domenica 3 novembre 2013

QUANDO LA SFIGA SI AGGIRA SU DUE RUOTE -4

Ieri fine del turno di lavoro, ore mezzanotte e dintorni scendo dall'ufficio per prendere la bici. Appena fuori mi accorgo che piove. Da come era partita la giornata, non mi aspettavo piovesse, ragion per cui non avevo portato niente per ripararmi. Inevitabilmente mi bagno. Con la mia sciagurata bici, cerco di andare veloce per non arrivare tardi e soprattutto infradiciato dalla testa ai piedi come spesso capita purtroppo. Arrivo sulla cima del ponte della Ghisolfa, con le auto che sfrecciano perché è sabato sera e dunque si corre per forza. Le lenti puntellate dalla pioggia non mi permettono di vedere l'unico mucchio di vetri rotti lasciato non curante sul ciglio della strada, ovviamente buco la ruota posteriore. Il sibilo e le bollicine che fuoriescono dal foro non lasciano nessuna speranza, dopo quattro secondi esatti, ho la ruota a terra. Impreco in tutte le lingue, cerco di pedalare comunque, ma è una sfida impari, ad ogni metro che percorro ho il terrore che la bici si sgretoli sotto di me. Scendo e la spingo per qualche chilometro. Esausto di portare la bici sotto braccio, pedalo lo stesso, smadonnando tutti i santi e per ripicca, questi, mi fanno mordere la lingua. Sento il saporaccio del sangue in bocca che sputo su ogni centimetro di strada, come pollicino durante il tragitto, segno il mio doloroso percorso con il male sulla lingua ed il sangue sull'asfalto. La domanda penso a questo punto sorga spontanea. Ma perché mi ostino a prendere la bici per andare in giro? La risposta è semplice. Con la sfiga sempre in agguato su i miei spostamenti, se con la stessa efficacia si accanisse anche con l'auto sarei finito. Meglio limitare i danni, tutt'al più buco le ruote. (Anche se poi sputo sangue per far ritorno a casa.)

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