martedì 22 luglio 2014

POP CORN E PATATINE

Sarà stato sicuramente il sangue partenopeo che scorre dentro di me ad aver influito sulle scelte musicali della mia fanciullezza, perciò devo ammettere con il cuore in mano, che da piccolo ascoltavo con gran piacere Nino d'Angelo e non mi perdevo neanche un suo film. Si lo so che la mia dichiarazione potrebbe far rabbrividire, chi come me, milita da anni tra le file del più accanito hardcore, ma questa è la realtà e su questa pagina avverrà il mio lavaggio di coscienza. Quando mi capitò tra le mani la prima cassetta del cantautore napoletano per me fu una gioia, un vero e proprio regalo, fatto da mio padre per se stesso però. Credo di averla ascoltata un milione di volte, tanto da ricordarne ancora oggi le parole. Il disco in questione fu 'NU JEANS E 'NA MAGLIETTA, un album con all'interno delle vere e proprie hit. Ma all'esterno veniva raffigurato il caro Nino, con il suo inconfondibile caschetto biondo, il viso emaciato dall'anoressia ed una giacca di pelle marrone, che quanto meno dava una parvenza fisica umana accettabile, per quel che riguardava la fattezza del busto. Possiamo almeno dire che il sig. d'Angelo in quanto a romanticità aveva pochi rivali e ha fatto del neomelodico napoletano un genere divenuto poi un vessillo per tutto il meridione. Forse come attore non è mai stato un'icona nazionale come Gasman o Sordi, per citarne un paio. Anche le trame delle pellicole erano piuttosto deboli, più o meno le stesse ripetute in diversi film, e poi erano un pretesto per sviscerare la colonna sonora, che altro non era, se non l'album in uscita in quel periodo. L'oscar per il coraggio lo si doveva dare alla co-protagonista, soprattutto perché riuscita a baciarlo con un trasporto da vera attrice, mascherandone il disgusto ad ogni ciak. La fidanzata e oggetto della sua disperazione amorosa cioè Angela (spesso si chiamava così e l'attrice era sempre la stessa), a volte era troppo ricca per lui, o l'incontrava sul metrò, magari in viaggio a New York e così via.
L'esordio cinematografico avvenne con il grande (e grosso) Mario Merola avvenuto con uno schiaffo così forte che ogni volta che lo vedo, sento per lui il dolore. La scena è talmente comica da doverla riproporre a tutti voi. Eccola.

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