martedì 12 novembre 2013

OMAE WA MO SHINDEIRU

Come tutti quelli nati all'inizio degli anni '80, buona parte dell'infanzia l'ho trascorsa davanti la TV a guardare anime giapponesi. Forse sarà anche un po' triste e riduttivo, ma quando mandavano in onda i miei cartoni preferiti ero al settimo cielo. Credo di averli visti quasi tutti, da Carletto il principe dei mostri a Capitan Harlock, passando per Ransie la strega, Doraemon, Holly&Bengi, Devilman, Yattaman, Muteking, fino L'Uomo Tigre e tutti i vari Robot nessuno escluso. I cartoni di quei tempi erano molto differenti da quelli di oggi, avevano delle tematiche non proprio adatte ai bambini, vuoi per l'alta violenza o per uno sentimentalismo velato da una nota maliziosa, difficile da interpretare per un bambino. Eppure i palinsesti nazionali, non si curavano affatto dei danni che potevano procurare alle menti innocenti dei piccoli spettatori, i genitori tanto meno e quindi perché farcene noi? Ora io da genitore quale sono, supervisiono ogni fotogramma che andranno a vedere i miei figli (dato che però ho tolto la TV in casa mi sono sollevato da questo enorme onere dal principio.) Tra tutti i cartoni che ho visto durante l'infanzia e adolescenza, il mio preferito in assoluto è stato Ken il Guerriero. Ho fatto letteralmente una malattia per questo anime. Ogni sera mi precipitavo con il mio piatto della cena davanti la TV e mangiavo guardando le gesta del mio super eroe dai pugni esplosivi. Ero talmente invasato da questo cartone, che quando giocavo con i miei personaggi, riproducevo la stessa trama delle puntate con i miei giocattoli. Al personaggino che usavo come Ken, gli avevo fatto le sette stelle sul petto, bucandolo con l'ago rovente, per renderlo più verosimile possibile a lui. Segnavo sul mio diario tutti i nomi dei personaggi principali nonché comparse visti in tutti gli episodi. Ogni volta che mi trovavo di sera a guardare il cielo stellato, cercavo il grande carro dell'orsa maggiore in veglia su di me proprio come Kenshiro. Ho comprato anche tutti i numeri dei manga relativi alle due serie apparse in TV cercando le differenze e le scene tagliate e il vero finale. Ero così fortemente preso da questo cartone che mio fratello mi chiamava Hokuten. Mai nessun altro anime mi rapì come questo, ho rivisto le serie complete ogni qualvolta venivano trasmesse da emittenti semi-anonime o completamente sconosciute. Ho anche comprato diversi dvd da adulto, per avere sempre a portata di mano il supporto sul quale poter riversare i miei ricordi e anche l'attenzione alle sfumature del cartone, che potrei non aver recepito da piccolo. Insomma una passione che non smette mai di attrarmi con la forza delle sette stelle di Hokuto. Quando andai i Giappone, gioivo di nascosto dagli occhi della mia ex nipponica, quando mi imbattevo in qualcosa inerente al grande Ken.
Adesso, con il cervello di una persona matura, è chiaro che non lo farei vedere mai ai miei figli, potrebbero rimanerne shockati. Ma appena saranno grandi abbastanza per poterlo comprendere per quello che è, cioè un cartone animato creato da due persone con una fervida immaginazione (Testuo Hara e Buronson per la cronaca), senza nulla a che vedere con la realtà, non vedo l'ora di rivederlo insieme. Se poi apprenderanno l'arte segreta della tecnica di kempo della sacra scuola di Hokuto, posso ritenermi OMAE WO SHINDEIRU, cioè già morto.

4 commenti:

  1. Io ero innamorata perdutamente di Toki. Lo sono ancora

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  2. In effetti era un figo, anche se era una figura piuttosto gesucristica eppure un po' sfigato per le radiazioni atomiche che ha subito. Ma quando era giovane sarebbe potuto diventare il successore della sacra scuola di Hokuto.

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  3. Mi piaceva proprio perchè era sfigato. Cioè...di tutti i fratelli, giusto lui si era beccato le radiazioni. Che, per altro, avevano avuto come effetto solo l'incanutimento tricologico. Il che, ovviamente, lo rendeva ancora più affascinante ai miei occhi.

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  4. Allora potresti dire una cosa tipo: GUAI A CHI ME LO TOKI

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