lunedì 2 gennaio 2017

CORDOGLIO

Il 2016 è ormai andato, con tutto quello che è capitato possiamo definirlo un capitolo concluso, anche se prima di chiudere i battenti ha dovuto scoccare il suo ultimo tiro mancino.
L'anno appena trascorso è stato l'anno delle sciagure geologiche, degli attentanti terroristici e delle morti illustri di tanti musicisti ed artisti; ma l'ultima in ordine cronologico, riguarda una persona non nota al grande pubblico ma alla famiglia di mia moglie e conseguentemente anche alla mia.
Si poteva dire che il 2017 stesse arrivando, anzi, erano in atto i preparativi per accoglierlo come di consueto, eppure, c'è stato un momento che ha cambiato l'idea di quello che poteva essere il futuro. E' bastato un soffio, l'ultima esalazione per mettere in moto un fiume di lacrime ed una valle di dolore.
Quando capitano tali momenti non si è mai preparati, anche se ogni cosa ce lo può ricordare, come il fatto di non essere immortali; di poter incorrere in qualche incidente; di venire a contatto con una brutta malattia, come il male di questo secolo ed è stata proprio questa la causa dell'ultima vittima del 2016.
E' vero dobbiamo farci i conti tutti prima o poi perché c'è sempre qualcuno che va via, che sia una persona cara o che sia uno sconosciuto, resta il fatto che chi si vede togliere l'affetto non è preparato a  restare senza colui non c'è più.
Capisco perfettamente le persone che credono ci sia un aldilà dopo la morte perché in effetti è disarmante, angosciante, crudele rendersi conto di quanto sia terrificante non esistere, cioè se ci penso comprendo appieno cosa si può provare, penso sia come dormire ma senza sognare; è spegnersi completamente e lasciare tutto.
Mi fa male mettere nero su bianco ciò che sto scrivendo perché so che dovrei riservare un certo rispetto, dovrei mantenere il lutto e non parlarne, dovrei solo stare vicino a mia moglie e rasserenarla nella maniera più amorevole possibile ed è quello che faccio, ma non posso non analizzare un avvenimento di questa portata poiché mi sentire come se non ci dessi peso, invece sono due giorni che non faccio altro che pensarci.
La vita è beffarda ci mette alla prova probabilmente le piace complicare le cose, come mettere a confronto due sentimenti agli antipodi l'uno dall'altra, quali la nascita di un figlio e la morte di un genitore. E' davvero una vigliaccata.
Non so, forse i filosofi greci in questo gioco perverso avrebbero tirato fuori un senso da un avvenimento così, anzi, sicuramente avrebbero detto che è il cerchio della vita che si compie e bisogna far procedere le cose in maniera naturale, però secondo il mio parere, per vivere felici bisogna rendersi conto che tutto questo non ha senso. Non c'è un disegno divino, non ci sono progetti o macchinazioni strane di qualche essere superiore; tutto quello che facciamo è una conseguenza di scelte dettate dal caso. La vita e la morte sono elementi imprescindibili l'uno dall'altra e avvengono perché sono il frutto di una pura casualità.
Ciò non toglie che il dispiacere rimanga come un marchio a fuoco, anche se ogni giorno il bruciore si allevia un po' dato che la vita vuole che si vada avanti, e allora andremo avanti.      



                                         

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