lunedì 25 luglio 2016

BORN TO BE ROCKER

Oggi stavo leggendo alcuni articoli su Rollingstone Magazine, e tra un'intervista di qua e una pagina di là, riflettevo fu un fattore determinante per chi vuole essere un musicista: bisogna dare anima e corpo per riuscirci. Ebbene questo non vuol dire solamente stare a provare per ore e ore in casa o in studio, piuttosto che in una scuola rinomata ad apprendere le nozioni di tecnica e teoria musicale, certo sono essenziali, vitali direi, ma non per i musicisti rock. Mi spiego:
il musicista classico deve conoscere la musica alla perfezione e solo allora credo, possa mettere anche la sua parte nelle esecuzioni per definire la carriera futura. Prima di partire per essere un musicista famoso, ha lunghi anni di studio alle spalle.
Mentre il rocker deve conoscere almeno la musica come materia; certo, però quello che lo distingue da tanti altri musicisti, è la vita che sacrifica in nome di quello che suona, quanto è disposto a mettere in gioco per emergere, e cosa fondamentale, deve essere incline all'autolesionismo.
Tutti i grandi nomi del rock, non partono dalla sala prove o dal garage di casa, per poi arrivare in vetta alle classifiche, no, cioè anche, ma deve avere una personalità che arriva prima della musica stessa, deve potersi mantenere suonando e vivere esperienze assurde, solo allora potrà dirsi davvero un musicista rock.
Sembra banale un discorso del genere, come dire: la solita storia del fuoco dentro... ma è così non ci sono modi differenti per spiegarlo. I mostri sacri del rock si sono drogati, hanno vissuto ai margini della società, sono stati considerati dei reietti, dei nullafacenti ed è così che si mettono le basi per una vita all'estremo. Il successo, la fama, i soldi, le droghe, gli eccessi, sono tutte cose che sono arrivate dopo, ma prima nel loro piccolo hanno già avuto esperienze simili, certo ridimensionate, ma non molto lontane da quelle che poi hanno vissuto con la celebrità.
Negli Stati Uniti forse c'è la possibilità di mantenersi suonando in giro per gli States, si viene pagati poco, ci si arrangia con delle piccole etichette e grazie a questo, si riesce ad accumulare un bagaglio di esperienze tali, da cambiare il corso del destino. E' una società malata e i dissidenti si trovano per forza di cose a maturare un senso molto critico, anche rifugiandosi nell'alcol e nella droga per sfuggire alle oppressioni di una società che pensa solo al profitto.
In Italia il malessere avvertito dai rocker è meno forte, perché la nostra società non ha grandi conflitti interni, non ci sono enormi disparità sociali, c'è poca multiculturalità e differenze (rispetto agli U.S.A.) per cui anche le manifestazioni di dissenso sono più pacate.
Sono dell'idea che un rocker, prima di essere un musicista è un individuo antisociale, il che significa anche zero regole, nessuna responsabilità nei confronti di nessuno, neppure di se stessi. Quindi se non si riesce ad esprimere con la musica questo sentimento di rivalsa e vendetta sociale, non si diventerà mai una rock star. Forse è per questo che da noi vanno così tanto di moda i Talent Show.


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