lunedì 21 aprile 2014

IL MIO PEGGIOR DIFETTO

Durante la mia carriera lavorativa, ho affrontato decine di colloqui per arrivare a ricoprire alcune cariche aperte in un tal momento, per le quali avevo presentato la mia candidatura. Alcuni di questi erano davvero ridicoli, tanto quanto il lavoro che dovevo poi fare, mentre altri invece sono stati piuttosto seri. Quelli più all'avanguardia nell'ambito della scelta del personale, avevano come criterio di selezione, quello di scrivere tre pregi e tre difetti personali. Suoi pregi diciamo che si va un po' a botta sicura, senza eccedere troppo per non attribuirsi dei meriti inverosimili, ma tutto sommato è abbastanza semplice esprimere le proprie qualità. Nel campo dei difetti, la cosa diventa più complessa, perché anche in questo caso non si può eccedere nel definirsi troppo male, in vista di un ruolo magari non adatto, dopo averlo onestamente espresso. Ma non si può nemmeno dire troppo poco, dando l'idea di averne giusto un paio, o addirittura neanche uno, facendo credere di ritenersi quasi perfetti. Per esempio, quando ho lavorato come noleggiatore di auto, non ho mai detto del mio pessimo senso dell'orientamento, poiché guidare delle auto o anche solo dare delle indicazioni stradali, da uno che è riuscito a perdersi ovunque, non era certo una carta da giocare a mio favore. Oppure ho omesso di dichiarare la mia poca attitudine all'ordine, quando ho fatto il commesso. E' chiaro che poi le cose sono venute allo scoperto, con la conseguenza di aver perso il lavoro, ma in sede di colloquio, ho tenuto la bocca chiusa per necessità dello stipendio.
Ho fatto un po' di autoanalisi in questo periodo, non so bene il motivo, anzi lo so...comunque ciò che credo sia il mio peggior difetto, dal quale a ben vedere, ne derivano molti altri è: udite udite, rullo di tamburi, luci soffuse e silenzio in sala, insomma è l'insicurezza. Non penso sia una novità, forse è emerso durante questi anni nei quali scrivo sul mio blog, oppure l'ho anche dichiarato apertamente, non ricordo, fatto sta che ciò che davvero mi identifica, mi affligge, infastidisce me e chi mi sta attorno, la peggiore delle mie qualità è esattamente questo. L'insicurezza è qualcosa di subdolo e parecchio infido, perché di fatto non si riesce ad essere padroni delle proprie azioni e nemmeno dei pensieri. Tempo fa non ero neanche sicuro degli affetti, oggi sono più che certo dei miei sentimenti e per chi li provo, ma un tempo non ero sicuro davvero di nulla, primo fra tutti sulle scelte da intraprendere nel mio futuro. Ogni passo fatto nella mia vita, prima di compierlo è stato pensato, riflettuto, rimuginato fino all'esaurimento e, anche quando il dado era stato ormai tratto, ripensavo in continuazione a come ho agito. La ragione è ovvia, non mi sono mai sentito certo delle mie azioni, quindi era ed è tutt'ora naturale per me, ripassare mentalmente tutte le operazioni ed i pensieri. Fondamentalmente la ragione della mia insicurezza, deriva dall'educazione avuta dai miei genitori, anche perché tutto viene da lì, nel senso che nel crescere mi hanno protetto troppo, o forse mi hanno spesso fatto suscitare dubbi atavici su ciò che credevo fossero le mie poche certezze, quindi è stata poi un'abitudine, agire seguendo questo tipo di modus operandi. Forse essere troppo sicuri di sé, porta ad una ristrettezza mentale, ad un poca obiettività sulle cose, che magari mettendola in dubbio potrebbe dare un'alternativa a quell'idea, cioè credo che porsi delle domande serva ad avere una visione più completa di un'unica via, almeno credo, non lo so, non sono poi molto sicuro.

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