martedì 1 aprile 2014

VITA ALTERNATIVA

Sentendo tutte le persone che conosco e non di meno quello che non so chi siano, odo nell'aere una voce accorata di individui insoddisfatti della propria esistenza. Tutti si lamentano del troppo lavoro e dei pochi soldi guadagnati, dello stress accumulato per colpa di una vita frenetica e delle malattie che questo assurdo stile di vita comporta. Il tempo viene bruciato in cose che nella fattispecie non porta a nulla di concreto, per meglio dire, viene impiegato male in faccende che non rende felici proprio nessuno, trascurando così, ciò che servirebbe a sviluppare meglio i rapporti umani, ma ancor prima del tempo utile a noi stessi.
In questo periodo mia moglie sta attraversando una fase "green" e leggendo qua e là su vari siti, blog e libri, è arrivata a documentarsi per bene su una nuova linea di pensiero, quella che viene definita LA DECRESCITA FELICE. Non sto qui a spiegare in che cosa si tratti tale movimento (poiché hanno tanto di sito che lo spiega meglio di me), però credo sia forse l'unica soluzione possibile per uscire dal vortice di un sistema malato che conduce molto rapidamente all'incenerimento dello spirito e del corpo. Ci sono varie fasi all'interno di questa nuova filosofia, che poi tanto nuova a ben vedere non è, in quanto sarebbe quella di ritornare a fare ciò che i nostri nonni facevano un tempo, e l'ultimo stadio a cui si aspira ad arrivare sta nell'autoproduzione totale di quello che si consuma, esattamente come veniva fatto una volta. Ritorno alle origini, anzi alle radici, nel senso più letterale della parola, cioè tornare a coltivare nelle campagne e riscoprire i vecchi valori della terra, per riuscire ad abbandonare la frenesia di correre senza freni dietro a lavori logoranti e perdere l'abitudine di circondarsi di cose superflue. Il percorso non è certo semplice, non è impossibile perché sennò non si spiegherebbe il sempre maggior afflusso di persone che sposano questa idea di vita, però ci vuole, pazienza, disciplina e una buona dose di coraggio. Come tutte le idee è piuttosto utopica se vista su larga scala, però anche fare individualmente quegli accorgimenti suggeriti, cambia di molto la visione che si ha del consumo, dell'ecologia e perché no, della vita intera. Per affrontare di petto il nuovo concetto ecologista/agricolo, mia moglie ha costruito un piccolo orticello sul balcone, mettendo cose di facile coltivazione come basilico, menta e rucola. I nostri bimbi hanno partecipato attivamente all'edificazione dell'orto urbano, mettendo le proprie manine nella terra insieme ai semi e all'acqua per annaffiarli. Posso dire apertamente che né io né mia moglie abbiamo il pollice verde, e tutte le piante avute in passato non hanno mai smentito tale fatto, quindi siamo partiti in sordina, prendendo coscienza dei nostri limiti ed entrando nell'ottica di correggere il tiro durante il percorso che si prospetta difficoltoso. Però devo dire che è una cosa che rimette in sesto il rapporto uomo-natura in maniera molto rapida, seppur non è stato fatto ancora nulla di concreto, cioè che non è ancora cresciuto niente di quanto seminato, tutta la famiglia è stata caricata di una nuova speranza nella maniera in cui solo un germoglio in nascita sa dare. E' l'allegoria perfetta per una nuova speranza. Una semplice pianticella ha la forza di crescere e rendere migliore la nostra alimentazione, il nostro concetto di autoproduzione e perché no, migliora anche il nostro balcone

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