martedì 23 maggio 2017

UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA

Sono reduce da un weekend come non ne passavo da molto tempo. L'occasione per ritrovarmi con coloro, che posso considerare i miei più vecchi amici, è stato l'addio al celibato di uno di questi.
Per mesi si progettava di fare una cosa piuttosto che un'altra e alla fine siamo giunti alla conclusione che nessuna delle attività proposte calzava bene come il dolce far niente, professato per anni dalla vecchia compagnia. L'obiettivo dell'attività ludica è stata una passeggiata nel labirinto della Masone a Fontanellato in provincia di Parma, incorniciato da un cielo plumbeo che ha minacciato pioggia fino all'entrata della biglietteria.
Per quanto avessi il terrore di perdermi e non ritrovare mai più l'uscita, la passeggiata è durata si e no una mezz'oretta, il tempo necessario per guardarsi intorno e scattare qualche fotografia come ricordo, o come modo per trovare la strada. L'idea del labirinto nel mio immaginario era come quello del film con David Bowie, questo era completamente differente ma non perciò meno bello. Va beh, alla fine dopo aver espugnato la vittoria, abbiamo fatto un giro nei dintorni dell'attrazione per poi ripartire alla volta di un casolare, situato in quel di Catelnovo di Sotto. La casa che ci ha ospitato era circondata dal tipico paesaggio di campagna reggino, molto vasto, molto bucolico, ma un po' monotono. Giusto il tempo di riposare un attimo e per cena siano andati in un ristorante poco distante a gustare tonnellate di carne argentina. Io già all'antipasto (di carne) non ne potevo più per cui la grigliata l'ho giusto sfiorata.
Dopo questa abbuffata esagerata siamo tornati a casa e da lì è partito un bivacco infinito, intramezzato da un'altra lunga passeggiata nel cuore della notte, avente destinazione l'unico tabaccaio 24 ore della zona. Si può dire che la scarpinata fino alla piazza è stata la cosa più trasgressiva di tutto il weekend, ma noi sapevamo di certo che l'unico obiettivo era quello di non fare niente e così è stato.
L'indomani a svegliarci è stata un'altra grigliata e onestamente, non ne potevo più di vedere carne davanti a me e di averne dentro lo stomaco, per cui anche in questa occasione, ho mangiato il giusto ma anche quello mi sembrava troppo.
Finita la mangiata ho caricato tutti quelli che sono venuti con me e abbiamo fatto ritorno a casa.
Bene, dopo aver scritto il tema come quello delle elementari, posso dire chiaramente come mi sono sentito in questa gita fuori porta: un po' ansioso.
Da premettere che fino a due minuti prima del ritrovo, avevo detto ai miei amici che non sarei riuscito ad andare con loro, dato che il mio terzo piccolino ha pensato bene di avere la febbre. Non sono partito proprio a cuor leggero e questo ha anche inciso sull'umore con il quale ho partecipato al ritrovo.
In più, quando sono fuori casa in una dimensione che è ben lontana da quella familiare solita, ho sempre quel senso di colpa latente che non mi permette di vivere serenamente un'uscita con gli amici ed è anche per questo che nel tempo ho smesso di vederli di sera dopo il lavoro. La dimensione nella quale non mi rispecchio più, ha su di me un effetto molto complicato da spiegare; cioè mi sento il peso della responsabilità mancata, ossia quello genitoriale, che in quel momento è proiettata verso una ricaduta come quella da pischello che è ben lontana dalla mia vita normale.
Il ritrovamento è sempre meno divertente, cioè si beve poco perché si ha paura che possa venir ritirata la patente e si fuma ancor di meno con l'angoscia che possa succedere qualche disgrazia, come dire che la spensieratezza non c'è più e mai si troverà. Almeno per me ora è così.
Devo essere onesto, non avevo molta voglia di partecipare all'evento proprio perché non mi sento mai a mio agio in queste situazioni, non si fa altro che parlare di cose di poco conto e molto spesso si dicono cose già dette. Anche a distanza di tempo, non si supera mai quell'atmosfera che non è più giovanile, anzi ha solo un vago sapore di nostalgia canaglia.
Il non essere in giro con i miei figli e mia moglie, rende quel tempo che passo con gli amici un po' sprecato perché non è costruttivo per la famiglia, nel senso che tolgo del tempo a loro per dedicarlo a cose di non molta importanza, come il mio divertimento diversificato dal piacere familiare.
E' vero che è giusto ritagliarsi del tempo per sé e non bisogna dimenticare che prima di essere genitori siamo prima di tutto degli individui che hanno il diritto di staccare con il cervello e divertirsi un po'. Ecco per me questo discorso vale, ma per mia moglie no, dato che non ha mai l'occasione di poter vivere un'uscita senza i figli.
Sarà per questo motivo che non riesco a scrollarmi di dosso il senso di colpa?
Forse non riesco a separare il ruolo di padre al di fuori dalla famiglia. Ma io sono un papà che ci posso fare?








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