lunedì 4 luglio 2016

FUORI PORTA-TA MASSIMA

L'idea di andare a vivere fuori Milano si fa sempre più concreta. Oggi mia moglie ha fatto un giro sui siti di case per vedere cosa ci possiamo permettere con la vendita della nostra, ebbene, a parità di prezzo si possono trovare delle soluzioni davvero interessanti andando un po' fuori, è chiaro che minore è il capitale iniziale, maggiore sarà la distanza che ci separa da Milano, e visto che la tipologia di casa ideale l'ha trovata a Bereguardo, questo la dice lunga sulla disponibilità monetaria delle nostre tasche.
Ma mi ci vedrei davvero in un posto come Bereguardo o simili?
Io, che sono un cittadino a tutti gli effetti?
Io,che per andare ovunque mi muovo in bici?
Io, che mi rilasso all'ombra dei palazzi e mi rinfresco alle fontanelle dei giardinetti?
Io, che vado a fare la spesa da U2 pensando di incontrare Bono Vox e proporre una jam session con la mia band?
Io, che vado a suonare in centro?
Io, che gioisco nel vedere il Duomo?
Io, che mi sento un milanese imbruttito?
Potrei davvero sentirmi felice in una zona confinata al limite del sistema solare?
E' dura, molto dura, trasferirsi in un paesino piccolo come il parcheggio dell'Esselunga di Gae Aulenti. Così su due piedi direi che è addirittura impossibile, però dovrò ammorbidire le mie convinzioni per il bene della mia famiglia.
Oggi ho sondato un po' il terreno con i miei figli e gli ho chiesto se sarebbero disposti a lasciare la nostra casina piccina piccina picciò, per andare a vivere in un paese lontano ma con una casa molto più grande e magari con una camera a testa. Mettendola giù così, la risposta è stata scontata.
Chissà che diavolo mi è preso, in fin dei conti Milano non è che mi offra qualcosa di irrinunciabile, a parte il sushi sotto casa e la spesa a domicilio, cioè si può vivere bene dappertutto se si sta con la propria famiglia. Allora dov'è l'inganno? Chi mi ha fatto il sortilegio per il quale non sono in grado di staccarmi da questa città?
Se fossi il sindaco Milano, sarebbe incoerente per me vivere in un'altra provincia, ma io sono solo uno dei tanti che occupa il suolo milanese per fare la sua vita normalmente, quindi potrei condurre la mia esistenza anche in un'altra zona, eppure, sono restio a lasciare il mio angolino meneghino, è questo forse un forte pregiudizio? Oppure so perfettamente che non è quello che voglio?
Quando andai a Kyoto incontrai una donna della Svizzera tedesca che mi disse:
"Noi siamo come gli uccelli, non è detto che il posto dove nasciamo sia quello definitivo, il mondo ci appartiene ed è bello poterlo vedere nella sua totalità."
Questa frase me la sono ripetuta per dieci anni e all'occorrenza ho trovato pace in queste parole, ma non è detto che possa funzionare anche in questo caso, poiché il mio legame con Milano è troppo forte e la paura di fare un buco nell'acqua lo è ancor di più.
Mia moglie ha ragione nel sostenere che in un paesino più piccolo e lontano dal centro la vita è più semplice (mia ha stuzzicato anche l'idea di avere una batteria in casa e un box dove poter riporre l'auto senza impazzire per il parcheggio) ma è davvero così?
Ok, d'accordo è vero, però per fare anche la più semplice delle operazioni vuol dire passare una vita in auto e non credo di potercela fare.
Dannazione, sono davvero combattuto. Cedo all'idea di essere uno snob milanese, molto chic e orgoglioso della sua città, o devo pensare al bene della famiglia e trasferirmi chissà dove per avere qualcosa di più?
Sono un papà dal cuore d'oro, per primo vengono i miei figli, quindi va da sé che cederò abbastanza rapidamente, ma la mia Milano mi manca di già.


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