domenica 29 novembre 2015

LO CHIAMAVANO MAZINGA

Quando vivevo a Rozzano oltre a spacciatori, avanzi di galera, piccoli teppisti di quartiere e latitanti, vivano anche persone per bene, ovvio; ma pure qualche elemento che non aveva nulla a che vedere con la malavita e nonostante tutto, era comunque un personaggio degno di nota.
La compagnia con la quale trascorrevo le mie giornate rozzanesi, aveva il ritrovo vicino alla chiesa, o meglio conosciuta come il "ferro da stiro gigante". A parte la location decisamente triste, oltre a noi c'era anche un gruppo di ragazzi facenti parte di un onlus, che divideva con noi lo spazio ed il muretto. Tra questi non c'erano solo gli educatori, anche gli utenti. Ora non voglio essere cattivo, perché per carità, non se lo meritano affatto, però devo ammettere che ci sono stati episodi decisamente divertenti quando i due gruppi hanno interagito insieme, sempre in maniera benevola sia chiaro!
Questi ragazzi purtroppo erano affetti da vere malattie mentali o sindrome di down, ma non per questo erano da noi derisi, anzi, per alcuni di loro provavamo un certo sentimento di affezione, e le risa che abbiamo fatto insieme riguardavano momenti spensierati e piacevoli.
Però oltre a questi ragazzi, gravitavano intorno anche personaggi particolari ma che con la onlus non aveva nulla a che sparite, pur avendone sicuramente bisogno. Uno di questi era Mazinga.
Non ho mai saputo il suo vero nome, dato che ogni qualvolta lo si vedeva in giro tutti gli urlavano Mazinga!
L'individuo non era molto contento dell'appellativo dato dal popolo di ragazzi sfacciati, tra cui anch'io ne facevo parte, purtroppo. Però era usanza chiamarlo così qualora lo si vedesse in giro solo per aspettare la sua reazione, che il più delle volte era molto violenta. Il gusto era farlo arrabbiare di brutto per poi scappare a gambe levate. Visto che il personaggio, come ho già fatto intendere, non era molto registrato, era divertente fargli perdere le staffe, soltanto per farci rincorrere fin che ci restava dietro.
Per un lungo periodo il nostro "amico robot" non si è più visto in giro e personalmente non me ne sono per nulla preoccupato, dato che la mia conoscenza nei suoi confronti, si limitava al suo soprannome. Poi all'improvviso, l'ho rivisto, nella zona, nell'occasione e nelle vesti più improbabili che potessi immaginare.
Alla festa di RiFo che si teneva al Palavobis di qualche anno fa, l'ho rivisto dietro il bancone a prendere le ordinazioni della clientela, non propriamente in grado di ragionare arrivata ad una certa ora; ebbene lui era lì, ma sotto un'altra veste, più che Mazinga, lo si poteva definire: Venus, e sì perché si era magicamente trasformato in una donna!
La cosa mi ha un po' sconvolto, non tanto perché nel tempo aveva maturato una consapevolezza omosessuale, ma piuttosto perché aveva lo stesso sguardo perso e cattivo, la stessa stazza di sempre ma con una parrucca bionda ed un rossetto sbavato rosso sulle labbra. Mi è sembrata la pessima copia di Courtney Love nei tempi peggiori di eroina. Cribbio che shock!
Quella sera ero abbastanza terrorizzato e credo di non essermi nemmeno avvicinato al bancone per chiedere qualcosa da bere. Ho avuto il timore che potesse riconoscermi e per questo, colpirmi con i missili al seno che avrebbe potuto nascondere sotto il grembiule.
L'avvenimento è servito a farmi pentire delle marachelle fatte da ragazzino e quindi, ho capito, pur sapendolo già, che non si deve sfottere nessuno, soprattutto se questo qualcuno viene appellato come: Mazinga, perché i robot si sa, sono imprevedibili e perdono la calma molto in fretta.


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