lunedì 19 ottobre 2015

ERA POST PUNX ITALIANO

Posso dire di aver avuto il privilegio di vivere nella gloriosa scia del punk hc italiano. Anzi, dirò di più, ho avuto l'onore di tenere in mano le chiavi di un posto storico a Milano, il luogo di culto per tutti gli estimatori del genere, l'esercizio commerciale che a suo tempo, dettava legge in fatto di musica alternativa, sia per la distribuzione di piccole chicche da intenditori come le fanzine TVOR, nonché, detentore di veri pezzi di storia musicale. Ho fatto parte dello staff del celeberrimo: New Zabriskie Point.
Qualche anno fa, due miei grandi amici rilevarono l'attività abbandonata, di un pilastro della vendita dei vinili punk hardcore, alle quali diedero nuova luce alle vetrine, chiuse ormai da anni, e una grossa spolverata a tutti dischi contenuti al suo interno. Ebbene, io, in quanto amico dei nuovi proprietari e assiduo frequentatore del negozio, alla fine diventai uno dei gestori di quel crocevia di individui che avevano come passione la musica punk, ma ancor di più il Punk Hardcore Italiano.
Quello che veniva suonato nel decennio '80, da gruppi come: Negazione, Peggio Punx, Raw Power, Kina, Indigesti, Wretched e molti altri, è stato forse uno dei pochi movimenti nati in Italia e pensato per i ragazzi italiani che dissentivano, contestavano, protestavano e suonavano una musica talmente ruvida e graffiante da far male, in tutti i sensi. Questo genere differiva dal punk anglosassone o americano, sia per la tecnica molto più veloce, nonché per i testi cantati solo nella lingua di Dante (qualche band usava la lingua inglese, subendo un duro osteggiamento dal vivo); per questo motivo, alcuni puristi lo chiamavano punx, proprio per evidenziare la diversità intercorsa tra gli stati anglofoni con quello italico e dare vita ad un nuovo tipo di sfumatura, ovvero, quella hardcore made in Italy.
In quel decennio nacque una scena underground completamente inedita ed estesa su tutto lo Stivale. Ogni regione aveva la sua band hardcore di spicco e grazie alla voglia di suonare anche al di fuori dei propri confini e alla coesione intercorsa tra i vari centri sociali dislocati qua e là, le band si spostavano continuamente, creando alla fine un unico e micidiale cordone sonoro. Vennero registrati in quegli anni, un'enorme quantità di musicassette e vinili autoprodotti, o distribuiti da piccole etichette indipendenti che nel tempo poi, hanno cessato qualsiasi attività o di cui si sono perse le tracce dopo l'uscita di un paio di album. New Zabriskie Point ha avuto tutto questo materiale dentro gli scaffali per diverso tempo e con la scusa della vendita, si incontravano ragazzi con la voglia di suonare e di ascoltare musica, ma anche di organizzare concerti e manifestazioni di una certa importanza. Il negozio è stato un simbolo per quella generazione, un punto di ritrovo, un luogo dove venivano prodotte idee e costruiti i sogni di centinaia di ragazzi che venivano chiamati punk e discriminati per questo.
Quando entrai per la prima volta dentro quelle quattro mura, ricolme di dischi e arredato nella maniera più basica possibile, venni investito da tutta la storia che il negozio trasudava come se fosse stato appena scaraventato fuori da un violento e divertentissimo pogo. Mi documentai parecchio sulla scena passata grazie alle tonnellate di riviste rimaste in magazzino, ogni giorno ascoltavo gruppi appartenenti a quell'era ma ormai sconosciuti ed incontrai persone eccezionali, che mi raccontarono con grande semplicità ed un pizzico di nostalgia, tutto ciò che accadde nel decennio '80 in Italia.
Sono fermamente convito che un movimento di tale entità in un paese come il mio, non si sia più ripetuto, nemmeno nell'ambito del rap anni'90, che è spesso accomunato all'underground e al disagio giovanile. Ciò che è avvenuto con l'hardcore italiano è stato un fenomeno globale che ha riscosso un notevole successo anche al di fuori dell'Italia stessa, pur non avendo la volontà di imporsi sul mercato mondiale in termini di vendite. E' stato riconosciuto come un movimento culturale giovanile nazionale, nel quale è stato definito, oltretutto, un genere musicale ben preciso, differente da tutti gli altri stati europei, nonché dai paesi dove si suonarono le prime note punk nel decennio precedente.
New Zabriskie Point dopo qualche anno chiuse di nuovo a causa dei grossi costi che doveva affrontare in un'epoca storica diversa dalla sua nascita, in un periodo in cui il punk veniva considerato "dead" da chi lo aveva vissuto in quegli anni e per primo, da chi lo aveva suonato sui palchi dei centri sociali di tutta Italia. Il negozio era risorto come l'araba fenice, ma dopo una breve ed intensa fiammata, si è dovuta spegnere ancora, lasciando quintali di storia dentro chissà quale magazzino. Non è detto che magari qualcun altro possa rilevare nuovamente l'attività e far rivivere ancora quel pezzo di storia alle nuove leve, e se così non fosse, rimarrebbe collocato tra i miti di sempre, aggiungendo ogni volta un po' di aneddoti o un po' di leggende a chi chiederà di "ZAB".
Purtroppo a Milano ci sono ancora pochissimi negozi di dischi, in quanto l'era digitale li ha decimati quasi tutti, il che significa che si è perso molto soprattutto in termini di fascino e di storia musicale di nicchia. Comunque posso dire con orgoglio di aver contribuito alla storia di quel negozio e di aver allungato di qualche anno la vita di un movimento irripetibile, o meglio, al ricordo di quel periodo e non per vantarmi ma il primo giorno di apertura della nuova gestione di New Zabriskie Point l'ho eseguita proprio io. Sì è vero, ho fatto parte del negozio di dischi più cool di Milano e sono molto contento di questo.


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