martedì 5 aprile 2016

RAPIDO CAMBIO D'ABITO...

"...Per recitare ancora, lucido una moneta, esprimo un desiderio..."
Questa è l'inizio di una canzone dei Mamushka, la mia prima band, ma mai eseguita dal vivo e pochissime volte in sala prove. Si intitolava "Urlo di Coscienza" il motivo per il quale non l'abbiamo suonata era per uno stile che non ci apparteneva poi molto, però il testo mi piaceva e fu scritto da un amico della band.
Prendo in considerazione la strofa di questa vecchia canzone, per parlare di ciò che anni fa mi fece cambiare tipologia d'abbigliamento, per cui il titolo del post calza a pennello.
Durante tutte le medie fino alla prima superiore, ero uno dei pochi che ascoltava il rap (oggi è meglio chiamarlo hip hop perché è più da duri) e di conseguenza seguivo lo stile del ghetto nel vestirmi, ossia: largo, molto molto largo. Ogni cosa che compravo erano di almeno tre/quattro taglie più grandi, sia pantaloni che felpe, posso dire di aver navigato per anni dentro gli indumenti, e cosa non da poco, li ho tenuti per tutta la mia crescita, essendo appunto, grandi quanto un adulto.
Dopo questa presa di posizione per distinguermi dalla massa, dalla voglia di essere un individuo che andava contro corrente, anticipando di quasi vent'anni la moda odierna, poiché il rap in Italia era agli albori, un giorno così all'improvviso decisi di cambiare.
Ero a Napoli quando sentì che era giunto il momento di rinnovarmi, di abbandonare il mio vecchio stile per trovarne uno nuovo tutto mio. Sì perché un po' mi stufò essere considerato quello che si vestiva come un pistola, a cui cadevano i pantaloni e navigava dentro le felpe e cosa non da poco, ritornai al primo grande amore: il rock. Da lì a poco cominciai a suonare la batteria, ma l'abbigliamento non era adatto, quindi nel capoluogo partenopeo avvenne la mia trasformazione.
Quando mi recavo a Napoli, oltre a far visita ad un milione di parenti, ero solito andare in giro per negozi e fu allora che dissi a me stesso che era giunto il momento di lasciare i vecchi panni per metterne dei nuovi. Così per la prima volta dopo anni comprai dei jeans della mia taglia, una camicia e delle scarpe serie. Detta così sembra che mi fossi trasformato in un tizio qualunque, certo indossavo degli abiti più umani, ma sempre con una certa dose di stilosa eccentricità.  Mi ricordo che i pantaloni erano color ghiaccio, la camicia era bianca e nera, per metà a quadretti e metà a righe, le scarpe dei mezzi stivaletti neri e per chiudere in bellezza, un bel paio di bretelle. Ah cavoli, dimenticavo la cosa più importante di tutte: i capelli. C'è stato un tempo in cui la mia testa era ricoperta da una folta chioma che però tenevo a spazzola, tranne per due lunghi ciuffi che mi arrivavano fin sotto il mento, ebbene, tolsi quei ciuffi e fu un vero taglio con il passato. Da lì in poi li avrei fatti crescere tutti. come ogni buon rocker che si rispetti, arrivandomi fino alle spalle. In poco tempo passai dal ghetto in rima. ai concerti urlati a squarcia gola, una metamorfosi degna di Kafka.
Eh già, storia di vita vissuta.


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