lunedì 27 aprile 2015

BULLI SENZA PUPE

Avendo vissuto da ragazzino in periferia, ho avuto modo di incontrare diversi elementi poco raccomandabili sul mio cammino. In date occasioni solo due possibilità si potevano attuare:

  1. menare le mani come se non ci fosse un domani, 
  2. prenderle di santa ragione.
 A me sono capitate (quasi) entrambe le situazioni.
Sono arrivato ad alzare le mani fondamentalmente per difendermi dai bulli che gravitavano intorno alla scuola, o nei luoghi di aggregazione giovanile. Di mio, non sono mai stato un'attaccabrighe, anzi, mi sono sempre reputato un tipo di persona contrario alla violenza in ogni circostanza, ma per sopravvivere in certi ambienti, bisogna anche andare contro i propri principi.
A volte sono riuscito ad avere la meglio, altre invece ho capito quando era necessario darsela a gambe per non finire male.
C'è stato un momento nella mia vita in cui ho attirato su di me, le cattive intenzioni di molti imbecilli di Rozzano. Non ho mai fatto nulla per causare problemi a personaggi noti come "quelli da evitare", eppure, sono stato un facile bersaglio per diverso tempo. In quel periodo uscire di casa era una sfida che dovevo affrontare spesso, poiché non potevo starmene rintanato nelle mura domestiche, evitando all'infinito i potenziali scontri, e poi, non era giusto che non facessi della vita sociale a causa della paura. Uscire era una di quelle cose che mi imponevo di fare, anche a costo di dover affrontare ogni cento metri qualche malintenzionato e picchiarmi con lui. Però mi costava una nutrita dose di coraggio che spesso veniva a mancarmi. Mi ricordo che tenevo in tasca un coltello Opinel, per poi passare al Butterfly, in caso di estrema necessità. Non li ho mai usati per paura che qualcuno potesse avere in tasca un oggetto peggiore del mio, ma soprattutto per non incappare nei guai con la giustizia. Chi poi mi puntò alla gola il suo di coltello, non si era fatto i miei stessi scrupoli.
Uno dei miei incubi ricorrenti era di finire in riformatorio e dover affrontare ogni giorno una sfida mortale. Per fortuna non ho mai fatto niente di illecito che mi portasse nelle patrie galere, però, in un ambito malsano, tutto era possibile.
A distanza di tempo ho provato ad intuire la motivazione per la quale i ragazzi cercassero uno scontro con me. Il motivo era: per la mia faccia da bravo ragazzo, sopra un fisico, direi atletico, per la mia età dell'epoca. Quindi i teppisti si battevano con me perché, l'esito della lotta non era così scontato come contro un tipetto gracile. Almeno è ciò che ho ritenuto fosse più vicino alla realtà.
I personaggi che vivono nelle periferie sono spesso ai margini della società, esattamente come le case in cui abitano. In queste zone le regole sono più aspre rispetto a chi vive nel centro, poiché il tenore di vita è differente, la cultura anche, le famiglie non sono quelle appartenenti alle alte sfere; insomma tutto viene declassato, perciò si tende a prevaricare sul più debole come affermazione sociale. E' una giungla e come tale, vigono regole animalesche. Certamente le persone non sono tutte così per fortuna, ma di sicuro si ha la possibilità di incappare in qualche tipo rissoso in periferia piuttosto che nelle zone chic; e in futuro la separazione sarà sempre più netta.
Quando penso al futuro dei miei figli, immagino agli scontri che dovranno affrontare con personaggi come quelli incontrati da me, e mi auguro con tutto il cuore che non succeda nulla di irreparabile. Purtroppo il mondo è popolato da persone stupide e si sa, che la mamma degli scemi è sempre incinta. Perciò si dovranno armare di coraggio (sperando serva solo quello) e andare avanti per la loro strada.
Se un domani le città diventassero dei nuovi Far West, cosa dovrei insegnare ai miei figli? A evitare finché è possibile, o a colpire per primo?
Non ho idea, però nel frattempo sarebbe meglio carpire tutti i segreti di Bruce Lee, mal che vada, sapranno tenere a bada qualche idiota, tanto i numeri sono destinati ad aumentare, dannazione!



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