martedì 26 novembre 2013

IL VECCHIO DALLA LUNGA BARBA BIANCA.

Credo fortemente di essere ossessionato dal tempo, sia quello di tutti i giorni che si tiene d'occhio con l'orologio, sia quello futuro più proiettato lungo l'asse indecifrabile del corso della vita. Per quello che riguarda il primo caso, sono schiavo delle lancette. Appena apro gli occhi la mattina, è per me una corsa contro il tempo, sembro il Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie. Ho l'ansia di arrivare in ritardo agli appuntamenti fissi, come le scuole dei figli, le prove in studio del giovedì e l'immancabile lavoro quotidiano. Per ovviare al problema di arrivare tardi, mi tengo largo sulla tempistica nello svolgimento della data azione in corso, o in programma, e mi muovo decisamente in anticipo, il tutto fatto con molta fretta. Questo modo di fare mi è stato imposto fin da piccolo da i miei genitori. Per loro, ogni volta che avevamo in programma di recarci da qualche parte, bisognava uscire prima, per evitare qualsiasi incognita. Durante la preparazione poi, era tutto un muoversi rapido con il continuo incitamento a fare più veloce. Ahimé lo stesso sentimento di ansia lo sto riproponendo nella mia famiglia, eppure non lo faccio di proposito, purtroppo mi viene naturale.
Il tempo in senso metafisico, quello incalcolabile, quello incognito, il futuro per intenderci, mi trascina in un baratro profondo di pensieri. Penso spesso a come sarò da più vecchio, come saranno i miei figli, se mi daranno motivo di preoccupazione continua, se saranno soddisfatti della loro vita. Penso anche a come saranno i rapporti con mia moglie, se saremo sempre felici, se il lavoro prima o poi lo cambierò, se avrò mai successo in qualche modo. Ciò che mi attende che però non conosco, mi tiene sulla corda come un macigno gigantesco appeso ad una fune, in più questo peso lo aumento ogni giorno con l'attesa di scontrarmici. Come dire, sono tremendamente curioso di sapere come andrà la mia vita, ma anche angosciato di sapere l'esito definitivo. Tutto il giorno penso a questa cosa. Ogni momento rifletto, mi auguro, invento, faccio progetti, e proietto le mie paure e desideri su ciò che ancora dovrà verificarsi, lasciandomi chiaramente senza risposta. Sarà che dopo tutto, ci perda troppo tempo a pensare quello che nessuno può sapere? Non so, ormai è troppo tardi per tornare indietro.

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