sabato 23 luglio 2016

A COME ANSIA, P COME PREOCCUPAZIONE

Molto spesso quando leggo le notizie sul web, precipito in un profondo sconforto perché mi rendo conto di vivere in un mondo di pazzi. Oltre a tutte quegli avvenimenti legati al terrorismo internazionale, bisogna fare i conti anche con la cronaca di casa nostra e più nello specifico quella milanese. 
L'ho scritto, controfirmato e ribadito più e più volte, quel concetto che mi sta tanto a cuore, o meglio, che mi fa morire di ansia quando penso che fra qualche anno i miei figli saranno chiamati ad interagire con la collettività e tutto ciò che esso comporta. 
Idealmente ogni genitore vorrebbe proteggere i propri figli fino ad un'eta considerata senile, ma bisogna dare modo anche a loro di vivere le loro esperienze con tutti i rischi che si possono trovare  "nel cammin di nostra vita" però è un lavoraccio. 
I ragazzi non si dannano l'anima per i possibili pericoli a cui vanno incontro se frequentano una certa zona della città o se si trovano davanti a dei brutti ceffi, la loro priorità è divertirsi, esattamente come lo è stato per me e per tutti coloro che crescendo hanno messo su famiglia. Essere giovani significa divertirsi, non c'è storia.
Purtroppo però, il concetto di divertimento è molto soggettivo, c'è chi considera divertente ammazzare di botte un povero cristo o stuprare delle giovani donne; ecco io di questo ho una paura gigantesca. 
Non è che le cose me le invento, sono all'ordine del giorno fatti spiacevoli come questi, e se permettete, vorrei che i miei figli stessero ben alla larga da queste cose orribili. Però se seguiamo la logica de: siamo tutti possibili vittime, io rimarrò in ansia per il resto della mia vita. 
Qual è la soluzione in questi casi?
Bisogna fa resuscitare Bruce Lee e farsi dare lezioni di Kung-fu? (Sì, ok si potrebbe seguire qualsiasi corso di arti marziali, ma vuoi mettere "L'urlo di Chen")
Si devono seguire i figli quando escono di casa? (Sarebbe una mancanza di fiducia)
Compragli una pistola? (Sicuramente negli Stati Uniti fanno così e si sa fino a che punto si spingono)
Tenerli sotto chiave finché non si sposano? (Ma come faranno a sposarsi se non escono mai di casa?)
Trasferirsi in una zona più sicura?
Ecco. su questo mia moglie ed io abbiamo riflettuto a lungo.
Se l'intento è cambiare zona, cioè rilegarci in un comune limitrofe a Milano, allora è meglio di no, perché quando cresceranno i nostri bambini, vorranno andare sicuramente a Milano e la cosa non cambierebbe proprio per niente, anzi, crescendo in una zona lontana (vedi post si Bereguardo) non avrebbero la possibilità di conoscere la città che li ospita per quella sera, di conseguenza, non saprebbero cavarsela nelle zone che conoscono a malapena.
Ma se il trasferimento fosse in una zona completamente diversa da quella di Milano ed il suo hinterland, allora la cosa cambia un po', cioè, sarebbe una cosa rivoluzionaria e magari potrebbe pure funzionare. Chi lo sa.
Il nocciolo della questione è:
come bisogna affrontare i pericoli delle città? Cosa è giusto insegnarli per cercare a tutti i costi di evitare di finire in brutte situazioni?
Come si può vivere senza ansia e senza preoccupazioni?
Io ci sto ancora pensando...


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