giovedì 13 ottobre 2016

E SE DOMANI...

A volte penso: se il futuro avesse in serbo per me qualcosa di nuovo, come dovrei affrontarlo?
Passano anni senza che ci siano delle grosse novità che abbiano il potere di cambiare il corso degli eventi, cioè, all'interno della routine capita che possano avvenire situazioni nuove, magari anche molto importanti, però per quanto siano cariche di sorprese, non sono in grado di tracciare un nuovo percorso.
La vita è fatta da tutta una serie di scelte che si prendono in base alle necessità, piuttosto che alla volontà di seguire un progetto, o magari perché arrivano tra capo e collo delle possibilità mai prese in considerazione prima del loro arrivo. L'insieme di queste decisioni porta a vivere la vita che si vive.
Personalmente, credo di aver scelto ogni passo fatto nella mia vita correttamente, a volte, mi sono buttato a capofitto anche senza sapere bene come muovermi, altre volte invece, penso di aver adottato il criterio migliore nel ritenere quelli fossero i passi giusti da compiere, di conseguenza, alle mosse da attuare; insomma penso di aver agito con il cervello e con il cuore. La stragrande maggioranza delle mie scelte, hanno permesso poi di sviluppare la mia splendida famiglia; ne vado molto fiero e sono convinto di ciò. Per cui, sul piano affettivo non ho nulla che possa avermi fatto pentire di qualcosa, anzi, sono felice così e non potrei vivere in maniera differente.
Quello che ho sempre trascurato è il lato lavorativo, poiché non ho mai adottato gli stessi criteri con i quali ho formato la mia sfera affettiva-personale, potrei dire di non aver mai pensato al lavoro come qualcosa che potesse soddisfarmi pienamente, e cioè, che potessi ricevere dal lato formativo-lavorativo, le stesse soddisfazioni che ricevo dalla mia famiglia. Il motivo è molto semplice: non mi è mai importato nulla di questa grossa parte della vita.  Non avendo mai avuto l'interesse nei soldi, ho sempre accettato dei lavori che mi permettessero di vivere in maniera decorsa, ma senza ammazzarmi di stress per raggiungere certi traguardi o status quo che non mi appartengono, come dire: non mi sarei visto un manager di grido che va i giro con dei bolidi da urlo, delegando ad estranei la mia vita familiare, non sono davvero il tipo. Chiaramente questa mia linea di pensiero, ricade poi anche sulla mia famiglia, il che significa che non ci saranno grandi possibilità di fare cose fuori dall'ordinario. Mi rendo conto che sia un limite ciò che impongo loro, però d'altro canto, insegno ai miei figli che si può essere felici anche con poco. Io e mia moglie la pensiamo allo stesso modo, per cui mi sento sicuramente più fortunato che frustrato.
Ma se in una maniera puramente ipotetica, ci fossero le possibilità di cambiare lavoro e di conseguenza anche le mie abitudini, come dovrei agire?
Per come sono fatto io, mi spaventerei all'idea di stravolgere completamente la mia giornata tipo; avrei il terrore di sbagliare perché molto spesso mi sottovaluto e quindi credo che sul lavoro non sia proprio un asso vincente; forse mi farei fagocitare dalle ansie, però sarebbe un modo per crescere professionalmente.
Sono arrivato ad una certa età in cui di treni favorevoli se ne vedono pochi, perciò, si può stare a pensare ma non in eterno, si può avere la nostalgia del tempo libero, però non è che si può stare sempre con le mani in mano, pensando tutto il giorno a quant'è bello crogiolarsi nelle più spensierate delle fantasie. Si arriva ad un punto della vita in cui si deve dimostrare qualcosa, non agli altri ma per primi a se stessi. Ho fatto le mie esperienze ed è giunto il momento di poter far valere quello che ho appreso in tutti questi anni. Quindi se un domani dovesse mai capitare qualcosa che mi faccia progredire (in maniera equilibrata) sarei disposto a dire:
"Perfetto, sono pronto. Questo è il mio momento. Quando si inizia?"



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