venerdì 19 settembre 2014

RICORDI LONTANI

Credo di possedere una memoria paragonabile a quella degli anziani, cioè mi ricordo perfettamente avvenimenti accaduti decenni fa, mentre faccio fatica a ricordare cose vissute il mese scorso o anche prima. Non ho ancora capito se questo a conti fatti risulta essere un vantaggio, oppure un grosso svantaggio. Per come la interpreto io, non è esattamente un privilegio destinato a pochi, ma mi è utile in quanto sono un tipo nostalgico, quindi mi piace scivolare nei ricordi passati, molto volentieri. E' vero anche, che le vicende accadute pochi mesi addietro, potrebbero risultare meritevoli di ricordi nostalgici con il passare del tempo, ma se faccio fatica a ricordarli ora, come farò a farlo in futuro? Va beh è un discorso complicato. Questo preambolo era doveroso enunciarlo ai fini di quanto scriverò ora. 
Questa mattina sono andato in palestra (dopo settimane di assenza) e mentre facevo il tapis roullant ho scorto il volto di un tizio che mi ha portato indietro nel tempo. Non perché lo conoscessi, di fatto era la prima volta che lo vedevo, ma perché guardandolo in faccia ho avuto un moto di pena nei sui riguardi, come ebbi da piccolo nei confronti di un bambino mio compagno delle elementari. Questo bambino oltre ad andare nella mia stessa scuola, aveva anche i nonni che abitavano nella mia stessa via, quindi quotidianamente lo incontravo. Lui non aveva grandi difficoltà come di tipo motorie, o economiche e nemmeno qualche sciagura familiare alle spalle, però per quanto mi sforzassi di considerarlo come un bambino come tanti altri, provavo un forte senso di pietà ogni volta che lo vedevo passare davanti a me. Non eravamo dei veri amici, ci conoscevamo certo, a volte giocavamo insieme, ma non si poteva dire di aver mai instaurato un rapporto di vera amicizia. Quando capitava di trascorrere il pomeriggio insieme nel cortile sotto casa, cercavo in tutti i modi di favorirlo nei giochi, di aiutarlo qualora avesse dei problemi di qualunque natura e di difenderlo dagli altri bambini che lo prendevano in giro. Mi preoccupavo sempre di proteggerlo come se fosse stato un cugino più piccolo lasciato in affido a me, anche se lui sapeva benissimo badare a se stesso. Non ho mai capito se lui avesse qualche ritardo mentale, oppure era soltanto meno maturo rispetto all'età di quel tempo, fatto sta che il suo modo di parlare, di comportarsi nel gruppo, di giocare con gli altri, l'hanno sempre messo sotto una luce, che agli occhi miei era visto come il più debole tra tutti. 
Da bambino ho sempre goduto di un certo rispetto tra i compagni di scuola e tra gli amici del cortile, quindi difficilmente mi si andava contro quando stabilivo di dover lasciare in pace il povero A. Capitava comunque che qualcuno gli facesse i dispetti proprio perché era effettivamente meno pronto e meno bravo a menare le mani, a differenza di noi altri, per questo motivo spesso mi sono battuto per lui e ho lottato come se stessero compiendo il più grande sopruso mai visto a Rozzano, ai danni di un bambino indifeso. Quando cose di questo tipo capitavano, lui semplicemente scappava a casa mentre io mi azzuffavo in suo nome. Nel vederlo fuggire la mia rabbia non trovava pace finché non annientavo i suoi, e d'altro canto i miei, nemici. Avrei voluto essergli più amico di quanto non fossi, proprio perché suscitava in me un grande senso di tenerezza, di pena e come ho già detto di vera pietà. Ora capisco, a distanza di anni, che non era corretto provare pietà per chi non aveva nulla di differente dagli altri, ma ero sensibile all'epoca e lo sono tutt'ora se ci ripenso. Credo che questo bambino sia stato l'unico a farmi provare tale sentimento, a torto però, in quanto lui era felice tanto quanto me, ne sono sicuro adesso, forse un tempo non tanto. Ricordo una volta di aver pianto, dopo averlo visto piangere chissà per quale ragione, come se quel dispiacere da lui provato, fosse arrivato nella stessa maniera anche a me. L'empatia provata nei sui confronti era automatica, non sono mai riuscito a contrastarla, anzi aumentava con il numero delle occasioni in cui lo incontravo. 
Saranno passati più di vent'anni dall'ultima volta che l'ho visto, non ho più ricevuto alcuna notizia, no ho idea di chi sia diventato nella vita e quali risultati abbia ottenuto. Spero se la sia cavata bene nonostante le avversità che ogni giorno ci vengono messe davanti e che si sia tirato fuori in qualche modo. Sarei felice di sapere che in questi anni nessuno l'abbia fatto soffrire come succedeva con i bambini dai quali lo difendevo. Se così non fosse me ne rammaricherei tantissimo. 


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