mercoledì 29 gennaio 2014

SCHIAVO DEI SOGNI

Ecco ci risiamo, pensavo che il mio consueto senso di poca soddisfazione lavorativa si fosse palcato, invece no è ancora qui che si fa sentire come un'eco lontana ma persistente. Durante gli anni in cui ho dato anima e corpo per il mio attuale impiego ho cercato di accantonare, nel più profondo del mio io, la voglia di realizzare i miei desideri. La giustificazione che mi sono dato è piuttosto semplice, ciò che desideravo non si poteva combinare con l'attuale vita da adulto, essendo questi dei sogni nati in giovane età. Mi sono imposto di dover lavorare senza distrazioni, di applicarmi come un buon padre di faglia, quale sono e lasciar perdere ogni velleità artistica, perché oltretutto i miei sogni non sono nemmeno poco pretenziosi, anzi direi che forse sono addirittura fuori dalla mia portata. Sarà che sto per concludere il mio terzo romanzo ed il risultato che ho ottenuto, mi soddisfa abbastanza da pensare di diventare uno scrittore. Sarà forse che ho ricominciato a suonare, e guarda caso, il progetto che porto avanti con il mio socio, secondo me potrebbe funzionare. Magari sarà anche che mi sono stufato del mio lavoro e cerco delle vie di fuga dalla solita routine, fatto sta, che il mio cuore ha ripreso a battere così forte da non sentire nient'altro. Mi rattrista molto questa insoddisfazione, perché chi mi sta vicino potrebbe sentirsi la causa dei miei sogni infranti, non è per niente così lo garantisco. Se davvero volevo emergere in qualche modo dal mucchio, avrei dovuto agire bene quando ne avevo le possibilità, ora mi sembra sia troppo tardi. Però non posso negare a me stesso che ambisco a qualcosa di più, mannaggia. Avrei dovuto avere dei sogni più terra terra, qualcosa di più semplice, per lo meno di arrivabile, invece no, mi sono messo in testa che la vita dell'artista è quella che farebbe al caso mio, solamente perché sono affascinato dalla musica e dalla letteratura. Fermi un momento se devo dirla tutta anche la fotografia e la pittura mi colpiscono profondamente. Cosa significa, che vorrei essere un pittore oppure un fotografo? Sicuro. Mi arrabbio come una biscia quando a penso alle mie ambizioni, per il semplice fatto che non ne ho le qualità, né le doti né tanto meno le basi per potermi permette dei sogni di questo genere. Io ci posso anche provare, ma mi rendo conto da solo di essere uno in mezzo a tanti, forse troppi, con i miei stessi sogni e per emergere bisogna avere quel qualcosa che non tutti hanno, appunto non tutti. La verità è: chi si accontenta gode, anche se qualcuno ha poi aggiunto, così così. Accontentarmi credevo bastasse, invece mi sbagliavo non si può vivere una vita mediocre solo per la paura di osare, di provare a mettersi in gioco e ottenere da questo un risultato, positivo o negativo che sia, l'importante è avere un riscontro reale e sbatterci la faccia contro. Credo sia l'unica cosa da fare. Se poi devo pensare soltanto a cambiare lavoro senza metterci dentro le mie velleità artistiche, mi trovo ad avere comunque dei problemi perché non saprei cosa fare. In passato ne ho cambiati parecchi e tutti senza una certa correlazione tra di loro, saltavo di palo in frasca dal'oggi al domani, troncando a metà un certo percorso formativo. Che disgrazia, nell'ambito lavorativo mi sono sempre sentito un pesce fuor d'acqua e chiaramente perché non ho mai saputo cosa fare di preciso e da qui si ritorna sempre al solito motivo, cioè quello di voler realizzare i miei sogni. E' strano per quanto io dorma poco, di sogni ne ho tanti, così tanti da condizionare la mia vita reale. Ma cosa posso farci? Cosa insegno ai miei figli, di non buttarsi per seguire i propri desideri ed essere così felici? No assolutamente, però mi rendo conto che sognare ha un prezzo fin troppo alto e non tutti sono disposti a pagarlo. Francamente non so se il mio conto corrente emotivo sia pieno per poterci provare davvero, al limite potrei pagare con dei "proverò" se alla fine ci riesco lo pubblicherò su un bel libro con allegato anche la colonna sonora, così farei il botto completo.

3 commenti:

  1. Sono molto rattristata da questo post. Tu però non mi sembri una persona triste. Magari dissimuli. La tristezza l'ha trasmessa a me però intanto. Perchè te sono io, i sogni infranti sono anche i miei, e nonostante non abbia figli a cui insegnare nulla, la sensazione di "spreco" aleggia anche su di me. Ma magari mi sopravvaluto. Te l'ho detto che mi hai messo tristezza.

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  2. Ho pensato che la miglior risposta da darti fosse quella di scrivere qualcosa di spiritoso per sdrammatizzare un po' la tematica, però invece forse è meglio parlare con la giusta dose di franchezza. La mia, come anche la tua a quanto pare, insoddisfazione lavorativa, è data principalmente da un concetto molto semplice, ci sentiamo sprecati in quello che facciamo. Però purtroppo a scegliere cosa fare, ma soprattutto cosa non fare della nostra vita, siamo stati noi stessi. Da qui parlo per me, sono stato l'unico e solo artefice del mio destino, non mi sono impegnato quando avrei dovuto, ho scelto di far parte di una "tribù che (s)balla..va", invece di mettere tutto me stesso nella realizzazione dei miei desideri, e ora mi lecco le ferite causate dalla mia pigrizia. Non è detto che se avessi completato una vita accademica poi sarei riuscito nel mio intento, però non posso partire nemmeno da quello. Per quanto riguarda il futuro devo scendere a patti con la realtà, se avrò le carte giuste per coltivare i miei sogni, farò quanto è nelle mie capacità per realizzarli senza sprecare altro tempo inutilmente ed evitando di commettere gli stessi errori. Il discorso è che noi esseri umani in un modo o nell'altro ci sentiamo sempre insoddisfatti e questo ci porta a miglioraci, ma nel contempo a deprimerci, siamo fatti male. Una volta un mio ex vicino di casa mi disse: E' meglio non saper far niente e vivere sereni, che credere di saper far tutto e vivere in balia dei pensieri. Lo trovo un aforisma che riduce al minimo le ambizioni di un essere umano, ma a volte ho trovato queste parole calzanti per alcune situazioni.

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  3. Io penso soltanto che ogni giorno la vita ci coglie di sorpresa. Il Verbo se avessi non esiste, è passato semmai farò qualcosa come una bella risata, o meglio farò una risata con gli altri, un pianto oppure un'emozione mi alimenterà l'anima insomma posso fare qualsiasi cosa e io come Voi potrò essere felice o scontento.
    Perchè dobbiamo distinguerci dagli altri ? Noi siamo gli altri senza gli altri non esisteremo ma sempre per un tempo limitato e nel limite è più opportuno piangere o ridere?

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