sabato 7 gennaio 2017

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA

Una famiglia numerosa la si riconosce dalle abitudini a tavola. Per prima cosa:
non c'è un secondo di quiete.
Nel consentire a tutti i membri della famiglia di poter sedersi comodamente intorno al tavolo, questo è necessariamente grosso, ne consegue una lontananza sostanziale tra i due poli opposti, occupati molto spesso dai genitori. In questo modo si ha la situazione sotto controllo, avendo a portata di mano  due figli ciascuno, però c'è di contro che gli oggetti posti sul tavolo spesso risultino all'occorrenza distanti, per cui o si chiede al vicino di passare quel che serve, o ci si alza e morta lì.
Alla mia tavola i ritmi sono molto serrati in quanto mangiamo con una certa rapidità, specialmente quanto il pasto servito è di proprio gradimento.
Di solito chi mangia alla velocità della luce è la mia figlia maggiore; sarebbe capace (in verità è capace) di fare il tris di pasta, quando questa le piace, quindi vuol dire che mi alzo per tre volte a riempirle il piatto quando io ho appena iniziato.
Il secondo figlio non è così veloce nel mangiare, anzi, solitamente fa di tutto fuorché finire ciò che il piatto presenta. Usa sempre le mani e il posto intorno a lui sembra un campo di battaglia.
Il terzo figlio è piccolo, ma la sua voracità è pari alla sorella maggiore, per cui anche in questo caso, il rabbocco del piatto è sovente e continuo.
Il quarto pargolo è ancora piccino e non mangia ciò che mangiamo noi, ma questo non significa che non ci si debba alzare anche per lui. Dato il trambusto che avviene al tavolo, il pisolino del piccolo viene disturbato nemmeno stesse riposando al mercato, e per forza di cose si mette a piangere e per ciò, bisogna che la mamma lo calmi allattandolo.
La mamma cerca di redarguire i figli mentre si pasteggia, ma avendo sempre il piccolo tra le braccia, le risulta difficile mangiare e allo stesso tempo educare i commensali mattacchioni.
Io, quando sono a casa cucino e servo i piatti, verso da bere, affetto il pane, mi alzo per prendere i tovaglioli qualora li dimenticassi, prendo le posate adatte per il secondo, cambio i piatti, mi siedo per mangiare ma poi mi alzo perché serve sempre qualcosa, ripropongo il bis a chi me lo chiede, lavo e affetto la frutta, asciugo l'acqua dal tavolo perché immancabilmente qualcuno la rovescia, sbraito contro i bimbi che fanno macello, finisco di mangiare e poi ritiro i piatti, li carico nelle lavastoviglie e spazzo a terra. Tutto questo capita solo quando sono a casa, poiché nei giorni restanti ogni cosa viene fatta da mia moglie con l'impedimento di un neonato in braccio.
Ecco, questa è la nostra messa a tavola quotidiana e sono stato anche coinciso, dato che non ho descritto quando a tavola c'è un piatto non gradito.
Se c'è qualcosa che non piace sostanzialmente accade quanto sopra, ma moltiplicato per due volte per ogni figlio.
Non è semplice, a dire il vero s'impazzisce, eppure, quando capita di mangiare lontano dalle mie piccole pesti mi sento tremendamente solo.
Se qualcuno volesse venire alla mia tavola, posto ce n'è, non garantisco per la propria incolumità.





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