sabato 6 febbraio 2016

IL MOMENTO DELLA CENA

Si sa che non c'è momento migliore della giornata, di quando tutta la famiglia si raduna a tavola per mangiare le prelibatezze preparate dalla mamma o dal papà. La cena è proprio questo, una circostanza limitata nella quale si concentrano i dialoghi tra genitori e figli, dove vengo raccontate le avventure della giornata e tutto ciò che è capitato dall'ultimo raduno familiare, ossia, dalla collezione mattutina.
Non ho capito come mai, ma da qualche tempo la nostra cena ha assunto le caratteristiche specifiche riconducibili a quell'utopica forma sociale tanto desiderata dai punk di tutto il mondo: l'anarchia.
Già l'adunata a tavola è difficile da far compiere ad ogni membro della famiglia, ma una volta che tutti siamo seduti si parte con la nostra quotidiana tiritera. Il piccolino di casa mangia per primo, ci mette davvero poco a spazzolare il suo piattino e quando poi si sente sazio, non avrebbe voglia di rimanere a tavola con noi, perciò frigna per scendere e andare a giocare. Purtroppo il termine della sua cena coincide con l'inizio della nostra, ragion per cui, lo si intrattiene con qualche boccone che la mamma gli sottopone al suo palato ancora privo di esperienze culinarie. Si può ammettere che l'escamotage funziona abbastanza e per questo non viene abbandonato per alcun motivo.
La maggiore è colei che non dà nessun problema per le scelte dei menù proposti, di solito mangia tutto senza troppe proteste, se poi è presente a tavola qualcosa da lei gradito è capace di fare anche il tris. L'unico inconveniente è che mangia ad una velocità supersonica e questo comporta un repentino riempimento del piatto, prendendo la pentola dai fornelli almeno tre volte di seguito. Quando mia moglie ed io ci siamo stabilizzati per iniziare a mangiare, lei è arrivata al momento del dolcetto che richiede con una certa insistenza se non le viene dato subito, il che significa un'altra interruzione per noi.
Il nostro bimbo di mezzo è tutto il contrario della sorella maggiore, non mangia quasi nulla, protesta sempre per quel che trova nel piatto e le posate non ha idea di cosa siano e come funzionino. Si nutre con le stesse quantità di cibo che un uccellino assume appena nato, utilizza le mani come i più rinomati sovrani del passato e si muove in continuazione come se sulla sua sedia ci fossero dei tizzoni ardenti. Appena nota che si ritroverà qualcosa anche solo vagamente appartenente alla sfera vegetale, fugge, scosta il piatto il più lontano possibile da lui e molto spesso finisce in castigo al culmine dell'ennesimo solletico a mangiare quanto è stato preparato apposta per lui. Ovviamente al piccolo mostriciattolo non importa niente di andare a letto senza cena, anzi, così ha più tempo per giocare, per cui il castigo non è un metodo efficace né per noi, né tantomeno per lui.
L'atmosfera, al contrario di quella che si possa credere, è molto spesso festosa, addirittura tanto festosa che la situazione ci sfugge di mano e per cui, dobbiamo riprendere le redini dell'educazione e assumere un atteggiamento più accettabile. Cioè questo sarebbe l'obiettivo, ma il più delle volte ci uniamo a questa pazza situazione, facendo correre ogni comportamento fuori controllo, forse per stanchezza o solo perché non si può sempre lottare con i nostri figli, perciò chiudiamo tutti e due gli occhi e procediamo fino all'ultima pietanza con la speranza che domani la cena possa essere più tranquilla.
Non sarà molto educativo lo ammetto, però non potrei mai creare un clima di terrore come succedeva alle famiglie di un tempo, oppure, ascoltare il telegiornale ed avere in sottofondo i drammi che succedono nel mondo; cosa che accadeva quando vivevo con i miei genitori. Da noi capita che a volte si ascolta la musica e si faccia un po' troppo baccano, però non potrei mai creare una cena diversa, anzi, quando sono a lavoro e non posso stare con la mia famigliola casinista, mi dispiace un sacco non potermi unire alle loro bagarre con il mangiare. Questi siamo noi.
Volete restare per cena?





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