a volte si possono nascondere cose aberranti. Perciò, fidarsi è bene, ma non fidarsi è ancora meglio.

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