sabato 2 aprile 2016

IL GRANDE PRATO DEL SEMPIONE

C'è stato un tempo in cui tutti i giovani di Milano si radunavano al Parco Sempione di sabato pomeriggio, tra quelli c'ero anch'io. E' stato il periodo delle compagnie enormi, dei teli nello zaino, degli assalti al pizzettaro di Cadorna e di chili di hashish e marijuana consumata allegramente nel corso di un solo pomeriggio. Sono più che certo di ritrovare lo stessa tipologia d'utenza anche ora, però la differenza tra le due "epoche" è lo stato in cui si trova il parco allora rispetto ad oggi, ebbene, quando lo frequentavo io sembrava il MacArthur Park di Los Angeles o il Central Park di New York nelle ore peggiori, cioè: un degrado micidiale.
Il piccolo polmone verde milanese ha avuto il suo picco d'incuria proprio quando lo frequentavo assiduamente io, sia chiaro che non ho mai contribuito al suo stato di abbandono. Ho ripensato a quanto sporco e mal frequentato fosse a quei tempi, settimana scorsa nel momento in cui sono andato lì con i miei figli, trovandolo decisamente migliorato, ma già da un bel po'.
In quegli anni c'erano decine e decine di pusher che si aggiravano indisturbati per smazzare le sostanze dopanti, mentre borseggiavano i ragazzotti stupidi e strafatti con il loro karate marocchino. A tal proposito mi ricordo di una scena abominevole compiuta davanti ai miei occhi e quelli dei miei amici. Un giorno in cui bigiammo la scuola, ci recammo come d'abitudine in Sempione per bruciarci i pochi neuroni rimasti, al che, scattò una partitella di pallone tra pusher e fattoni. Ad un certo punto la palla finì dentro al laghetto più inquinato del mondo, roba da far ribrezzo anche vecchio sito "gore" o giù di lì, il Rotten. Arrivò un tizio baldanzoso che si gettò in acqua, dopo essersi spogliato di alcuni indumenti e con quattro bracciate riprese la palla birichina. Allo scroscio delle acque putride, si levò un boato di sdegno da parte di tutto il parco, che come dicevo, non era frequentato di certo dalla noblesse milanese. Il tizio tornato sulla sponda fangosa, si diede due scrollate, si rivestì e tornò a giocare come se nulla fosse. Mamma mia che schifo!
La colonna sonora del parco era uno continuo, fastidioso e scoordinato rumore di bongos, suonato male dagli alternativi più convinti (esattamente come canta Elio in "Parco Sempione") questo rumore faceva da tappeto tribale in quella giungla chiamato parco, anche se poi il luogo da dove proveniva quella specie di suono. erano gli spalti adiacenti al campo da basket.
Le zone preferite dai miei amici sono state sul prato dirimpetto l'arco della pace, alla destra dell'entrata di Lanza e sotto la torre accanto all'Old Fashion. Negli anni ho girato diverse zone e per ognuna di queste ho conosciuto la gente che la frequentava, che non si discostava molto da quelle accanto, per dirla in poche parole, chi frequentava il parco era l'alternativo a cui piaceva passare delle ore spensierate all'aria aperta, c'è da aggiungere però una cosa, il milanese alternativo non disdegnava però l'aperitivo nelle vie del centro, almeno era così per me quando mi aggregavo alla compagnia che preferiva qualcosa di chic piuttosto che i soliti locali di Ticinese, al contrario, quando invece mi ritrovavo con quelli più convinti era chiaro che finissi in qualche zona meno "pettinata". Qualsiasi fosse la zona dove si concludeva la giornata, tutto partiva dal nostro caro amico parco, cioè, come veniva chiamato il Sempione.
Questo che scrivo di seguito è il testo di una canzone che si cantava all'epoca, insieme al grido di "Valerio!!!" e faceva così:
"C'è un grande prato verde
 dove cresce un'erba strana
 che si chiama Marijuana
 questo è il grande prato del Sempione."




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