sabato 3 settembre 2016

LA SECONDA ONDATA DI RIENTRI

Oggi praticamente tutti i vacanzieri del nostro campeggio se ne ritornano a casa, mentre noi siamo ancora qui per una settimana. Probabilmente saremo gli unici, a meno che, non arrivi uno squadrone di stranieri pronti a soggiornare insieme a noi. Il rientro verso la propria normalità è inesorabile, ognuno riprende le rispettive attività e si lascia alle spalle tutti i benefici di una vacanza, tuffandosi a capofitto nella solita routine. Purtroppo non si può fare come Irene Grandi che "vive in vacanza da una vita", almeno, io non posso permettermelo questo lusso, anzi, per farmi del male ho aperto la casella di posta del mio lavoro, aggiornandomi su tutto ciò che riguardano le informazioni nuove e sulle modifiche di alcune procedure da attuare mentre la gente ci chiama. Nell'aprire la casella di posta ho avuto il mancamento di un paio di battiti cardiaci.
Quest'anno più che mai non ho assolutamente voglia di tornare in ufficio, anzi se potessi non lavorerei più lì, porterei avanti fin da subito il progetto con mia moglie e chi si è visto, si è visto. Sono sicuro che riusciremo ma ogni cosa a suo tempo.
Stamattina mi sono svegliato veramente presto, ogni volta che vado in vacanza è così, sarà che dormo talmente profondamente che mi bastano poche ore di sonno per stare bene, o forse, l'idea di dover ricominciare mi assilla anche durante la notte e così cerco di non pensarci alzandomi all'alba.
A volte penso che per non subire traumi non si dovrebbe mai andare in vacanza, in questo modo non si spezzerebbe la catena che ci lega al sistema lavorativo e non avremmo illusioni sulla qualità della vita, forse poi si schiatterebbe dopo un paio di anni, ma chi lo sa, potrebbe anche funzionare.
A pensarci bene è una follia.
Quest'anno ho desiderato davvero tanto fare una pausa dal lavoro, erano passati quindici mesi dallo scorso stop, per cui ne sentivo la necessità come qualcosa di vitale. Se lavorassi ininterrottamente per tutta la vita sicuramente mi ammalerei o peggio, mi ammazzerei.
C'è chi dice che se si ama il proprio lavoro, non si lavora un giorno nella vita, sono d'accordissimo, però chi è che ama il proprio lavoro?
Forse se facessi il musicista di professione o lo scrittore, beh, allora la questione cambierebbe notevolmente, ma ahimè sono uno dei tanti che lavora per sopravvivere in questo mondo malato.
Fra poco si sveglierà anche la mia famiglia, perciò sarà meglio far trovare tutto pronto per la colazione, dato che i miei figli non avranno più amici con i quali giocare durante questa settimana, potrebbe essere meno doloroso affrontare un addio con la Nutella sul tavolo.




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