sabato 10 ottobre 2015

LE GANG CHE FANNO BANG

A Milano da qualche hanno, circolano delle congreghe di giovani criminali che si ispirano alle gang ispano-americane. Sono dei personaggi estremamente violenti che non guardano in faccia a nessuno e commettono atti criminosi senza un vero perché; non che esistano dei motivi per cui questi siano leciti, ma l'inutilità delle motivazioni è parte integrante delle loro questioni da risolvere.
Tempo fa stavo con una ragazza centroamericana e mi spiegò le differenze tra le varie maras (bande) che operavano tranquillamente nel suo paese d'origine, tutti i loro simboli, i gesti, i colori delle fazioni, alcuni nomi di spicco e quanto fossero cattivi fra gli avversari ma anche con la gente comune. Ora anche nella mia città si verificano le stesse dinamiche di violenza esattamente come quelle che avvengono a migliaia di chilometri di distanza da qui e, ovviamente, la cosa non mi piace per niente.
I fatti di cronaca si sprecano in città, ettolitri di inchiostro vengono utilizzati per schedare i delinquenti e scrivere i rapporti nel momento della cattura, i medici adoperano centinaia di metri di fili e garze per ricucire le ferite inferte dalle armi da taglio o dai colpi volanti durante le risse, in poche parole. è un fenomeno in forte aumento tra le strade milanesi.
Non nascondo il fatto di essere terrorizzato da questo fenomeno, in vista dell'imminente crescita dei miei figli e della loro prossima autonomia individuale, il che significa darli in pasto al mondo e a tutti i pericoli che gravitano intorno, questo delle gang compreso.
Non posso tenere i miei figli dentro una teca ed estraniarli completamente da tutti i pericoli della vita, però non è nemmeno giusto che si debbano scontrare con degli elementi del genere; dico di questi delinquenti come tutti gli altri, non sto facendo un discorso di razze, etnie o di chissà che altro, io odio la violenza e per questo, odio chiunque l'adoperi.
La domanda è sempre la stessa:
Come ci si può difendere da questi pericoli?
Se penso ai miei figli fra qualche anno mi vengono i brividi, proprio perché conosco bene cosa accade tra le strade, chi sono i tizi pericolosi e dove si radunano. Sono consapevole delle storie tragiche compiute negli ultimi tempi e ho perfino conosciuto dei personaggi proprio di questa pasta, per cui vorrei evitare che si palesassero lungo il percorso futuro dei miei bambini.
Se fossimo negli U.S.A i deboli andrebbero in giro armati, il che non aiuta, anzi, amplifica a dismisura il turbine della violenza per cui non si può ritenere una soluzione adeguata. Bisogna solo sperare che siano fortunati e che siano abbastanza da furbi da evitare di infilarsi in questione scomode e più grosse di loro.
Dopo questa riflessione posso asserire che:
essere genitori vuol dire. vivere sempre in uno stato di preoccupazione perenne.
Ma esiste un posto nel mondo dove i pericoli sono pressoché inesistenti, ovvero, c'è un'isola felice?
Se qualcuno lo conosce, lo pregherei di inviarmi l'indirizzo, grazie.


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