venerdì 26 settembre 2014

UN TRAVAIL SANS GLOIRE

Di lavori ce ne sono una miriade nell'immenso panorama delle attività, alcuni si sono persi nel tempo come il forgiatore di spade, anche se alcuni in Giappone resistono nonostante tutto. Altri invece nascono con le nuove opportunità impiegatizie del millennio in corso, creando delle figure inedite, all'avanguardia e sempre più specializzate come... il "personal shopper?". I lavori, in quanto tali, vengono retribuiti ed è una condicio sine qua non, qualora non lo fossero, significa trattasi di volontariato, di schiavitù o quello che è il tema del giorno. In verità non è propriamente un lavoro, di fatto si, ma non è riconosciuto come tale, a torto però, in quanto di fatica se ne fa e molta anche. Mi riferisco a loro, come faceva fino a qualche anno fa il caro e vecchio Mike Bongiorno nelle sue trasmissioni, ovvero, alle massaie. Siamo stati abituati a credere che il lavoro della casalinga fosse una prerogativa del tutto femminile, e cosa ancor più falsa, che fosse una mansione poco gravosa. Credo che nel lunghissimo elenco delle figure lavorative, non esista qualcosa di lontanamente vicino alla mancanza di gratificazione del ruolo di chi sgobba nelle proprie mura domestiche. E' vero che esistono delle figure simili nello svolgimento dell'impiego, ossia, la colf o la cameriera d'albergo. Ma queste svolgono un lavoro retribuito e sopratutto non in casa loro, perciò tutto quello che succede dopo il loro passaggio, non è più di competenza. Mentre chi si spacca la schiena a tirare a lucido la dimora nella quale vive, prima di tutto non conosce pause, non percepisce neanche un centesimo per tutte le ore utilizzate ed è estremamente evanescente come il profumo dei prodotti per la casa. Eppure se si vuole vivere in posto dignitoso, non ci si può sottrarre all'arduo compito della messa in ordine e della pulizia, purtroppo però, per quanto una persona si applichi, basta anche solo una goccia d'olio o un pomodoro caduto a terra, per vanificare la pulizia del pavimento effettuata prima di dedicarsi ai fornelli. Se si hanno degli figli, bisogna solo mettersi l'anima in pace e lasciarli fare finché hanno il privilegio di non doversi dedicare con devozione alla snervante attività, se poi si hanno degli animali domestici la cosa diventa anche più avvilente. Questo perché purtroppo la casa è viva, a differenza di quanto si creda, è lei che detta le regole vigenti, è lei che pretende le scrupolose attenzioni di mantenimento ed è sempre lei che decide quando il caos è divenuto insopportabile. Chi cerca di non badare ai sui richiami ha vita breve, nel senso che prima o poi deve dedicare quelle ore alla sua messa a punto, pena il delirio mentale, o nei casi particolari, lo schifo in giro.
Ho conosciuto e conosco tuttora, persone così scrupolose nei mestieri di casa, da vivere in una perenne psicosi di sporcarla troppo. Per questo quando si entra in questi luoghi sanificati come delle sale operatorie, non si ha la libertà neppure di calpestare il pavimento, poiché prima di varcare la soglia, vengono messe a disposizione delle pattine di tessuto da riporre sotto le suole delle scarpe, sulle quali si ha l'obbligo di adoperarle per aggirarsi nelle varie stanze come il mostro di Frankestein.
Vivere in questa maniera è una follia, ma si sa che il mondo è pieno di matti.
Ho avuto anche il piacere di incontrare anche l'esatto opposto, cioè persone così noncuranti della pulizia della casa, da vedere macchie risalenti ad antiche indagini eseguite da Sherlock Holmes prima di divenire un personaggio celebre dei romanzi di Conan Doyle. Forse non dedicarsi alle faccende domestiche, lascia la libertà per fare dell'altro, però chi non si preoccupa della luogo in cui vive, molte volte non si cura nemmeno della sua igiene personale, da evitare.
Quando vivevo con i miei genitori, poche volte contribuivo al riordino della casa e della sua pulizia, lo facevo solo quando erano di ritorno dalle vacanze. Essendo io una persona estremamente disordinata, il tempo impiegato a farla ritornare come prima della loro partenza, era equivalente ai giorni delle loro ferie, però concentrate tutte in un'ora prima del rientro effettivo. Non ho mai capito se facevo meglio ad evitare di mettere a posto, oppure far vedere che qualcosa comunque era stato usato, come l'impegno.
Ora sono diventato abbastanza bravo, (anche se per i canoni di mia moglie potrei ancora migliorare) mi rendo conto di quanto richieda fatica la gestione delle faccende domestiche. Faccio tutto, dal lavaggio dei pavimenti ai piatti, nel senso che carico e scarico la lavastoviglie, dalla pulizia delle stanze, al bucato. Quello che mi riesce meno e la piegatura dei vestiti asciutti, credo di avere delle vere e proprie difficoltà geometriche, per questo i miei lavori come commesso in negozi d'abbigliamento sono durati quello che sono durati, ovvero nemmeno un mese filato.
Al termine dei mestieri spesso mi sento esausto ma soddisfatto, anche se so che quella sensazione ha il conto alla rovescia come a Cape Canaveral, basta far entrare i bimbi a casa dopo la scuola e tutto è già come prima. In realtà non mi frega molto, preferisco far giocare, mangiare, dormire, insomma far vivere i miei bimbi in un ambiente sempre pulito, piuttosto che restare in una casa splendente ma senz'anima. Anche perché poi il mio mestiere in fin dei conti non è quello del casalingo, bensì quello dello scrittore (seh magari) e si sa che gli scrittori hanno bisogno del caos per trovare l'ispirazione, sennò producono un mucchio di parole fredde come l'etichetta del Rio Casa Mia "l'hai detto? L'hai scritto?"


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