sabato 12 marzo 2016

PICCOLO VAGABONDO

Ai miei tempi, poco più di trent'anni fa, i cartoni animati erano popolati da bambini che giravano il mondo da soli o al massimo, in compagnia di qualche animale, tra questi si annoverano: Peline, Sébastien, Marco (dagli Appennini alle Ande) Pepero e chissà quanti altri che al momento mi sfuggono. Rimanevo completamente affascinato nel vedere questi ragazzini che si aggiravano senza paura né preoccupazioni attraversando il globo e che vivevano avventure in solitaria come se avessero dalla loro, esperienza e maturità tali, da venirne fuori sempre come vincitori.
Mi immedesimavo completamente nei protagonisti, tanto che, dicevo a me stesso di dover compiere le medesime gesta appena avrei avuto l'opportunità di uscire di casa. A volte accedeva pure di discutere con i miei genitori nell'esporre la volontà di andarmene via. E' chiaro che i miei genitori non abbiano mai preso sul serio le mie richieste, anzi, una volta capitò addirittura che per sfidarmi, mia madre preparò una valigia e la mise fuori alla porta, io per tenere testa alla provocazione mi misi sull'uscio e attesi. Quando si spense la luce sul pianerottolo e intorno si fece buio pesto, bussai alla porta per rientrare, mentre mi scivolavano dal viso un mezzo litro di lacrime; comunque non mi arresi.
Dopo un tempo che non saprei quantificare, passò in TV la pubblicità della Chicco in cui si vedeva un bambino con la salopette e un fagotto sulle spalle, pronto a correre nel sole (come recitava l'accattivante canzoncina). Lui aveva le scarpine Chicco, quello era il messaggio lanciato dall'azienda, mentre io al massimo ero scalzo, e nonostante fossi privato delle calzature sponsorizzate, la mia voglia di evadere si riaccese come una scintilla. Preparai un fagotto simile a quello del bambino, nel quale misi dentro solo dei giocattoli e forse qualche merenda, lì per lì mi sembravano cose del tutto sufficienti ad una degna sopravvivenza fuori dalle mura domestiche, poi finalmente me ne andai. Ero convinto, deciso, motivato ad esplorare il mondo. Peccato che le conoscenze dell'epoca si fermavano ad una sola strada: quella dietro il palazzo. Mi ricordo di averla fatta almeno un paio di volte sperando che nel frattempo avrei visto qualcosa che mi indicasse una nuova via, ma nulla di tutto ciò avvenne, eppure, anche in questo caso non mi diedi per vinto.
Non capivo com'era possibile che i bambini alla TV potessero andare ovunque mentre io tutt'al più potevo arrivare fino al panettiere. Posso dire di averci provato, almeno l'intento era quello di andare anche se a poche centinaia di metri dal mio letto.
Crescendo ho maturato dentro di me una voglia più concreta di esplorare il mondo e sono riuscito a farlo finché le mie finanze me l'hanno permesso, forse con metodi meno romantici rispetto ad un vagone merci preso di notte in compagnia di un cane o di una scimmia, ma qualche paese sono riuscito a vistarlo.
Dal momento che ho una famiglia, potrei valutare l'idea di visitare i paesi del nostro pianeta con mezzi meno convenzionali, sempre se vengano rispettati tutti i livelli di sicurezza; ovvio, così che anche i miei figli possano fantasticare viaggiando. Potrebbe nascere l'eventualità che qualcuno di loro possa maturare l'idea di rendere reale un mio sogno fanciullesco, ossia, quello di fare il vagabondo. In tal caso l'aiuterei, sovvenzionerei gli spostamenti e non è detto che non mi unisca alla romanticità del viaggio; certo, solo se avesse bisogno di compagnia.
LACIO DROM.


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